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Energy&Strategy: “Fuori target le emissioni di CO2”

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zero carbon
Emissioni di gas serra

Le rinnovabili avanzano a singhiozzo, fra continui stop and go, e di questo passo l’Italia mancherà gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati per il 2030. Lo dice il report  “Zero Carbon Policy Agenda”, realizzato dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Lo studio stima che ci verranno a mancare “tagli” di emissioni per circa 110 milioni di tonnellate di CO2

Se ad inizio ottobre è arrivato il via libera a un blocco di 8 progetti di parchi eolici, agrivoltaici e geotermici in Puglia, Basilicata e Toscana per una potenza complessiva di 314 MW, un altro pacchetto di impianti fotovoltaici nelle Marche, per un totale di 28,38 MW, è stato stoppato da Regione e Comuni interessati.

Mancano  tagli per 110 milioni di tonnellate

E’ l’ennesima dimostrazione di ciò che denuncia il report di Energy&Strategy. Sono sei le aree che permettono di ridurre le emissioni (produzione di energia rinnovabile, adeguamento delle infrastrutture di rete, efficientamento energetico, mobilità sostenibile, sviluppo di configurazioni efficienti e adozione del paradigma di economia circolare). Ma, scrive il think tank milanese, l’Italia si è mossa «senza una visione sinergica e una sufficiente rapidità». E tutto questo «nonostante 17 miliardi di investimenti solo nell’ultimo anno e interventi normativi che però non identificano target chiari».

Perciò verranno a mancare 110 milioni di tonnellate all’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 che ci siamo dati al 2030. Se non mutano drasticamente le condizioni, dice il report, a fine decennio il contributo alla decarbonizzazione che ragionevolmente l’Italia potrà mettere in campo sarà di sole 44 milioni di tonnellate di CO2.  E’ circa un quarto del dovuto. A quel punto sarà impossibile anche raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa.

Ma “Zero Carbon Policy Agenda” offre anche ai policy maker una possibile agenda di interventi a lungo termine, in un’ inedita prospettiva trasversale.

Quei 17 miliardi spesi male nel 2022

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Davide Chiaroni

«Se siamo così lontani dai target – commenta Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy & Strategy – è anche perché non siamo stato in grado di affrontare il tema con sufficiente trasversalità. E la crisi ha aumentato la consapevolezza dell’urgenza, ma ponendo l’attenzione sul breve termine a discapito dei temi chiave e di più ampio respiro».

Gli investimenti nell’ultimo anno in Italia nei 6 pilastri fondamentali per la decarbonizzazione

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In Europa, dal 1990 a oggi le emissioni di CO2 sono diminuite del 26%. E negli ultimi anni la curva di riduzione si è fatta più ripida: -21% rispetto ai livelli del 2005. In Italia invece il 2005 è stato l’anno con le maggiori emissioni dal 1990 (ben 591 MtCO2eq emesse in atmosfera). Da allora il calo complessivo si è fermato al 20%, 6 punti percentuali in meno. Un dato che solleva qualche preoccupazione, soprattutto se si guarda, come riportato nel grafico seguente, la distribuzione delle emissioni nel nostro Paese.

Trasporti e generazione di energia, le pecore nere

I trasporti su strada, soprattutto le auto, e la produzione di energia e calore contribuiscono al 47% delle emissioni di CO2. Quindi è oggettivamente enorme lo sforzo da fare per arrivare a ridurre del 55% le emissioni al 2030. Bisognerebbe infatti eliminare ben 184 MtCO2eq in questi settori in 8 anni. Ma finora in più del doppio del tempo ne abbiamo eliminate solo 172 MtCO2eq.

Ed è solo la prima parte del tragitto, propedeutica al raggiungimento degli obiettivi di Net Zero Emissions definiti dalla Long Term Strategy al 2050.

Si è calcolato pilastro per pilastro il gap tra il target fissato e l’obiettivo ragionevolmente raggiungibile. Lo scenario di riferimento è stato denominato BAU (business as usual) che tiene conto di un’azione in continuità con quanto fatto finora.

Rinnovabili: solo un terzo di ciò che servirebbe

Ci si attende da qui al 2030 un miglioramento delle prestazioni in ciascun settore, a partire da quello della produzione di energia e calore. Il settore vedrà una riduzione delle emissioni grazie all’incremento della potenza installata da fonti rinnovabili, ma restando a 23 MtCOdi distanza dall’obiettivo. Fotovoltaico ed eolico, infatti, per essere in linea con gli obiettivi definiti dal pacchetto Fit-for-55, dovrebbero raggiungere rispettivamente una potenza installata di oltre 68 e 23 GW. Nello scenario BAU, invece, si fermano a oltre 28 e 15 GW.

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La mobilità sostenibile a passo di lumaca

Anche sul fronte della mobilità sostenibile la situazione è purtroppo analoga. Le emissioni del trasporto su strada, nello scenario BAU, si riducono grazie al progressivo passaggio verso le autovetture ad alimentazione elettrica. Ma la differenza con il target resta di circa 38 MtCO2. Se mettiamo insieme tutte le azioni previste nello scenario BAU si arriva a un risparmio di 44,3 MtCO2, decisamente non sufficiente. Le emissioni complessive, considerando i pilastri della decarbonizzazione di cui il Report si occupa, passerebbero nel 2030 dalle circa 353 MtCO2 attuali a 309 MtCOmentre per raggiungere i target normativi dovrebbero ammontare a circa 199 MtCOcioè circa 110 MtCO2 in meno.

Le proposte per mettere il turbo all’Italia

Per colmare le distanze e avvicinarsi agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 viene proposta al legislatore una  policy agenda che identifica aree di intervento secondo tre macro-aree in ordine di rilevanza: proposte “trasversali”, che considerano la tematica della decarbonizzazione in modo olistico e rappresentano il presupposto indispensabile per la transizione; proposte “pillar-specific”, rilevanti per completare la normativa esistente sui singoli pillar; proposte “ancillari”, che possono agire da ulteriore acceleratore del processo.

Ecco in sintesi i principali

-Una vera e propria roadmap per la decarbonizzazione con orizzonte temporale di lungo periodo (che però definisca con chiarezza anche gli obiettivi intermedi e il percorso per raggiungerli, identificando tutti gli strumenti a supporto, le leve tecnologiche disponibili e i necessari sistemi di incentivazione e finanziamento).

-Realizzazione di un’etichetta emissiva che integri quella energetica con un riferimento all’impronta carbonica dei prodotti e degli edifici, spostando così il focus dai consumi di energia alle emissioni

-La semplificazione dell’iter di autorizzazione e installazione per gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili

-L’introduzione di meccanismi di incentivazione per l’idrogeno e i biocombustibili, nonché per lo sviluppo della rete di trasmissione e distribuzione che dovrà supportare il trend di elettrificazione.

-A livello di efficienza energetica si dovranno fissare obiettivi di riduzione delle emissioni e dei consumi di energia primaria, facilitare l’accesso agli incentivi legandoli a risultati misurabili, limitare le emissioni massime per i nuovi edifici e introdurre normative chiare per tutte le tecnologie

-Riguardo alla mobilità sostenibile, si dovranno fissare obiettivi e incentivi anche per la decarbonizzazione del trasposto merci e “off-road”.

-Si dovranno promuovere le comunità energetiche e le filiere circolari, a partire da quelle a maggiore potenziale, garantendo la libera circolazione delle risorse tra chi appartiene alla stessa filiera e superando le attuali barriere legare alla definizione di “waste” e “end of waste”.

Una road map consegnata al nuovo Governo

«Queste proposte, meglio dettagliate nel Report, contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo solo se applicate in modo sinergico e non, come è stato spesso fatto finora, considerando le diverse azioni in maniera mutuamente esclusiva – conclude Davide Chiaroni -. Il nostro auspicio è che possano essere uno spunto di riflessione innovativo per il policy maker rispetto alle politiche già in atto e che permettano di compiere quell’auspicato cambio di passo che ricondurrebbe il nostro Paese sulla corretta via della decarbonizzazione, insieme all’attivo coinvolgimento di tutta la società, dai cittadini alle aziende».

Un caso virtuoso: gli 8 impianti verdi autorizzati

Tornando all’unico intervento “virtuoso” da ascrivere al bilancio emissivo per il 2022, ecco nel dettaglio gli impianti da fonte rinnovabile attivati dalla Presidenza del Consiglio il 5 ottobre scorso.

Si tratta di tre progetti da realizzare in Puglia, tre in Basilicata e due in Toscana. Un impianto eolico nei comuni di San Mauro Forte, Salandra e Garaguso per 72,8 MW; un impianto eolico nei comuni di San Paolo di Civitate e Poggio Imperiale (31,35 MW); un impianto eolico “Serra Palino” nei comuni di Sant’Agata di Puglia e Candela (48 MW); un impianto eolico “Venusia” nei comuni di Venosa e Maschito (36 MW); un impianto agri-ovi-fotovoltaico “Copertino” nei comuni di Copertino e Galatina (60 MW); un permesso di ricerca finalizzato all’impianto pilota geotermico “Cortolla”, nel comune di Montecatini Val di Cecina (5 MWe); la proroga del termine di validità del provvedimento di valutazione di impatto ambientale per la realizzazione dell’impianto eolico nei comuni di Muro Lucano, Bella e Balvano (55,8 MW); un impianto pilota geotermico “Castelnuovo”, nel comune di Castelnuovo Val di Cecina (MWe).

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11 COMMENTI

  1. Signor Massimo, intanto le faccio i miei complimenti per gli sforzi profusi nell’interesse dell’elettrico.Tuttavia sono amareggiato per l’indifferenza mostrata verso le due lettere che vi ho inoltrato: trattano dello stesso argomento e sono speculari e ve lo sottopongo nuovamente.
    L’inquinamento da combustione viene sempre considerato soltanto come emissione di carbonio, sia monossido che biossido, senza mai tenere conto che per funzionare un motore endotermico ha bisogno di bruciare anche aria; il comburente. Non POCA aria. Un motore di 2000 cmc a 2000 giri al minuto aspira e brucia 33,3 litri di aria al secondo. Il calcolo è sullla base media tra un motore aspirato e uno sovralimentato (turbocompresso o volumetrico) ogni giro il motore aspira 1000 cmc di aria, essendo il ciclo ogni due giri, per 2000 giri sono 2.000.000 di cmc al minuto, diviso sessanta sono 33300 centimetri cubi, 33,3 litri al secondo. L’ossigeno contenuto è intorno ai 8 litri, sempre al secondo.
    Chiedo ai biologi se esiste un albero o pianta che è in grado di produrre ossigeno ad un siffatto ratio.
    Credo che sarebbe il caso di parlarne, gli enti e gli individui che trattano questo argomento non possono ignorare questo aspetto.
    Con i dovuti rigraziamenti per l’attenzione, le porgo i migliori saluti.
    Marco Panizzi

  2. Penso che basterebbe un articolo per sbloccare GW di rinnovabili:
    Art1: Gli impianti fotovoltaici ed eolici sono automaticamente autorizzati se installati su aree urbanizzate non sottoposte a vincoli paesaggistici già in essere al momento della presentazione del progetto o su terreni edificabili o oltre la linea dell’orizzonte se offshore.
    Naturalmente ci vuole la volontà politica ma temo che sia proprio quella che manca…

  3. “L’Italia si è mossa «senza una visione sinergica e una sufficiente rapidità»”

    Nulla di nuovo sotto il sole, direi. E’ così in qualsiasi ambito!
    Non esiste una pianificazione pluriennale (senza arrivare ai 20 anni della Cina, ma avere almeno l’idea di dove si vuole arrivare a fine legislatura che, però, in realtà, non si sa quanto durerà), anche perché la nostra è una “democrazia” (?) anomala, dove all’atto pratico ciascuno fa quel che gli fa più comodo (in particolare comuni e regioni in questi ambiti) anche in situazioni strategiche per il paese, e dove i governi, i cui componenti restano perennemente in campagna elettorale, non possono, nella realtà, decidere nulla che sia “antipatico” al bacino dei votanti (vediamo cosa sta accadendo agli “alleati” di questa coalizione vincente). Sia mai che fra tre/sei mesi si debba ritornare a votare! Meglio tenersi buono l’elettorato “di pancia”. Governare e “scontentare” sono sinonimi nell’immediato, per forza di cose.

    Capisco le riserve nel piazzare Km quadrati di pannelli in aree paesaggistiche e/o storiche (molte), ma abbiamo milioni di tetti inutilizzati e, spesso, inutilizzabili per veti e normative e, non ultima, gretta avarizia nei privati. In più, abbiamo costruito nel tempo un mostro di burocrazie che rallentano tutto e controllano tutto (per colpa della nostra “furbizia”) senza, in realtà, controllare nulla di risolutivo. I “furbi” continuano a “scappare” (tanto qualche condono verrà concesso), chi è obbligato a non essere “furbo” per situazione (sono restio ad usare la parola “onesto”, visto che, chi può…) ha migliaia di ostacoli per ogni stupidaggine.

    Non la vedo bene, anche perché nel frattempo saremo sempre meno competitivi sul nuovo, e solo per difendere il vecchio “status quo”. Quindi sempre meno “ricchi”. Sempre più terzo mondo dell’occidente.

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    Dati riepilogativi vita auto (02/12/20-18/10/22)
    Giorni di utilizzo: 686 (Km/gg: 21,63)
    Viaggi totali: 876 (Km/viag: 16,94) (2022: 380 16,3)
    Km totali: 14836 (2022: 6193)
    Km a ZeroEm: 12449 (84%) (2022: 5602 90%)
    Litri benz cons: 133,12 (2022: 34,35) – Km med tra pieni: 3709
    Cons WLTP: 111,45 Km/l (2022: 180,28 Km/l)
    Cons a ZeroEm: 15,08 kWh/100Km (2022: 13,14)
    Cons comb equiv: 20,64 kWh/100Km (2022: 16,82)
    Cons comb equiv: 43,12 Km/l (2022: 52,91)
    Emissioni di CO2: 21,36 g/Km (2022: 13,2)
    CO2 recuperata: 1,76 Tonnellate (-45%)
    Aut elett vita: 61,6 Km (69,4 car.100%) (2022: 71,56)
    Percor: Urb 54,7%-Altu 2,5%-Aut 17,6%-Extr 25,2%

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