Energia pulita: investimenti in fuga dagli Usa di Trump

trump

La nuova politica energetica dell’Amministrazione Trump comincia a produrre i suoi effetti: cancellati o ridimensionati nuovi investimenti green per 7,9 miliardi di dollari e 16 nuove fabbriche già pianificate negli Stati Uniti finiranno altrove. Una contraddizione clamorosa rispetto alla campagna dei dazi che vorrebbe rilanciare la manifattura statunitense. 

E’ il bilancio dei primi tre mesi 2025, stilato dal mensile del gruppo politico apartitico E2 Clean Economy Works, secondo cui  il totale degli investimenti cancellati sia tre volte superiore a quello dei 30 mesi precedenti.

«Le aziende del settore dell’energia pulita vogliono ancora investire in America, ma l’incertezza sulle politiche dell’amministrazione Trump e sul futuro dei crediti d’imposta per l’energia pulita sta avendo un impatto evidente» ha commentato Michael Timberlake di E2. «Se questa incertezza di mercato, autoinflitta e inutile, continua, quasi certamente assisteremo alla sospensione di altri progetti, all’interruzione di altre costruzioni e alla scomparsa di ulteriori opportunità di lavoro».

trumpA lavori già iniziati imposto lo stop al parco eolico offshore che avrebbe dato energia pulita a 500 mila famiglie di New York

L’ultimo colpo, l’amministrazione Trump l’ha assestato contro il progetto di eolico offshore Empire Wind 1 da 5 miliardi di dollari, e oltre 800 MW, pari al consumo di 500 mila famiglie. Impianto già in costruzione da quasi un anno al largo della costa di New York. Con una notifica, il Bureau of Ocean Energy Management (BOEM) che ha ordinato la sospensione dei lavori.

Lo sviluppatore norvegese Equinor ha annunciato ieri di aver ricevuto la notifica dopo che il Segretario degli Interni Doug Burgum, in un tweet, ha motivato la decisione con la necessità di «un’ulteriore revisione delle informazioni che suggeriscono che l’amministrazione Biden ha accelerato l’approvazione senza un’analisi adeguata». Da notare che il contratto per la realizzazione del progetto era stato firmato nel 2017, durante il precedente mandato di Trump.  Approvato dall’amministrazione Biden nel novembre 2023, nel 2024 erano iniziati i lavori.

Il governatore dello stato di New York Kathy Hochul ha reagito così: «Non permetterò che questo abuso federale continui. Mi batterò fino in fondo per proteggere i posti di lavoro sindacali, l’energia a prezzi accessibili e il futuro economico di New York».

Come previsto, il settore dell’energia pulita sta diventando insomma  terreno di scontro politico privilegiato tra sostenitori e oppositori di Trump. La maggioranza degli investimenti propiziati dai crediti d’imposta federali riconosciuti dall’Inflaction Reduction Act (IRA) di Biden erano finiti a distretti repubblicani. In particolare il 62% di tutti i progetti di energia pulita annunciati, il 71% dei posti di lavoro e un sorprendente 83% degli investimenti totali.

Ora però, stando al censimento curato da E2 e Atlas Public Policy, proprio i distretti repubblicani stanno subendo i colpi più duri sotto Trump. Finora, hannp subìto la cancellazione di oltre 6 miliardi di dollari in progetti e la perdita di oltre 10.000 posti di lavoro.

  • LEGGI anche “Uragano Trump: la guerra dei dazi spiazza l’Europa” e guarda il VIDEO qui sotto

 

Visualizza commenti (6)
  1. Nello Roscini

    Oggi ho sentito su Radio24 il colmo dei colmi
    Trump dazi sul fofotovoltaico di alcuni paesi orientali dal 600 %
    a oltre il 3000 % in Cambogia
    avete letto bene TREMILA PERCENTO
    io non credo che in questi numeri ci sia alcuna logica

  2. La deficienza fatta uomo. Il famoso “Homo Stupidus Stupidus”.
    Altra occasione persa di passare alla storia. Peccato.

  3. In America per un paio di anni perderanno alcune decine di GW di installazioni di rinnovabili rendendole care, incerte, difficili, obiettivo probabilmente cercato, non casuale.. come se un Lollobrigida o un Salvino un giorno avesse abbastanza potere per fare danni su scala più grande del’Italia

    Trump sta cercando di fare danno (al commercio e alle filiere energetiche rinnovabili) anche fuori dall’America, con questa iniziativa contro le navi da trasporto di costruzione cinese (quasi tutte le portacontainer mondiali) va ad aumentare il costo del commercio globale

    qui una spiegazione
    https://www.ilpost.it/2025/04/04/tassa-navi-cinesi-stati-uniti/

    e qui l’aggiornamento, ha poi messo in pratica quanto temuto
    https://www.huffingtonpost.it/economia/2025/04/18/news/tasse_navi_cinesi-18992548/

  4. Gianluigi Cassin

    L’aspetto davvero strano è che contemporaneamente ha iniziato la guerra dei dazi, causando una probabile recessione che andrà naturalmente ad affossare I consumi. Infatti si vede già che il prezzo del petrolio è in netto calo e viaggia ora sui 65$/barile. Che è un prezzo limite per i produttori americani, dato che sotto non guadagnano o vanno in perdita. Quindi, drill baby, drill, ma poco

    1. infatti, pur di favorire alcuni gruppi economici e le sue aziende, sta facendo un danno complessivo notevole

      leggevo che le previsioni degli aumenti dei consumi energetici Americani a seguito delle azioni di Trump, potrebbero essere dimezzate

      comunque non possiamo dare lezioni, a me la sitauzione Americana ricorda l’Italia nei peggiori anni, un misto tra il conflitto di interesse risultato delle noste elezioni del 1994 o del 2001, e la cialtronaggine risultato delle elezioni del 2018 o del 2022

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Un deposito di CO2 (ENI) sotto l'Adriatico: s'ha da fare?

Articolo Successivo

Si guastano di più le auto elettriche? Tutt'altro, dice l'ADAC

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!