Emissioni CO2, aziende sempre più favorevoli alle scelte Ue in favore del clima

Un nuovo rapporto del think tank InfluenceMap rivela come sempre di più le aziende europee stanno sostenendo attivamente politiche climatiche ambiziose e favorevoli alle politiche di Bruxelles. Segnando così un’inversione di tendenza rispetto al passato sulle scelte per la riduzione delle emissioni di CO2.

L’analisi di InfluenceMap ha preso in esame le politiche di oltre 200 delle maggiori aziende europee. Il risultato è sorprendente e va controcorrente rispetto a chi pensa che i grandi settori economici siano contrari alle scelte di Bruxelles sulla decarbonizzazione. La percentuale delle aziende la cui attività di lobby è “allineato” con gli obiettivi climatici per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è salita dal 3% nel 2019 al 23% nel 2025. Parallelamente, le aziende “non allineate” sono scese dal 34% al 14%. Inoltre, più della metà delle aziende analizzate risultano almeno “parzialmente allineate” con gli obiettivi climatici.

Emissioni di CO2: le voci contrarie alla transizione energetica sono spesso più rumorose nel dibattito pubblico, ma non maggioritarie

Venetia Roxburgh, analista di InfluenceMap, ha sottolineato come le voci contrarie alla transizione energetica siano spesso più rumorose nel dibattito pubblico. Ma allo stesso tempo esiste una maggioranza silenziosa che supporta la decarbonizzazione. E promuove progressi attraverso politiche climatiche.

Nonostante l’aumento dell’impegno delle singole aziende, le associazioni di categoria sembrano rimanere indietro. Solo il 12% è risultato allineato o parzialmente allineato con gli obiettivi climatici nel 2025. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che tali associazioni tendono a rappresentare le opinioni dei membri più scettici o vengono utilizzate come canali per un lobbying più controverso.

I benefici in Italia per i settori automotive ed energetico

Sebbene il rapporto si concentri su aziende europee, le implicazioni per l’Italia sono significative. Le aziende italiane, come quelle del settore energetico e automobilistico, potrebbero trarre vantaggio da un maggiore allineamento con le politiche climatiche, sia in termini di reputazione che di accesso a finanziamenti e incentivi legati alla transizione verde.

Il crescente impegno delle aziende europee nel sostenere politiche climatiche ambiziose rappresenta un segnale positivo. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, è fondamentale che anche le associazioni di categoria e le aziende ancora non allineate rivedano le proprie strategie e si uniscano a questo cambiamento.

  • LEGGI anche “Petrolio al lumicino: rinnovabili subito o sarà guerra per l’energia” e guarda la Video Intervista al profes

    sor Leonardo Setti

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Visualizza commenti (4)
  1. […] Permangono importanti disparità tra gli Stati, che potrebbero compromettere la coerenza dell’azione climatica europea. Nel deficit di lotta alle emissioni si segnala l’Italia che mostra lacune significative nei trasporti, nell’efficienza energetica del settore residenziale e nella governance della transizione. Nonostante le imprese siano sempre più favorevoli alle politiche Ue. […]

  2. antonio Gobbo

    Capisco che la decarbonizzazione delle industrie possa portare benefici all’ambiente a livello globale, capisco meno qualj benefici possa portare alle industrie automobilistiche italiane (dato che la produzione avviene ora quasi totalmente all’estero) e altresì agli italiani stessi, perlomeno finché le auto elettriche non saranno meno costose delle controparti termiche e le ricariche (soprattutto AC) non saranno distribuite capillarmente sul territorio con costi paragonabili a quelli casalinghi, e per arrivare a ciò credo che la strada sia ancora piuttosto lunga.

  3. Le aziende NON sono ideologiche, le aziende fanno business per questo si allineano ai target climatici.

    LE BOLLETTE, perchè facile gridare al “grinne” ma la bolletta poi chi la paga?

    Dall’ANSA del 14 Maggio:
    “Nei primi quattro mesi del 2025 il prezzo dell’elettricità in Italia ha toccato i 136,2 euro/MWh, il valore più alto tra i grandi Paesi Ue, superando di molto Germania (112,5 euro/MWh), Francia (94,5 euro/MWh) e Spagna (80,9 euro/MWh)”

    Ecco la bellezza del metano, fra Spagna ed italia ci ballano circa 6 cent a KWh, che se sei un nowatt con 3000 KWh/anno di consumi non succede nulla, se sei un imprenditore con 3 mln di KWh embeee magari è un po diverso sui conti dell’azienda.

    Lo studio riporatato dall’ANSA non è dui un’associazione grinne ma della Rome Business School, si occupano di money.

    Tra l’altro nello studio dicono che per abbassare le emissioni (consumi) non basterà sostituire con FER il gas, ma bisognerà agire anche sull’efficienza, ossia far calare i consumi.

    Praticamente, a grandi linee, mi sembrano le conclusioni del Green Deal Europeo.

    Ma il melio è il brumme brumme, i muri col doppio mattoncino e infissi a singolo vetro, così su 3500€/anno di energia pagata 1750 li spendiamo per scaldare l’esterno.

    L’importante è crederci e saldare il conto.

  4. roberto guidetti

    Dal sito del think tank citato:
    “Fondati alla vigilia dell’Accordo di Parigi nel 2015, siamo un think tank globale no-profit che lavora su temi di frontiera in materia di clima e sostenibilità. La nostra missione è facilitare azioni ambiziose da parte di aziende e governi a livello globale per affrontare le crisi climatiche e della biodiversità. Lo facciamo generando analisi innovative a disposizione di investitori, aziende, responsabili politici, campagne e una serie di altri attori influenti, oltre a essere una risorsa affidabile e ampiamente trattata per i media globali. I nostri due filoni di lavoro, LobbyMap e FinanceMap, sono piattaforme di fama mondiale che, rispettivamente, responsabilizzano il settore aziendale e quello finanziario in materia di performance climatica. InfluenceMap è finanziata da filantropi e ha sede a Londra, con uffici a New York, Tokyo e Seul”
    Ho qualche dubbio sull’attendibilità del campione di aziende testato, sarebbe come chiedere all’oste se il suo vino è buono

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