Confindustria ha bocciato il decreto Bollette appena approvato dal Parlamento. Aurelio Regina, delegato all’Energia dell’associazione, lo ha definito «incompleto». Ha criticato le Camere per non averlo «corretto e rafforzato» come avrebbe potuto. Mentre al governo ha rimproverato per aver «perso l’ennesima occasione di aiutare le imprese».
Nelle intenzioni del governo, il decreto Bollette doveva essere un aiuto alle famiglie e alle imprese, per fronteggiare il picco del prezzo del gas tra dicembre e febbraio. Ma Confindustria non ha gradito affatto il risultato finale. Giudizi severi sia nella forma che nel metodo. Soprattutto perché riguarda un tema su cui gli industriali avevano chiesto più di una volta interventi urgenti.
Ma da quando si è insediato il governo di centrodestra, non c’era mai stata una presa di posizione così dura da parte di Confindustria nei confronti dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. “Una pazzia“, lo ha definito senza mezzi termini Regina, che è anche componente del consiglio di presidenza.

Energia, Confindustria va all’attacco: “Il governo non ha tenuto conto delle nostro proposte, anche a costo zero”
Regina ha riconosciuto le intenzioni della premier Giorgia Meloni. Ma ha subito aggiunto che non è stata tenuta in conto nessuna delle proposte di Confindustria, per venire incontro alla richiesta principale delle aziende. Che si può così sintetizzare: intervenire per abbassare il costo della bolletta energetica, tra le più alte della Ue. La cui ricaduta è un evidente svantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti di Paesi dove l’energia costa meno.
Il Decreto Bollette è stato pensato principalmente per le famiglie. E la premier non aveva nascosto che l’intenzione fosse proprio questa. Su un totale di 3 miliardi di euro stanziati, 1,6 miliardi sono destinati a un bonus di 200 euro per i nuclei familiari con un ISEE inferiore ai 25.000 euro. Questo lascia solo 1,4 miliardi per le imprese, una cifra che Regina considera insufficiente. Ma soprattutto mal distribuita.

La bolletta energetica delle imprese supera i 20 miliardi all’anno: l’Italia ha un costo dell’energia tra i più alti d’Europa
Senza tener conto che la misura principale per le aziende – la compensazione dei costi dei certificati di emissione della CO2, per un valore di 600 milioni di euro – era già prevista. E non si può considerare un aiuto aggiuntivo. A fronte di una bolletta energetica che supera i 20 miliardi di euro l’anno.
In realtà, la lobby confindustriale si era messa all’opera durante i lavori parlamentari. Sono state presentate numerose proposte di modifica, molte delle quali a costo zero e con il supporto trasversale di diverse forze politiche. Ma non sono state prese in considerazione.
Una di queste è l’estensione dell’azzeramento degli oneri di sistema. Misura di cui avrebbero dovuto beneficiare non solo i negozi, come prevede il decreto, ma anche le piccole e medie imprese. Si passa poi alla semplificazione delle autorizzazioni per le rinnovabili: una misura per facilitare l’installazione di impianti rinnovabili in terreni agricoli limitrofi alle aree industriali.
Energia, Confindustria ha chiesto, inutilmente, procedure facilitate per installare impianti fotovoltaici nei terreni a uso agricolo
Tra le misure più sentite dagli imprenditori c’è l’abbattimento del differenziale nel costo del gas. Confindustria ha proposto di ridurre il divario tra il prezzo del gas in Italia e quello nel resto d’Europa, una misura che avrebbe potuto alleggerire notevolmente i costi energetici per le imprese. In alternativa, andava bene anche la distribuzione di metano a prezzi “politici”. In cambio di investimenti verdi, le imprese avrebbero potuto accedere a forniture di metano a prezzi calmierati. Dando anche una mano alla transizione energetica.
Confindustria si è trovare a fare i conti con le resistenze di alcune lobby. Gli agricoltori, ad esempio, hanno osteggiato l’installazione facilitata degli impianti rinnovabili nei terreni agricoli. Spalleggiati come in altre occasioni analoghe dal ministro Lollobrigida. La lobby dei produttori di energia, che in questi anni hanno presentato bilanci molto positivi grazie all’aumento delle bollette e della domanda di elettricità, si sono messi di traverso ai tentativi di calmierare i prezzi.
Regina sottolinea che, in un momento in cui la guerra dei dazi rischia di minare la sopravvivenza delle imprese, abbattere il costo dell’energia sarebbe stata una risposta necessaria per mantenere vivo il tessuto imprenditoriale e salvaguardare i posti di lavoro. Tuttavia, il decreto sembra aver deluso queste aspettative, lasciando le imprese in attesa di risposte strutturali che tardano ad arrivare.
Chiesto un tavolo urgente al governo, incombono i dazi
Alla fine, non è passata nemmeno l’idea di dedicare parte della nuova produzione rinnovabile ai consumatori industriali. E’ stata giudicata ammissibile solo in una versione molto ridotta, che riguarda gli impianti già esistenti e non più incentivati. Mobilitando quote di energia molto modeste, con un impatto limitato sulle imprese.
Ora, Confindustria chiede l’apertura di un tavolo urgente sul tema della bolletta energetica. Ancor di più, alla luce delle guerre commerciali in corso e della politica e la minaccia dei dazi sulle esportazioni. Anche se, al momento, la premier Meloni sembra più preoccupata a ritagliarsi un ruolo di interlocutore privilegiato con la Casa Bianca. Ovvero con chi è disposto a “limitare” i dazi, vendendoci quel gas che fa aumentare le bollette.
- LEGGI anche “Octopus Energy porterà in Italia la ricarica flessibile” e guarda il VIDEO qui sotto
Responsabilità loro che in genere sostengono un governo di…
Comunque non preoccupiamoci troppo è gente abituata al “chiagni e fotti”.
Purtroppo per tutti noi, la nostra classe imprenditoriale persegue esclusivamente il profitto di breve e non ha visione futura.
I soliti frignoni di Confindustria 😭😭
Così imparano a fare gli imprenditori!
Si ingegnono a produrre in proprio o in forma associata l’ energia di cui hanno bisogno (almeno in parte) e all’ accumulo BESS (anche a livello distretti industriali/ artigianali).
E la prossima volta cerchino di ragionare di più sugli sviluppi che guardano al futuro!
(Ci sono un sacco di studi che dimostrano la maggior redditività e resilienza delle imprese che hanno investito su F.E.R. e processi a ciclo chiuso, su Reuter ed altri siti attendibili si leggono studi e statistiche…idem Sole24H … possibile che “loro” non li leggano !? )
” possibile che “loro” non li leggano !? )”
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Non scordare che l’italia è anomalemente fatta da una miriade di piccoli artigiani.
Troppo piccoli per contare qualcosa ma abbastanza “furbi” per approfittare di un certo sistema degradato senza la necessità di imparare e capire come cambia il mondo.
Ci scommetti che le piccole medie imprese artigiane sono tra le prime ad aver messo FV sui propri capannoni?
E che gli stessi artigiani magari hanno pure FV a casa?
E che sanno di non poter contare su aiuti pubblici..che spesso sono solo promessi?
A casa è possibile, in azienda ho maggiori dubbi.
Ma per carità tutto è possibile e comunque se non l’hanno già fatto sarà il caso che ci pensino seriamente perchè la nostra politica non pare molto intenzionata di liberarci dal giogo straniero.
Per il bene dei cittadini italiani è giusto fare sempre il contrario di quello che afferma e chiede Confindustria.
==== esempi prezzi aste energia
== in Italia
il Pun medio annuo è stato 108 euri a MW-h; è una media tra il costo che recentemente è stato alto delle centrali a metano, e del costo delle rinnovabili, nettamente più basso, almeno quando le rinnovabili hanno contratti a lunga durata a prezzo fisso e non il prezzo orario determinato in Borsa energia dal metano tramite il noto meccanismo di calcolo già trattato in altri articoli di Vaielettrico
contratti di lunga durata ci sono pubblici (aste GSE) e privati (PPA)
le aste del GSE per aquisitare energia da FTV a terra ed Eolico, assegnano contratti ventennali a prezzo circa fisso, di solito a circa 70-85 euri al MW-h ( cioè 7-8,5 censtsimi a KW-h); sono prezzi convenienti rispetto al PUN.. ad avercene di più di queste aste
..ma sono ancora gonfiati, perché alle aste competitive accedono pochi impianti, c’è poca “concorrenza”, perchè in Italia sono artificialmente poche le autorizzazioni rilasciate ogni anno per realizzare gli impianti rinnovabili di grande taglia, e in aggiunta i pochi impianti che riescono ad essere autorizzati, sono gravati di spese legali, amministrative, fiscali da un iter reso difficile e molto lento, specie dopo i vari decreti governativi del 2024
Gli stessi impianti, se fanno contratti di fornitura a lunga durata del tipo PPA nel settore privato, vengono pagati già meno, circa 50 euro a MW-h ( 5 centesimi a kw-h), e poi a chiarire i prezzi veri c’è il confronto con gli altri Paesi
== Spagna
aste pubbliche per aquistare energia da FTV a terra ed Eolico, stappano prezzi stacciati tra 15 e 30 euro al MW-h, cioè energia quasi gratis e con anche un buon indotto lavorativo.. che si abbinano poi ad accumuli idroelettrici e bess..
NB; il valore di insolazione medio Spagnolo è un poco migliore del Nord Italia, ma è simile a quello del Sud Italia
== Germania
qui il valore di insolazione è piu scarso anche del nostro Nord Italia, diciamo mediamente la produzione energetica solare per potenza installata è almeno un 20% più scarsa.. eppure i prezzi del kwh alle aste pubbliche, con un buon numero di partecipanti che fanno offerte al ribasso, sono più bassi di quelli Italiani
— FTV a terra -> 40-48 euro a MW-h
https://www-pv–magazine-de.translate.goog/2025/04/23/durchschnittlicher-zuschlagswert-fuer-photovoltaik-freiflaechenanlagen-sinkt-auf-466-cent-pro-kilowattstunde/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it
— (FTV a terra + accumulo) -> 70-77 euro a MW-h
— Eolico -> 65-75 euro a MW-h
— FTV su capannoni -> 90 euro a MW-h
NB: questi prezzi delle aste rinnovabili tedesche vedo che in aggiunta stanno scendono con regolarità ogni trimestre.. riusciamo a liberarci dei nostri aministratori al governo che secodno me ci stanno danneggiando cosi tanto per fare un favore in sostanza a ENI e pochi altri?
Lollobrigida e Prandini (Coldiretti)
l’anno passato hanno guidato la “crociata” che in nome secondo mia opinione degli interessi di ENI (e non degli interessi degli agricoltori) è riuscita a colpi di decreti anche emessi in urgenza e campagne mediatiche a far vietare quasi del tutto il boom previsto di rapide installazioni di “Fotovoltaico” a terra in Italia
il FTV a terra, o la sua versione nobile, “Agrivoltaico con pannelli a terra”, che è tecnicamente simile ma realizzata su terreni classificati agricoli e per questo deve rispettare parametri qualitativi aggiuntivi, sono le forme di FTV che si possono installare in pochi mesi, in grosse quantità (che però comuque usano quantità infinitesime di terreni, e specialmente sono dirette a terreni marginali o pascoli)
FTV a terra, insieme all’Eolico, e in seguito anche all’integrazione con accumuli, ha un effetto dirompente e quasi immediato (anceh solo 6 mesi per realizzare le installazioni dal momento in cui ottengono l’autorizzazione) nel far abbassare i prezzi energia nazionali, come visto succedere clamorosamente in questi anni Spagna/Portogallo e in altre nazione Europee..
e non richiede incentivi, avendo tempi di ritorno dell’investimento rapidissimi, i privati sono contenti di investire, se gli viene permesso di realizzare gli impianti
invece il FTV sulle coperture (tetti abitazioni, capannoni, parcheggi),
o l’agrivoltaico ora permesso solo con pannelli rialzati o nelle forme più complesse,
tipicamente costa più del doppio, al punto da prevedere a volte anche incentivi per accorciare un ritorno di investimento più lungo che spaventa, e comunque si intalla lentamente e in piccole quantità all’anno, non ha un effetto rapido nell’abbassare il prezzo energia nazionale..
anche se possono avere effetto positivo per l’autoconsumo, per es. una ditta che isntalla FTV sul capannone o nei suoi terreni (e un domani anche un accumulo)
non sono una minaccia immediata ai prezzi nazionali e ai fatturati fossili di ENI, e in parte anche di ENEL e Edison ( centrali idroelettriche, e le ultime a carbone), e mettiamoci alche alle mire di speculazione futura dei consorzi per il costoso nuculare (ANSALDO, ENEL, etc)
==== sicuri-sicuri sulla lobby degli agricoltori?
secondo me Coldiretti (vicina al gigante gruppo agro-industriale BF (Bonifiche Ferraresi), che dal 2021 ha società in comune con ENI, nella vendita di carburanti agricoli e per camion, e nello spingere in Italia le coltivazioni di Biodiesel) con questa crociata non ha fatto gli interessi degli agricoltori, ma solo di ENI, cosi come fa secondo mia opinione il governo, con la scusa di facciata delle strambe ideologie sovraniste e anti-rinnovabili
le “lobby degli agricoltori”, secondo me invece vorrebbero ma non riescono ad opporsi più di tanto al potere di Coldiretti, che ha in mano la gestione degli incentivi agricoli, e tramite il gruppo BF anche la gestione dell’agro-alimentare italiano, trasformazione e grande distribuzione alimentare (ma un po’ di guerrà con tanto di bandiere Coldiretti bruciate c’è stata, anche se passata sotto silenzio in TV, dove hanno invece raccontato che gli agricoltori marciavano “contro l’europa”)
penso che gli agricoltori preferirebbero poter scegliere più liberamente se realizzare o meno impianti agrivoltaici su minime porzioni dei propri terreni
perchè agrivoltaico è ottima fonte di reddito che può sostenere una azienda agricola e gli stipendi dei suoi lavoratori, con la produzione integrata agricola ed energetica, e persino recuperando terreni marginali altrimenti lasciati abbandonati per scarsa resa economica o (al sud) perchè bruciati da sole, siccità, abbandono dell’azienda
invece ora non può, e deve invece dipendere da tipi di installazioni FTV più lente e costose, molto contingentate nelle quantità, e soggette ad incentivi la cui distribuzione è di nuovo fonte di potere (PS: incentivi pagati da noi tutti, magari anche in bolletta tramite la voce oneri di sistema)
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PS: meglio ricordarlo, per il nuculare tanto strombazzato dal governo si parla di costi del kwh all’ingrosso circa TRIPLI rispetto a mix di rinnovabili e accumuli
cioè si parla di circa 170-200 euri al MW-h ( anche 230-260 euri al MWh contando smantellamento e gestuione scorie), cioè farebbe aumentare i costi dell’energia anche rispetto ai prezzi già salati dei mesi scorsi, magari poi questo extracosto verrebbe nascosto in debito pubblico e altre tasse e non tutti in bolletta;
e se per magia gliimpianti venissero “regalati”, sarebbero comunque 20 anni di tempo, tra fase preliminari e fase di costruzione vera e propria
Ma Confindustria non sta aspettando il nuculare?
Ma basta distribuire soldi pubblici per pagare l’energia. Come dicono i nowatt se servono incentivi NON È SOSTENIBILE, ergo aspettare gli SMR.
A me non mandassero nulla, che anche oggi che è nuvolo i miei 10-11KWh li ho prodotti.
Chi non crede alle FER si mettesse in coda per gli SMR e avesse fede che mo gliel’abbassano la bolletta. Tranquilli.