Europa 2020: le vendite di veicoli elettrici e ibridi plug-in hanno superato per la prima volta quota 1 milione di unità, secondo i dati dei costruttori ACEA.
Europa 2020: peggio di noi fa solo la Polonia…
Per la precisione si tratta di 538 mila auto elettriche e di 507 mila auto ibride plug-in, per un totale di 1,045 milioni di unità, in aumento del 170% rispetto al 2019. Con una forte accelerazione nel quarto trimestre del 2020, quando un’auto su sei immatricolata nella UE è stata un veicolo a ricarica elettrica (16,5% di quota). Il boom delle vendite di fine anno è stato stimolato dagli incentivi dei governi europei per stimolare la crescita post-pandemia, sottolinea l’ACEA. Ma anche dalla corsa dei costruttori ad immatricolare auto a bassissime emissioni per evitare le multe UE sulla media dei veicoli venduti nel 2020. Complessivamente i veicoli a ricarica elettrica hanno rappresentato il 10,5% nel totale Europa 2020, rispetto al del 3% del 2019.
Purtroppo però l’Italia resta un mercato marginale. Secondo i dati International Council on Clean Transportation (ICCT), solo la Polonia ha fatto peggio di noi per quota di mercato, con il 2% contro il nostro 4%. Gli altri Paesi tutti in doppia cifra, tranne la Spagna (5%).
Emissioni: l’alleanza con Tesla non basta a FCA
L’ICCT ha fornito anche una sua stima sui consuntivi delle emissioni del venduto dei principali gruppi automobilistici. Le norme europee consentono ai costruttori di creare alleanze all’interno delle quali i più virtuosi possono fare media (dietro lauto compenso) con i meno virtuosi. Evitando a questi ultimi di pagare le salate multe fissate da Bruxelles già per il 2020. Si sono create così alleanze inattese come quella tra FCA e Tesla, con quest’ultima a cedere i propri “crediti green” al gruppo presieduto da John Elkann.
—- Emissioni di Co2: la “pagella” dei grandi gruppi —- (fonte: IPCC)
Nonostante le compensazioni, la strana coppia FCA-Tesla (a cui si è aggiunta Honda) non risulta nel gruppo dei virtuosi. Solo i gruppi Peugeot-Citroen-Opel, BMW-Mini, Renault-Dacia, Hyundai-Kia, Nissan e il cartello Toyota-Mazda figurano tra i “promossi”. Sotto la media consentita figurerebbero invece Ford-Volvo, FCA-Tesla-Honda, Mercedes-Smart e Volkswagen Group. Quest’ultimo paga il ritardo con cui è stata lanciata la ID.3, modello che avrebbe contribuito a diminuire le emissioni medie.
Quindi chi non compra elettrico è ignorante? Complimenti! Se pensate questo , siete voi di basso livello
Chi l’avrebbe detto?
Senza offesa per nessuno, ma al governo ci sono persone Italiane ed è questo il problema.
Noi Italiani ( non tutti, ma tanti ) abbiamo la cultura del “proprio orticello”, diffidenti di quanti succede al di fuori.
Aggiungiamo, una cattiva informazione dei media ( voluta o no !!!) e la frittata è fatta.
Come ha detto giustamente Felice bisogna ragionare e informarsi altrimenti le lobby ti condizionano.
Le buone polititiche guidano verso buone direzioni… Noi purtoppo abbiamo la politica che ci rappresenta. Sempre ultimi su cose importanti.
Ci credo che siamo al penultimo posto in quanto:
– tra venditori che non te la vogliono vendere;
– comuni che non vogliono le colonnine;
– disinformazione alla massima potenza;
– ignoranza dell’italiano medio;
– politici con la faccia intercambiabile;
– incentivi al termico!!?!?!? (pazzesco).
Siamo il refugium peccatorum dell’Europa (come la Polonia) di tutti gli scarti degli altri.
Diciamo che lei testimonia la disinformazione perché bisogna ragionare con la propria testa in base alle proprie esperienze. Io ho una Zoe e quando vado a Milano da Varese le colonnine sono al massimo nel raggio di 5 km, stante che la macchina va caricata a casa o al lavoro. Poi in fase di acquisto i venditori nel 2020 era disponibilissimi. Quindi se esistono degli Italiani ignoranti è colpa loro che non vogliono essere informati ma preferiscono dare ascolto alle solite favolette e piangersi addosso.
Già…
Purtroppo in Italia il legame politica-lobby è molto forte, ma se la popolazione capisse l’ importanza di passare all’ auto elettrica per il bene delle future generazioni, forse il cambiamento lo potremmo fare noi.