C’è un miliardo all’anno in ballo, per otto lunghi anni, interamente destinato a sostenere la transizione green della filiera automotive. E’ quanto ha messo sul piatto il governo, con il Decreto Bollette approvato venerdì pomeriggio. Ora si tratta di perfezionarlo, specificando quanto destinare agli incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni e come erogarli. E quanto, invece, al supporto della filiera automotive che rischia un bagno di sangue nel passaggio dalla tecnologia termica a quella elettrica.
Le cinque condizioni per la transizione
Ma cosa si aspettano (e auspicano) i diretti interessati?
–Incentivi all’acquisto anche più contenuti ma certi e già pianificati nel tempo.
-Contributi mirati alla ricerca e all’innovazione.
-Uno sforzo supplementare sulla formazione delle risorse umane, sia nella scuola, sia nelle aziende per la riqualificazione del personale.
-Una riforma degli ammortizzatori sociali che accompagni i processi di riconversione produttiva e ristrutturazione aziendale.
–Semplicità e velocità nell’erogazione dei sostegni.
L’hanno detto Fabrizia Vigo, responsabile relazioni istituzionali ANFIA (costruttori auto), Omar Imberti, coordinatore del Gruppo E-Mobility ANIE Federazione (imprese dei settori elettrotecnica ed elettronica), Michele Moretti, responsabile settore moto e relazioni istituzionali ANCMA (filiera delle due ruote) e Francesco Naso, segretario generale di MOTUS-E (associazione che raccoglie gli stakeholder della mobilità elettrica) nel webinar di giovedì scorso “Transizione della filiera automotive e politiche industriali, tra presente e futuro” moderato dal co fondatore di Vaielettrico Massimo Degli Esposti.
“E-mobility Industry Survey”: parlano le aziende
La discussione ha preso le mosse dalla ricerca “E-mobility Industy Survey” condotta con il supporto di Vaielettrico e presentata dal curatore, il professor Giorgio Prodi del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara (qui lo studio in versione integrale).
Mette in evidenza l’eterogeneità della nascente filiera della mobilità elettrica. Comprende aziende già affermate nell’automotive tradizionale che, in misura diversa e con potenzialità diverse, possono convertirsi. Alcune già lo fanno o hanno progetti per farlo, ma al momento procedono in mancanza di una visione strategica di sistema e sono lasciate a sè stesse.
Altre, focalizzate solo sulla tecnologia termica, saranno espulse dal mercato e il Paese dovrà farsi carico della riallocazione del personale. Ma la mobilità sostenibile apre oppurtunità a nuove aziende nell’intero ecosistema del veicolo elettrico (batterie, elettronica, software, servizi di ricarica e servizi di condivisione e intermodalità, micromobilità) che potrà riassorbire la forza lavoro in uscita dalla meccaica tradizionale del motore a scoppio.
Andrea Bianchi, segretario generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha detto che il governo sta approntando nuove misure: un cassa integrazione per la transizione, il programma GOL per la mobilità fra i settori, il rifinanziamento del Fondo competenze per la riqualificazione degli occupati in azienda, nuove norme per apprendistato, ruolo degli istituti ITS anche nel supporto alla formazione interna alle aziende, sviluppo del sistema duale alla tedesca.
Politiche industriali per un settore che cambia
La transizione, nota poi lo studio, si caratterizzi per una combinazione di elementi nuovi e tradizionali e l‘interazione fra settori e competenze provenineti da altri ambiti. Perciò sono fattori fondamentali la Ricerca & sviluppo e la formazione delle risorse umane. Il trasferimento tecnologico alle imprese deve essere sempre più veloce, in sintonia con la rapida evoluzione della tecnologia elettrica, e integrato lungo tutta la filiera. Regole
stabili e liquidità sono identificate quali condizioni indispensabili.
Le politiche industriali hanno un ruolo rilevante nella transizione, ma vanno adattate a un nuovo scenario con attori nuovi, start up e piccole imprese. Questo si scontra con alcune criticità del sistema industriale italiano. Tra queste una chiara identificazione delle priorità, i rapporti con la pubblica amministrazione e i suoi finanziamenti, i rapporti con il sistema nazionale dell’istruzione e della formazione professionale, la possibilità di correggere o riorientare più rapidamente alcune traiettorie di sviluppo.
La Gigafactory Syellantis di Termoli è cosa fatta
Dalla tavola rotonda sono poi emersi altri spunti: la necessità di portare in Italia/Europa la produzione delle batterie. A questo proposito Gilberto Pichetto Fratin, vice ministro dello Sviluppo Economico ha anticipato che l’accordo sulla nuova Gigafactory Stellantis di Termoli è già concluso. Aspetta solo la firma ufficiale. Nelle batterie, tra l’altro, c’è spazio per aziende italiane con competenze sui contenitori, il condizionamento, i cablaggi, gli assemblaggi in seconda vita e il riciclaggio dei materiali a fine vita.
Materie prime: accordi per non essere tagliati fuori
Importante è poi garantire, con accordi a lungo termine, l’approvigionamento di materie prime e componenti elettronici perchè la domanda cresce velocemente e i produttori potrebbero dover scegliere chi accontentare. Il tema è stato portato alla ribalta da ANCMA che rappresenta aziende mediamente più piccole, con meno forza contrattuale rispetto ai fornitori aziativi.
Altro tema caro alle due ruote è quello dei sostegni pubblici. Viengono erogati di solito attraverso il credito d’imposta, mentre le PMI avrebbero bisogno di liquidità anticipata per effettuare investimenti. E per MOTUS-E gli strumenti di sostegno alla aziende sono una jungla inestricabile per le piccole imprese, (10 o 11, con formula diverse) e manca un monitoraggio su efficacia e risultati.
La filiera dell’automotive, sostiene ANIE Federazione, non può più prescindere da quella dell’elettronica e delle infrastrutture di ricarica: quindi la transizione deve essere guidata da un tavolo unico della filiera allargata.
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Sarò fuori luogo ma mi domandavo
Una volta si giocava con le Mac hinine a molla… si girava la chiavetta e d essa partiva.. non faceva tanta strada però partiva e inquinava zero.
Nessuno che abbia sviluppato sto principio?
Pensavo a tre o quattro mollloni sotto il pianale
Questi caricati spingono che ne so del liquido attraverso un pertugio a grande pressione che fa girare un perno collegato alle ruote e il gioco è fatto
Ottenendo 3 o 400000 giri del perno corrispondenti a quelli delle ruote che hanno crconferenza di un metro , ecco che otteniamo 400 km Di autonomia a inquinamento acustico e ambientale zero
Troppo semplice?
A volte sviluppando concetti semplici si ottengono risultati migliori
Pensa all’ elica alla ruota alle rotonde stradali all’ ala bombata Dell aereoplano…
Problema per caricare le le le molle?
C’è il sole…. energia pura e gratis…
Tutto a inquinamento zero
Attualmente il sistema, in alternativa al motore a pistoni con la maggiore efficienza é il motore elettrico con batteria al litio. Le altre soluzioni (la molla che dice lei la hanno giá sperimentata con poco successo) in qualche modo non funzionano. Vedi Eolo (la macchina ad aria compressa) che avendo una miriade di problemi non é mai entrata in produzione, e nemmeno avrebbe avuto una grande autonomia.
…a mio avviso non bisognerebbe proprio incentivare nulla….ne auto hybrid …ne elettriche!!!!….gli incentivi dovrebbero versarli sul conto corrente dei bisognosi con redditi sotto le soglie di poverta’!….perche’ dovviamo pagare noi contribuenti le auto dei benestanti elettrici?….perche’ finanziare auto soprattutto?….aziende che si devono sempre appoggiare allo stato?…aziende private che hanno il rischio d’impresa….dovrebbero affrontarlo con proprie soluzioni ed accettare benefici e perdite! no no e ancora no!
Già, perché doVViamo?
Vedo che lei non sta capito. Continui così e cestineremo i suoi commenti
Ma per le colonnine di ricarica hanno pensato a qualcosa?
Insomma ce ancora tantissimo lavoro da fare, e leggendo l’articolo sarà tutt’altro che una cosa facile, e viene da chiedersi se basterà un miliardo all’anno, detto questo speriamo che i soldi vengano spesi bene, e soprattutto che arrivino, perché anche se sembra incredibile non e poi cosi scontata la cosa, e non sarebbe neanche la prima volta.
Personalmente:
NON mi sembra corretto incentivare:
-Scooter & moto NON elettrici
-AUTO a PISTONI a meno che non siano IBRIDE plug-in con una autonomia di almeno 100 km.
-FURGONI leggeri (fino a 3,5 ton di peso a pieno carico) meno che non siano IBRIDE plug-in con una autonomia di almeno 100 km.
-CAMION a PISTONI
A me sembra corretto incentivare:
-Scooter, moto, auto, furgoni e camion elettrici
-Istallazione di WallBox e colonnine di ricarica in aree private, pubbliche e distributori sia stradali che autostradali.