In Italia sono poco conosciuti i benefici di eolico e fotovoltaico; ma sull’agrivoltaico il gap si alza notevolmente. Non si capiscono, infatti, alcune crociate contro un sistema che non consuma suolo, garantisce una difesa dalle conseguenze del cambiamento climatico e spesso fertilizza suoli degradati (leggi). Senza dimenticare il prezioso reddito aggiuntivo per l’azienda agricola. Un caso particolare è l’Emilia Romagna dove sembrano convivere due visioni opposte.
La versione pro agrivoltaico: meno vincoli all’installazione dei pannelli
Abbiamo documentato l’investimento della Regione Emilia-Romagna nella ricerca e conoscenza dell’agrivoltaico grazie ad un accordo con i maggiori ricercatori e scienziati specializzati sul fenomeno (leggi). Un approccio positivo confermato in questi giorni dal vicepresidente Vincenzo Colla che in un incontro di Confagricoltura ha detto: «Restiamo in attesa della normativa nazionale, per poter approvare la nostra legge regionale in materia. Gli obiettivi assegnatici dal burden sharing nazionale sono molto sfidanti ma siamo certi di poterli raggiungere con l’aiuto di tutti, assicurando la compatibilità fra produzione agricola di qualità e produzione energetica».

Chiarissimo il presidente regionale di Confagricoltura, Marcello Bonvicini: «Bisogna tutelare sia l’attività agricola che la redditività, è dunque necessario allentare il più possibile le restrizioni all’installazione di impianti fotovoltaici non solo nelle aree idonee, che per definizione dovrebbero essere destinate a questo scopo, ma anche in quelle ordinarie al fine di consentire la realizzazione dell’agrivoltaico avanzato. La svolta potrebbe offrire a tutti gli agricoltori l’opportunità di diversificare aumentando la produzione nazionale di energia verde: un obiettivo comune nello scenario globale». In sostanza si chiedono «modifiche essenziali alla legge regionale, meno vincoli e un maggior coinvolgimento dell’imprenditoria agricola nella produzione di energia green».
Agrivoltaico avanzato: una balla che non c’è legame con agricoltura
Non è vero, quindi, che gli agricoltori sono contrari all’agrivoltaico. La conferma arriva anche dai buoni numeri della partecipazione ai bandi del Pnrr (leggi).
La versione di chi frena sull’agrivoltaico: a rischio decine di migliaia di ettari
Nei giorni scorsi l’assessore all’agricoltura Alessio Mammi in un comunicato ha manifestato timore dopo la sentenza del Tar del Lazio che, lo scorso maggio, ha sospeso i provvedimenti regionali sulle aree idonee (leggi), disegnando scenari apocalittici rispetto a quello disegnato da Confagricoltura. «Senza un quadro normativo nazionale ben definito rischiamo di compromettere la produttività agricola e la competitività delle nostre imprese. Non possiamo permettere che decine di migliaia di ettari vengano sottratti alle coltivazioni, con danni irreversibili al paesaggio e alla qualità delle nostre produzioni, in un territorio che ha ben 44 Dop e Igp».

Con l’agrivoltaico però non si riducono le rese o la qualità., Anzi, per molte varietà testate si riducono gli effetti delle gelate e le scottature causate dalle temperature troppo alte e già si coltivano sotto i pannelli kiwi, ciliegie o piccoli frutti (leggi).
Che dire del paesaggio? La gran parte dell’Emilia Romagna non ha niente di naturale. Ogni zolla di terra utile è stata scavata e rivoltata per centinaia di anni con metodi intensivi. Perciò da tempo esistono progetti regionali per ridare fertilità ai suoli. Come scriveva il professore di Sociologia urbana e rurale Paolo Guidicini, già dagli anni novanta, la regione è caratterizzata dal rural urban continuum. Con l’intersezione tra aree industriali e agricole, senza dimenticare lo sviluppo urbano dei paesi, nonostante la prima legge contro il consumo del suolo in Italia ci sono cittadine che negli ultimi anni hanno visto esplodere il residenziale. A scapito dei terreni agricoli.
C’è veramente un problema paesaggistico?
Il paesaggio emiliano romagnolo è dato da un alternarsi fitto di zone industriali e aree agricole. Quest’ultime caratterizzate spesso da una distesa infinita di serre e di frutteti coperti. In Emilia Romagna questi rappresentano il 15% del totale e c’è un bando da 70 milioni di euro. Iniziativa lodevole perché si salvano le produzioni. Ma esteticamente e paesaggisticamente non è un bel vedere. Se giustamente si sopportano i teli che coprono tutto, perché non i pannelli che permettono anche di integrare il reddito degli agricoltori? Non abbiamo poi capito il legame negativo tra agrivoltaico e Dop/Igp.

Eppure l’assessore sottolinea: «Un ulteriore elemento riguarda la possibilità di installare, anche in aree agricole di pregio, impianti definiti agrivoltaici che in realtà non risultano compatibili con un’agricoltura di qualità e produttiva». Gli incentivi alla vendita dell’energia da agrivoltaico dipendono dalla relazione agronomica che va presentata ogni anno.
I panelli lungo l’autostrada
Un tema degno di attenzione riguarda invece il suolo agricolo “autostradale” e confinante con le aree industriali. Con il Dl Agricoltura (leggi) è stato vietato il fotovoltaico a terra nelle aree agricole, ma è possibile realizzare impianti. Qui la regione ha fatto le sue stime: «Solo le fasce considerate idonee lungo le autostrade – 300 metri da entrambi i lati – potrebbero comportare la perdita potenziale di circa 15mila ettari coltivabili. Se si aggiungono le aree industriali, con un raggio di 500 metri, molto diffuse in Emilia-Romagna, il rischio è di arrivare a decine di migliaia di ettari sottratti all’agricoltura». Qui i pannelli in teoria sono sostitutivi, sempre che non si adotti il tipo 2 con coltivazione interfilare che permette di salvare la missione aziendale, ed è legittima una riflessione. Ma è un fenomeno ben diverso dall’agrivoltaico.
LEGGI: Sardegna, festival di bufale contro le rinnovabili: dal virus bovino agli incendi e guarda il VIDEO


mi sembra le solite frasi ingannevoli, in cerca di visibilità, “migliaia di ettari” in realtà sono pochi, perchè sono una PERCENTUALE infima del totale
anche se per assurdo fossero impianti dannosi, e non lo sono, con queste percentuali non potrebbero “modificare” i parametri o i destini futuri della produzione agricola, che invece immagino ha grattacapi di natura economica,
visto che negli anni parte dei campi vengono abbandonati o cambiati di destinazione d’uso
invece guardacaso non è una percentuale infima il contributo economico che l’agrivoltaico anche in piccole quantità può dare ad una azienda agricola, c’è un effetto non trascurabile (positivo) sull’azienda e sul numero di salari che potrà erogare e/o investimenti che potrà fare