L’azienda modenese è ad un punto critico: le moto sono molto richieste, ma Energica non riesce a trovare i finanziamenti per continuare crescere. Oggi cattive notizie anche dal tavolo in Regione.
E’ il fiore all’occhiello delle due ruote elettriche italiane. Produce le moto tecnologicamente più avanzate e performanti. È stata per anni fornitore unico del campionato del mondo MotoE accumulando dati ed esperienza. Parliamo di Energica, che, nonostante tutto questo rischia di chiudere. Come è possibile? Colpa della crisi? Le moto elettriche non si vendono? In realtà, no.
A Energica, nonostante abbia prezzi tutt’altro che popolari, le richieste non mancano. Energica rischia di perdere gli straordinari risultati raggiunti causa la mancanza di risorse finanziarie per gli investimenti. Ora è a un bivio: o cresci o chiudi.
Come si è arrivati fin qui? Un po’ di storia di Energica
Andiamo con ordine perché per capire come si è arrivati a questo punto bisogna capire cosa è successo negli anni passati. Energica nasce a Modena, una decina di anni fa, costola del Gruppo CRP, eccellenza nel mondo del motorsport mondiale e, da subito, punta all’eccellenza anche nel settore delle moto elettriche. In un paio d’anni vengono lanciati i primi modelli: la supersportiva Ego e la naked Eva. Entrambe sulla piattaforma legacy con lo stesso powertrain, batteria da 13.4 kWh e circa 150 km di autonomia.
Nel 2016, grazie alla quotazione in Borsa, si avvia la produzione e nel 2017 arriva anche la naked retrò, la EsseEsse9, dal nome della via Emilia, spina dorsale della Motor Valley.
In questa fase per Energica le cose vanno benissimo: entusiasmo, innovazione e capacità vengono premiate sia dal pubblico che da Dorna. L’organizzatore della MotoGP, sceglie Energica come partner per inaugurare il primo campionato mondiale per moto elettriche, la MotoE. Dal 2019 al 2022 le competizioni consentono all’azienda modenese di fare incredibili avanzamenti tecnologici e di farli in tempi brevissimi proprio grazie alle continue sfide che affronta in pista.
Nel 2019 arriva il secondo powertrain, la batteria diventa da 21,5 kWh, l’autonomia dichiarata sale fino a 400 km e il peso cala di 10 kg. Energica va nella direziona giusta e nel 2021 lancia una nuova piattaforma tecnologica con motore EMCE che migliora ulteriormente l’efficienza.
Arriva il Covid e lascia il segno anche su Energica, come su tutte le PMI. Ma non è stato il Covid a rendere necessario l’ingresso di un nuovo grande investitore – Ideanomics – che arriva proprio nel marzo del 2021.
Qui è importante fare un inciso e capire perché Energica ha avuto bisogno di investimenti esterni. Produrre beni ha un costo che varia molto a seconda di come quel bene viene prodotto. Energica aveva una produzione quasi prototipale delle moto e aveva bisogno di industrializzare i processi di produzione.
La meteora americana Ideanomics e l’uscita dalla Borsa
Era il momento di implementare tecniche e metodologie su scala più larga per rendere la produzione più efficiente, standardizzata ed economica. L’obiettivo era quello di costruire di più, meglio e a costi inferiori. Per farlo servivano macchinari, automazione e tecnologie avanzate. Tutte cose che richiedono un investimento iniziale molto importante, nell’ordine delle decine di milioni.
E qui compare Ideanomics che attua il delisting del titolo Energica, arrivano le prime tranche di investimenti dal fondo americano e, grazie anche al boost tecnologico, nel 2022, viene lanciata la Experia. È un grande successo. Tanto che nel 2022 Energica riceve quasi il triplo degli ordini dell’anno precedente e raggiunge volumi di vendita (1.100 unità) e ricavi record (circa 13 milioni di euro).
Proprio nel 2022 però, all’ombra di questi grandi risultati, iniziano i primi problemi. La crisi che ha colpito i titoli tecnologici del Nasdaq colpisce Ideanomics e i problemi degli Stati Uniti, ricadono anche su Modena. Le tranche di investimenti ritardano sempre di più e alla fine, nei primi mesi del 2023 si interrompono.
Ideanomics dopo aver versato circa un terzo di quanto previsto inizialmente, non sostiene il processo d’industrializzazione. Energica deve fare una brusca frenata: è costretta a restare una PMI con un sistema di produzione che non permette il sostegno delle attuali dimensioni dell’azienda. Inoltre, nonostante gli ordini siano tanti, la capacità di evaderli è frenata dalla scarsa liquidità.
Riassumendo: Energica ha creato tecnologie e prodotti di altissimo livello e il mercato lo ha confermato. Anche la finanza ha creduto nel progetto, tanto da puntare milioni sulla crescita dell’impresa di Modena. A un certo punto però, per motivi tutti legati a Ideanomics, il fondo interrompe gli investimenti. Energica riesce a tutelare la produzione, ma facendo enormi sacrifici e ricorrendo dall’autunno 2023 agli ammortizzatori sociali.
Presente e futuro di Energica
Così arriviamo alla scorsa settimana, quando, il 3 ottobre, alcuni dipendenti hanno allestito un presidio davanti ai cancelli dell’azienda per richiamare l’attenzione sulla situazione e sostenere l’azienda. Il fatto è stato strumentalizzato e alcuni giornali hanno parlato di sciopero, lasciando intendere uno scontro tra direzione e dipendenti.
Negli ultimi anni circa un’ottantina di lavoratori, vedendo l’arresto del processo di crescita, hanno preferito lasciare volontariamente Energica, ma – i sindacati confermano – non c’è stato mai alcun licenziamento e stando alle informazioni raccolte da entrambe le parti la risoluzione dei contratti è sempre stata più che amichevole. A testimonianza dell’affiatamento aziendale, sono stati gli stessi dipendenti a voler chiarire il punto con una dichiarazione molto precisa:
«In riferimento alla presenza dei dipendenti Energica all’ingresso dell’azienda in data 3 ottobre, ci teniamo a chiarire che il presidio (diverso dallo sciopero) è stato guidato dalla volontà di esprimere sostegno all’azienda e difendere la nostra occupazione e il nostro futuro professionale, contribuendo in maniera positiva e pro attiva.
Desideriamo pertanto dissociarci da tutte le interpretazioni di terze parti e dalle strumentalizzazioni del nostro operato. Ogni nostro atto è stato compiuto con lo scopo di sostenere Energica e garantire la stabilità del nostro lavoro.
Auspichiamo che il nostro impegno venga correttamente compreso ed interpretato per quello che realmente è stato: un atto di responsabilità verso il nostro futuro ed una dimostrazione di sostegno all’azienda da parte di chi, come noi, ogni giorno ha contribuito al suo successo».

Chi salva Energica? La palla alla politica
Ora con scarsa liquidità ha una produzione che viaggia a rilento, il rischio è che la leadership tecnologica e il know-how di Energica si spegnano e vada perso anche l’asset principale dell’azienda: la forza lavoro.
Nel titolo ci siamo chiesti chi può salvare Energica. La risposta ce l’ha data Livia Cevolini oggi pomeriggio, al termine del tavolo convocato in Regione.
«Abbiamo fatto presente il valore portato dall’azienda in questi 13 anni sul territorio grazie ad investimenti dei soci fondatori e soci di minoranza assoluta, che hanno continuato nel tempo a supportare il business in tutti i momenti più bui. Ora abbiamo bisogno di un aiuto. Abbiamo creato tecnologia, know-how e posti di lavoro.
Speravamo in un dialogo più proattivo anche sul futuro, volto ad aiutare l’azienda e quindi il lavoro di tutti i dipendenti. Non ci sono state idee su aiuti e finanziamenti e attualmente senza un investitore non è possibile garantire un piano di continuità.
Noi ci siamo, abbiamo gli asset, il mercato, i prodotti. Gli ammortizzatori sociali sono utili, ma senza sostenere le aziende e fare davvero squadra è solo una tutela momentanea. Come facciamo a garantire così la crescita del comparto automotive italiano senza investimenti e politiche a supporto o almeno di guida verso altri investimenti privati, soprattutto in periodi così difficili?».
Ora la palla passa nel campo della politica. Quella stessa politica che negli anni ha lodato Energica come esempio di innovazione e coraggio industriale. Quella politica che sostiene di appoggiare le imprese, di essere vicina alle famiglie e di voler tutelare il Made in Italy. Ora si presenta la splendida occasione di passare dalle parole ai fatti.
Giorgia, parlane ad Elon.
da info sindacali l’azzienda è già tecnicamente fritta, erano 150 dipendenti , ne rimangono 50 ad oggi tutti in contratto di solidarietà (-35% dello stipendio); attualmente l’azionista principale che ne detiene il 75% ed è un fondo d’nvestimenti americano ha dichiarato di essere in difficoltà e di non poter immettere ulteriore licquidità. In questi giorni c’èra un tavolo di trattativa dove dovevano decidere se estendere la CIG o peggio dichiarare la cessazione delle attività d’impresa.
non posso che esprimere solidarità ai lavoratori /lavoratrici (e purtroppo non è l’unica azienda del comparto elettrico-elettronico-automotive che sta scoppiando in questi mesi
Ma prima di scrivere questi articoli siete andati a vedere il bilancio dell’azienda???
Ma vi rendete conto che più fattura e l’utile è sempre più negativo? Questo vuol dire che ad ogni moto che fanno perdono soldi!
Non ci credo che in questi anni non hanno ottimizzato la produzione, non serviva neanche investire direttamente nell’azienda ma affidarsi a fornitori esterni, tra l’altro sono in un zona che può offrire aziende eccellente e competitive per i vari componenti della moto…
Spero di avere sbagliato azienda e che sia una omonima qui di seguito il link:
https://topaziende.quotidiano.net/emilia-romagna/modena/fatturato-energica-motor-company-s-p-a/
Tutto bellissimo , ma il rischio d’impresa non possiamo dimenticarlo altrimenti dovremmo aiutare a nostre spese ogni azienda che ci fa venire la lacrimuccia agli occhi perché fa cose belle, ma non riesce a stare aperta.
Se fosse così mirabolante, fantastica e interessante dovrebbe avere la fila di investitori.. invece siamo già agli aiuti statali stile Ilva di Taranto ?!?!
Che commento stupido…
Anche gli imprenditori seri provano a salvare la propria azienda. Non solo quelli truffaldini.
Se tieni davvero a quel che fai è un pezzo di te. Provare a trovare una soluzione è quel che fa un CEO.
E pensare che gli investitori facciano la fila è un pensiero davvero da bar.
Dai su!
https://www.youtube.com/watch?v=Dnva1ie6QrU
Non hai mai guidato una moto elettrica e si vede dai tuoi commenti.
Lei che moto elettrica ha guidato e che moto termica ha guidato?
Scrivo anche io la mia speranza….
Ducati Motors… così acquisiscono ulteriori tecnologie, hanno un marchio alternativo conosciuto in campo EV , e magari riescono a raggiungere i mercati internazionali meglio di una Start up… 🙏
Magari… 🤩🤩🤩
Mi spiace per i lavoratori però il problema è sempre lo stesso: la moto elettrica non vende. Lo leggiamo sempre negli articoli, il segno è sempre negativo. E le cause sono sempre le stesse, costi assurdi ed autonomie ridotte, cosa che con la moto è molto più incisiva. Dobbiamo sperare che lo stato butti dei soldi li? Come, mettiamo i dazi alle auto cinesi perché il governo aiuta i produttori e poi vogliamo gli aiuti di stato? Alitalia non ha insegnato nulla? Forse come ha scritto giustamente qualcuno arriverà qualche gruppo Cinese che farà come ha fatto con Benelli e salverà l’azienda. Però i cinesi non sono stupidi e se una cosa non rende la lasciano al proprio destino, a meno che non comprino l’azienda per rilevare il know how costruito negli anni
Ilario, qui il problema non è assolutamente quello. Energica anzi ha più richieste di quelle che riesce ad evadere. Richieste che arrivano dal privato (quasi esclusivamente all’estero) e dal pubblico, con circa un quarto degli ordini che arrivano dai corpi di polizia. Nel caso di Energica il problema non è di domanda.
scusa Marco, allora mi sfugge qualcosa: un’azienda che ha un portafogli ordini gonfio, che non ha problema a vendere quello che produce, che ha una specializzazione ai massimi livelli per quale motivo non riesce ad andare avanti? Gli acquirenti forse non pagano? Mi viene il dubbio che i manager non siano all’altezza del compito perchè un’azienda che vende bene o sbaglia a fare i conti ed ha costi di produzione insostenibili oppure c’è altro che non possiamo sapere
Fino a certi volumi puoi continuare a produrre “artigianalmente” ma poi devi ammortizzare industrializzando la produzione. Questo costa un sacco di soldi e se l’investitore che te li aveva promessi non rispetta il piano ci si trova in questa situazione.
Che dice Antonio, la smette di copiare e incollare questo commento? Ha stancato.
Commento copiato da un mio commento precedente e postato da uno che non sono io! 😡
Ma hai letto l’articolo?
Ha gli ordini in crescita,ma non riesce ad evaderli
@Dredgen
Ma no, dai! Non è vero, non è possibile!
Tu forse non sai che i manager di Energica, per il solo fatto di produrre moto ELETTRICHE, sono tutti alti, belli, biondi, con gli occhi azzurri e l’anima immacolata.
Ma per favore!
E poi….se uno decide liberamente di produrre moto elettriche IN ITALIA (cioè degli attrezzi senza anima, a prezzi assurdi, con autonomie ridicole, in un market place con percentuali di vendita da prefisso telefonico) è giusto che vada incontro al proprio ineluttabile destino.
E’ giusto che vengano aiutati, loro sono partiti da zero ed hanno fatto passi da gigante.
Commento copiato da un mio commento ad un altro articolo e postato da uno che non sono io! 😡
Questo governo sarà perfino contento perchè vedrà cadere un’azienda che produce la tanto odiata mobilità elettrica.
Dovrebbero correre e salvare Energica in 5 minuti. Ma meglio regalare soldi a Stellantis pagando le loro interminabili casse integrazione.
Il solito finale all’italiana. Che schifo ! Che schifo ! Che schifo !
Speriamo qualcuno arrivi…può essere la tesla delle moto
92 minuti di applausi.
Nulla da aggiungere.
Chi la salva? Facile, i cinesi.
Come hanno salvato almeno una mezza dozzina di marchi motociclistici italiani e europei dall’oblio, portandoli in vetta alle vendite.
Avrebbero un marchio premium prodotto in Europa (ciao dazi), da introdurre in Asia per competere con Zero (già presente) e gli aggressivissimi indiani (Ultraviolette, Ola, Orxa).
…o almeno lo spero tanto…
Concordo. Provare a sondare gli investimenti di Cina e Corea. Direi anche Giappone visto che adorano le moto ma sono più reticenti preferendo le loro e non avendo un mercato elettrico evoluto.
molte inesattezze sono state scritte in questo articolo, energica non apre per produrre da prima di giugno del 2024, gli operai sono in cassa integrazione da allora, non c’entra niente la mancata industrializzazione, la proprietà non spende i soldi nemmeno per i materiali per produrre le motociclette, spera di vendere da tempo e da tempo assumeva per il solo scopo di far vedere che l’azienda continuava a espandersi e buttare fumo negli occhi agli ipotetici compratori.
Se è vero che sono arrivati gli ordini per le moto, perchè mai non sono stati acquistati i materiali per produrle?
informatevi meglio
Non posso avallare la sua analisi perchè non conosco i fatti, ma a pelle (e da persona che nel “settore moto” ci ha lavorato per anni) anche a me non torna proprio tutto.
Mi limito ad un paio di considerazioni:
1) Con un portafoglio-ordini di circa 1100 pezzi (e non stiamo parlando di 1100 “Ciao”…) mi par veramente strano che davvero non si trovi un investitore.
Non dico che sia incredibile, ma anche solo “finanziariamente” qualcosa dovrebbe saltar fuori se davvero questi ordini ci sono.
Poi chiaro: non conosco le cifre… Però fossero anche una decina di milioni… Per quanto ad un privato possano sembrare tantissimi, per un fondo di investimento sono quasi noccioline.
Quindi senza sminuire la difficoltà, ma se davvero c’è quel portafoglio ordini sarebbe da capire di chie cifre stiam paroando perchè altrimenti fatico a capire come mai proprio non si trovino i soldi.
2) -Negli ultimi anni circa un’ottantina di lavoratori, vedendo l’arresto del processo di crescita, hanno preferito lasciare volontariamente Energica-
Caspita, circa 80 operai? Ho capito bene? Tantissimi.
Cioè spiegatemi: ne sono usciti 80 e comunque l’azienda continua a produrre? Seriamente, serenamente, vorrei capire: vuol dire che (ipotizzo) Energica conta almeno il doppio rispetto agli “usciti” (150 persone)
Ripeto: con la massima serenità, ma sono numeri da capire, perchè a titolo di esempio una realtà quasi artigianale come Moto Guzzi con meno di 300 operai a regime di “lavoriamo a tutta forza” sotto la direzione di Tommaso Giocoladelli (mi pare nel 2006) era stata comunque in grado di produrre circa 10.000 moto. Diecimila.
Ok, situazioni non sovrapponibili. ma un’azienda che contasse maestranze nell’ordine delle 100/120 unità (se ne sono usciti 80 e altri ne rimangono, i numeri a buon senso sono quelli) oggi come oggi anche lavorando in maniera “molto artigianalissima” come minimo 3000 pezzi l’anno li fa. Ma minimo sindacale.
Quindi non era un problema di maestranze, a organizzare bene il lavoro (che non è come dirlo) non sarebbe stato nemmeno un problema squisitamente produttivo… Cioè non capisco… non credo almeno…
é solo un problema di soldi MA con un portafoglio ordini di tutto rispetto.
Strano. Sinceramente.
Inasomma, una situazione tipo MV Agusta, ma credo con la sottiliiiiiiiiiissima differenza che la Dottoressa Cevolini ben difficilmente deve essere persona come dire… Ecco… Diciamo che se parliamo di MV Agusta non possiamo tacere che Castiglioni era un genio, eh? però era qualcuno “diversamente affidabile”, o se vogliamo “diversamente regolare” … insomma, come dire… era un genio. Ha fatto le moto più belle di sempre.
Però era pazzo come un cavallo, era fuori come un balcone, credo che non si offenderà nessuno perchè lo dico con affetto.
La vedo dura che la Dottoressa Livia da questo specifico punto di vista riesca a competere a tal punto con Castiglioni da ricalcarne addirittura la parabola industriale.
Perchè Castiglioni come “sregolatezza” era il numero 1 indiscusso.
Ale premetto che non so nulla del mondo motociclistico.
Ma puoi davvero paragonare il contesto industriale di quando nacquero i marchi storici che citate rispetto all’attuale?
Non avevi la stessa concorrenza, non avevi le stesse leggi sul lavoro, non avevi lo stesso accesso ai fondi e la stessa competitività internazionale. Non avevi i social che ti creano e ti distruggono.
Non avevi nemmeno le stesse leggi sulla sicurezza a cui adempiere.
Una parabola industriale moderna va confrontata in uno span temporale di 10 anni forse.
Prima facevi della meccanica. Ora nel settore automotive devi essere ANCHE una tech company. E’ il motivo per cui anche i band storici dell’automotive europei arrancano. Sono ancora lì a pensare alla meccanica.
Mia modestissima opinione.
-Ma puoi davvero paragonare il contesto industriale di quando nacquero i marchi storici che citate rispetto all’attuale?-
Scusa, ma nel mio intervento quando mai avrei fatto un salto logico così ardito? 🙂
Ho citato un fatto del 2006 (non del 1936) per quanto riguarda la Moto Guzzi, sotto la gestione Daniele Bandiera/Tommaso Giocoladelli. Già Gruppo Piaggio.
Quindi direi che sì, il paragone sta in piedi visto che non sono passati nemmeno 20 anni.
E si tratta di cose che ho visto con i miei occhi e di cui posso portare testimonianza diretta.
Ho poi citato Claudio Castiglioni, che è mancato nel 2011, e la MV Agusta.
Altra azienda che da 30 anni non ha problemi di ordinativi (c’è sempre stata la lista di attesa lato clienti) ma non riesce a produrre a sufficienza. E questo solo per dire (fra le righe) che dubito fortemente che la Dottoressa Cevoli possa essere anche solo capace di “far fuori i soldi” come (solo?) Castiglioni era capace. Con un virtuosismo che meriterebbe di passare alla storia oltre che alle cronache più o meno piccanti, ma che esula dal contesto industriale. Insomma, detto virtuosismo sarà valido anche fra 100 anni.
Peraltro proprio in questi giorni c’è un servizio su Dueruote che secondo me sarebbe piuttosto “istruttivo” in materia.
(peraltro con un errore nel sommario, la cifra è “quasi un miliardo”… dovrei telefonare a Cavaciuti…)
https://www.dueruote.it/news/attualita/2024/09/23/tutti-i-soldi-di-mv-agusta.html
Spero che la redazione faccia passare il link, che credo non offende nessuno, perchè rende l’idea di quanto ho sollevato nel mio primo intervento.
E cioè: se i fondamentali sono sani e il portafoglio ordini c’è, bene o male i soldi si fanno saltar fuori.
Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui alla fine si trovavano anche per un Castiglioni, il cui genio ma anche la smodata sregolatezza erano palesemente noti A TUTTI nel settore.
Eppure…
Un gran peccato.