L’eolico offshore è sotto attacco negli Usa, dove l’Amministrazione Trump ha sospeso cinque grandi progetti già in costruzione lungo la costa atlantica. Bloccati investimenti miliardari e interrotta anche la produzione di energia pulita già attiva. La decisione dell’amministrazione Trump sarebbe motivata dai presunti rischi per la sicurezza nazionale. Intanto crollano in Borsa i principali operatori del settore.
La mossa segna un nuovo punto critico nello scontro tra la Casa Bianca e l’industria dell’eolico offshore, considerata una delle colonne portanti della transizione energetica statunitense. Crescono le tensioni politiche con gli Stati federati coinvolti mentre si fanno concreti i timori per un aumento dei prezzi dell’elettricità, proprio nel pieno dell’inverno.
I progetti congelati e le reazioni dei mercati
La sospensione riguarda i progetti Revolution Wind e Sunrise Wind (Ørsted), Vineyard Wind 1 (Avangrid e Copenhagen Infrastructure Partners), Empire Wind 1 (Equinor) e Coastal Virginia Offshore Wind (Dominion Energy). In particolare, Vineyard Wind era un impianto già parzialmente operativo, fornendo elettricità sufficiente per circa 400.000 abitazioni in Massachusetts.
La reazione dei mercati è stata immediata: Ørsted ha perso oltre il 12% in Borsa, mentre anche Equinor e Dominion Energy hanno registrato ribassi significativi. Un segnale chiaro di come l’incertezza regolatoria stia diventando un fattore di rischio strutturale per gli investimenti nelle rinnovabili negli Stati Uniti.

Un problema di… sicurezza nazionale
Secondo il Dipartimento degli Interni, la sospensione sarebbe legata a preoccupazioni espresse dal Pentagono. Il movimento delle pale e le strutture riflettenti delle turbine offshore potrebbero interferire con i sistemi radar militari, rendendo più difficile l’individuazione di minacce come droni o velivoli ostili.
Il segretario Doug Burgum ha parlato della necessità di “prendere tempo” per valutare possibili misure di mitigazione, ribadendo che la priorità del governo è la sicurezza nazionale. Tuttavia, questa giustificazione è fortemente contestata, dal momento che tutti i progetti sospesi avevano già ottenuto le necessarie autorizzazioni, incluse quelle del Dipartimento della Difesa, sotto le precedenti amministrazioni.
Lo stesso Trump non ha mai nascosto di voler porre fine all’industria eolica offshore, sostenendo che le pale eoliche siano troppo costose e danneggiano fauna marina e uccelli. Tutto questo mentre promuove le trivellazioni per petrolio e gas.
Stati, industria e sindacati sul piede di guerra
La decisione ha scatenato una reazione durissima da parte degli Stati federati coinvolti, delle associazioni industriali e dei sindacati. La governatrice di New York, Kathy Hochul, ha parlato di un “attacco deliberato all’energia pulita e ai posti di lavoro”. Il procuratore generale del Connecticut e altri Stati stanno valutando azioni legali.
Secondo la National Ocean Industries Association, il blocco è ingiustificato e mina la credibilità dell’intero processo autorizzativo federale. Anche i principali senatori democratici impegnati sui dossier energia e ambiente hanno avvertito che qualsiasi riforma bipartisan sulle autorizzazioni sarà congelata finché lo stop all’eolico offshore non verrà revocato.

Effetti sui prezzi dell’elettricità
Al di là dello scontro politico, l’impatto più immediato riguarda il sistema elettrico. L’eolico offshore è oggi una delle fonti più economiche, pulite e stabili per la produzione di energia su larga scala negli Stati Uniti, grazie alla maggiore costanza dei venti marini rispetto a quelli terrestri.
In particolare, bloccare progetti già pronti o in fase avanzata significa ridurre l’offerta di elettricità proprio mentre la domanda cresce, trainata dall’elettrificazione dei trasporti, dal riscaldamento elettrico e soprattutto dall’esplosione dei data center per l’intelligenza artificiale. Un principio economico elementare: meno offerta a parità di domanda porta a prezzi più alti, come già sta avvenendo in diversi Stati della costa orientale.
Non a caso, Dominion Energy ha avvertito che lo stop mette a rischio la stabilità della rete in Virginia, inclusa l’alimentazione di basi militari e infrastrutture strategiche.
Un segnale negativo anche per l’Europa
Dal punto di vista europeo la vicenda statunitense è tutt’altro che lontana. L’Europa sta puntando con decisione sull’eolico offshore nel Mare del Nord e nell’Atlantico, considerandolo essenziale per ridurre la dipendenza da gas importato e contenere i costi dell’energia nel lungo periodo.
Il caos regolatorio negli USA rischia però di spostare capitali e filiere industriali verso altri mercati. In primis la Cina, che continua a investire massicciamente nelle rinnovabili senza stop-and-go politici. Un monito anche per l’Unione Europea: senza stabilità normativa e visione di lungo periodo, la transizione energetica diventa più costosa e più lenta.

Ideologia contro realtà energetica
Lo stop all’eolico offshore appare sempre più come una scelta ideologica, coerente con la posizione storicamente ostile di Donald Trump verso le turbine eoliche, considerate “brutte, costose e inutili”. Ma i dati raccontano un’altra storia: meno rinnovabili significano più gas, più volatilità dei prezzi e maggiore esposizione geopolitica.
Per questo, al di là delle battaglie legali in arrivo, il blocco dei progetti offshore rappresenta un caso emblematico di come le decisioni politiche possano incidere direttamente sulle bollette, sull’occupazione e sulla sicurezza energetica.
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bloccare investimenti già partiti ed altri in costruzione è un forte campanello d’allarme nei confronti di tutti i gruppi industriali che meditano di installarsi negli USA; finché guidati dalle capricciose politiche del governo Trump penso sia ben difficile ritenere il quadro normativo e finanziario stabile ed affidabile nel tempo (ed ancora non abbiamo visto gli effetti presumibili quando avranno allineato ai loro desideri pure la guida della FED ! ). Alla fine il pragmatismo cinese rischia di diventare più attraente, coerente e comprensibile per pianificare investimenti su mercati extra europei…
Non mancano molti mesi a veder gli effetti “boomerang” di certe politiche muscolari…. e presto vedremo le nuove statistiche economiche USA fino ad oggi “coperte” con lo shutdown e la sospensione delle rilevazioni..