Evviva EWIVA: cosa ci insegna una brutta esperienza di ricarica

esperienza di ricarica

ranco Fellicò è un vecchio amico di Vaielettrico, a cui ha spesso contribuito con interessanti interventi. Ma su un punto non siamo mai andati d’accordo: le modalità di ricarica pubblica. Oggi ci racconta la sfortunata esperienza di ricarica del figlio, arrivando a conclusioni tutte da discutere. Per scriverci: info@vaielettrico.it.

Quante complicazioni per qualche kWh di elettricità

Non è certamente la prima volta che critico il modo complicato utilizzato dai gestori delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche, per fornire un po’ di energia elettrica. Ma questa volta torno sull’argomento perché voglio raccontare  l’avventura che ha vissuto qualche giorno fa mio figlio proprietario da qualche anno di una Tesla Model 3.

Lui non si è mai lamentato per problemi connessi alla ricarica, anzi devo dire che più volte mi ha raccontato con soddisfazione come funziona bene la rete dei Supercharger TeslaDiversamente da me, che pure ho una elettrica (EQA Mercedes), lui oltre ad usare l‘auto ricaricandola a casa,  fa anche lunghi viaggi e non ha nessun problema nel trovare un Supercharger lungo i suoi itinerari e questo sia che vada verso il SUD che verso il NORD.

Come tutti sanno, basta decidere dove si vuol ricaricare che la fida Model3, già quando è in avvicinamento alla colonnina prescelta, attiva il preriscaldamento della batteria per facilitare la ricarica; poi non appena si arriva sul posto altro non si ha da fare che collegare il connettore alla colonnina e attendere il tempo necessario a che i kW desiderati vengano erogati. A quel punto si deve solo staccare il connettore e ripartire.

Confrontando il rifornimento della sua auto Tesla con una termica si scopre che la connessione e il pagamento è più rapido che non quello di una termica, mentre ovviamente il tempo di erogazione, che in una termica può essere di pochi minuti, nell’elettrica è più o meno di 20 minuti.

Cronaca di una brutta esperienza di ricarica con EWIVA

Detto questo passo ora a raccontarvi l’avventura di mio figlio che qualche giorno fa ha avuto la necessità improvvisa di raggiungere Ascoli Piceno a causa della morte di un parente della moglie. Non ha avuto ovviamente il tempo di programmare il viaggio, ma ha deciso di intraprenderlo ugualmente immaginando di poter ricaricare da un qualunque altro fornitore di energia.

Ed infatti ha trovato ad Ascoli Piceno in via Costantino Rozzi una stazione EWIVA con 4 colonnine. Ha notato con piacere che esse erano dotate anche di lettore POS e quindi fiducioso ha subito provato ad usare la sua carta di credito, ma quando l’ha avvicinata al POS ha ricevuto un messaggio che diceva: “metodo di pagamento non accettato” (o qualcosa del genere). In bella vista era indicato il prezzo per kW pari a 0,86 Euro (ovviamente per lui prezzo pazzesco visto che mediamente ai Supercharger il kW costa intorno ai 0,47 Euro).

esperienza di ricarica
Una colonnina HPC Ewiva con lo sportellino per inserire bancomat o carta di credito.

Quindici minuti di tentativi…

Dovendo necessariamente ricaricare,  si è reso conto che l’unico modo per ottenere la ricarica era quella di scaricare l’app di Ewiva e ha subito cercato su Play Store un’app dal nome Ewiva senza trovarlaGuardando meglio il monitor della colonnina ha scoperto che c’erano delle istruzioni brevi e difficilmente interpretabili ma anche difficili da leggere perché le pagine scorrevano molto rapidamente per cui doveva rileggere il tutto più volte perdendo altro tempo.

esperienza di ricarica

Poi ha visto un codice QR che ha provato a scannerizzare ed è stato indirizzato ad un’app dal nome astruso perché era MYNEXTMOVE (non era meglio chiamarla EWIVA?). Scaricata l’app  ha richiesto una registrazione e poiché lui ricordava di aver ricaricato qualche anno fa già altra volta proprio da quella stessa stazione e colonnina (utilizzando un’app forse diversa) ha provato ad accedere all’app ma la sua email non veniva riconosciuta.

Dopo vari tentativi è stato costretto a fare una nuova registrazione che ha richiesto un altro bel po’ di tempo per le informazioni richieste che lui capiva bene servivano solo ad acquisire notizie utili a Ewiva per fornirle a qualche call center che le avrebbe usate per disturbarlo.

Finalmente poi è giunto al punto in cui doveva inserire il suo metodo di pagamento, e per farlo ha dovuto cliccare sulla mappa, individuare la colonnina da cui voleva ricaricare (una delle 4) e individuare un lunghissimo numero seriale che intuitivamente doveva essere il suo; i numeri delle colonnine erano pressochè identici salvo un trattino finale (-1 o -2 sui due lati della colonnina).

…per dieci minuti di ricarica

Finalmente ha potuto iniziare ad inserire il numero della sua carta di credito, ma quando doveva inserire uno zero (che era posto in basso al centro della schermata), si verificava una uscita dall’applicazione!!! Infatti quel numero era posto esattamente sul tasto di uscita dell’App per cui non vi era modo di inserirlo.

Per “fregare” l’app, mio figlio ha allora dovuto scrivere il numero altrove e poi inserirlo nell’app utilizzando un copia e incolla.!!! La stessa cosa ovviamente si verificava con la data di scadenza e questa volta la cosa era anche più difficile a causa della barra (/). Comunque dopo diversi tentativi finalmente mio figlio è riuscito ad inserire anche i dati della carta di credito tappando sulla parte alta e evitando di sfiorare il tasto di uscita posto proprio in corrispondenza dello zero.

A questo punto, quando finalmente ha provato ad avviare la ricarica, l’app lo ha rimandato al sito della sua banca per una autorizzazione di prepagamento con addebito zero che doveva confermare la transazione. Ma una volta fatta quell’operazione e ritentata la ricarica è partita una seconda richiesta di autorizzazione questa volta di 20 euro (si tratta di un blocco di indisponibilità di quella cifra che può arrivare anche a 45 giorni e che non può essere rimosso prima che scada).

Dopo 15 minuti di tentativi la ricarica è finalmente partita e in soli 10 minuti ha caricato i kW necessari pagando 30,74 dove ogni kW è costato 0,89 euro contro i 0,86 indicati bellamente sulla colonnina. In conclusione per una ricarica da 10 minuti ci sono voluti altri 15 minuti per pagare e quindi in totale l’operazione è durata ben 25 minuti!!! 

Ora vorrei commentare tutto l’accaduto. E’ chiaro che se si raccontasse tutto questo a chi sta per decidere di passare all’elettrico, certamente ci ripenserebbe.

Aboliamo gli abbonamenti e tutte queste maledette App

Sono anni che insisto sul fatto che la ricarica delle colonnine dovrebbe prendere lezioni dai distributori di carburante e che dovrebbe consentire agli utenti di pagare solo con carta di credito/bancomat o con banconote; e questo sarebbe doveroso anche in considerazione del fatto che il tempo di rifornimento è maggiore che non quello di un’auto termica.

Bisognerebbe che i gestori delle colonnine capissero che proprio perché il tempo di ricarica è necessariamente maggiore di rifornimento di carburante, occorrerebbe ridurre al minimo possibile i tempi per pagare e attivare l’erogazione. Ed invece tutti i gestori di queste maledette colonnine si adoperano non per facilitare la ricarica, ma per appesantirla ulteriormente aggiungendo ai maggiori tempi di ricarica altri tempi creati appositamente con le loro stupide APP.

Come ho detto Tesla, molto intelligentemente, è riuscita a rendere i tempi per il pagamento e l’avvio della ricarica nulli, battendo anche i distributori di carburante, mentre invece i gestori delle colonnine, oltre tutto contro i propri interessi, hanno fatto di tutto per complicare una cosa semplice.

Qualcuno dei gestori potrebbe obiettare che i tempi per lo scarico dell’app e per impararne l’uso sono necessari una sola volta e allora voglio chiarire invece che si sbagliano. Ci sono infatti una infinità di automobilisti (e sono sicuramente la  maggioranza) che ricaricano a casa la loro auto; essi non possono legarsi con un abbonamento a nessuno in quanto avranno bisogno di ricaricare dalle colonnine pubbliche solo raramente; e dunque tutti questi, e anche gli automobilisti elettrici stranieri, necessiteranno di ricaricare solo durante i loro rari viaggi lunghi. In quei casi essi saranno costretti a scaricare varie app ad ogni nuova ricarica se, come certamente è, dovranno ricaricare da gestori diversi.

I primi a guadagnarci sarebbero i gestori

La soluzione quindi sarebbe l’eliminazione totale di ogni APP e anche di ogni abbonamento e l’installazione di POS (e volendo anche lettori di banconote) presso ogni stazione di ricarica. La crescita degli introiti sarebbe immediata e gli stessi gestori ci guadagnerebbero perchè non dovrebbero più dare ascolto alle innumerevole richieste di chiarimenti sull’uso delle APP sia da chi vi trova dei BUG sia da chi per la propria inesperienza non riesce ad usarle correttamente.

Sono certo che se rinsavissero, non solo incasserebbero molto di più di quanto incassano ora, ma in breve tempo vedrebbero crescere l’utenza perchè sarebbero molti di più quelli che deciderebbero dii passare alle BEV„.  Franco Fellicò

Senza le App è impossibile viaggiare in EV

Risponde Massimo Degli Esposti – Caro Franco, capisco il desiderio di sfogare la sua rabbia. E’ capitato a tutti noi automobilisti elettrici, di imbroccare la giornata storta, quella che ti fa venir voglia di “fargliela pagare”. Ma ad ogni giornata storta ne corrispondono decine o centinaia in cui tutto fila liscio e con due click sul cellulare si avvia e si termina la ricarica dall’App in meno di un minuto. Oppure, meglio ancora, con la carta RFID che ogni operatore fornisce per una manciata di euro, e molti anche gratuitamente.

esperienza di ricarica
App o RFID Card?

Dissento invece  dalle sue drastiche conclusioni e ancora più dalle sue inverosimili controproposte. E mi meraviglio che suo figlio, in diversi anni di guida elettrica,  non abbia mai avuto l’accortezza di registrarsi gratuitamente su una delle tante App che, senza alcun abbonamento o altro costo aggiuntivo, consentono di utilizzare la quasi totalità delle colonnine italiane ed europee, a partire dalle indispensabili Free to X autostradali.

Mai sentito parlare di interoperabilità?

Cito ad esempio circuiti come Electroverse o Elli, che per giunta ti recapitano a casa gratuitamente la carta RFID che attiva la colonnina contactless di un’infinità di altri gestori molto più rapidamente di qualsivoglia Bancomat o Carta di credito.

Ma anche le App di Enel X, Plenitude, A2A, dei quattro operatori Electra, Ionity, Atlante e Fastned integrati in Spark Alliance (cito solo i maggiori)  sono gratuite e interoperabili tra loro. Alcuni di questi, e anche le stazioni Electrip, adottano inoltre la funzionalità Auto Charge che consente di connettere direttamente la vettura e ricaricare Plug&Play dopo la prima registrazione. Mentre nei   Supercharger possono farlo solo i proprietari di Tesla.

Le App consentono di:
-individuare tutte le colonnine funzionanti e disponibili
-controllare e confrontare in anticipo le tariffe
-raggiungerle le stazioni con un navigatore integrato
-spesso addirittura di prenotarle con decine di muniti di anticipo
-seguire da remoto l’andamento della ricarica.

Quando le pezza è peggio del buco

Capisco che chi ricarica solo a casa propria possa anche non saperlo. O che, utilizzando le colonnine pubbliche raramente, ci metta qualche minuto in più a completare la procedura di attivazione on line. Ma di sicuro la sua soluzione – abolire tutte le App “come al distributore” – è la classica pezza peggiore del buco. Quella sì sarebbe un buon motivo per rinunciare all’auto elettrica. Se non altro perché trovare una colonnina in una zona che non conosce è come trovate un ago in un pagliaio. Ci provi e ci sappia dire.

Tutto bene? No. Nel nostro Manifesto, per esempio…

L’auto elettrica per tutti/ Metti una firma sul nostro “Manifesto dell’e-driver”

Tutto bene, dunque? Per niente. Il vero problema è la giungla di linguaggi, simboli, procedure controintuitive. E l’affidabilità, come del resto per tutto ciò che è on-line. Su questo bisognerebbe insistere, pretendendo che gli operatori si mettano attorno a un tavolo per trovare standard comuni di design, procedure e affidabilità.

Noi l’abbiamo fatto, dedicando a questo tema un ampio capitolo del nostro “Manifesto dell’e-driver”.  La consiglio di leggerlo e, se crede, sottoscriverlo. Il Manifesto ha raccolto più di mille adesioni. Ora intendiamo implementare l’iniziativa sottoponendo alla community dei nostri lettori un sondaggio che completi e rafforzi il messaggio da trasmettere agli operatori della ricarica e ai decisori politici. Cosa ne pensa?

  • Guarda anche il VIDEO di Luca Palestini

 

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