Home Scenari Emissioni, perché Stellantis, Toyota e Ford si alleano con Tesla contro la...

Emissioni, perché Stellantis, Toyota e Ford si alleano con Tesla contro la Ue

34

Un gruppo di case automobilistiche di primissimo piano, tra cui Stellantis, Toyota, Ford, Mazda e Subaru vorrebbero mettere in comune le emissioni di anidride carbonica con Tesla. L’obiettivo è evitare le multe sulle emissioni delle auto diesel e benzina approvate dalla Ue. Lo stesso potrebbe accadere per Volvo, Polestar e Smart: stanno pianificando di mettere in comune le proprie emissioni con Mercedes.

Se non puoi combattere il tuo nemico, puoi sempre stringerci un’alleanza. Si può spiegare anche in questo modo la ragione per cui le case europee si sono messe nelle mani del colosso “elettrico” di Elon Musk. Anche a costo di favorirlo, di fatto finanziandone un ulteriore crescita dove già domina le quote di mercato.

Del resto, c’è ancora poco tempo per rimediare. Il confronto tra la Commissione Europea e le case automobilistiche sulle emissioni di CO₂ sta entrando nella sua fase cruciale. Le prime sanzioni sono previste a partire dal 1° gennaio 2025. Nonostante le pressioni dell’automotive, il nuovo commissario al Clima, Wopke Hoekstra ha confermato le nuove regole.

Bruxelles non arretrerà sull’applicazione delle multe a chi non rispetterà i nuovi limiti. Le immatricolazioni delle case automobilistiche da quest’anno non dovranno superare una media di emissioni di CO2 di 81 g di CO2/km, rispetto ai 95 g fino alla fine del 2024. Un calo del 15%. Ogni grammo in più costerà ai produttori 300 milioni di euro di multa. Secondo i calcoli dell’Associazione dei costruttori europei di automobili, le sanzioni potrebbero arrivare a costare fino a 15 miliardi di euro.

Le auto full electric di Tesla possono impedire ai marchi tradizionali di subire le multe per le emissioni stabilite dalla Ue

Una delle tattiche è la creazione di un “fondo comune di emissioni” in collaborazione con Tesla, leader nella produzione di veicoli elettrici. Il colosso guidato da Elon Musk non ha emissioni dirette grazie alla sua gamma 100% elettrica. E il meccanismo dei crediti di emissione consente ai costruttori tradizionali di bilanciare le emissioni della loro flotta. Combinandole con quelle a zero emissioni di Tesla. Questa pratica permette di rispettare i limiti normativi Ue evitando le sanzioni più onerose.

Ma questa volta il piano è ancora più ambizioso. Secondo una lettera di intenti inviata alla Commissione, Tesla fungerà da “Pool Manager” per un consorzio che comprenderà Toyota Motor Europe, Ford Werke GmbH, Mazda Motor Europe, Subaru Europe, Stellantis. Altri marchi potranno via via aggiungersi. L’adesione sarà possibile fino al 5 febbraio 2025. Quando l’accordo sarà finalizzato, Tesla gestirà un sistema di gestione centralizzato dalla sua filiale olandese.

Per capire  vantaggi di Tesla, basta ricordare quanto accaduto a partire dal 2019, da quando Tesla ha messo a disposizione i suoi crediti sulle emissioni, fino all’anno scorso: tenendo complessivamente ha guadagnato fino a 9 miliardi di dollari. Ne ha usufruito, per esempio, il gruppo Fca con un accordo che risale al 2020, quando non era ancora confluita in Stellantis.

Per ora, i marchi tedeschi non partecipano al Consorzio

Ma come funziona? I dati sulle emissioni di ciascun membro del consorzio verranno integrati e analizzati da Tesla per rispondere alle nuove normative europee. La struttura del sistema ricalca di fatto la vendita di crediti di emissione, una pratica che ha già fruttato miliardi di dollari a Tesla negli ultimi anni.

Non sfuggirà la novità dell’iniziativa: al Consorzio partecipano quasi tutti i principali costruttori generalisti, con l’eccezione dei grandi marchi tedeschi. Anche se potrebbero decidere di unirsi in seguito dopo che, a partire da Volkswagen, decideranno le loro strategie. Al consorzio potrebbero partecipare anche i produttori la cui flotta già oggi rispetta in buona parte i nuovi limiti Ue. Perché l’adesione a un pool garantisce una sicurezza aggiuntiva contro eventuali variazioni dei parametri normativi o contestazioni sul calcolo delle emissioni.

Questo braccio di ferro tra regolatori europei e industria automobilistica sulle emissioni rappresenta un banco di prova per il futuro della mobilità sostenibile nella Ue. La Commissione difende con decisione l’applicazione delle sanzioni come strumento essenziale per ridurre le emissioni del settore. Le case automobilistiche rispondono con alleanze strategiche per limitare i rischi finanziari, guadagnando tempo verso la transizione. Dovendo organizzarsi per rispondere alla domanda crescente di auto a emissioni zero o ibride.

– Iscriviti alla newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico

Apri commenti

34 COMMENTI

  1. A proposito di “emissioni” ho fatto calcolare,a chatgpt, quanta energia e quanta CO2, si ottengono con l’uso diretto del metano e con l’uso dell’idrogeno ottenuto dal metano (attualmente il 96% dell’idrogeno, nel mondo é ottenuto dal metano)…

    Ecco i risultati:

    Nel calcolo:

    Uso diretto del metano: Se usiamo il metano direttamente in un motore, l’efficienza complessiva porta a circa 49.95 MJ di energia utilizzabile per ogni chilogrammo di metano.

    Produzione di idrogeno (tramite SMR) e utilizzo in celle a combustibile: Se il metano viene convertito in idrogeno (con un’efficienza del 70% per la riformazione) e poi utilizzato in una cella a combustibile (con un’efficienza del 50%), l’energia utilizzabile risulta essere solo circa 19.42 MJ per chilogrammo di metano.

    Conclusione:

    Usare direttamente il metano come combustibile è molto più efficiente rispetto alla produzione di idrogeno tramite SMR e al suo utilizzo nelle celle a combustibile, con un valore quasi triplo di energia disponibile.
    L’energia disponibile per il veicolo sarebbe molto maggiore con il metano, rendendo l’uso diretto del gas naturale una scelta più efficiente e meno inquinante (a parità di tecnologia). ​

    Quando compariamo le emissioni di CO2 per unità di energia utilizzabile:

    Metano (combustione diretta): Produzione di circa 0.055 kg di CO2 per MJ di energia utilizzabile.
    Idrogeno (prodotto da metano tramite SMR): Produzione di circa 0.479 kg di CO2 per MJ di energia utilizzabile.

    Conclusioni:

    L’uso diretto del metano produce molto meno CO2 per unità di energia rispetto alla produzione di idrogeno a partire dal metano.
    Pertanto, l’adozione dell’idrogeno, in particolare se prodotto tramite SMR (che è ancora molto inquinante), risulta più dannosa per il clima rispetto all’utilizzo diretto del metano. ​


    E dire che c’era pure qualcuno che contestava la mia affermazione che l’idrogeno fosse una megatruffa planetaria!

    L’elettrico, finché l’80% dell’elettricità consumata si ottiene da fonte fossile, restituisce valori simili a questi dell’idrogeno (se volete ve li faccio calcolare e li pubblico). Per cui la tecnologia dell’elettrico, pur se fruibile in qualche ristretto ambito (citycar) nemmeno andrebbe spacciata come una soluzione contro l’inquinamento. Banalmente: perché non é così!

    • “finché l’80% dell’elettricità consumata si ottiene da fonte fossile”

      Peccato che non è cosi. Nel 2024 (dati gennaio-ottobre finora disponibili) le rinnovabili hanno fornito il 43% dell’elettricità prodotta in Italia.

      • Deduco, da questa tua risposta, che tu sia uno che crede ai giornalisti. Ricordo quando dettero la notizia. Molto aggiustata!
        Vediamo di sfrondarla dalla propaganda del mainstram e di fornire la notizia corretta:
        1) qui, nel database preposto, si dice che il 70% la quota di energia elettrica prodotta da fonte fossile, nel mondo: https://ember-energy.org/latest-insights/global-electricity-review-2024/ . E trattasi di “record” delle rinnovabili durante il massimo di sforzo di incentivazione alle rinnovabili di ultima generazione
        2) in italia, che conta come una estrementino di mosca nel panorama energetico globale, si contano, tra le rinnovabili anche l’idroelettrico, anche se quando ti danno la statistica si guardano bene dal ricordartelo, per farti credere che sia tutto merito di solare ed eolico. Tra le rinnovabili contano pure la biomassa. Quella di derivazione vegetale va anche bene. Quella di derivazione animale é un disastro dal punto di vista ambientale. Indovina quale delle due é proponderante? E, ciliegina sulal torta, anche quanto prodotto dagli inceneritori…pardon: “termovalorizzatori”, rientra nel computo delle rinnovabili. Anche questi un disastro ambientale perché altro che solo gas serra producono con i loro fumi tossici e nocivi.

        Il trucco ribadisco sta nel dirti, sui giornali o alla tv: ” rinnovabili”, così tu pensi a solare ed eolico, ed invece dentro ci sta tanta porcheria inquinante, che non ti evidenziano, per farti credere che stanno spendendo bene i tuoi soldi e stanno facendo bene nel grean deal…

        Magari ora, alla luce di questi dati, starai più atento quando a parlare saranno i giornalisti di propaganda di regime…

          • Terna é parte in causa. Dai un’occhiata qui, invece, numeri che riguardano tutto il globo terracqueo

            https://www.eia.gov/electricity/monthly/epm_table_grapher.php?t=table_es1a

            Ti do pure un aiutino nei calcoli:
            Il Natural gas, da solo, senza bisogno di aggiungerci le altre consistenti voci per petrolio, carbone e altri gas, fa 146,370 migliaia di megawattora. Le rinnovabili che intendi tu, tutte insieme, ne fanno 64,195. Già così siamo ben lontani dal fantasioso 43% che, fedele al mainstream, riporti al lordo delle distorsioni narrative. Dato che sto dal cellulare lascio a te il calcolo completo, includendo anche petrolio e carbone. Se non sarai stato capace di farlo, nemmeno così, al mio rientro a casa ti tiro fuori i numeri esatti.

          • Cosa c’azzeccano i dati mondiali del solo mese di ottobre (tra l’altro sull’energia primaria e solo in termini assoluti) con il dato percentuale annuo italiano della generazione elettrica? Lei fa solo una grandissima confusione.

          • Ettore,
            provi a ripubblicare un link ad una fonte dove nell’URL non ci sia MONTHLY ma YEARLY, cosi ci facciamo un’idea migliore.
            Sa com’è, dato che il 95% del PIL mondiale (e conseguenti consumi) è prodotto nell’emisfero boreale, un singolo mese autunnale non è esattamente rappresentativo.
            E magari non mischi le rinnovabili italiane con i fossili mondiali.
            Inoltre ci dica chi è più titolato di Terna di dare i valori percentuali dato che qualunque altro ente li riceve da Terna stesso, sono, diciamo, curioso di sapere come farebbe un EIA ad avere i dati italiani: lei conosce altre fonti?

        • Curioso che lei da una parte si “attacchi” all’idroelettrico come se non andasse calcolato tra le energie rinnovabili, e poi se la prenda con le biomasse e gli inceneritori. Tenga conto che sia biomasse che inceneritori non sono ben visti neppure dai pro rinnovabili, ma sono lì per ragioni storiche e soprattutto perché a qualcuno fa comodo bruciare roba spacciandola per verde.
          Non è la stessa cosa per solare e fotovoltaico che invece proprio in testa al report da lei linkato, ma evidentemente poco compreso, sono quelle che stanno guidando la crescita dell’energia rinnovabile.
          Infine bisogna avere le fette di salame sugli occhi per non vedere che quel 30% mondiale, anche se sembra poco, ha un trend di crescita di tutto rispetto e ormai diversi Paesi ci stanno stupendo per la velocità con cui le quote di solare e eolico possono ridurre le quote di produzione fossile.
          Bisogna volerlo, però!

    • E’ verissimo che l’idrogeno da metano, che si definisce “grigio”, è un non senso in termini ambientali. Noi parliamo invece di idrogeno “verde” ricavato dall’acqua attraverso idrolizzatori alimentati da energia rinnovabile. Quindi a zero emissioni. E non continui a diffondere questa bufala dell’elettricità prodotta all’80% da fossile. Oggi il 42% del mix italiano è rinnovabile e solo il 48% da fonte fossile. Fonte Terna, e questo è il link: link https://www.terna.it/it/media/comunicati-stampa/dettaglio/consumi-elettrici-ottobre-2024. Se preferisce lo chieda pure a Chat Gpt. Banalmente: la tecnologia dell’elettrico emette già metà CO2 di quella termica. E ne emetterà sempre meno al crescere della quota di fonti rinnovabili.

      • L’idrogeno verde è come l’unicorno rosa! Basta chiedere a chatgpt e subito vi riporta (anche le fonti) che, nonostante il clamoroso sperpero di risorse economiche, l’idrogeno grigio rappresenta il 96% della produzione mondiale di idrogeno. Tutte le altre tonalità (tra cui anche quello prodotto col fissile, anch’esso paurosamente inquinante per altra via) assommano al 4%! Eppure una controprova di tale scarsità di idrogeno verde l’avevate già incrociata, nel precedente articolo sulla ferrovia Brescia Iseo Edolo: tutte le gare d’appalto per la fornitura di idrogeno verde sono andate deserte, come riporta, da tempo, la stampa locale! Per cui hanno deciso di far nascere ben 3 impianti separati di idrogeno grigio come ho evidenziato, in commento, sotto il precedente articolo. Ma se sei a conoscenza di qualche impianto, “a regime ” di idrogeno verde (intendiamoci, di quelli che, in assenza di vento e di sole, tengono spenti gli elettrolizzatori, e non si attaccano alla rete elettrica nazionale, di produzione fossile, come sono soliti fare gli impianti scandinavi), e lo condividi, do a te i 1000 euro, per la consulenza, che avevo promesso al dottor Giovanni Senzacognome, che, dopo essersi visto, facilmente, confutare le uniche 2 fonti che era riuscito a reperire, tra l’altro nemmeno in Italia, dopo ore di ricerca matta e disperatissima, si è sottratto alla disputa dialettica con un’ultima, ormai patetica, professione di fede parareligiosa nel grandioso futuro dell’Idrogeno…

        • La produzione dell’idrogeno verde è una tecnologia consolidata, ma al momento più costosa. In prospettiva, con fortissimi picchi di sovrapproduzione di energia da fonti rinnovabili a costi quasi zero, potrà essere competitivo. In assenza di vento e sole? Gli elettrolizzatori non producono. Dove sarebbe il problema? L’idrogeno si stocca.

    • Però si eliminano entrambe quelle che lei definisce “schifezze”, comprando un’elettrica di tutte le altre case.

      • Se ne elimina una sola (il diesel), poiche’ pigliandosi un’EV ad es di Stellantis finanzieranno comunque in qc modo anche Musk.

        • No, perché il finanziamento a Musk è necessario soltanto se si compra un diesel anziché un’elettrica.

  2. Forse nel calcolo multe era meglio calcolare il totale tra produzione+uso veicolI perda penalizzare anche le eventuali BEV/NEV realizzate ove ci sono ancora centrali a carbone/idrocarburi; le sanzioni incassate magari indirizzate a favore dei clienti (incentivi europei) per l’acquisto dei veicoli meno inquinanti e costruiti con le migliori pratiche ambientali….
    ma forse sono ancora assonnato e mi sfugge qualcosa….

  3. Così finalmente finisce anche la manfrina di Acea e ceo vari contro le norme (del 2019, ricordiamocelo) di riduzione delle emissioni. Hanno pianto miseria e ora che siamo al dunque, ecco che esce ancora una volta lo schema del pooling.
    Ma certi giornalisti han finto di dimenticarsene.
    T&E stima che passeranno da multe per 15 miliardi a pagare molto meno Tesla (e Volvo) per l’accordo.
    Peraltro pare che nel 2025 ev e phev cresceranno (si stima un 25-30% in più) e le mild esponenzialmente

    • Tesla non fa beneficienza, ovviamente dovranno pagarla in percentuale in base a quanto sfora ogni singola casa automobilistica.

      Probabilmente Toyota è dentro per esser tranquilla, ma era ben posizionata.

      Ma va tutto bene, l’unica cosa che capiscono le grandi aziende (e le persone) sono le perdite di denaro.

    • 25 – 30% in più? Scusa ma dove hai trovato dato? Nel 2024 da gennaio a novembre le immatricolazioni in Europa erano del 13.4% per cuj dovrebbero diventare del 17% circa. Visto il trend attuale (nel 2023 la %era del 14.6) non vedo molto semplice questo incremento dato che i dati macroeconomici nei paesi più importanti da un punto di vista automobilistico: Germania, Francia Italia non sono proprio così positivi.

  4. Bene così le case tradizionali finanziano i loro competitor più visionari e audaci, pagando le loro paure e remore al passaggio deciso all’elettrico. Proprio furbi. Speriamo questo serva di lezione (il pool mitìga comunque i danni rispetto alle multe salate previste) e ad accelerare la produzione e soprattutto vendita di BEV a prezzi più bassi, visto che l’attuale strategia dì ridurre la produzione piuttosto che abbassare i prezzi non porta risultato sotto questo punto di vista… Hanno avuto tutto il tempo per evolvere ma hanno preferito fregarsene e arrivare all’ultimo ancora fortemente sbilanciati sul termico, probabilmente credendo di far desistere Bruxelles. Hanno fatto male i conti questa volta.
    VW è stàt trà le prime à proporre intelligenti city Car come la eUp e Citigo a prezzi contenuti (la CitiGo nel 2019 era stata presentata a 19k e ora con batterie LFP avrebbe potuto scendere ancora), poi hanno preferito cacciare Dies, togliere dal mercato le piccole economiche e alzare fuori mercato la ID3 apposta per spingere le vendite dei bidoni termici come Troc TCross Tiguan ecc. Complimenti, ora sono in crisi… E non per colpa delle elettriche come la propaganda vuole farci credere, bensì per colpa di aver insistito sul termico che in Cina (mercato più ampio anche per VW) è crollato a favore delle elettriche… Quindi la scelta di 4 anni fa di VW ha dato maggiori vendite in Europa e USA x 3 anni portando progressivamente VW su un binario morto. Ora piangono e devono recuperare 4 anni persi al vento.

    • La cacciata di Diess è stata di una miopia epocale, han solo ritardato di qualche anno una crisi che lui aveva già visto e tentato quanto meno mitigare.

      Per gli altri che dire, potrebbero allearsi anche coi cinesi e convincere la commissione ad allentare i dazi invece di baciare le pantofole del tecnofeudale, ma la vulgata attuale è che uno è il salvatore del mondo e gli altri sono spregevoli asiatici.

      • Ma hanno così poco budget le case europee per fare programmi di ricerca e sviluppo rapidi per l’ elettrico? Eventualmente con fondi europei come è successo in Cina usando finanziamenti pubblici per la ricerca in tanti settori. Non mi sembra che in Europa manchino soldi ma che li si spenda male. Al contempo non mi sembra nemmeno che manchino le università, seppur piccole tra Germania, Francia, Italia , svizzera, Belgio e Svezia vi sono tante eccellenze. Dubito si siano tutti rincoglioniti.
        Non capisco questo astio a fare investimenti ingenti per il futuro in periodi di crisi sociale e climatica.

        • L’imprenditore italiano ma molto spesso anche europeo non pensa agli investimenti come modo per lavorare e fare utili.
          Preferisce nascondere gli utili e vivere o vivacchiare di sussidi e prezzi abnormi.
          I tempi in cui c’era visione e speranza del futuro e finito da una trentina d’anni, altrimenti non saremmmo come popolazione messi così male.

          • Concordo, di fatti perlomeno in Italia è proprio dagli anni 90 che sono crollati gli investimenti e quindi la competitività internazionale . Acuita poi dal fatto che tante aziende hanno svenduto per 2 spicci tecnologie e know how all’estero.
            Però proprio per questo sarebbe necessaria una presa di posizione dei governi e dell’ UE volta ad adeguarci in tempi rapidi prima di essere totalmente schiacciati (o di sentirmi dire ” eh ma se invece che fare l’università avessi fatto il saldatore specializzato ora avresti trovato”).

    • “termico che in Cina (mercato più ampio anche per VW) è crollato a favore delle elettriche”
      Per forza: in Cina per avere la Targa per una ICE devi Pagare fior di soldi per PARTECIPARE ad una LOTTERIA che, se sei estratto, ti CONCEDE la targa per la ICE, altrimenti se NON sei ESTRATTO, PERDI i SOLDI.

      • Mentre in Italia devi pagare fior di soldi per avere un’EV, ma anche una termica ormai.
        Che sfortunati questi cinesi, danno loro auto migliori per meno soldi.

      • E? A differenza dei federicofacchinetti nostrani a molti cinesi frega il giusto (cioe’ nulla) del brumm brumm, sopratutto quando e’ di un tre cilindri turbobenzina o di un 4 turbodiesel.

      • Buonare @federicofacchinettimilano quindi? Hai escogitato un metodo per invogliare acquisto di macchine più performanti,economiche (da loro!) ed ecologiche e per lei sarebbe un problema? Il termico è una tecnlogia stantia che sopravvive a se stessi e no in Italia non abbia alcuna educazione in merito, non abbiamo diritto di parlare con l’analfabetismo funzionale che tracima in ogni dove!

        • Ci mancava l’analfabetismo funzionale che a seconda dei casi è degli interessi compare, allora che dire i tedeschi e in parte i francesi sono diventati analfabeti nel 2024 (visto il crollo delle immatricolazioni) mentre prima erano da premo Nobel? L’analfabetismo secondo certi post fa il paio col reddito procapite e coi bonus, in Norvegia tutti scienziati, in Italia (e Spagna) tutti neanderthal.
          Please cambiate leggenda metropolitana, c’è ne sono tante altre per giustificare il 4,2% di immatricolazioni, oramai dell’analbetismo frega poco u nulla a nessuno.

      • La lotteria delle targhe è a Shanghai e Pechino e un altro piccolo distretto che ora non ricordo , 45 milioni di abitanti totali . E il restante miliardo e mezzo di Cinesi? Loro non hanno la lotteria delle targhe. Forse i 45 milioni di abitanti di quelle città hanno comprato tutti i 20 milioni di auto elettriche circolanti?

        • Forse i cinesi delle periferie hanno capita che acquistare un’auto termica nel 2025 rischia di essere un pessimo investimento.
          Al contrario di molti petrolhead nostrani, mi verrebbe da dire.

Rispondi