Con 34 milioni di euro ricevuti aggiudicandosi due bandi Pnrr la neonata rete FastWay installerà 1.380 stazioni di ricarica ad alta potenza, principalmente nei principali centri urbani italiani, a partire da Roma, Milano, Bologna e Torino. Come Electra, altro network protagonista dei bandi europei, anche FatWay fa appello alle istituzioni perchè collaborino a snellire le procedure di autorizzazione e allaccio attraverso “una cabina di regia sulla mobilità elettrica“.
Nei due bandi Wave 2 e 3 FastWay ha ottenuto l’assegnazione di 1.207 stazioni di ricarica rapida nei centri urbani e 173 su strade extraurbane. I relativi 2.760 punti di ricarica corrispondono a circa un terzo del totale aggiudicato. OLtre alle aree metropolitane già citate, le installazioni riguarderanno anche capoluoghi di provincia quali Brescia, Padova, Parma, Piacenza, Treviso e diversi altri comuni.
FastWay (qui il sito) è nata nel 2022 ad opera del Fondo Infrastrutture per la Crescita–ESG (IPC) di Azimut Libera Impresa Sgr. L’obiettivo è sviluppare una rete di ricarica per veicoli elettrici fast e ultra-fast diffusa su tutto il territorio nazionale garantendo un servizio affidabile, professionale e tecnologicamente all’avanguardia.

Ma serve una “cabina di regia” per rispettare i tempi di attivazione (2026) e spianare la strada al calo delle tariffe
Ad oggi i punti di ricarica già attivi sono 128, quelli in fase di sviluppo 750. Quasi tutti ubicati nel Nord Italia e al Centro, fino a Roma. Sono interoperabili con i principali circuiti di ricarica con gran parte dei CPO.
Carlo Mereu, CEO di FastWay, manifestando la sua soddisfazione per l’aggiudicazione dei fondi, ha però sottolineato che «è indispensabile il supporto delle amministrazioni locali per ridurre i tempi di ottenimento dei titoli autorizzativi e dei distributori locali per la connessione alla rete elettrica delle stesse, in modo da rispettare le scadenze del bando Pnrr». Ma ha aggiunto: «Se l’installazione di nuove infrastrutture di ricarica non verrà sostenuta dalle vendite di auto elettriche, non si risolverà il problema delle tematiche tariffarie che penalizzano gli utenti italiani e sulle quali è urgente intervenire».
Di qui la richiesta di «un”unica cabina di regia sulla mobilità elettrica con lo scopo di coordinare le attività delle istituzioni coinvolte: MASE, Autorità per l’energia e amministrazioni comunali. Solo così si potrà avere uno sviluppo veloce e coerente della mobilità elettrica in Italia».
Speriamo solo che non succeda che le installazioni vengano fatte male pur di rispettare le tempistiche e di prendere il contributo
Vedo troppe colonnine che sono state messe in fretta e furia senza considerare adeguatamente la scelta del luogo… e troppe colonnine installate ma spente
I legislatori ci devono mettere una pezza perché è chiaro che qualcosa non sta funzionando sia in termini di burocrazia che di tasse per chi opera nel settore delle colonnine. Chi paga il prezzo dell’inefficienza di questi meccanismi è sempre il consumatore…
E non credo che sarebbe impossibile trovare una soluzione, visto che molti paesi europei hanno prezzi delle colonnine molto molto più bassi e una diffusione sul territorio meglio gestita.
il settore ricariche pubbliche è indubbiamente in movimento… ogni giorni qui su Vaielettrico si legge di qualche società impegnata ad aumentare le colonnine disponibili (spesso però sulle zone già a maggior prospettiva di crescita, lasciando ancora scoperte vaste aree del paese; qui occorre che intervengano direttamente gli enti locali – magari interessati anche a proprie flotte NEV, da alimentare con FV- o imprese dotate di parcheggi ad uso clienti / dipendenti.
per fortuna leggo anche di iniziative con ampie prospettive di sviluppo:
https://www.ilsole24ore.com/art/aspi-cede-mobilize-renault-quota-stazioni-ricarica-free-to-x-AGDkSeHC?refresh_ce
Se oltre alla Régie si alleassero anche tutti gli altri costruttori europei (che sono direttamente coinvolti, visto che oramai ne va della loro sopravvivenza a breve termine) si potrebbe arrivare rapidamente ad una situazione di sostanziale “pareggio” tra tipologie di NEV nonché la tanto invocata “neutralità tecnologica” per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, facendo così rendere inutile l’obbligo di cessare certe produzioni al 2035 (avrebbero così più tempo e sostegno economico dalla maggior vendita di BEV per poter sviluppare anche i carburanti ad emissione ridotta o azzerata tanto cari a certe case.. e certi governi).
Servono tariffe abbordabili come i SUC, oltre alle cabine di regia.
Finalmente qualcuno che inizia a ragionare come si deve.