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Electrip si presenta: AutoCharge e super hub di Assago

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Presto il brand di ricarica Electrip diventerà iconico, almeno per gli EV driver di Milano e dintorni. Ad Assago, per l’esattezza al Business Park di MilanoFiori Nord, troveranno infatti la più grande stazione di ricarica italiana: 16 colonnine da 400 kW per un totale di 32 stalli. In totale, 6 MW di potenza disponibile, tutta al 100% green. E con una tariffa-monstre di soli 0,50 euro a kWh per gli abbonati e 0,60 per i clienti occasionali. Ma all’Autoporto Valle d’Aosta, ad Aosta,  Electrip già offre un’anteprima della sua idea di hub di ricarica, per molti versi rivoluzionaria. Vaielettrico l’ha testata e ve la racconta. Partendo dalla funzionalità più distintiva: l’AutoCharge.

Di cosa si tratta? Parliamo di qualcosa di molto simile al sistema di riconoscimento automatico della vettura adottato da Tesla nei suoi Supercharger  e del Plug&Charge che comincia a diffondersi grazie all’accordo fra costruttori di colonnine, altre reti di ricarica e alcune case auto. In entrambi i casi, però, l’avvio della ricarica senza tessere o app ma con la semplice connessione colonnina-auto, è riservato a poche stazioni e pochi modelli di BEV.

electripIl nostro test: ecco come funziona l’AutoCharge di Electrip (con ricarica HPC a 50 centesimi/kWh)

Viceversa AutoCharge di Electrip è “aperto” a tutti gli EV driver, per qualunque vettura di qualunque marca. Sfrutta infatti i normali codici di comunicazione CCS che ogni vettura adotta per dialogare con qualsiasi colonnina. E una volta conclusa la registrazione alla prima ricarica, come ci spiega e ci mostra il nostro videomaker Luca Palestini nel video qui sopra, tutte quelle successive si attiveranno semplicemente innestando il connettore nella presa di corrente del veicolo.

Ma la proposta di Electrip non si esaurisce qui. E come vedremo, non manca di ambizione. Intanto, però, facciamo le “presentazioni” con l’aiuto del Country Manager per l’Italia Giovanni Fornaro, che dalla sede di Milano guida un team di circa 60 tecnici e ingegneri. Electrip nasce da una joint venture tra il fondo di investimento inglese Wren House infrastructure (51%), controllato dal Fondo sovrano del Kuwait, e il colosso industriale turco Zorlu, con il 49%.

La storia di Electrip, dalla Turchia con furore

Zorlu è una conglomerata diversificata in molti settori (tessile, elettrodomestici ed elettronica, telecomunicazioni, energia, metallurgia, turismo) e uno dei tre maggiori gruppi della Turchia. La controllata Zorlu Energy, quotata alla Borsa di Istanbul, è uno dei maggiori produttori turchi di energia rinnovabile. Un’altra azienda del gruppo, Vestel, ha allargato le sue attività dagli elettrodomestici ai dispositivi di ricarica per veicoli elettrici.

Dal connubio fra Zorlu Energy e Vestel è nata la rete di ricarica Zes, che ha già installato 3.000 stazioni in Turchia e successivamente Electrip Global destinata allo sbarco nel resto d’Europa. Per cominciare, in Italia, Francia, Polonia, Croazia, Bulgaria e Grecia. La guida un italiano, Nicola De Sanctis, con precedenti in Edison, Iren, Eon Italia e Acquedotto pugliese.

electrip
Un rendering del nuovo Electrip hub di Assago

Annunciando l’anno scorso il progetto Assago, De Sanctis spiegò che l’ investimento, «al momento sovradimensionato», sarà tuttavia per Electrip una sorta di bandiera collocata «in un punto di passaggio importantissimo» all’incrocio fra le grandi direttrici Milano-Genova, e quella che passa da Francia e Svizzera per arrivare a Roma. L’hub sarà inaugurato a breve. Disporrà di ampie aree verdi, e ogni metro quadrato costruito sarà ambientalmente compensato da verde pubblico e vegetazione che schermerà le cabine di trasformazione.

Oltre alla rete di ricarica pubblica ad altissima potenza, preferibilmente ubicata presso centri commerciali e grandi strutture di ospitalità, Electrip è già presente con installazioni semi pubbliche o private per la clientela B2B, B2C, e per le pubbliche amministrazioni. Ed è intenzionata a partecipare alle prossime gare per l’elettrificazione delle stazioni di servizio sulla rete autostradale.

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18 COMMENTI

  1. Così a naso mi pare usino la connesisone CCS2 per fare fingerprint dell’auto.
    Vedo un grosso limite, che viene invece superato dal P&C: nel caso io abbia due contratti, per semplificare, Fornitore A e Fornitore B.
    Quando mi collego ad una colonnina, se funzionano in roaming, come posso scegliere quale dei due usare?
    Questo sistema permette solo di avere Autocharge funzionante sulla colonnina del fornitore A con la tariffa del fornitore A e sulla colonnina del fornitore B con la rariffa del fornitore B.
    Vanifica quindi il roaming.

    Non è necessariamente un problema, sia chiaro. Basta saperlo. E’ come andare ad un SuC Tesla. Avrò il prezzo Tesla e basta. Nessuna altra alternativa.

    E’ solo una limitazione tecnica derivante dal sistema di autenticazione usato.

    (mi riservo di verificare più approfonditamente, non prendete quanto sopra come oro colato. 🙂 )

    • Plug & Charge è uno standard ISO, richiede una certa infrastruttura, accordi tra case e operatori, flussi di scambio dati, certificazioni, etc.
      AutoCharge è un po’ un “hack” (nel senso buono), che in pratica coinvolge solo l’operatore e l’utente (già registrato presso di loro), riconoscendo il MAC address dell’auto, comunicato via connettore CCS2, e associato la prima volta.

        • Beh, è un MAC address, associato ad un codice utente, associato ad un sistema di pagamento, già registrati nel loro sistema. Quindi se fai lo spoofing del solo MAC dell’auto, non si ottiene niente. E come si diceva in un altro messaggio è un sistema già in uso da qualche anno senza che siano emerse particolari criticità.

  2. Apprezzabilissimo il passo avanti di Electrip di sfruttare una caratteristica nativa dello standard CCS2 per implementare il plug&charge sulle orme di altri fornitori di ricarica, Tesla in primis.
    Mi pare tuttavia che tutto ciò non sia alcun passo avanti per uscire dalla giungla delle app: se anche tutti i fornitori di ricarica attivassero tale possibilità, infatti, sarei comunque costretto ad avere varie app per ricaricare plug&charge alle HPC dei vari fornitori.
    E anche in presenza di roaming tra i vari fornitori, si finirerebbe comunque a confrontare i prezzi tra i vari fornitori per utilizzare quello più vantaggioso, quindi navigando sempre fra più app.
    Mi sbaglio?

    • La App devi averla, d’accordo. Ma la utilizzi solo la prima volta, poi ti serve solo per localizzate le colonnine

      • Ho compreso che Plug&Charge, dopo una sola registrazione, funziona con tutti gli operatori che offrono questo servizio su caricatori compatibili. Al contrario, per AutoCharge è necessario utilizzare un’app e registrarsi con ciascun operatore separatamente (ad esempio: Fastned, Electra, Electrip, ecc.).
        In altre parole, Plug&Charge richiede un solo contratto, mentre AutoCharge comporta la gestione di più contratti.

  3. Sig. Nicola Desanctis di Electrip: va bene la ultra potenza delle colonnine veloci CCS, ma una/due colonnine con modalità tipo 2 ??

  4. “Sfrutta infatti i normali codici di comunicazione CCS che ogni vettura adotta per dialogare con qualsiasi colonnina”

    Esperti di Cyber… divertitevi! 🤷

    • Mi pare che siano almeno 2 anni che EVgo usa un sistema analogo negli USA, e a memoria non sono emerse problematiche particolari. Diciamo che è (stato) un modo pratico per superare una certa inerzia anche burocratica del sistemone ufficiale ISO 15118 Plug & Charge.

  5. Forse che fosse la volta buona che si intravede uno spiraglio di concorrenza vera. Bene l’infrastruttura, bene il prezzo. Fa riflettere che questi investimenti e piani di espansione provengono da società estere mentre le nostrane fanno passi indietro anziché avanti.

    • Già, credo che lo scotto sia di non avere accordi di roaming (vedi Tesla), ma se si espandono a sufficienza…
      Ad esempio dall’ app si vede che stanno attivando qualcosa di simile anche a Verona (appena fuori il casello di Sommacampagna) che potrebbe ben coprire la direttrice Mi-Ve. Vero che si deve uscire dall’ autostrada ma a questo prezzo vale lo sforzo. Speriamo.

      • Se sono ben posizionate, come quelle di Tesla, e l’occupazione è alta e quindi possono fare prezzi concorrenziali, ben vengano!

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