Home Ricarica e Bollette Etica della ricarica: parcheggiare per ricaricare o ricaricare per poter parcheggiare?

Etica della ricarica: parcheggiare per ricaricare o ricaricare per poter parcheggiare?

13
etica della ricarica

Etica della ricarica: parcheggiare per ricaricare o caricare per poter parcheggiare? Purtroppo non tutto ciò che è consentito è anche corretto. E la limitata disponibilità di infrastrutture di ricarica pubbliche, unita a una certa dose di malcostume, rischiano di demotivare chi all’elettrico si è appena avvicinato. Vediamo insieme cosa potremmo fare per evitare che questo accada!

colonnina

Capita che i guidatori elettrici si lamentino dei troppi malfunzionamenti dell’infrastruttura di ricarica pubblica. E cerchiamo sempre di dare voce a questi appelli, affinché chi si occupa della posa delle colonnine realizzi quanto importante sia occuparsi anche della loro manutenzione. Ma i problemi non si fermano qua. Perché a volte, anche quando le colonnine ci sono e funzionano perfettamente, sono le cattive abitudini a non permetterci una corretta condivisione dell’infrastruttura.

Etica della ricarica: quali sono le regole non scritte?

Il nostro pezzo di qualche giorno fa’ sull’ indebita occupazione di uno stallo riservato alle elettriche da un’auto non in carica ha acceso gli animi e le discussioni. Cerchiamo di analizzare quindi i più comuni casi di malcostume o potenziali tali, partendo da un presupposto che forse non è sempre chiaro a tutti: le colonnine pubbliche sono, per l’appunto, pubbliche e non private. Per tanto:

  1. se non posso ricaricare a casa ma ho una colonnina pubblica accanto alla mia abitazione, quella non può diventare la “mia” colonnina. Non posso pensare di acquistare a cuor leggero un’elettrica (o un’ibrida plug-in) e occupare quotidianamente quella colonnina. Primo perché non è detto che la cosa funzioni. Potrei trovarla occupata, o non funzionante, o potrebbe venir spostata. Non posso basare l’utilizzo della mia auto su qualcosa di cui non ho il controllo. Secondo, non posso monopolizzare una colonnina pubblica per il mio utilizzo esclusivo. E anche se la colonnina si trova a pochi metri da casa, sarei costretto, una volta che la ricarica è terminata, magari in piena notte, ad andare a spostare l’auto. Non è questo il modo di utilizzare un’auto elettrica.

2. le colonnine possono e devono essere utilizzate solo per il tempo indispensabile alla ricarica. Non è corretto occupare lo stallo per la ricarica oltre il termine della ricarica stessa. Né diminuire la potenza di ricarica per allungarne la durata al fine di garantirsi una sosta più lunga.

3. non necessariamente dobbiamo parcheggiare negli stalli per la ricarica se non abbiamo bisogno di ricaricare. A volte chi ha un’elettrica crede, solo per il fatto di possederne una, di avere il privilegio di un posto riservato. Non è così. Se davvero vogliamo ottimizzare la disponibilità degli stalli, teniamo conto di questo aspetto. E parcheggiamo ricaricando negli stalli solo se ne abbiamo davvero bisogno. Diversamente stiamo abusando del possesso di un’elettrica. E non è davvero il caso. Specialmente oggi, che il numero di stalli non è così elevato.

Etica della ricarica vs codice: chi vince?

Colonnina Smatrics.

Certo, qualcuno dirà, ma la legge consente ognuno di questi comportamenti. Ed è perfettamente vero. Ripercorriamo i tre punti appena visti, questa volta dal punto di vista della legge.

  1. se accetto il rischio di trovarla occupata, se mi prendo l’onere di liberarla anche in piena notte, quando la ricarica è terminata, o se accetto di pagare l’eventuale tariffa per l’occupazione post ricarica, nessuno mi può vietare di ricaricare ogni notte presso la medesima colonnina. (Alcuni operatori in realtà tollerano l’occupazione notturna della colonnina non addebitando nulla per le ore post ricarica notturne). E’ vero. Non ho infranto alcuna regola.

2. nella maggior parte degli stalli riservati alle auto elettriche, la dicitura del cartello è la seguente: “la sosta è consentita solo ai veicoli elettrici e solo per il tempo necessario alla ricarica“. Senza un limite di ore. Per tanto nessuno mi può vietare di diminuire la potenza della ricarica fino a 10 Ampere (o meno) e di lasciare l’auto in carica per giorni. E’ vero. Non infrangerei alcuna regola.

3. Nessuno può sapere se davvero ho bisogno di ricaricare in un dato momento. E nel momento in cui parcheggio e collego l’auto e la ricarica parte, dal punto di vista del codice, sono perfettamente in regola. E’ vero. Anche in questo caso, tutto a posto con il codice.

Comportarci correttamente per sfruttare meglio un “risorsa” ancora scarsa

E’ evidente, credo. Se vogliamo utilizzare al meglio l’infrastruttura esistente non possiamo guardare solo alle nostre esigenze personali e a quanto il codice consente o vieta. E dobbiamo essere consapevoli che stiamo utilizzando delle risorse al momento limitate. E che è quindi opportuno evitare sprechi e abusi se vogliamo continuare a utilizzarle. Voi, cosa ne pensate?

—-Vuoi far parte della nostra community e restare sempre informato? Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter e al nostro canale YouTube

Apri commenti

13 COMMENTI

  1. Non sono assolutamente d’accordo, mi spiace. E’ sbagliato il concetto che un sistema, anziché dotarsi di una infrastruttura capace di evitare abusi, chieda ai suoi utilizzatori di rispettare regole non scritte. I peggiori sistemi del mondo funzionano secondo questo principio e questo principio andrebbe applicato ESCLUSIVAMENTE laddove è praticamente impossibile dotarsi delle regole adatte. L’unico caso che conosco che funziona così è la cassetta delle offerte in chiesa, col cartello “chi può doni, chi non può prenda”: si parla di beneficienza e si può invocare l’autoregolamentazione e il rispetto. Ma in tutti gli altri casi no.

    Chi progetta una infrastruttura di ricariche non dovrebbe “piagnucolare” chiedendo agli utenti, per favore, di non fare così o colà perché il sistema non regge. Soprattutto se la cosa non è reato. Anzi, chiamatemi cafone, ma io quando vedo sistemi progettati male, li “violo” di proposito (sempre e solo se la “violazione” non è reato e sempre e solo se il sistema avrebbe potuto essere progettato meglio).

    In un paese del terzo mondo, senza risorse, posso accettare che si vada avanti senza regole, sperando nella buona educazione di tutti. In un paese evoluto no: pretendo che ci siano regole e se una cosa non è vietata io devo poterla fare senza pensare ad aggiungere io regole non previste dal sistema. E poi quali sono le regole aggiuntive che dovrei rispettare per non essere etichettato come cafone? Quelle di Massimo? Di Paolo? Di Andrea? Di Jovanotti?

    Posso ancora ammettere una deroga per i servizi gratuiti: un servizio è gratuito, i costi se li sobbarca un soggetto che in cambio chiede un po’ di educazione e autoregolamentazione. Ma come si può immaginare un servizio a pagamento basato su questo principio? Scherziamo? Io non riesco a trovare alcun esempio.

    Non tocca a me trovare la soluzione, ma solo a titolo di esempio ricordo che Amazon ha deciso di sospendere il servizio di reso gratuito agli utenti che abusavano del servizio. Giustamente. L’ha fatto però con un regolamento, applicando termini e condizioni. Non perché gli utenti non erano “educati” secondo Pippo. Le società di ricarica potrebbe, ad esempio, imporre la regola che le auto ricarichino sempre con il connettore che garantisce la ricarica più rapida. Applicando controlli casuali sul territorio (o tramite un sistema di videocamere a circuito chiuso o tramite tessere associate con la targa del veicolo), chi viene scoperto a non rispettare la regola viene pesantemente multato e il servizio sospeso (salvo si dimostri giusta causa). E tutti noi potremmo chiamare cafone chi non sta rispettando una regola scritta, non la regola che abbiamo immaginato noi una sera prima di andare a dormire. L’appello, dunque, ancora una volta non va applicato a 60 milioni di persone affinché ragionino come noi ma a 5 amministratori delegati italiani affinché prendano provvedimenti.

    • Hai bevuto Enzo, ormai è certo. E’ vero tutto il contrario. Nessun Paese funziona se non si rispettano le regole, scritte o no, del buon senso, dell’etica, del rispetto per l’altro.

      • Una infrastruttura di un paese non si può basare sul buon senso, ma sulle regole. Le strade sono regolate dal codice della strada, non dalla gentilezza dei conducenti: se non rispetti le leggi c’è la multa. L’ENAC controlla le compagnie aeree, non si affida alla cortesia delle hostess o all’etica dei consigli di amministrazione delle compagnie aeree. Le connessioni internet delle nostre case devono funzionare indipendentemente che io – per capriccio o per scostumatezza – faccia streaming h24 sfruttando al massimo la mia connessione. La sicurezza dei nostri dati personali è protetta nei server da protocolli di sicurezza, non dalla netiquette degli utenti che non devono sbirciare nei back office dei portali web. Finanche Facebook e questo sito sono soggetti a regole nei commenti: se c’è spam, ad esempio, il commento non viene pubblicato.

        Non possiamo immaginare che l’infrastruttura di ricarica delle auto elettriche di domani si pianta/congestioni/rallenti se utenti “scostumati” che non infrangono alcuna legge o termine contrattuale decidono di non rispettare una netiquette decisa da te (o dal buon senso). Non a caso alcune di queste regole sono già state previste: se, dopo la ricarica, non liberi il posto, c’è la multa: non è un sistema basato sul buon senso, è basato su una regola scritta con una penale economica. Se queste regole non bastano, vanno ampliate, vanno aggiornati i termini e le condizioni: altrimenti gli abusi non si fermeranno.

        P.s.: sì, è vero, io bevo 2 litri d’acqua minerale al giorno.

  2. Spesso le più abusate sono le colonnine gratuite. Dove trovi auto completamente cariche collegate per ore. Qui si che si respira tutta l’inciviltà perché tanto non hanno niente da rimettere nemmeno il costo dell’occupazione.

  3. Ho visto delle colonnine , qui al lago di Como che ,dopo 3 ore viene applicata una penale di 0,07 Eu Min per evitare lunghe soste

  4. Etico è rispettare le regole. Chi da il potere di decidere di inventare regole che non esistono?
    In Germania paghi a tempo solo dopo 240 minuti. Con EnelX paghi a partire da un’ora dopo che è finita la carica ma non di notte.
    Se il vicino (io ancora non l’ho mai fatto) lascia l’auto la notte alla colonnina pure se ha una batteria piccola, perché non vuole alzarsi la notte, sta nel suo diritto. Chi sono io per dire che non è etico?
    Se si può regolare la velocità di carica per adattarsi alla tariffe in uso ed alle proprie esigenze perché non farlo?
    Sennò io dico che non è etico piazzare ad una AC una elettrica con 50kwh di batteria da caricare . O non è etico usare colonnine se non riesci a sfruttare tutta la velocità di carica della colonnina. O se hai una Tesla non è etico usare EnelX visto che hai la tua rete… ed altre stupidaggini come questa.
    Tutti questi discorsi di etica inventata vorrebbero rendere ancora più difficile usare l’auto a batteria al grosso della gente.
    Che poi molte colonnine ancora oggi sono sempre inutilizzate. E quelle occupate quasi sempre basta una app e lo si sa e se ne sceglie un’altra.

    • Mario, calma.
      Nessuno ha deciso regole che non esistono.
      Si tratta solo di un invito alla riflessione.
      Se decido di impostare la ricarica a 6 ampere e occupo una colonnina per due giorni, sto abusando di un servizio.
      Perché non sarebbe corretto caricare un’auto con una batteria da 50 kWh presso una AC?
      Non si tratta di rendere difficili le cose, ma solo di trovare il modo di sfruttare bene e a vantaggio di quante più persone possibili ciò che abbiamo oggi.

    • Nessuno può deninciarti se non dici buongiorno al vicino di casa. Ma tutti ti definiranno un cafone. Ecco: chi usa l’auto elettrica senza il dovuto rispetto etico per gli altri, per noi è un cafone. Va bene così?

  5. Tante belle parole e argomentazioni eccelse, ma sono equiparabili solo alle favole Disney purtroppo.
    Non so all’estero ma qui in Italia vince sempre chi è più “furbo”, anche in questo caso.
    Penso che per risolvere il problema di questo malcostume bisognerà creare interi parcheggi per le elettriche con relativo operatore che attacca e successivamente stacca le vetture a cose fatte. Un po’ come succede al distributore del metano per auto, per intenderci.
    Non è logico, ma la vedo come unica soluzione percorribile contro i soliti furbetti purtroppo.

  6. Certi argomenti non si dovrebbero neanche scrivere, perché in un mondo civile non dovrebbe essere necessario, ma purtroppo non è così e la maleducazione vive sovrana.
    Io sono d’accordo sul uso consapevole una fast si chiama così perché deve essere veloce, quindi raggiunto 80% ci si sgancia e si va via, se si vuole caricare al 100% si usa una normale presa, tanto il tempo è lo stesso ma lasci Libera la colonnina veloce.
    Trovo assurdo dover fat intervenire gli operatori con tariffe allucinanti dopo l’80% per fare da deterrente,
    o pedaggi oltre carica.
    Il buon senso dovrebbe essere la regola.

    • A Bergamo tra qualche settimana aprirà un LIDL dotata una colonnina di ricarica doppia.
      Hanno messo un cartello di disco orario: dalle 7 alle 22 sosta massima 2 ore !

    • Fabio, le tariffe maggiorate per penalizzare l’occupazione troppo “lunga” di una colonnina possono sembrare un rimedio troppo drastico ma temo che siano ancora un male necessario finché non si diffonderá un minimo di “etichetta” da parte degli “elettromobilisti”.. Forse esagero ma io farei scattare la tariffa maggiorata anche in caso di ricarica prolungata con SoC alto o con potenza di ricarica volutamente ridotta.

Rispondi