Home VaiEnergy Eolico galleggiante, in Francia la centrale che può rivoluzionare il settore

Eolico galleggiante, in Francia la centrale che può rivoluzionare il settore

12

Vuoi leggere questo articolo senza pubblicità? Entra qui e abbonati a Vaielettrico Premium

Rinnovabili, l’eolico offshore galleggiante è una delle tecnologie più sfidanti in Europa. Può sfruttare le aree marine profonde e lontane dalle coste per intercettare venti di maggiore forze e continuità. Con minori impatti ambientali

Eolico galleggiante: finora è stato testato soltanto in piccoli progetti pilota dimostrativi in Scozia, Portogallo e Norvegia. Ma sono diversi i Paesi europei che si stanno muovendo concretamente con piani di sviluppo su più larga scala. Un passo avanti deciso lo ha fatto di recente la Francia, che ha appena concluso la prima asta eolica offshore galleggiante su scala commerciale.

È la prima volta che viene organizzata una gara di tale portata per assegnare una tariffa feed-in per un parco eolico offshore galleggiante. Il sito aggiudicato da 250 MW sarà completato al largo della costa meridionale della Bretagna e diventerà il più grande parco eolico offshore galleggiante in Europa, con enormi benefici energetici per l’intera regione. Ad accappararsi la gara il consorzio formato da Elicio, produttore internazionale di energia eolica, e BayWa r.e., sviluppatore di rinnovabili e fornitore di soluzioni energetiche.

I vantaggi dell’eolico in alto mare

Si tratta di un nuovo tassello importante per il settore dell’eolico galleggiante europeo, considerato ancora di nicchia ma con un ruolo chiave per lo sviluppo futuro dell’energia eolica in gran parte dell’Atlantico, del Mar Mediterraneo e di altri bacini marini con acque più profonde.

Questo tipo di tecnologia, infatti, che non necessita di fondazioni fisse nel fondale marino, ha il potenziale di sbloccare l’accesso ad aree marine con profondità significative (anche superiori ai 60 metri), lontane dalle coste, laddove la forza dei venti è maggiore e quindi maggiormente sfruttabile in chiave energetica.

In queste aree, le grandi turbine galleggianti non solo sono più competitive in termini di costi rispetto alle tradizionali ancorate al fondo ma apportano notevoli vantaggi anche dal punto di vista ambientale. Alcuni studi evidenziano, infatti, come adottando questa tecnologia l’impatto sull’habitat e l’ecosistema sottomarino si riduca drasticamente rispetto ai sistemi onshore fissi.

Il Mediterraneo come laboratorio strategico

Come detto, esistono già piani di sviluppo importanti e diversi Paesi europei si stanno muovendo concretamente in tal senso. La Francia ha già fatto sapere che annuncerà entro l’anno i vincitori di altri due siti da 250 MW nel Mediterraneo; il Regno Unito ha messo a gara spazi marini per oltre 15 GW di progetti galleggianti; Spagna, Portogallo, Norvegia, Grecia e anche l’Italia hanno ulteriori piani ambiziosi da sviluppare. Seppur incanalati, in certi casi, in iter autorizzativi e procedurali non semplici.

Il bacino del Mediterraneo, in particolare, si appresta a diventare un’area di sviluppo molto significativa per l’eolico offshore galleggiante. Si stima che in tempi relativamente brevi, possa assumere il ruolo di polo strategico per la diffusione su larga scala di questa tecnologia. Con evidenti ricadute positive sugli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e in termini di sicurezza e transizione energetica globale.

L’italia progetta ma arranca

L’Italia, vista la sua posizione geografica, le sue caratteristiche morfologiche e la conformazione dei suoi fondali, è considerato un Paese dall’enorme potenziale di sviluppo dell’eolico galleggiante. Secondo le stime del Global Wind Energy Council, è il terzo mercato al mondo come potenzialità in questa tecnologia.

Al momento, però, si è fatto molto poco per sfruttare appieno questo vantaggio. La tecnologia è considerata ancora residuale se si considera che, in concreto, il nostro Paese al momento è fermo a soli 30 MW eolici offshore installati in un singolo parco vicino alla costa. Ma si tratta di una tecnologia a fondamenta fisse, rivelatasi nel complesso meno adatta ai fondali profondi del Mediterraneo.

Perciò l’Italia si trova in una posizione di ritardo sull’eolico flottante, non avendo ancora definito una strategia chiara a livello nazionale e non avendo ancora iniziato ad organizzare la propria catena di fornitura. La mancanza di incentivi economici e legislativi adeguati hanno poi inciso ulteriormente in negativo.

Eolico galleggiante in Italia? Sicilia più avanti

L’unico progetto vicino a vedere la luce è quello di 7Seas Med nel Canale di Sicilia. Si tratta di 21 turbine da 12 MW (per un totale di 250 MW) localizzate 35 km a largo delle coste trapanesi. Lo scorso marzo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha espresso il suo giudizio positivo sulla compatibilità ambientale, dopo il nulla osta già ottenuto dalla commissione Via. Questo ha permesso a 7Seas Med – nato dalla partnership tra GreenIT (joint venture italiana per le energie rinnovabili tra Eni e Gruppo Cdp) e Copenhagen Infrastructure Partners – di avanzare nella realizzazione del parco eolico galleggiante e di partecipare alle aste per gli incentivi, come quelli previsti dal decreto ministeriale FER2 sulle rinnovabili. Decreto che, però, ad oggi, dopo quattro anni, non è stato ancora approvato…

Nonostante il ritardo accumulato rispetto ad altri Paesi della UE, anche da noi qualcosa inizia a muoversi. Il forte sviluppo degli ultimi anni riguardo alla tecnologia applicata alle piattaforme flottanti ha aperto nuove possibilità per l’Italia di sfruttare le sue aree marine profonde.

In generale, si stima che il nostro Paese possa ambire a sviluppare fino a 207 GW di energia eolica gallegiante (il 60% del potenziale complessivo di energia rinnovabile), il che lo renderebbe uno dei settori più promettenti per aumentare la produzione da fonti green. Sicilia, insieme a Puglia e Sardegna, sono indicate come le regioni con più potenziale in questo senso.

Un volano per industria e occupazione

Per sfruttare appieno questa risorsa le sfide da affrontare non sono poche, anche per la complessità di elementi che girano intorno alla progettazione e alla costruzione degli impianti. A monte servono infatti un’efficace pianificazione strategica dello spazio marittimo, l’individuazione di aree industriali produttive adeguate (in primis infrastrutture portuali) a realizzare impianti enormi, una sinergia industriale tra i vari attori della filiera e una rete logistica essenziale.

La semplificazione delle procedure burocratiche è un altro elemento necessario per accorciare i tempi di approvazione e sviluppo dei progetti dei parchi eolici. Così come serve avere un quadro normativo più chiaro e stabile, per accelerare gli iter autorizzativi e abilitare nuovi investimenti. Infine, risulta essenziale l’avvio di un sistema di incentivi economici più robusto e strutturato, che possa aiutare a calmierare costi iniziali e di gestione importanti, ad oggi un ostacolo importante alla diffusione dell’eolico galleggiante.

Se debitamente sfruttata, questa tecnologia è una risorsa capace di concretizzare potenzialità economiche, ma anche occupazionali, rilevanti, portando benefici ad interi settori industriali. Se debitamente sfruttata, appunto.

– Iscriviti alla Newsletter e al nostro canale YouTube –

Apri commenti

12 COMMENTI

  1. In Italia ci sono le bombe ecologiche di Renzi
    piattaforme petrolifere in disuso , non smantellate finché produrranno qualche barile di greggio l’anno..
    un governo serio , peserebbe come risolvere questa questione prima o poi
    personalmente le userei chiudendo l’estrazione,senza smontare le piattaforme per montarci sopra 3 o 4 pale eoliche
    potrebbe essere una buona occasione per risparmiare qualcosa oggi ;
    ma soprattutto evitare guai grossi domani

    insomma il classico due piccioni con una fava

    my 2 cent anti disastro ecologico annunciato

    • L’ idea a me piace…
      Le piattaforme però son state mantenute:

      1) per non pagare il decommissioning

      2) la scusa (giustificata..dato il momento storico.. con tanti conflitti in corso) è pure quella di aver rapidamente disponibili le “riserve nazionali”

      Speriamo che il disastro ecologico non accada… comunque vada a finire con le piattaforme…
      (Ma con la tua idea è un buon modo per pagarne la messa in sicurezza)

  2. In italia preferiscono le piattaforme petrolifere.

    Da qualche parte ho pure letto che in Emilia Romagna (non ricordo quale zona) la politica guarda amorevolmente alle piattaforme (esistono anche viaggi organizzati con battelli che portano i villeggianti a visitarle) e che hanno tuonato contro l’eolico off shore in quanto deturpa il paesaggio.

    Dopo aver letto certe cose uno vorrebbe dare le dimissioni da italiano (o meglio italiota).

    • secondo me il turismo potrebbe apprezzare anche un bel giro emozionante sotto gigantesche pale eoliche…
      Mi ricordo tanti anni fa in Sardegna a passarci in mezzo con la moto!!
      e più recentemente tra torri di pale in collina, complice una interpretazione “avventurosa” di GoogleMaps sulla mia auto (BEV .. Forse voleva farmi “ricaricare” in eolico 😂) …
      o passando attraverso quelle maestose di Pontedera .. appena fuori dal centro …
      o la “graziosa danza” delle eliche in sequenza che si può ammirare vicino alle belle spiagge di Piombino … sicuramente molto, molto meglio delle precedenti torri fumanti della centrale termoelettrica dell’acciaieria…. ben sapendo le pessime ricadute sui terreni circostanti ..

      a me da piccolo vedere la fiamma lucente sulla piattaforma davanti Cattolica mi piaceva, ingenuo ed ignaro dei guasti ambientali legato al flaring di gas continuo…
      vedere alla medesima distanza delle lucine girare di notte.. e cercare di scorgere le pale di giorno non mi sembra sia un gran problema estetico….

      (ben diverso se la torre aero-generatrice si trova a poche centinaia di metri da abitazioni… per via del ronzio a bassa frequenza… ).

  3. ” L’Italia, vista la sua posizione geografica, le sue caratteristiche morfologiche e la conformazione dei suoi fondali, è considerato un Paese dall’enorme potenziale di sviluppo dell’eolico galleggiante. Secondo le stime del Global Wind Energy Council, è il terzo mercato al mondo come potenzialità in questa tecnologia.”

    ma forse tra 10-15 anni avremo un incredibile ponte tra Reggio Calabria e Messina…

    non si può fare tutto no?

  4. Anche solo 2 anni fa, eolico galleggiante era più caro, in quanto una novità assoluta, ma si sapeva sarebbe sceso presto di prezzo, avvicinandosi al costi (bassi) dell’eolico off-shore già rodato, quello su piattorme fisse appoggiate al fondale

    apparentemente a leggere i prezzi dei vari progetti e calcolando i kwh che produrranno, anche aggiungendo un 15% 20% di spese di gestione, manutenzione ordinaria, mautenzione starordinaria, la discesa dei prezzi c’è già stata, a memoria mi sembra siamo su costi LCOE tra 5 centesimi e 9 centesimi a kwh (dipende anche dal capacity factor che raggiungono in ogni sito) cui aggiungere i margini di profitto degli investitori, quando due anni fa si parlava di 18 cents a kwh

    la domanda per un esperto, perchè io mi perdo nei decreti simili:

    quando il decreto Fer 2 sarà reso legge, o aggiornato a Fer 3, i genii del male del governo attuale rivedranno le tariffe di incentivazione molto altre previste 2 anni fa?
    anche considerando che gli impianti hanno poi ulteriori 3 anni per la costruzione, durante i quali i prezzi scendono ancora

    verranno calibrati le tariffe in base all’evoluzione dei prezzi PUN degli anni futuri, magari con tariffe non fissate una volta per tutte per 20 anni senza indicizzazione al PUN, come si faceva (e si fa a volte tuttora) nel nostra mondo preistorico energetico-politico ?

    perchè sarebbe simile a quanto già successo con i conti energia del 2007-2011, incentivi fissati per 20 anni a prezzi troppo alti, che poi pesano sulle accise elettriche realizzando una partita di giro che non fa scendere velocemente i prezzi del PUN

    cioè prima si rallentano le instalalzioni, noi tutti a gran voce chiediamo giustamente che le sbloccchino; poi la momento di doverne concedere almeno alcune, le si sovra-incentiva, creando in seguito l’impressione che le rinnovabili non siano economiche, ma banalmente viene fatto anche per fare regali di scambio a questa e quella azienda o categoria usando i fondi pubblici dei bilanci statali futuri (da qui a 20 anni), in questo dettaglio sta il genio del male

    personalmente sono molto contento per lo sviluppo dell’industria eolica galleggiate in italia e nel mediterraneo, solo spero che non diventi occasione per mandare in vacca anche questo settore con incentivi distorsivi che ne alzino i prezzi mantenedo il PUN ancora alto

    perché in una certa quota di progetti italiani di eolico galleggianti è subentrata ENI come ente finanziatore, rilevando i progetti messi in vendità diciamo dalle Start-up iniziali.. sappiamo il governo attuale ha più che un debole per ENI e viceversa con effetti distorsivi che si sono già visti anche nella legge del DL agricoltura e sui prezzi delle colonnine

    speriamo che stavolta ci comporteremo da paese moderno, e non finisca come con i prezzi delle colonine; che vengano fatte aste competitive al ribasso sui prezzi, o immaginando che da noi siano in parte un pro-forma, che vengano trattati tra le controparti intervalli di prezzo del kwh ragionevoli e meccanismi per rivedere i prezzi nel corso degli anni futuri.. se ci teniamo questo governanti a gestire la questioni energetiche, conviene almeno stare all’occhio

    • Alle considerazioni, completamente condivisibili, di R.S., aggiungo un tassello: nel 2014 il governo Renzi emana il decreto “spalmaincentivi, che riduce l’incentivo per tutto il periodo residuo, con effetto retroattivo. Eppure il GSE, ai tempi completamente controllato dal Ministero del Tesoro, aveva firmato dei contratti che garantivano un incentivo fisso per 20 anni. Una pezza peggiore del buco.
      Riporto solo il commento più benevolo, ascoltato personalmente, da investitori stranieri: “pensavamo di aver investito in un paese europeo” !

      • sto leggendo sul decreto Fer 2
        era dedicato a incentivare 4 GW di energie “innovative” non ancora competitive nel 2022, di cui 3,5 GW (nella bozza di inizio 2024 sono diventati 3,8 GW) di eolico off-shore galleggiante

        previste sino a 3 aste competitive duranne il quinquennio 2024-2028 per assegnare i 3,8 GW ma potrebbero aumentare in corso d’opera), poi a fine 2028 il decreto Fer 2 termina; alle prime aste ci saranno pochi impianti già approvati dal Mase, passo necessario per poter competere alle aste, non so se avverrano realmente dei ribassi

        qui la gabola, il FER 2 prevedeva tariffa di ritiro dell’energia a 185 euri/MWh x 20 anni; valore da diminuire del 3% all’anno rispetto alla data della bozza (2022); ad oggi sarebbe circa 175 euri/MWh x 20 anni; 168 euri se la tariffa verrà assegnata in una asta nel 2025.. se interpreto giusto il testo..è un po ambiguo

        peccato che in due anni, dal 2022 al 2024, l’eolico galleggiante è già sceso di costo di realizzazione del 30% all’anno, invece del 3%; a esagerare ad oggi pare costare LCOE 90 euri a MWh, aggiungiamo i margini di guadagno per gli investitori si arriva a 120 euri…con imprevisti 130..

        se non modificano la tabella incentivi prevista nella bozza 2022 prima di convertirla in decreto, si rischia di sovra-incentivare i primi 3,8 GW assegnati alle aste

        per carità, si è visto di peggio nel 2007-2011, e i GW successivi alla capienza del FER 2, avranno tariffe più basse, questi sono i primi impianti “pilota”; però sarebbe un peccato non inziare con tariffe più “sfidanti”, sennò rallentiamo la discesa del prezzo PUN, trainata da Fotovoltaico ed eolico su terra

        ====
        ci sarebbe da fare lo stesso ragionamento anche per il “Fer X”, il decreto per le rinnovabili non più innovative, le chiama già “quasi competitive”, che incentiva alcune tipologie di FT e l’eolico su terra..

        devo leggerlo meglio, magari si riferisce solo a FT particolari (come l’agrivoltaico avanzato), ma in generale FT ed eolico sono già competivive, e incentivarle rispettivamente a 85 e 80 MWh sembra obsoleto, ad oggi si potrebbe scendere un po’ (anche senza arrivare agli estremi della Spagna, probabilmente con meno spese burocratiche, nelle loro aste FT a terra ed eolico su terra si assestano a circa 15-35 euri a MWh)

        per assurdo, gli installatori di fotovoltaico a terra utility, commentando la contorta vicenda del DL agricoltura, dicevano che non necessitano di incentivi, ma di non avere leggi capestro che impediscono le installazioni del tipo non incentivate ( è stato bloccato il FT a terra su aree agricole marginali o abbandonate, e forse anche l’agrivoltaico non avanzato, quello chiamato di tipo 2, cioè con pannelli a terra, su pascoli e prati; entrambi non prendevano incentivi, facevano risparmiare tutti e abbassare più velocemente il PUN)

        • ripensandoci.. forse aiuta l’inflazione monetaria a tagliare l’incentivo dopo molti anni, se gli incentivi non sono aggangiati all’inflazione (spero di no).. però i valori iniziali mi sembrano lo stesso alti

    • in Europa bisogna solo sperare che la BCE si “sganci” dalla FED ed inizi una leggera riduzione dei tassi d’interesse per finanziare queste nuove installazioni a tassi più favorevoli (o in alternativa finanziamenti agevolati per il settore della decarbonizzazione).
      Anche in USA (Stato di New York ) si son fermate installazioni eoliche causa tassi finanziari troppo alti che hanno stravolto i piani di rientro …
      Al momento l’economia USA gira molto sostenuta ed hanno vari motivi: ci vendono idrocarburi in sostituzione dei russi, hanno “the new big thing” dell’ A.I. a tirare al Nasdaq ( anche se si intravedono i primi segnali di rallentamento, dovuti al mancato calo tassi e qualche “problemino” in vista di sanzioni alla Cina), hanno da spendere cifre enormi per l’industria bellica in vista di nuovi armamenti e creazione di ulteriori scorte per scenari futuri… hanno gli esiti dell’ I.R.A. che sta creando nuove fabbriche e nuovi posti di lavoro (contribuendo a mantenere sostenuta la domanda interna)… al momento son sempre loro a mantenere alta l’inflazione (visto che la Cina è tutt’ora in difficoltà anche se non recessione… e propabilmente non riuscirà ad uscire dall’impasse se non arriva ad accordi veri con gli USA … e di riflesso… con noi poveri europei.)

Rispondi