Elettricità pulita e a buon mercato? SENEC: anche l’Italia può farcela

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Elettricità pulita e a buon mercato? L’Italia può farcela. Deve però affrancarsi velocemente dalla tagliola del gas, che sta alimentando il caro bollette con il meccanismo perverso del “prezzo marginale”. Come? Rivedendo il mercato elettrico per introdurre il famoso “disaccoppiamento” già invocato da Mario Draghi. E  accelerando sulle fonti rinnovabili. Una prospettiva assolutamente realistica, spiega a Fuoco Amico Vito Zongoli, Amministratore Delegato di SENEC Italia.

SENEC è un’azienda tedesca, leader nei prodotti e nei servizi per l’autosufficienza energetica. Ha già installato in Europa 170 mila accumulatori e 300 MW di pannelli solari. Dal 1° settembre SENEC Italia  ha ottenuto la certificazione come Energy Service Company (ESCo). Può quindi sviluppare progetti complessi di efficientamento energetico in conformità ai requisiti della norma UNI CEI 11352:2014, accompagnando le aziende nell’ottimizzazione dei consumi di energia.

L’analisi di SENEC: la trappola del prezzo del gas

Zongoli ha appena diffuso un “manifesto” con le sue proposte per dare all’Italia energia elettrica pulita e a buon mercato. Cominciando da subito a calmierare i costi energetici (qui il testo). Il  messaggio è chiaro: l’accoppiamento tra prezzi elettrici e prezzo del gas produce una grave distorsione del mercato. E di conseguenza il prezzo finale all’ingrosso pagato in bolletta  non rispecchia, gonfiandoli, i  costi reali di produzione. Si vanificano così  i vantaggi che deriverebbero ai consumatori dalla forte crescita delle fonti rinnovabili.

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Le rinnovabili sono oggi di gran lunga le fonti più economiche, aggiunge Zongoli. Si va infatti dai 2-3 centesimi/kWh per l’eolico, ai 5 centesimi/kWh per il fotovoltaico. E via via a crescere per idroelettrico, nucleare (10 centesimi considerano l’ammortamento per una nuova centrale) e da ultimo il gas naturale (sempre più caro  e a prezzi sempre più volatili).

Perchè allora i prezzi all’ingrosso sono determinati sulla base del prezzo del gas? Perchè le centrali a turbogas, spiega,, entrando in funzione anche poche ore al giorno (e non in tutto l’arco dell’anno), garantiscono quell’ultima quota di produzione indispensabile a coprire i picchi di domanda quando le rinnovabili non sono sufficienti. Una sorta di pronto intervento, del quale, oggi, il sistema elettrico non può fare a meno, pur pagandolo caro.

Accoppiamento e disaccoppiamento

Il risultato? Il prezzo in bolletta è parametrato sul costo massimo di produzione, anzichè su quello medio. I proprietari delle centrali a gas sono remunerati per tenere gli impianti più spesso spenti che accesi. Quelli di impianti fotovoltaici, eolici o idroelettrici ricevono un surplus di profitti rispetto agli effettivi costi di produzione. Una sorta di extra incentivo, in sostanza.

Come si potrebbero disaccoppiare i due prezzi, pur garantendo l’equilibrio del sistema elettrico? Le soluzioni, ricorda Zongoli, sono tre. La prima, già adottata in passato, prevede un tetto al prezzo del gas riversato in bolletta. Superato il quale, interviene lo Stato con la fiscalità generale a coprire gli extra costi a carico del produttori. Il problema? L’onere aggiuntivo per i conti pubblici.

La seconda ipotesi è mettere un tetto agli extra profitti dei produttori da fonti rinnovabili. I risparmi, in questo caso, andrebbero ad abbattere i prezzi all’ingrosso dell’ energia. Qui la controindicazione sarebbe il disincentivo alle nuove installazioni di impianti puliti e il conseguente rallentamento del  processo di decarbonizzazione.

Terza possibilità: istituire due mercati elettrici separati, uno per l’elettricità da fonti fossili, l’altro per quella da fonti rinnovabili. Stabilendo poi il prezzo finale all’ingrosso sulla media ponderata dei due. Controindicazione? La complessità di una rivoluzione che potrebbe avvenire solo su scala europea.

La “quarta via” tra contratti PPA e Comunità energetiche

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Lo schema delle CER che permetterebbero ai privati di accedere a contratti di fornitura di elettricità rinnovabile a lungo termine e a prezzi fissi.

Zongoli propende invece per una “quarta via”, da attuare in due diverse fasi. A breve termine spingendo l’acceleratore sui contratti di fornitura diretta produttore-consumatore, i cosiddetti  “Power Purchase Agreement” (PPA). Sono contratti a prezzo fisso e durata anche ventennale, riservati alla sola energia verde. Soluzione già praticabile e praticata da tutti i grandi consumatori industriali. Ma ora accessibile anche ai privati attraverso le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER).

SENEC: così l’Italia “rinnovabile” al 100%

Nel lungo termine, cioè in prospettiva 2050, Zongoli vede un’Italia alimentata «quasi al 100% da fonti rinnovabili» e finalmente libera dalla tagliola del gas e da ogni dipendenza da fonti fossili. E’ possibile? Sì, risponde.  Il problema dell’intermittenza delle fonti rinnovabili si risolve oggi con sistemi di accumulo avanzati, i cui prezzi si sono ridotti in pochi anni di quattro quinti. E ora  «produzione più accumulo di un sistema elettrico basato sulle rinnovabili assicura il ritorno dell’investimento in 4-5 anni: è il sistema più sensato che ci sia».

L’autosufficienza energetica è dunque a portata di mano. E le richieste già depositate di nuove installazioni rinnovabili  «sarebbero sufficienti a coprire il fabbisogno italiano». Quindi per avere presto elettricità pulita e a buon mercato basterà accelerare le autorizzazioni e «procedere all’adeguamento della rete per distribuire l’energia là dove maggiore è il fabbisogno. Ma su questo Terna è già al lavoro».

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