Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha approvato un prestito da 1 miliardo di dollari per riavviare l’Unità 1 di Three Mile Island, centrale della Pennsylvania teatro nel 1979 del più grave incidente nucleare del Paese. L’impianto tornerà operativo nel 2027 per fornire energia ai data center di Microsoft.
Il progetto, dal costo totale stimato di 1,6 miliardi, prevede circa 600 nuovi posti di lavoro e riporta in funzione un reattore spento dal 2019, quando il gas naturale aveva reso antieconomica la produzione nucleare.
Ritorno al futuro con i fantasmi del passato
Il riavvio dell’Unità 1 non nasce da un cambio di strategia energetica nazionale, ma dalla crescente richiesta di elettricità dei grandi operatori digitali statunitensi.
L’impianto, ribattezzato Crane Clean Energy Center, fornirà energia green per Microsoft, che ha siglato un PPA (Power Purchase Agreement) con Constellation Energy per assicurarsi energia a zero emissioni dirette per alimentare la crescita dei propri data center.
L’Unità 1 ha una potenza di 835 MW, sufficiente ad alimentare l’equivalente di 800.000 abitazioni.
L’impianto non era stato smantellato dopo la chiusura del 2019, rendendo tecnicamente più semplice – anche se non immediato – il percorso di riattivazione.

Three Mile Island rimane un luogo sensibile nell’immaginario collettivo americano. Il vicino reattore Unit 2, oggi inattivo, fu infatti teatro, il 28 marzo 1979, del più grave incidente della storia nucleare statunitense. In quel frangente, un blocco al sistema portò ad una parziale fusione del nocciolo e il rilascio di piccole quantità di radiazioni nell’ambiente.
La nuova operazione, però, riguarda esclusivamente l’Unità 1, che non fu coinvolta nell’evento e che rispettava già gli standard di sicurezza federali prima della dismissione.
Ciò non significa che la riapertura sia priva di complessità. Serviranno aggiornamenti tecnici, revisioni approfondite e autorizzazioni che coinvolgono più livelli regolatori. Negli USA, come in Europa, la sicurezza rimane l’elemento cardine per ogni scelta di politica energetica legata al nucleare.

Progetti mirati, per data center energivori
Negli Stati Uniti la riattivazione di impianti esistenti è un modo per mantenere in servizio capacità di generazione priva di CO₂ senza dover costruire nuove centrali, un processo molto più lungo e costoso.
Il Loan Programs Office del Dipartimento dell’Energia ha già finanziato in passato sia reattori avanzati sia investimenti per piccole modular reactor (SMR), ma casi come Three Mile Island restano eccezioni, guidate da condizioni specifiche: disponibilità dell’impianto, domanda industriale dedicata e contratti a lungo termine.
Resta il fatto che, almeno negli Stati Uniti, i data center si impongono come attori energetici sempre più centrali, capaci di influenzare scelte infrastrutturali e per i quali la produzione “carbon-free” continua a essere un asset strategico.
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un blocco al sistema portò ad una parziale fusione del nocciolo e il rilascio di piccole quantità di radiazioni nell’ambiente.
Definizione di piccole quantità????
Se fossero stati quantità ingenti lo avrebbero detto????
“La nuova operazione, però, riguarda esclusivamente l’Unità 1, che non fu coinvolta nell’evento e che rispettava già gli standard di sicurezza federali prima della dismissione”
Aggiungiamo, però, che è stata chiusa nel 2019 perchè il prezzo dell’energia prodotta era troppo alto per giustificarne la sua attività.
Ho come l’impressione che i veri conti gli americani (inteso come popolo) non li sapranno mai e che qualcuno sta facendo un grosso favore a qualcun altro.