Elettrico nei campi. Sempre più aziende, nonostante gli ostacoli del Dl Agricoltura del ministro Lollobrigida, investono nella produzione di energia pulita. Anche un big della viticoltura come Caviro. E nei campi, per quanto possibile, si introducono mezzi elettrici. Come ci ha raccontato Vittorio Fugaroli, nel suo campo di Baura, in provincia di Ferrara, dove coltiva delle buonissime mele.

Caviro investe 1,5 milioni per agrivoltaico su vigneto
Sono molto interessanti i numeri dell’investimento del Gruppo Caviro – conosciuto per i suoi marchi tra cui Tavernello, Castellino, Leonardo da Vinci, Cesari, Romio – sull’agrivoltaico. Segno del grado sempre più elevato di questa tecnologia ancora da far germogliare nei nostri campi.
Ma vediamo i numeri. L’impianto, completato in un anno, vale un investimento complessivo di 1,5 milioni ed è composto da 63 tracker monoassiali e 1.386 pannelli solari bifacciali su una superficie di 1,5 ettari.
Si stima una produzione annua da 1.300.000 kWh che dovrebbe permettere l’autosufficienza energetica di Caviro. La più grande cooperativa vitivinicola italiana che conta su 37.500 ettari di vigneto in 7 Regioni italiane, gestite da 11.000 soci.
«Questo impianto agrivoltaico avanzato, il più grande su vigneto d’Italia in questo momento, è per noi un passo significativo nel percorso di sostenibilità che il Gruppo Caviro ha già intrapreso da anni».
Parole di Giampaolo Bassetti, dg Caviro che conclude: «Siamo felici di dare il via a una sperimentazione innovativa, che può essere un modello replicabile per le cantine della nostra filiera».

A Ferrara le mele si coltivano senza gas di scarico
Vittorio Fugaroli è uno dei più importanti produttori di mele di pianura, conferisce e contribuisce al consorzio MelaPiù, e lo abbiamo incontrato nei giorni scorsi durante la raccolta.
Tra i filari di queste mele rosse, grandi e succose. E soprattutto senza essere staccate con contorno di gas di scarico. «Dal 2018 per la raccolta utilizziamo carri elettrici. Un buon investimento». Fa bene all’ambiente, fa bene ai polmoni dei lavoratori ma sono anche efficienti ed efficaci.
Si risparmia nei consumi? «Non è tanto questo il dato importante ma soprattutto i mezzi elettrici non hanno necessità di grande manutenzione. Olio, componenti, pezzi. C’è meno investimento di tempo. Costano di più, ma si risparmia sulla manutenzione».

Ansietà di carica? «Si alimentano ogni due giorni e lavorano bene per 12 ore. E se ha piovuto, se ci sono dei problemi nel terreno il carro elettrico è più agevole, supera gli ostacoli molto facilmente». E naturalmente si sente meno, se non per niente, il motore. Insomma promosso.
Qualche mese fa sempre in campo abbiamo documentato i mezzi elettrici della Cooperativa Agricola Massari a Conselice. Nel dettaglio tre carri elettrici per la raccolta della frutta (della N.Blosi)e il sollevatore e-worker della Merlo.
Nel meleto di Fugaroli i carri sono della ditta padovana Billo che abbiamo incontrato tempo fa a Eima. «Passano anche quattro giorni senza ricaricare – ci avevano detto a Bologna (leggi qui) – e chi è passato all’elettrico non torna indietro». Conferma Fugaroli.
Sottoscrivo tutto quello che Damiano ha scritto
conto molto sugli imprenditori veramente illuminati come in questi due esempi…
i mezzi agricoli e commerciali saranno sicuramente adottati per questioni di costi, semplicità d’uso e condizioni operative migliori (lavoro notturno, in spazi chiusi, motricità complicata…) … così come la possibilità di auto-alimentare le ricariche con propri impianti F.E.R. e liberarsi della schiavitù degli idrocarburi e accise varie…
per le ricariche in viaggio … per le flotte non lo vedo un gran problema perché si doteranno di punti ricarica presso le destinazioni …
per i rifornimenti degli altri utenti privati… mi aspetto molto da aziende, negozi, ristoranti etc…
intanto … grandi complimenti ai dirigenti di queste due aziende… han tutta la mia stima !