Eolico spinge l’occupazione in Sardegna, 625 posti a Oristano

eolico

L’eolico porterà lavoro in Sardegna, a Oristano per la precisione. Una regione e una provincia dove il tasso di disoccupazione rimane più alto della media nazionale. Se il progetto andrà in porto nascerà l’azienda con più personale della provincia di Oristano. «Abbiamo in programma l’assunzione di 625 persone, numeri che potrebbero aumentare fino a triplicare viste le potenzialità dello stabilimento localizzato nell’area del Consorzio Industriale di Oristano». Questo mercato è ampio grazie anche alla posizione, come spiega a Vaielettrico Sesto Avolio, direttore dello stabilimento e rappresentante della  Triton – Oristano CAP: «Possiamo coprire le esigenze di tutto il Mediterrano occidentale: dal Portogallo alla Spagna e fino al Golfo di Biscaglia». Alla faccia di chi contesta la transizione energetica che “non porta lavoro”. 

Un investimento da oltre 300 milioni per la fabbrica delle piattaforme per l’eolico off-shore

Questi orizzonti industriali sono nutriti da un investimento da quasi 330 milioni di euro. Un punto di forza del progetto industriale  è la vicinanza ai maggiori impianti eolici off-shore italiani. Non solo Sardegna, ma anche Sicilia e tutto il Mediterraneo.

Sardegna: un’azienda difende il suo parco eolico

Cosa si produrrà? «Le piattaforme flottanti in calcestruzzo per gli impianti eolici off-shore» spiega il direttore Avolio che illustra gli elementi caratteristici del prodotto: «Assicurano alta stabilità in mare e nessun impatto ambientale. Presentano maggiore vita, costi più bassi, possibilità di adottare materiali e processi innovativi per migliorare il prodotto, attenuazione del rumore marino».

eolico off shore sardegna

Ci sono svantaggi rispetto ad altre soluzioni? «Risulta meno agevole il riciclaggio, ma la durata doppia consente il riutilizzo e le maggiori dimensioni consentono una stabilità intrinseca (passiva, non attiva)».

 

Una testimonianza concreta che contraddice le critiche legate al presunto colonialismo industriale è l’elevato livello di produzione locale, confermato anche dal coinvolgimento attivo di aziende sarde, che ricoprono ruoli chiave all’interno del progetto.

«Il nostro business plan è asseverato da PriceWaterhouseCoopers ( PwC), sottolinea il direttore, e  vogliamo completare la compagine societaria con soci che hanno competenze in aree specifiche. Sono con noi il produttore di cemento Buzzi Unicem, Manini per i prefabbricati in calcestruzzo, l’impresa locale Puddu Costruzioni e vogliamo coinvolgere esperti di porti».

Il cronoprogramma: prima unità entro il 2028

A che punto siamo? «C’è il progetto dello stabilimento, abbiamo acquisito i diritti del terreno, la concessione demaniale sul porto. A settembre/ottobre presentiamo la domanda di VIA per l’ inizio dell’estate prossima(valutazione di impatto ambientale) per cui stimiamo un tempo di 9 mesi e, quindi,  prevediamo di poter iniziare i lavori a inizio dell’estate prossima. Infine due anni per avere la prima unità nel 2028. Partiremo con un prototipo per testare metodi processi e stabilità».

I primi lavori interessano anche il porto di Oristano? «Sono necessari i dragaggi, la profondità del porto è quella che ci serve ma in 25 anni si sono deposti tanti residui e quindi è fondamentale intervenire».

Sul fronte occupazionale è abbastanza interessante il numero di figure professionali ricercate dalla società come si legge nella tabella qui sotto.

Eolico
Le figure professionali ricercate dall’azienda

I soldi chi li mette? «L’investimento è di 330 milioni, in parte li mettiamo noi, poi dobbiamo finalizzare un Grant con Invitalia. Lavoriamo con le banche anche attraverso un bond per una parte degli investimenti». Ma non finisce qui: «Abbiamo ricevuto la dichiarazione di interesse di alcuni dei più grossi sviluppatori di impianti eolici che hanno progetti in corso».

Una risposta concreta alle fake news

Conosciamo bene il dibattito pubblico in Sardegna sulle rinnovabili dove spesso si sono diffuse fake news sul tema fino ad arrivare a proclamare che non sono necessarie zone idonee per fotovoltaico ed eolico nonostante la necessità di decarbonizzare le attività umane.

Clima infuocato. Su questo tema il Consorzio industriale di Oristano ha sottolineato: «Anche che i porti di Augusta, Civitavecchia, Taranto e Marsiglia si sono candidati ad ospitare strutture analoghe. L’iniziativa industriale rappresenta un’opportunità per questo territorio che potrà ricavare benefici in termini di occupazione e di ricadute economiche senza subire danni al suo ambiente. Allo stesso tempo occorre tenere conto del fatto che gli impianti che saranno costruiti andranno a soddisfare la domanda dell’intero bacino del Mediterraneo, ma non sta a questo ente entrare nel merito delle sedi che vorranno ospitare impianti eolici».

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Visualizza commenti (18)
  1. piattaforme flottanti in calcestruzzo = piattaforme galleggianti, come delle chiatte, lo scrivo perchè ho il dubbio un commentatore non avesse inteso

  2. L’ eolico fatelo nelle aree industriali dismesse e sui tetti delle case, non a deturpare il paesaggio per produrre elettricità da soddisfare non la Sardegna ma tutta l’ Italia. Le pale non vicino ai nuraghi ma nelle pupille dei vostri occhi.

    1. Basta con questa litania e falsità sull’energia esporta. La Sardegna importa tutto, anche il formaggio e il latte se entri in un qualsiasi supermercato sardo, che è sempre energia trasformata. Tutta questa baldanza perché non la spende contro le centrali a carbone, il progetto di metanodotto o le raffinerie?

  3. Ecco la solita iniziativa per dare lavoro ai sardi che verrà sabotata da altri sardi per motivazioni variegate. Spero questa volta zittiscano chi si opporrà a questa battaglia inutile.

  4. Certo bello tutto ma, fotovoltaico, solare termico, eolico ma fare anche altro?
    Come generazione di elettricità mareomotrice e idroelettrico?

    1. Ciao, maremotrice forse è ancora presto, cioè ancora costicchia,
      leggo i risultati migliori producono elettricità a non meno di 200-300 euro al MWh, che poi è lo stesso alto costo stimabile per i piccoli fanta-reattori di Fratin, e maremotrice almeno non produrrebbe scorie millenarie

      forse (?) tra le fonti rinnovabili diverse da FTV ed Eolico, potrebbe essere la stagione propizia alla crescita degli impianti di biometano, già sceso di costo, e magari (?) di geotermia di vario grado (anche geotermia non profonda)

      idroelettrico trovare nuovi grossi bacini non urbanizzati è molto difficile,
      però leggevo si potrebbe ripulire i bacini esistenti, ora con meno capienza perchè quasi pieni di decenni di sedimenti, e realizzare piccoli bacini accessori per fare nuovi sistemi di accumulo energia a pompaggio inverso, che effettivamente servirebbero anche in Sardegna, al pari degli accumuli a batteria

  5. Un’ottima notizia per un popolo che ritiene (a gran torto) di poter vivere di solo turismo e paesaggio. Ma conoscendo le loro convinzioni sono sicuro che saranno contrari a qualsiasi posto di lavoro creato dal “GRIN”…

    1. Un popolo che è padrone della sua terra….e che x questo lotterà x salvaguardarla….forse x chi non vive in questa terra non è chiaro il concetto…qui l’energia non si misura in kW ma in forza vitale nel stare a contatto con la natura…e non in mezzo a foreste di pale eoliche e campi di fotovoltaico…e poi…x produrre energia x chi? Non certo per noi Sardi…e quindi? Dobbiamo farci depredare le terre x interessi economici delle multinazionali che pensano solo al tornaconto economico facendo finta di dare lavoro, come se fosse un’elemosina….purtroppo il ns amico Draghi ha giocato bene le sue carte autorizzando i potenti della terra a fare quello che meglio gli aggrada, senza alcun rispetto delle regole che invece, x noi poveri esseri umani sono sempre in vigore….basterebbe ragionare un po’ con la testa x capire che dietro questi progetti il popolo ci rimetterà sempre…..o credete ancora che pensino a noi?? Poveri illusi

      1. ma perchè? “”voi”” sardi con cosa fate andare gli elettrodomestici? con la forza vitale? o i vostri funzionano a cannonau e porceddu?

      2. per essere “padroni a casa propria” bisogna poter produrre l’energia senza dipendere dalle importazioni del folle di turno americano o russo, questo fanno le rinnovabili

        con metano, carbone o nuculare, si resta schiavi e strozzinati.. “basterebbe ragionare un po’ con la testa”

      3. Sembra una poesia ma è un’accozzaglia di luoghi communi e di cose non vere. I sardi consumano quanto e come gli altri italiani. Serve energia e non quella delle centrali a carbone e quella ottenuta dal processo di raffinazione del petrolio. Su questo non dice niente? E si oppone ad una iniziativa che vede insieme anche aziende sarde? Lei si prende il coraggio di dire ai tantissimi disoccupati sardi di fare le valigie perché le vaneggia di pseudo ambientalismo da salotto?

        1. No, I sardi sono primi per consumo procapite di corrente elettrica in italia (dati terna e istat 2023). Quindi, specialmente noi sardi siamo tenuti a dare l’esempio e produrre più green.

    2. Come può avere impatto ambientale zero un ammasso di Metello e cemento enorme in mezzo al mare? E poi anche se con periodo di vita doppio, chi si occuperà di smaltire tutti i rifiuti prodotti? Inquiniamo l’ambiente per dei posti di lavoro? Abbiamo tanti esempi di fregature di questo tipo in Sardegna. Ad un certo punto fa meno danni il carbone o il nucleare

      1. per me, meno impattante e riciclabile di Eolico e FTV oggi non trovi niente, a parte vivere nelle caverne senza energia, e anche visivamente ne bastano pochi di impianti, mica dappertutto.. di eolico se ricordo i conti basterebbero già un paio di grossi parchi al largo

        nuculare produce il peggior rifiuto al mondo, le scorie millenarie da sorvegliare a vita.. vorresti movimentazione e un deposito di scorie in Sardegna? poi ha tempi biblici di installazione e nei decenni recenti costa sempre più uno sproposito, ti starebbe bene raddoppiare le bollette o il debito pubblico?

        rimangono metano e carbone, che pure vanno importati e costano abbastanza cari e inquinano, per il metano poi sventreranno l’isola con nuovi metanodotti.. e le centrali termiche sarde sono in parte sovvenzionate dallo Stato (ad esempio con gli incentivi del Capacity market) sennò le bollette sarde schizzerebbero più in alto

        specie su un’isola, cosa ci può essere di meglio e di più semplice di usare le risorse presenti localmente e naturali per generare energia?

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