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Flop Pnrr nautica: su flotte green impegnato poco più del 10%

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Nel porto di Marina di Carrara via al monitoraggio delle emissioni nocive

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Un flop di cui abbiamo già scritto a inizio 2023 (leggi) e ben poco si è fatto per invertire la tendenza. Anzi per i pochi progetti di conversione della flotta approdati al finanziamento Pnrr si sono creati ostacoli nell’uso (leggi). A certificare il fallimento il report della Corte dei Conti.

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La Daniela Morace di Liberty Lines, una delle poche navi finanziate con il Pnrr

Il flop del bando sulla conversione: speso pochissimo dei 500 milioni per nuove navi green e il retrofit delle esistenti

La certificazione del fallimento sono i numeri forniti dalla Corte dei Conti. Parole chiare quelle dei giudici contabili. Ecco la ricostruzione della storia.

«Nel dicembre 2022 era stata approvata una graduatoria mediante procedura a sportello (in ordine cronologico) che su 90 domande ne aveva ammesso a beneficio 88 per 163 milioni».

Circa un terzo dei 500 milioni stanziati nel 2022 e già allora parlammo di flop. Ma il peggio è arrivato dopo. «Su 88 domande ammesse solo 38 sono divenute progetti pari a 47 milioni di contributi; sono stati pagati 23 milioni ed altrettanti dovranno esserlo».

Poco più del 9% dei fondi stanziati e pagati solo la metà. Si sono perse in mare ben 50 domande. Vediamo le motivazioni. «Ha inciso in modo determinante la complessità di contesto esterno a ciò si è aggiunto, elemento non trascurabile, l’elevato costo di riconversione della propulsione sul mercato europeo rispetto a quello asiatico (dumping)».

La concorrenza sui prezzi ha portato a rinunciare alla domanda diverse società: «Appena hanno realizzato che il contributo corrisposto, anche nel massimo importo, comunque non avrebbe consentito di recuperare il margine di dumping dei minori costi di riconversione, senza alcun contributo pubblico, sul mercato asiatico».

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La nave ibrida Vittorio Morace finanziata con i fondi del Pnrr

Poco più di 30 navi green finanziate  con la misura da 500 milioni

Ma quante navi green  – nuove o convertite con il retrofit  – sono stati finanziate? Questa la risposta della corte: «In relazione all’obiettivo Upgrading nuove navi risultano un totale di n. 13 nuove costruzioni».

Il retrofit? «In relazione all’obiettivo risultano un totale di 25 interventi». Poca roba rispetto alla flotta di navi presenti in Italia.

Ricordiamo l’importante investimento della Liberty Lines con nove navi ibride. Nei giorni scorsi la consegna della HSC Daniela Morace. «La sesta unità della serie in consegna entro la prima metà del 2026. Navi capaci di navigare in modalità totalmente elettrica ad una velocità di 10 nodi per circa 30 minuti in prossimità della costa».

Un flop anche per le navi a propulsione Elettrica/Gnl

Un altro obiettivo fallito – risorse diverse dai 500 milioni – è legato alla decisione di annullare – già il 14 dicembre 2022 – «la prevista realizzazione del deposito di gas naturale liquefatto nelle aree dello Stretto di Messina». Scelta dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto. Si tratta di 220 milioni per la filiera Gnl marittima e 80 per i servizi Rfi sullo Stretto di Messina.

Dopo l’esito negativo della gara per la fornitura di navi passeggeri a propulsione GNL/Elettrica la Società Blujet  ha quindi richiesto di approdare alla propulsione diesel/elettrica. Ancora al vaglio del ministero.

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La barca ibrida Igina, la prima consegnata

Tra tanti progetti andati a fondo segnaliamo uno completato. Ne abbiamo scritto già nel 2022 (leggi qui) e si tratta «dell’ibridizzazione della nave Iginia con l’installazione di un sistema di batterie e motori elettrici completato da RFI nel luglio 2023». Spesa: 6 milioni.

C’è invece da aspettare per la seconda ibridizzazione: quella della nave Messina – spesa 3 milioni –  slittata dal 31 dicembre 2024 al 30 giugno 2026.

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L’allora ministro Enrico Giovannini al varo della nave

In programma una quarta iniziativa. La realizzazione di sistema di collegamento elettrico a terra, da utilizzare durante le soste in invasatura delle navi ibride, con la realizzazione di impianti fotovoltaici. Come si legge nel report “nelle ampie aree disponibili”. Ebbene qui «RFI ha incrementato la potenza installata da 350 KW a 2000 KW».

Questo in estrema sintesi il quadro della situazione. Alla fine si è sbriciolato il puzzle disegnato dal Pnrr indirizzato a convertire una parte della flotta italiana a sistemi meno inquinati come l’ibrido e rendere green la traversata dello Stretto.

Pur conoscendo le difficoltà e vista la scarsa la partecipazione al bando da 500 milioni si potevano ipotizzare interventi e strumenti incentivanti. Non si è intervenuti e ormai il progetto da oltre 700 milioni (500 più 220) sarà realizzato in formato mignon.

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2 COMMENTI

  1. Be’, ma Gian Basilio, che cosa ti aspettavi con re Giorgio il Biondo che un giorno si e l’altro pure ripete il matra del suo idolo “Drill, baby, drill!”?

    Forse che il governo, a parte le belle parole roboanti dei portavoce, avesse veramente a cuore l’ecosistema marino, la salute dei marittimi e dei passeggeri?

    • C’è sicuramente mancanza di volontà politica perché su altri bandi – vedi Lollobrigida su macchine agricole – ci si è mossi per tempo. Ma sulla nautica elettrica oltre ad aver fatto andare alla deriva i bandi ci sono falle normative enormi. C’è chi ha vinto il bando Pnrr – tra i pochi – ha convertito la flotta e si è visto negare l’autorizzazione. Il problema che poi ogni capitaneria di porto italiana è una repubblica autonoma. Insomma altro che Europa – bene venga e che su certe leggi meglio i regolamenti europei – qui non si è fatta l’Italia e gli italiani.

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