Fast o Ultrafast in autostrada? Un equivoco che costa caro

fast in autostrada

Anche le Fast alle colonnine Free to X in autostrada, sono ora escluse dall’abbonamento A2A. E la ricarica diventa un salasso. La segnalazione è di Angerlo, Vaielettrico risponde. Inviate domande e osservazioni a info@vaielettrico.it.

punto interrogativoRicariche fuori dall’abbonamento A2A. Ma Free to X non beneficia dei fondi europei?

Ho un abbonamento per la ricarica dell’auto con A2A, con kWh da utilizzare con potenza di ricarica solo fino alle ricariche Fast. Con velocità di ricarica superiori si paga a consumo (e già qui ci sarebbe da incazzarsi). Ma ora, grande sorpresa sulle colonnine FreeToX in autostrada! Anche se ricarichi a quella Fast, si paga ugualmente a consumo perché con una mossa degna del mago Silvan, invece di essere segnalate a parte sull’app, sono inglobate in quelle Superfast.

Questo “piccolo dettaglio” degno dei truffatori delle tre carte che si trovano nelle stazioni ferroviarie, ci riporta indietro a quando le colonnine in autostrada non c’erano ancora, a meno che non si accetti di accollarsi un salasso ogni volta che si ricarica. Vergogna tutta italiana. Domanda… ma queste colonnine non sono state finanziate con fondi europei? E se sì, nessuno ha niente da dire per questa politica dei prezzi? GrazieAngelo Avellino

fast in autostrada
Dove leggete il numero di serie?

Dizioni ambigue, procedure cervellotiche, indicazioni mancanti: ci vuole tanto a standardizzare la comunicazione?

Risposta-Premesso che le colonnine autostradali di Free to X non fanno parte di quelle finanziate con i fondi europei, per esperienza personale posso dirle che concordo con lei solo in parte. La App E-Moving A2A da me utilizzata con abbonamento Medium da 100 kWh mensili (costo 0,57 euro a kWh) non comprende alcuna colonnina autostradale gestita da Free to X. Evidentemente sono tutte classificate come Ultrafast o Fast+ (fra 100 e 150 kW di potenza), quindi escluse dall’abbonamento e da pagare a consumo. Provi ad impostare il filtro sulla App E-Moving e potrà constatarlo di persona.

Concordo con lei sull’ambiguità della dizione Fast+ che si presta all’equivoco. In molte stazioni autostradali, infatti, Free to X ha installato anche caricatori DC da 50-60 kW di potenza arbitrariamente classificati come Fast+ (da A2A o da Free to X, non si capisce) ma senza alcuna indicazione visibile sul display o sulla colonnina stessa.

Per non parlare della improbabile caccia alla  colonnina da attivare via App, una volta raggiunta la stazione nel caos dei parcheggi  delle aree di servizio e  ove i caricatori siano più di uno. I numeri di serie infatti sono lunghissimi, illeggibili e collocati sempre in luoghi diversi. Poi non è ancora finita: quale connettore utilizzare (1 o 2, quello di sinistra o di desta)?

Possibile che non si riesca ad utilizzare un modello di comunicazione standard, intuitivo e trasparente?

  • LEGGI anche “App Tesla/2 Quella tariffa oraria in cinque passaggi” e guarda il VIDEO di Luca Palestini

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Visualizza commenti (12)
  1. Sandro Laffranchini

    Confermo, giocano anche su vecchie colonnine che erano fast. Che sono state aggiornate a fast+ e quindi diventano a consumo. Vedasi stadio a Brescia

  2. Situazione imbarazzante, è pensare che quando dicevo che il mercato non è maturo venivo preso a male parole…

  3. In famiglia abbiamo due elettriche (una citycar ed una più grande) ed utilizziamo A2A large che ci costa 0,425 cent x 200 kWh (abbiamo un’utenza con loro).
    Il problema di localizzazione caricatore con l’ app (in certi casi drammatico) è superato con la carta RFID. In autostrada, dove utilizzo altro, mi sono sempre chiesto perché usare le colonnine DC da 50/70 con attacco CCS quando ci sono quelle molto più potenti. Forse il sig. Angelo usa la Chademo?

    1. Alessio Troiano

      Potrebbe essere che le altre siano piene, o che non si ha tutta questa fretta o che l’auto comunque non carichi oltre 60kW… Tante possibilità. Io le ho utilizzate 2 volte anche con l’obbiettivo di risparmiare

  4. L’esempio potrebbe essere quello di electrip, che ha numerato le colonnine e dalla loro app selezioni il numero, non il codice

  5. Come per altri elementi, la convergenza verso l’esperienza frutto del secolo di utilizzo del motore a combustione interna è d’obbligo. Non credo di aver fatto rigornimento in autostrada da almeno un decennio, alla stessa maniera la logica SuC di essere disponibili appena fuori i caselli autostradali mi porta a pensare che il grosso ostacolo (almeno da noi) siano le infrastrutture pensate in funzione (e da) di chi non le usa.
    Alla stessa maniera, finchè si vivrà di app con metodi di tariffazione a roulette, si resterà in balia dei pirati.

  6. Concordo con Angelo: una vergogna italiana, nella migliore tradizione. Poi ci chiediamo perché in Italia il mercato ev ha numeri ridicoli. Ma quando guidavate le termiche avevate tutti questi problemi a mettere benzina? Quando guidavo diesel ho messo carburante qualche volta utilizzando le pompe con velocità maggiore utilizzate dai camion, il gasolio costava uguale. Questa storia di fare pagare più o meno e seconda della velocità ha veramente del paradossale : la colonnina è allacciata alla rete, l’energia che preleva arriva dalla stessa fonte, il servizio è lo stesso, se ricarica più veloce vuol dire che nella stessa unità di tempo ( un’ora per esempio) può erogare più kWh quindi portare maggiore introito al gestore visto che si pagano i kWh erogati e non il tempo. Poi ci stupiamo che le elettriche si vendono poco, ma quanti anni deve ancora durare questa farsa con prezzi di acquisto esagerati e costi di ricarica folli?

    1. L’installazione delle stazioni di ricarica ultraveloci costa da dieci a venti volte più di quelle lente. Il collegamento in media tensione ha una tariffazione diversa (MT anzichè BTVE) perchè comprende un costo fisso molto significativo in quanto richiede un maggiore impegno di potenza. Quindi non è vero che ai gestori il kWh costi lo stesso. Potrebbe portare maggiori introiti al gestore solo se il fattore di utilizzo (FUE) si aggirasse attorno al 10%. Purtroppo in Italia non supera il 2%, cioè due ore di utilizzo di una colonnina ogni 100 ore disponibili.

      1. Ok, ottima informazione, grazie. Resta il problema che se le tariffe sono esageratamente alte il maggior investimento non si ripaga mai più. Probabilmente sarebbe giunto il momento di interpretare il servizio di ricarica come qualcosa di utile alla comunità per aiutare a ridurre l’inquinamento : quindi si dovrebbero portare al minimo gli oneri fissi e di installazione per quei gestori che prendessero come impegno il fatto di offrire tariffe allineate a quelle delle colonnine a bassa potenza.

        1. L’idea generale è buona e infatti Arera sta studiano una tariffa speciale per la ricarica dei veicoli elettrici che escluda gli oneri di sistema. Ma il meccanismo va studiato con attenzione per garantire che a beneficiarne siano solo i consumatori e non le aziende che erogano il servizio; nel qual caso si violerebbero le norme comunitarie che vietano sussidi generici e diretti alle imprese.

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