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Ewiva in autostrada A35 Brebemi

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La nuova stazione di Ewiva in A35: tetto con pannelli solari bifacciali.

Ewiva in autostrada A35 Brebemi-Aleatica: dal 13 aprile attivate due nuove stazioni di ricarica, con complessive otto colonnine HPC da 300 kW ciascuna.

evviva in autostrada a35
Francesco Bettoni, n.1 di A35 Brebemi.

Ewiva in autostrada A35: aperte Adda Nord e Adda Sud

4 colonnine sono state installate dalla joint-venture creata da Enel X Way e Volkswagen  nella stazione Adda Nord e 4 nella stazione Adda Sud, nei pressi di Caravaggio (Bg). Sono tutte prodotte dall’Alpitronic di Bolzano e alimentate con energia rinnovabile. E posizionate sotto una pensilina solare composta da pannelli fotovoltaici prodotti nello stabilimento 3Sun Gigafactory di Enel Green Power in Sicilia. “Già dal 2020 la nostra autostrada è stata la prima ad introdurre un’agevolazione concreta per i mezzi green (full electric e LNG), con sconto del 30% sui pedaggi ancora valido”, spiega Francesco Bettoni, presidente A35 Brebemi. “Oltre ad essere stata la prima autostrada a pagamento a dotarsi di stazioni di ricarica per carburante GNL (Gas Naturale Liquido. Nelle stazioni di servizio Adda Nord e Adda Sud, inoltre, erano già presenti ad oggi altre colonnine di ricarica elettriche ,oltre ai Supercharger Tesla”.

ewiva in autostrada A35
L’ultima stazione di ricarica aperta da Free to X, Murge Est (Bari)

Free to X a quota 61 stazioni con l’apertura di Murge Est

“Siamo pronti a replicare su larga scala in tutte le tratte autostradali, appena le procedure saranno lanciate anche dagli altri concessionari”, spiega Federico Caleno, CEO di Ewiva e capo per l’Italia di Enel X Way. Il riferimento è chiaramente alla più importante rete italiana, quella gestita da Autostrade per l’Italia, per ora terreno di caccia solo per Free to X. Questo in attesa che vengano bandite le gare per consentire le installazioni nelle aree di servizio anche ad altri operatori. Comunque il lavoro di copertura della rete da parte di Free to X procede spedito: ad oggi le stazioni attivate sono 61. L’ultima aperta è Murge Est, sulla (A14 in uscita da Bari), con 2 colonnine HPC e 4 punti di ricarica.  Potenza fino a 300kW. Con questa installazione la società spiega di avere “completato il piano sul corridoio elettrico pugliese in direzione nord sulla rete di Autostrade per l’Italia“.

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7 COMMENTI

  1. Speriamo che prenda (ulteriormente) piede lo schema della pensilina fotovoltaica in abbinamento alla stazione di ricarica

  2. Benissimo l’installazione di quante più colonnine HPC possibili per garantire i lunghi viaggi.
    Però non sono d’accordo quando affermate che tali colonnine sono “alimentate con energia rinnovabile”.
    Questo sarebbe vero solo se lavorassero in “isola”, cosa che sicuramente non avviene con la sola copertura della pensilina.
    L’energia elettrica viene quindi prelevata dalla rete, la quale, ad oggi, è alimentata con il 35% di energia rinnovabile e il 65% da combustibili fossili (comprensiva anche una certa quota di importazione).
    Affermare che le colonnine siano alimentate solo da rinnovabili equivale a dire che se riempio una damigiana con 35 litri di vino e 65 di acqua, per favorirne il trasporto, poi sono in grado di separare il vino dall’acqua. Purtroppo non funziona così.
    Distinti saluti.

    • Non funziona così. I fornitori di energia “green” devono certificare che tutta l’energia commercializzata è prodotta da fonti rinnovabili oppure “compensata” dall’acquisto di certificati verdi corrispondenti. I certificati verdì documentano che le emissioni di CO2 vengono bilanciate riforestando o finanziando investimenti per lo sviluppo di impianti rinnovabili.

      • Sui certificati verdi non mi esprimo: non ho assolutamente idea di quanta CO2 hanno fatto risparmiare da quando sono stati introdotti.
        Rimango comunque della mia idea, basata sui numeri, che quando prelevi energia elettrica dal tuo punto di fornitura, questa deriva al 65% da fonti non rinnovabili, a meno che il tuo impianto non sia in isola.
        Saluti

        • Proviamo con un esempio. Il 35% è generato da fonti rinnovabili quindi le emissioni sono zero. Il restante 65 è prodotto da una centrale a gas, che emette tot tonnellate di Co2. SE il suo fornitore finanzia la riforestazione di un’area che assorbe l’equivalente della CO2 emessa, il saldo sarà zero. Consideri che in un anno sei alberi ad alto fusto assorbono circa 1 tonnellata di Co2.

          • Immagino che per far crescere alberi ad alto fusto ci vogliano diversi anni. Nel frattempo la CO2 se ne va libera.
            Se fosse così semplice, il problema della CO2 non esisterebbe, invece, purtroppo, aumenta di anno in anno.
            Mi sa che ciascuno rimane della propria opinione.
            Distinti saluti

          • Ma perchè rinuncia a ragionare? Gli alberi ad alto fusto continueranno ad assorbire tonnellate di CO2 ogni anno per decenni. Ma riforestare non è così facile. Le compensazioni di aziende come Enel richiedono centinaia di ettari di terreni, non reperibili in Italia. Perciò si è crato un un mercato mondiale di terreni da riforestare monitorati da istituzioni internazionali sia sul campo sia via satellite. Esistono altre forme di compensazione attraverso il finanziamento di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Quindi ogni kWh termico venduto corrisponde all’aggiunta di un kWh in più prodotto a zero emissioni. Non è questione di opinioni, ma di conoscenza di meccanismi complessi, che però funzionano eccome.

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