Felici del passaggio all’elettrico, solo…Due lettori condividono vantaggi e svantaggi della loro esperienza in EV, con modelli diversi. Vaielettrico risponde. Ricordiamo che le vostre mail vanno inviate all’indirizzo info@vaielettrico.it
Felice del passaggio: prima una Peugeot e-208, poi una Tesla Y, ecco come vanno
“Tre anni fa ho acquistato per mia moglie una Peugeot e-208, io avevo una Q5 Audi diesel di cui ero felicissimo.Guidando questa macchina elettrica, me ne sono invaghito e ho lasciato la Q5 a mia moglie. Mi sono subito reso conto di vantaggi e svantaggi di un’ elettrica. Agile nei comandi e guida. Bassa autonomia, ricariche non certe, a volte arrivi a una stazione che non va o che non si collega alla tua carta. Necessità di programmare bene viaggi lunghi.Ricariche veloci molto care, come la benzina o più. CONCLUSIONE 1: perfetta per uso locale, caricando l’auto di notte a casa, ma non per viaggi lunghi. Lo scorso anno, convinto dai figli, ho sostituito la mia adorata Q5 con una Tesla Model Y. Con mia sorpresa la Tesla non ha i problemi sopra descritti: Maggiore autonomia, ricarica a meno di 50 centesimi, Supercharger affidabili, mai trovata una stazione dove non ho potuto ricaricare. La velocità di ricarica supera i 200KW/h (dal 30% al 70% di carica, poi rallenta). Ho fatto viaggi lunghi: Amsterdam (2.450km) , Hannover (2.600km), Matera-Puglia (2.400Km) senza problemi“.
Le colonnine fast non possono costare tre volte più di quel che paghi a casa
“CONCLUSIONE 2: Se vogliamo passare al mondo elettrico, l’energia dalle colonnine fast non può costare tre volte quel che pago a casa !!! Mi chiedo: perchè le case auto, per competere con Tesla, non fanno un contratto, con diverse reti che vendono energia, pagando una cifra (che poi caricano nel costo dell’auto) in modo che i loro clienti paghino l’energia 50 cent? come gli utenti Tesla? Secondo me quelli che hanno installato colonnine perdono soldi, perché vedo raramente auto che effettuano la ricarica. Mentre presso le ricariche Tesla raramente trovo tutte le stazioni libere. Tesla ha utili di miliardi dalle ricariche vendendo l’energia a 50 Cent (21 cent in Olanda), gli altri operatori che vendono a 90 cent vendono poco e ci rimettono. CONSIGLIO a chi vuole passare all’elettrico: se potete, prima di comprare un auto, installate 6-10KW di fotovoltaico nel tetto con 20-30KWh di accumulo. In questo modo avete le ricariche molto economiche e non consumate energia fatta con il petrolio o gas“. Arrigo Battiston
Mi pare significativo il “consiglio” nella prima lettera:
“se potete, prima di comprare un’auto elettrica, installate 6-10KW di fotovoltaico nel tetto con 20-30KWh di accumulo”.
A parte il discutibile rapporto tra i kW sul tetto e i kWh di accumulo (specie se si intende alimentare anche… la casa), faccio pacatamente notare che seguire quel consiglio comporta una spesa superiore a quella necessaria per acquistare un’automobile di fascia media. E questo PRIMA ancora di comprare l’automobile elettrica.
Non ci si può stupire se molti, a conti fatti, preferiscono per il momento continuare a viaggiare a petrolio (magari con un’auto recente e quindi molto meno inquinante rispetto a quelle del passato) e aspettare che le auto elettriche, assieme a tutto il contorno, raggiungano un livello di evoluzione più consistente.
È l’eterna lotta tra CAPEX e OPEX 😁
Non è il consiglio della redazione di Vaielettrico. Noi abbiamo sempre sostenuto che una pre condizione per ottenere un vantaggio economico nel passaggio dal termico all’elettrico è poter ricaricare nel proprio posto auto. A maggior ragione se già si usufruisce di un impianto fotovoltaico per alimentare i consumi elettrici di casa. Il costo aggiuntivo per un caricatore domestico va da 500 e 2.000 euro.
Comunque io non ho attribuito quel consiglio alla redazione.
Ho solo voluto sottolinearne alcuni aspetti.
Senz’altro, al di là delle personali passioni (che da sempre possono legittimare qualsiasi spesa), l’auto elettrica risulta veramente “vincente” a tutto tondo solo per chi ha moderate esigenze in termini di chilometraggi quotidiani E può fare rifornimento di energia a casa propria, un po’ come fa con il telefono e con tutti gli altri aggeggi elettrici ricaricabili.
La presenza di impianto FV può rendere la… vittoria decisamente più consistente, a patto che si tenga presente un dettaglio che spesso viene sottovalutato: se l’impianto è finalizzato anche (o primariamente) ad “alimentare i consumi elettrici di casa” allora la potenza dell’impianto stesso deve essere sufficiente a soddisfare entrambi i fabbisogni (casa + automobile) e quindi deve essere abbastanza generosa.
Cerchiamo di dare qualche numero: 150 km al giorno su percorsi misti sono alla portata di qualsiasi automobile elettrica, e siamo già a chilometraggi annui più che doppi rispetto alla media italiana. Un impianto fotovoltaico da 4,5-6 kw è sufficiente a garantire la maggior parte del fabbisogno di una abitazione medio grande, più auto elettrica.
Il fabbisogno di una abitazione medio grande dipende moltissimo dal tipo di impianti e apparecchi presenti, nonché dal numero e dalle abitudini dei residenti.
Spesso, inoltre, l’impianto FV è abbinato a case totalmente “elettriche”, cosa che ovviamente rende i consumi abbastanza consistenti, anche in inverno (quando il FV produce molto meno).
Quindi dare numeri di valenza generale non è facile e le statistiche, inevitabilmente, mettono insieme e appiattiscono situazioni anche parecchio diverse tra loro.
Il chilometraggio annuo, inoltre, non è necessariamente distribuito uniformemente nei 365 giorni. C’è chi lascia l’auto ferma in certi giorni e in certi altri si sposta parecchio.
E anche lì, quindi, molto dipende dalle specifiche esigenze ed abitudini.
Quindi alla fine, secondo me, si torna sempre là:
l’auto elettrica, per il momento, è lontana dal poter essere complessivamente “vincente” per tutti. Se poi si tiene conto del fatto che per caricare “a casa” è decisamente opportuno avere un posto macchina privato, il numero dei candidati si riduce.
Tutto ciò, ovviamente, NULLA toglie agli enormi pregi intrinseci delle auto elettriche, che di certo si diffonderanno molto rapidamente e senza bisogno di alcuna… spinta non appena si troveranno delle soluzioni “robuste” per gli annosi e rognosi problemi tecnologici legati alle batterie (pesi, ingombri, complessità, “velocità”, costi…).
Gli stessi problemi che, per dire, fanno sì che le motoseghe elettriche siano rarissime da vedere e che quando esce un nuovo modello di telefono tascabile (privo di parti meccaniche in movimento) una delle informazioni puntualmente messe in maggiore evidenza sia la… durata della batteria, che tra l’altro non di rado costituisce, da sola, la maggior parte del peso e del volume dell’apparecchio su cui è montata.
Lei mi chiede delle cifre, di massima ovviamente. Poi mi contesta dicendo che fare cifre è impossibile perchè ogni caso fa storia a sè, ovviamente. Conclude che l’auto elettrica non è per tutti, ovviamente. Quindi?
Non mi pare di aver chiesto cifre.
Né di aver “contestato” (?) o polemizzato in alcun modo.
Ho solo fatto delle considerazioni di carattere generale.
Inclusa quella secondo cui l’auto elettrica non è (ancora) per tutti. Lei ha ragione a definirla ovvia, perché lo è senz’altro (anche se molti non la pensano affatto così), ma è una cosa che io avevo sostenuto fin dall’inizio, NON solo come “conclusione”.
Non ha chiesto cifre, in effetti, ma ha parlato di moderate esigenze di chilometraggio e di “generosa” installazione di fotovoltaico per alimentare casa +auto elettrica. Ho chiarito quali siano, a spanne, i numeri in gioco. SE non è d’accordo lo dica e ci spieghi perchè. Che l’auto elettrica non sia per tutti lo scriviamo dal primo giorno. Ma anche qui bisognerebbe azzardare qualche cifra. Per il 10%, il 50%, il 90% degli italiani? Ci accontenteremmo di vedere quote di mercato vicine alla media europea, cioè attorno al 15%.
Vorrei far notare che io, nel mio intervento iniziale, NON ho commentato una affermazione VOSTRA, della redazione, MA una affermazione dell’autore della lettera.
Quindi non ho assolutamente criticato quello che VOI scrivete ma, caso mai, quello che ha scritto il lettore e, per analogia, quello che molti vanno dicendo in materia di auto elettriche.
Qualche considerazione sui numeri in gioco da lei menzionati l’ho già fatta, non per definirli “sbagliati” ma solo per osservare che si tratta inevitabilmente di dati statistici, che in quanto tali includono e… appiattiscono situazioni anche molto diverse tra loro.
Sulla percentuale degli italiani “idonei” non saprei pronunciarmi, anche perché bisognerebbe bene intendersi sul significato della idoneità. Evidentemente, se le auto elettriche da noi si vendono meno che altrove, vuol dire che più persone non percepiscono (ancora) l’auto elettrica come adatta alle proprie esigenze, abitudini, possibilità. E pensare, come fanno in molti, che sia solo e sempre “colpa” loro non mi sembra corretto. Anche perché credo che siano davvero pochi gli automobilisti sinceramente ostili all’idea di possedere un veicolo molto più scattante e silenzioso, meccanicamente molto meno complesso ed esente da gas di scarico, tagliandi costosi, vibrazioni ecc.
Buongiorno Armando, non sono molto d’accordo sulle sue conclusioni: la percezione dell’auto elettrica da parte degli italiani è influenzata da media martellanti che portano esempi sbagliati (ne abbiamo parlato più volte, ad esempio trasmissioni dove si fanno prove impossibili o portate all’estremo, o dove si dà la parola a “esperti” di termiche che parlano di auto elettriche concentrandosi solo sugli aspetti negativi o peggio che spacciano bufale come quelle sugli incendi che hanno ben attecchito sull’idea sbagliata che molti concittadini si sono fatti del rischio correlato). Il resto lo fanno politiche di dissuasione come incentivi annunciati e organizzati in modo da durare un giorno, politiche di prezzo delle ricariche pubbliche. Insomma, i nostri nipoti guarderanno al “caso Italia” come a uno dei disastri peggiori di politiche ambientali in Europa, però si sa che con il senno di poi le analisi sono molto più facili da fare.
Senz’altro esistono, Leonardo, gli esempi e paragoni sbagliati, forzati, distorti ecc. a sfavore dell’auto elettrica. E a dire il vero esistono anche, sulla opposta… sponda, similari esempi e paragoni a favore, che a mio modesto avviso fanno soprattutto il gioco del “nemico”. Approcci di stampo estremista, da tifoserie, che giovano solo a chi li trova gratificanti in quanto tali, indipendentemente dal contesto (sportivo, politico o altro).
E senza dubbio ci sono persone che da tali esempi si lasciano influenzare assumendo atteggiamenti di condanna “a priori”; anche perché, dettaglio secondo me non marginale, spesso quella condanna si abbina a più o meno generalizzate e sbrigative astiosità e condanne di carattere ideologico o “politico”, contro l’Europa e i suoi “burocrati” oppressori, contro chi sostiene l’esistenza del cambiamento climatico, contro chi parla di ecologia e via elencando.
Io però non credo sia giusto dare per scontato che a lasciarsi pesantemente influenzare sia la maggioranza. Il portafoglio e la quotidianità sono da sempre persuasori assai potenti. Se un prodotto “funziona” e risulta di fatto complessivamente conveniente dal punto di vista squisitamente pratico, è difficile convincere “la gente” a non comprarlo.
Oggi come oggi, piaccia o meno, chi non ha la possibilità di ricaricare “a casa” NON può NON vedere l’auto elettrica come una complicazione delle sue abitudini, specie se (come molti) non è affatto appassionato di tecnologia e considera il veicolo privato semplicemente come uno strumento che deve fare il suo mestiere con meno costi e seccature possibile (un po’ come in tanti ragioniamo ad esempio per il frigorifero o la lavatrice). Se a questo si aggiunge il fatto che l’auto elettrica costa mediamente di più e che molte officine non hanno ancora una “cultura” adeguata, il fascino si riduce ulteriormente.
Per quanto riguarda poi il “caso Italia”, io penso che i paragoni con altre nazioni siano in generale difficili da fare (equamente), perché bisognerebbe tenere conto di molti aspetti.
Recentemente ho sostituito la mia Niro PHEV (versione 2018) con una Tesla Model Y a trazione posteriore, standard range. In famiglia possediamo anche una Kona da 64 kWh, versione 2020. Sia la Niro che la Kona sono modelli premium, quindi dotate dei sistemi di assistenza alla guida disponibili al momento dell’acquisto. Non mi pento di aver acquistato la Tesla Model Y, anche perché in Francia, dove risiedo, ho usufruito della promozione Tesla di agosto (4.000 euro di sconto) e del bonus ecologico di 4.000 euro. Tuttavia, a mio avviso, anche la Model Y ha alcuni difetti: rispetto alla Kia Niro (versione 2018, premium), i sedili – in particolare quelli posteriori – risultano scomodi per un’auto che, senza sconti, supera i 40.000 euro; inoltre, i sistemi di assistenza al parcheggio e alla guida sono inferiori rispetto a quelli della Kona (versione 2020, premium). Infine, è vero che l’integrazione tra i veicoli Tesla e la rete Supercharger è eccellente, ma, salvo poche eccezioni, i Supercharger si trovano fuori dalle autostrade e talvolta in parcheggi lontani da bar e ristoranti. In conclusione, senza la promozione di 4.000 euro offerta da Tesla in Francia ad agosto, non l’avrei acquistata.
E’ questo il bello della concorrenza: potere scegliere.
Non conosco la Niro (di listino costa comunque di più della Model Y, almeno in Italia) ma conosco la Kona, che è indiscutibilmente la miglior conversione da auto termica a BEV che sia mai stata fatta, infatti l’efficienza è semplicemente eccellente (se solo Stellantis avesse preso nota…), poi non concordo (ma ce lo siamo già raccontati nell’altro articolo) sugli Adas, concordo sui sedili posteriori (anche se non mi ci siedo praticamente mai), potevano fare di meglio.
La grossa e sostanziale differenza rimane il software: qualsiasi Adas in Tesla è in evoluzione continua, nella Kona e nella Niro i rilasci sono con il contagocce e servono a correggere errori, non ad aggiungere nuove funzionalità.
Tesla fa software che installa su veicoli con ruote, su robot antropomorfi (non ancora in vendita) e su vettori spaziali (a proposito, cercatevi le immagini del “Mechazilla” che prende al volo lo stadio 1 dello Starship, 9 metri di diametro e 71 metri di altezza per centinaia di tonnellate di peso, che precipita da oltre 60 km di altezza e accende i motori per frenare pochi secondi prima), l’errore è considerarlo un costruttore di auto: anche, ma tutto gira intorno al software.
25-35k€ (almeno) di auto + 25-30k€ di impianto fotovoltaico/accumulo…. Non proprio “popolare” come soluzione
Fantastico il suggerimento di montare i pannelli solari, come se tutti noi abitassimo nella villetta.
Completamente avulsi dalla realtà, come se non sapessero che la maggioranza degli italiani abita nei palazzoni!!!!
La maggioranze degli italiani vive nelle piccole città di provincia, dove di “palazzoni” ce ne sono ben pochi. Nella città vive solo il 35,3% della popolazionehttps://www.istat.it/storage/ASI/2022/Sintesi.pdf
bha … strano perchè qui l’ISTAT sembrerebbe dire altro,
https://www.istat.it/it/files/2011/01/testointegrale20100226.pdf
La sua citazione è fuori argomento. Non riguarda la percentuale di italiani che vive nelle città di provincia, bensì la tipologia di abitazione, e guarda caso il 45% delle abitazioni sono villette, edifici monofamiliari o plurifamiliari con accesso privato, cioè quelle più adatte all’installazione di pannelli fotovoltaici e impianti per la ricarica domestica.
Se abiti nei palazzoni e non puoi installare FV, entra in una CER.
Investi una cifra molto più bassa rispetto all’acquisto di FV con accumulo ed hai a disposizione energia pulita ad un prezzo ridicolo.
Ormai con le Comunità Energetiche anche questa problematica del non poter installare fotovoltaico nei palazzoni è superabile.
Beh è interessante.
Quindi una prima soluzione sarebbe quella di comprare solo Tesla che di fatto appunto produce solo auto elettriche, vantaggio non da poco, e guarda caso i suoi supercharge sono convenienti per i possessori Tesla ma non per gli altri.
Che scemi gli altri che non fanno i supercharge, peccato che questo è marketing puro.
Ti vendo l’auto e ti do anche la ricarica visto che produco auto elettriche, una bella soluzione che tiporta a vendere auto.
Auguriamoci quindi che tutte le case fanno i loro supercharge per le proprie auto.
La seconda mettere 10Kw sul tetto, ammesso che tu lo abbia e 20Kw di accumulo, non proprio una spesuccia da poco.
E poi l’autonomia, i costi dell’elettricità (la Francia ha il nucleare e tutto l’interesse che l’elettrico si diffonda) insomma diverse cose che fanno riflettere su come l’auto elettrica al contrario di quanto si vuole far passare ad oggi non è per tutti.
La realtà è questa, motivo per cui in UE è necessario rivedere la tabella di marcia per evitare di passare dalla padella alla brace esponendoci ad una crisi automotive che può avere ripercussioni poco piacevoli.
I supercharger sono aperti a tutti e vendono COMUNQUE ai non abbonati ad un prezzo inferiore a quello praticato dai due principali operatori che detengono i due terzi del mercato.
Il delta con gli abbonati (non possessori di Tesla: la distinzione è tra abbonati e non abbonati, dove chi ha una Tesla è automaticamente abbonato) è di 10/12 centesimi al kWh (dipende dai Supercharger e dagli orari) e l’abbonamento costa 10 euro. Quindi se io ricarico più di 100kWh in un mese ho interesse ad abbonarmi, altrimenti no.
Il resto delle sue considerazioni, con tutto il rispetto, le abbiamo già lette millemila volte e onestamente non ho voglia di rettificare, precisare, contornare il solito.
Omer, non sono d’accordo sul punto di rivedere la tabella di marcia. Il punto fondamentale è che il tempo per smettere di bruciare idrocarburi fossili è finito (dopo quasi 200 anni), questo in base a quello che è successo negli ultimi 2 anni finì ad oggi (problemi climatici). In Europa ci siamo accordati per usarli per altri 10 anni sulle auto nuove e fino al 2050 per tutto il circolante. Anno in cui i derivati da idrocarburi fossili non potranno essere più venduti. Ora la domanda che i più si devono porre è: “che alternativa tecnologica abbiamo ai motori termici che funzionano con idrocarburi fossili che sia sostenibile economicamente e energeticamente?”
Ecco, sono più di 20 anni che in tutti gli ambienti scientifici/economici ci stanno riflettendo e sembra che l’unica via è puntare su BEV, FER per produrre elettricità e accumuli statici il tutto abbinato ad efficientamento dei processi industriali e dei consumi energetici degli edifici con abbandono anche lì degli idrocarburi per riscaldamento e cottura cibi. Ora se ha una soluzione diversa e percorribile che non tocchi il punto di non usare più gli idrocarburi fossili credo che in molti ne saremo felici. Per concludere l’idrogeno verde o gli e-fuel sono dei vettori di accumulo energetico come le batterie che però comportano un maggior spreco di energia. Per caricare la batteria abbiamo una perdita che può variare da un 5% al 20% (effetto joule in ricarica più energia per far funzionare gli apparati), per produrre e poi usare i due vettori come H2 e e-fuel oltrepassiamo abbondantemente il 20% e questo significa produrre più elettricità. Ultimo punto, il nucleare. Si stima che mantenendo i consumi attuali ci siano riserve di uranio per circa 75-100 anni , se in questo mondo in molti punteranno a questa fonte immagino che le riserve dureranno meno di 50 anni e poi ci troveremo al punto di partenza. Puntare sulle FER ora in attesa di forse il nucleare da fusione che a sua volta richiederà di produrre idrogeno, forse è la miglior cosa visto che il sole splenderà ancora per oltre 4 miliardi di anni.
Dimenticavo, l’idrogeno usato in un processo di fusione nucleare una volta usato è perso visto che il residuo della fusione è He (elio) ottenuto dalla fusione di 2 atomi di H. Questo significa che se produciamo H2 da H2O (acqua) dopo il processo di fusione avremo meno acqua sulla terra (ci vorranno millenni ma alla fine questa terra diventerà comunque invivibile visto che mancherà l’acqua per la vita.
Se chi dico io legge il commento sul prezzo delle fast rispetto ai costi a domicilio andrà a triplicare i costi al contatore privato.
A proposito di felicità a caricare ai Tesla Supercharger avviso che proprio oggi mi è arrivata una email di Repower comunicandomi che da settimana prossima attuerà degli aggiornamenti alle tariffe di Recharge Around in particolare alle colonnine in DC, immagino intendano aumenti. Dispiace poiché è al momento l’unica alternativa ai SuC in quanto alle Free to X costa 0.60€/kWh, non uscendo dall’autostrada. Mi sa che dovrò dire addio anche a loro. Non bene
che con Tesla sia tutto meglio e più integrato come sistema non ci piove. Però dissento che con altre elettriche non si possano fare viaggi lunghi. Con la mia enyaq 60 (in autostrada autonomia max 300 km) da febbraio 22 ad oggi ho raggiunto Londra, Spalato, Praga, Barcellona, Parigi, Normandia etc.. Questa estate Stoccolma. Ultimo viaggio a Stoccolma 4500 km con 330 euro. abbonamento Ionity passport che poi ti fa ricaricare in tutta Europa tra i 30 e i 40 cents a kwh. Per cui non diciamo corbellerie per favore. Se hai comprato la bicicletta impara a pedalare. Se la spingi a mano perché non sai pedalare non dire che la bicicletta è scomoda e ti fa perdere tempo. Adesso vi saluto perché sto programmando e estate 25 in Irlanda.
Mannaggia tutte auto di primo pelo…😃😃. Bè poi è facile installare fotovoltaico, batteria accumulo e tutto il resto …. Very Easy … Che ci vuole… Aspetto questa primavera che cresca la mia pianta 🌳🌲 di Euro
Non serve NULLA di tutto quanto sopra per potersi godere un’auto elettrica.
Anche se si vive in condominio, basta avere un box di pertinenza dell’appartamento in cui si vive per installarvi una wallbox (la sicurezza prima di tutto!) e poter ricaricare a casa, pagando l’energia elettrica alla tariffa di casa.
Questa è esattamente la mia situazione.
Anche chi vive in una casa singola può tranquillamente installare solo una wallbox, ma non installare almeno un impianto fotovoltaico (che, ricordo, gode di incentivi, quindi il costo totale risulta in effetti dimezzato al termine del recupero fiscale) è veramente una cosa insensata.
Continuerò a ribadire. Chi non ha una Tesla può andare a caricare presso i superch Tesla. Facendo così, magari gli altri gestori di colonnine inizieranno a capire il business che perdono e magari abbasseranno i prezzi.
Unico commento che voglio aggiungere. Ma la gente non può parlare delle tariffe a 90cent il kWh, per esser onesti dobbiamo riconoscere che offrono delle tariffe più convenienti con abbonamento.
Sono in Francia e sono impressionato dalla quantità di Tesla che girano. È un vero boom. Sulle autostrade questa settimana ho incrociato 4 o 5 bisarche, tutte rigorosamente cariche di Tesla. Poi in giro si vedono comunque anche altri marchi. Qui l’elettrico sta prendendo piede.
Vivo in Francia e posso confermare che le auto elettriche stanno guadagnando popolarità, anche grazie ai criteri per i bonus, che vengono stabiliti annualmente, rendendo più semplici le valutazioni economiche personali. Ad esempio, pochi giorni fa sono state pubblicate le regole sui bonus per le auto elettriche e i malus per le auto a combustione interna (ICE) valide per il 2025. Tuttavia, ci sono delle oscillazioni: ad agosto, ad esempio, si è registrato un calo delle immatricolazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Per quanto riguarda la Tesla Model Y, le due versioni a trazione posteriore (standard e long range), prodotte in Europa, beneficiano di un bonus ecologico di 4.000 euro, che verrà ridotto a 3.000 euro nel 2025. Questa riduzione riguarda tutte le auto elettriche a batteria (BEV) con un prezzo inferiore a 47.000 euro (IVA inclusa) e probabilmente accelererà le vendite nell’ultimo trimestre dell’anno. Inoltre, ad agosto Tesla ha ridotto il prezzo della versione standard range di 4.000 euro, che si sommano al bonus di 4.000 euro. Questo spiega l’aumento delle immatricolazioni. Anch’io ho acquistato una Tesla Model Y standard range ad agosto, e mi è stata consegnata in una settimana!
La cosa assolutamente assurda dei marchi tradizionali è che non ti offrono nulla di interessante lato ricarica. Quando ho acquistato la mia e-Niro mi sono iscritto alla loro App Kia Charge, per poi scoprire che i prezzi sono superiori a quelli praticati normalmente alla colonnina. Risultato: l’ho tenuta da usare in caso di emergenza, ma non ho mai fatto neppure una ricarica.
In pratica hanno svolto il compitino di fare da intermediario, aumentando ulteriormente i costi per il cliente.
Inutile dire che Tesla c’ha visto lungo nel creare la sua rete di Supercharger, rete oltretutto molto razionale, affidabile e mirata a rendere l’esperienza del viaggiare in auto elettrica decisamente più confortante rispetto a quella dei concorrenti. Non mi pare cosa da poco.
Purtroppo è così anche in Volvo dopo un anno in convenzione solo sulle DC con l’operatore Plugsurfing con una ottima copertura europea ha organizzato tramite altri operatori il loro network di ricarica che però non sono per nulla convenienti, spendo meno ai Supercharger dove mi intrattengono con altri proprietari di auto elettriche discutendo del fatto che tutte le case automobilistiche a parte Tesla non hanno capito nulla e tutto ciò che fanno è dettato da una certa arroganza tecnologica che lentamente li sta mettendo in pericolo.
Mentre secondo me i vari player delle ricariche che non fanno profitti manifestano invece una arroganza governativa.
Stessa identica solfa con Renault e la loro Mobilize Charge Pass, una card che può essere richiesta gratuitamente all’acquisto di una Renault con cui ricaricare a prezzi incivili, fuori da questo universo.
Solo recentemente hanno attivato una convenzione con Ionity interessante per chi viaggia molto e identica al pass originale di Ionity: 4,99 €/mese per ricaricare alle HPC Ionity a 0,49 €/kWh.
La card mi è tornata utile solo due volte l’anno scorso, durante un tour di ~900 km della Scozia, per ricaricare a due stazioni DC 75 kW di Osprey in teoria in roaming con EnelX (secondo l’app EnelX), ma che non ne vollero sapere mezza di attivarsi né dall’app né con la card EnelX né con NextCharge. Alla fine, dispersa in un taschino remoto del portafoglio, saltò fuori la card di Mobilize e… miracolo, funzionò!
Ne parlavo giusto oggi con mia moglie. Possibile che nessuna casa europea abbia pensato a crearsi una propria rete di ricariche fast, o acquistarne una esistente? Ad esempio FreetoX se fosse di proprietà, con prezzi riservati ai propri clienti di 0,50€/kWh, sarebbe una reale concorrenza a Tesla visto che ha il vantaggio di trovarsi in autostrada.
L’unica risposta che mi so dare è che non vogliono vendere l’elettrico
Un grazie a Power, Eugenio e Daniele, avete confermato il mio sospetto, ovvero che le case in genere hanno fatto iniziative praticamente inutili, demandando la questione delle ricariche ad altri attori, di fatto perdendo l’opportunità di rendere i propri prodotti appetibili, o comunque più appetibili rispetto ai concorrenti.
La questione ricarica sembra secondaria ad un’analisi superficiale, al contrario è un aspetto fondamentale come si deduce facilmente dalle numerose testimonianze di molti automobilisti che scartano l’auto elettrica perché non dispongono della possibilità di ricaricare a casa (opzione più comoda ed economica in assoluto) così come per il fatto che ricaricare in viaggio non è agevole e neppure economico. Strano, ma non troppo, che la “piccola” Tesla abbia capito fin da subito che i supercharger sarebbero stati un fattore chiave per il successo mentre i grandi marchi tradizionali si siano completamente persi questa opportunità di business.
Insomma, la storia della distruzione creativa sembra che non li stia risparmiando.
Un solo appunto.
“La velocità di ricarica supera i 200KW/h (dal 30% al 70% di carica, poi rallenta). ”
No. Ma proprio no.
La curva di ricarica di MY è ben diversa. Ne riporto giusto una.
https://evkx.net/models/tesla/model_y/model_y_long_range/chargingcurve/
Se fosse come dice l’autore impiegherebbe molto meno a fare 30-70. 🙂
Ho anche io una MY.