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Ecco la transizione ecologica secondo Cingolani

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Ecco il testo integrale dell’intervento del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani in Commissione congiunta Industria e Ambiente di Senato e Camera

Onorevoli Presidenti, egregi Senatori e Deputati,

riferisco alle Commissioni congiunte Industria/Attività produttive e Ambiente della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, sulle linee programmatiche del Ministero della transizione ecologica.

Rendo queste comunicazioni in video-conferenza con la presenza a distanza imposta dalle precauzioni sanitarie volte a prevenire la diffusione del contagio dal virus COVID 19.

Questa è la prima Legislatura – e questo è il primo Governo – in cui la relazione sulle linee programmatiche dei Ministri è resa in Commissione mediante l’impiego delle tecnologie digitali. È sicuramente un segnale tangibile non solo dei condizionamenti della pandemia in corso ma – cogliendo l’aspetto positivo – anche delle potenzialità offerte dalla tecnologia. Ritornerò più avanti, nel corso di questa esposizione, sulle potenzialità che le tecnologie offrono per la tutela dell’ambiente e per la transizione ecologica.

Questa è però anche la prima occasione – aspetto ai nostri fini più pregnante – dall’entrata in vigore della legge istitutiva del Ministero dell’ambiente (legge n. 349 del 1986), in cui il Ministro riferisce alle Commissioni congiunte dell’ambiente e dell’industria dei due rami del Parlamento. In passato, infatti, il Ministro dell’ambiente ha sempre illustrato le linee programmatiche del Dicastero soltanto alle Commissioni ambiente.

Questa circostanza è dovuta all’inevitabile riconoscimento – forse tardivo – da parte dell’ordinamento della Repubblica della connessione intima tra ambiente, energia e sviluppo.

Questo riconoscimento si è prodotto nell’ordinamento con il decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, in tema di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, oggi all’esame delle Camere.

Transizione ecologica e debito ambientale

Prima di esaminare le innovazioni prodotte dal citato decreto-legge, mi preme sottolineare la denominazione assunta dal Ministero della transizione ecologica, osservando che il concetto di transizione ecologica non è univocamente definito tra gli Stati. Vi è infatti una tale disuguaglianza a livello planetario che quello che per i Paesi industrializzati e più evoluti è una transizione, per altri è qualcosa di materialmente impossibile. Nonostante gli obiettivi di sostenibilità ambientale siano chiari a livello globale, la strada percorribile non è la stessa per tutti.

Questo è un aspetto che investe di grande responsabilità il nostro Paese.

La responsabilità è grande non solo perché dobbiamo trovare la via giusta di un percorso non predefinito, ma anche perché il punto di partenza di questo percorso è la situazione economica e sociale determinata dalla perdurante pandemia: una situazione complessa in cui appare difficile, a prima vista, conciliare istanze sociali e ambientali completamente diverse, istanze che pure devono essere composte in una soluzione politica.

È una responsabilità verso gli Italiani. È una responsabilità verso il resto del Mondo, in considerazione dei risvolti geopolitici che scaturiscono dalle scelte energetiche dell’Italia e del ruolo di traino che la tecnologia e l’intelligenza italiane devono continuare a mantenere nel tracciare un percorso virtuoso verso forme di sviluppo sostenibile.

Il Ministero della transizione ecologica perseguirà le politiche ambientali, nella consapevolezza che – nell’era in cui viviamo – dobbiamo fronteggiare anche un debito ambientale. Debito ambientale che diversamente da quello economico è, per sua natura, un debito comune che trascende i confini degli Stati e non è esigibile esclusivamente in capo a chi lo ha prodotto, che sia una generazione o una collettività, distanti nel tempo o nello spazio. Inoltre, siamo già gravati da un debito ambientale contratto nei passati decenni, il cui montante sarà sempre più faticoso recuperare, se non agiamo per tempo.

Dal MiTE al Comitato CITE

Con il decreto-legge n. 22 del 2021, già in corso di conversione presso alla Camera, sono state ridefinite le competenze del Ministero dell’ambiente, trasferendo ad esso attribuzioni in materia di energia, fino ad ora assegnate al Ministero dello sviluppo economico. Con ciò è stata segnata una tappa importante nel percorso di tutela dell’ambiente e nel percorso di intervento a favore della transizione ecologica.

Questa novità segna un salto di qualità nella sfida ambientale del Paese, poiché integra le tradizionali competenze del Dicastero con quelle volte allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, sostenibili e non climalteranti, a tutela delle future generazioni, proprio nella logica di transizione ecologica che intesta la nuova denominazione del Ministero.

Non si tratta di una mera innovazione terminologica, poiché il decreto-legge n. 22 prevede che l’azione del Ministero sia finalizzata su tre distinti focus che qualificano i compiti dei tre dipartimenti in cui esso si articola.

I tre focus riguardano: a) la tutela della natura, del territorio e del mare; b) la transizione ecologica; c) la interdipendenza della sfida climatica e di quella energetica.

La nuova missione del Ministero è quindi una missione che integra e permea gli aspetti di protezione ambientale nella prospettiva dello sviluppo sostenibile e della transizione ecologica.

La strutturazione delle competenze del Ministero esprime quindi la complementarità e l’interconnessione tra i temi della tutela ambientale, della salvaguardia del clima, dell’energia e dello sviluppo sostenibile.

In particolare, l’intento delle novità organizzative introdotte è quello di ripensare profondamente l’organizzazione dell’amministrazione indirizzandola prioritariamente verso una “transizione ecologica” integrale del Paese, potenziando e dotando il Ministero delle competenze in materia di politica energetica già facenti capo a due direzioni generali del Ministero dello sviluppo economico (la Direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica e la Direzione generale per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari).

I nuovi ambiti di intervento del Ministero in ambito energetico riguardano pertanto: 1) la competenza in materia di autorizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili di competenza statale, anche ubicati in mare, di sicurezza nucleare e di disciplina dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché la competenza in materia di agro-energie; 2) la competenza sui piani e sulle misure in materia di combustibili alternativi e delle relative reti e strutture di distribuzione per la ricarica dei veicoli elettrici, sulla qualità dell’aria, sulle politiche di contrasto dei cambiamenti climatici e per la finanza climatica e sostenibile e il risparmio ambientale, anche attraverso tecnologie per la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra; 3) i compiti di pianificazione in materia di emissioni nei diversi settori dell’attività economica, ivi compreso il settore dei trasporti.

Il decreto-legge precisa poi le competenze in materia di riuso e di riciclo dei rifiuti e in materia di economia circolare e precisa, altresì, la competenza per la bonifica dei siti per i quali non è individuato il responsabile della contaminazione, cioè quelli per i quali i soggetti interessati non provvedono alla realizzazione degli interventi (cosiddetti «siti orfani»), nonché per l’esercizio delle relative azioni giurisdizionali per danno ambientale.

Come sapete, e come stabilisce il decreto-legge, sotto l’aspetto funzionale il Ministero assicurerà l’adempimento della sua missione mediante tre Dipartimenti: il Dipartimento per il personale, la natura, il territorio e il Mediterraneo (DiPENT); il Dipartimento per la transizione ecologica e gli acquisti verdi (DiTEI); il Dipartimento per l’energia e il clima, nel quale confluiscono la Direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica e la Direzione generale per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari del Ministero dello sviluppo economico e la Direzione generale per il clima, l’energia e l’aria del Ministero dell’ambiente.

Il decreto-legge prevede inoltre che l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA sia sottoposta alla vigilanza del Ministero della transizione ecologica e che nell’ambito delle nuove competenze attribuite al Ministero rientrino quelle comunque inerenti all’attività delle società operanti nei settori di riferimento – tra cui rientrano dunque quelle afferenti all’attività della Società gestione impianti nucleari Spa (SOGIN), rispetto alla quale il Ministro assume il potere di emanare indirizzi.

Compete al Ministro della transizione ecologica l’esercizio dei diritti di azionista già esercitati dal Ministero dello sviluppo economico nei confronti del Gestore dei servizi energetici Spa (GSE) e l’approvazione della disciplina del mercato elettrico e del mercato del gas naturale e dei criteri per l’incentivazione dell’energia elettrica da fonte rinnovabile, insieme all’esercizio di ogni altra competenza del Ministero dello sviluppo economico in materia di concorrenza e di regolazione dei servizi di pubblica utilità nei settori energetici.

Al fine di fornire una prima definizione della governance della transizione ecologica, il decreto-legge istituisce, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), con il compito di coordinare le politiche nazionali per tale transizione e la relativa programmazione.

Il CITE è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o, in sua vece, dal Ministro della transizione ecologica, ed è composto anche dai Ministri dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, del lavoro e delle politiche sociali e delle politiche agricole alimentari e forestali. Partecipano, altresì, gli altri Ministri o i loro delegati aventi competenza nelle materie oggetto dei provvedimenti e dei temi posti all’ordine del giorno.

Il CITE approva, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, il Piano per la transizione ecologica, con il quale individua le azioni, le misure, le fonti di finanziamento, il relativo cronoprogramma, nonché le amministrazioni competenti all’attuazione delle singole misure in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, mobilità sostenibile, contrasto del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo, risorse idriche e relative infrastrutture, qualità dell’aria ed economia circolare. Il CITE approva inoltre le proposte per la rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi.

Transizione ecologica e burocrazia

Un tema su cui, giustamente, si registra una crescente attenzione anche da parte dell’opinione pubblica, oltre che degli investitori privati e della stessa Unione europea, è rappresentato dai tempi del permitting. I tempi, cioè, che intercorrono tra la richiesta di valutazione ambientale di un investimento e il rilascio dei titoli necessari a poter “aprire il cantiere”. Vorrei partire da alcuni dati, sulle istanze di valutazione ambientale pervenute e sulle procedure concluse, nel periodo da gennaio 2020 a metà febbraio di quest’anno. Delle 610 istanze pervenute, risultano lavorate 577 (il 95 per cento circa), mentre sono in corso di esame di verifica di procedibilità quelle recentemente pervenute (in numero di 33) e che saranno processate entro i tempi previsti dalla normativa. Per le restanti 30 istanze, ritenute non procedibili, si è in attesa della trasmissione degli atti di perfezionamento da parte dei proponenti.

Dopo l’insediamento dei nuovi componenti, la Commissione VIA-VAS ha gestito efficacemente il flusso delle istruttorie ad essa sottoposte. Occorre tuttavia smaltire un arretrato, accumulatosi nell’ultimo periodo di attività della Commissione precedente.

Al fine di rafforzare l’azione della Commissione VIA – VAS, è intenzione del Ministero approntare la soluzione ottimale per recuperare il ritardo accumulato.

La straordinarietà dell’attuale situazione mondiale, nel cui contesto l’Italia si trova a effettuare un enorme sforzo per riavviare il proprio sistema produttivo, impone un paradigma di procedure amministrative e di assetti regolatori che traduca le risorse economiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in progetti concreti che siano tempestivamente realizzati dal sistema dell’Amministrazione pubblica.

In tale prospettiva, con l’accordo e l’indirizzo del Parlamento, vanno individuati correttivi mirati che non siano l’ennesima rielaborazione dei sistemi di permitting, che periodicamente genera confusione interpretativa negli operatori pubblici, lasciandoli in panne.

Vanno piuttosto individuati correttivi puntuali ispirati alle migliori pratiche amministrative nazionali.

È un dato di fatto che recentemente l’efficienza realizzativa di nuove iniziative (p.es. installazioni rinnovabili) sia stata pari a circa un decimo di quanto programmato (check numbers in termini di MWh programmati e realmente installati nell’ultimo triennio). Si tratta di inefficienze patologiche che non potremo permetterci in fase di realizzazione dei programmi proposti dal PNRR.  Analogamente, occorre  rivedere il meccanismo delle aste per gli impianti di fonti rinnovabili: ancora di recente, in Spagna la domanda relativa agli impianti eolici è stata tre volte superiore all’offerta, mentre in Italia è stata aggiudicata meno di un quarto della capacità messa a gara.

A tal fine, sono già state avviate  interazioni con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile per ricercare insieme proposte e interventi normativi, da sottoporre al vaglio parlamentare, atti a rendere le procedure più spedite, e con il Ministero della cultura per realizzare un sistema di permitting che offra procedure, tempi e soluzioni certe sull’intero territorio nazionale e che si attenga a parametri oggettivi nella valutazione dell’impatto degli impianti di energie rinnovabili, anche, per esempio, nelle aree a vocazione agricola non sottoposte a vincolo.

Velocizzare gli iter realizzativi

Particolare attenzione sarà rivolta dal Dicastero al confronto con la cittadinanza e i portatori di interesse all’insegna di un dibattito pubblico che, nell’alveo degli strumenti della consultazione pubblica, assicuri l’informazione, il confronto (anche dialettico) e la composizione degli interessi.

In tal senso, andrà rafforzata la cultura della consultazione pubblica come strumento di composizione di istanze diverse, di velocizzazione degli iter procedurali e per la realizzazione dell’attività di Governo. Il Dicastero incentiverà la realizzazione di consultazioni pubbliche, secondo i principi di imparzialità, inclusione, trasparenza, tempestività e riscontro delle decisioni assunte rispetto ai rilievi emersi in consultazione e secondo procedure che garantiscano e facilitino una partecipazione corretta ed efficace e in tempi certi. Gli strumenti di partecipazione pubblica rappresentano un efficace strumento di risoluzione preventiva dei conflitti e del contenzioso e, quindi, della più celere realizzazione dell’azione amministrativa.

Il modello del “ponte Genova San Giorgio”: idealità e concretezza per una corsia preferenziale che realizzi i progetti del PNRR.

In questo contesto, la governance del PNRR rappresenta un fattore critico: in un momento in cui si realizza uno straordinario sforzo di ricostruzione, il Paese deve disporre di un sistema di procedure autorizzative che elevi drasticamente i risultati realizzativi dei progetti di intervento pubblico e incentivi e semplifichi l’intervento e il partenariato privato.

Il “modello Genova” rappresenta un esempio di governance virtuosa e di capacità di esprimere le energie più generose e le professionalità più elevate nei momenti di difficoltà. Non è l’unico, certamente, ma avremo bisogno delle migliori competenze amministrative per garantire, oltre alla ovvia e imprescindibile trasparenza e correttezza, l’altrettanto irrinunciabile efficacia e rispetto dei tempi dettati dall’agenda europea e dal senso del dovere rispetto alle future generazioni.

In sinergia con il Parlamento

L’azione del Dicastero sarà costantemente improntata al confronto con il Parlamento e con le Commissioni di merito, che costituiscono l’interlocutore costituzionalmente qualificato del Governo per la rappresentanza e la composizione delle istanze dei portatori di interesse e della collettività, istanze che – nel complesso periodo di crisi che stiamo vivendo – possono essere diverse e talora confliggenti.

In tal senso, è mia intenzione valorizzare e dare stimolo al dialogo con le Commissioni parlamentari, che sarà all’insegna della circolazione delle informazioni, assicurando, da un lato, la tempestiva risposta agli atti di sindacato ispettivo che verranno indirizzati al Ministero e, dall’altro, dando riconoscimento alla sintesi delle diverse sensibilità espresse dal Parlamento negli atti di indirizzo che vorrà rivolgere al Governo.

Invito pertanto i Presidenti delle Commissioni a valutare un’articolazione dei lavori delle Commissioni che preveda la settimanale presenza dei Sottosegretari per lo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo, quale primo e immediato punto di contatto con il Ministero.

In quest’ottica di comunicazione circolare è interesse del Dicastero acquisire le approfondite istruttorie che le Commissioni hanno svolto e svolgeranno sugli specifici temi di competenza e, in particolare, sui disegni di legge all’esame. Le Commissioni parlamentari rappresentano infatti la migliore sede di confronto tra le parti politiche per la disamina di aspetti tecnici: la sede in cui si possono inquadrare soluzioni e trovare sintesi capaci di comporre posizioni che, in un primo momento, possono anche sembrare contrastanti.

Uno sguardo alla macchina del Ministero

La macchina amministrativa del Ministero necessita di un potenziamento sotto i profili delle risorse umane, soprattutto con competenze tecniche ed esperienza internazionale, e della dotazione tecnologica. Potenziamento che è reso ancora più urgente dalle rilevanti competenze acquisite nel settore energetico. Per quanto riguarda il rafforzamento delle risorse umane, proseguiranno le procedure concorsuali in essere – rallentate a causa della pandemia – che prevedono l’acquisizione di funzionari tecnici, funzionari esperti di cooperazione internazionale, funzionari amministrativi e dirigenti. Contestualmente, sarà avviato un piano di digitalizzazione integrato adeguato alle funzioni e al complesso di attività del nuovo assetto organizzativo.

Nell’ambito delle attività finalizzate alla tutela del patrimonio naturalistico, il dicastero proseguirà gli interventi finalizzati alla mitigazione dell’adattamento ai cambiamenti climatici nei parchi nazionali, la definizione della strategia nazionale per la biodiversità 2030 e il rafforzamento della rete delle aree protette, anche con nuovi processi di digitalizzazione.

Il Ministero intende cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie digitali per digitalizzare gli uffici, la rete dei parchi e le principali attività di monitoraggio del territorio, per migliorare la prevenzione e la sicurezza del territorio e della sostenibilità ambientale, integrando tutte le tecnologie disponibili, come A.I., Cloud, satelliti, droni e sensori a terra.

Il paniere delle tecnologie nazionali si deve dotare di questi strumenti per fare dell’Italia una nazione smart e sicura, una nazione in grado di disporre dei migliori strumenti per l’acquisizione dei dati del territorio e per la loro trasformazione in informazioni utili alla prevenzione di danni ambientali e calamità naturali.

Nel contesto del Piano d’azione europeo per l’economia circolare, il Ministero – attraverso l’interlocuzione con gli enti territoriali e la costante consultazione degli operatori pubblici e privati e delle associazioni di categoria – intende mettere a punto gli strumenti tecnici e amministrativi per garantire il sostegno e lo sviluppo di filiere produttive coerenti, secondo un’impostazione di circolarità economica.

In tale contesto, il Ministero porrà in essere il monitoraggio dell’implementazione dei decreti legislativi di recepimento del “Pacchetto economia circolare” e la predisposizione  dei decreti correttivi; definirà il Piano d’azione nazionale per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione con l’obiettivo di massimizzare la diffusione del Green Public Procurement; perfezionerà gli strumenti di supporto allo sviluppo di filiere “circolari”, attraverso l’adozione di Criteri Ambientali Minimi per i nuovi settori merceologici; si dedicherà alla stesura dei decreti relativi alla cessazione della qualifica di rifiuto (cd. end of waste); aggiornerà il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti; revisionerà il registro della tracciabilità dei rifiuti.

Sul tema dei rifiuti radioattivi, ricordo che la SOGIN SpA ha pubblicato, lo scorso 5 gennaio, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) e che con il “Decreto Milleproroghe” 2021 è stato prorogato di 120 giorni il termine per la consultazione pubblica affidata alla SOGIN.

Per quanto attiene alle Strategie per lo sviluppo sostenibile e la fiscalità ambientale, il Ministero contribuirà all’attuazione dell’Agenda 2030, a livello nazionale e internazionale, e dei programmi ambientali in ambito ONU e Unione europea, finalizzando il processo di revisione triennale della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e garantendo un’ampia partecipazione della società civile, delle istituzioni scientifiche e degli attori territoriali.

È intenzione del mio Dicastero definire il PiTESAI entro il termine di legge del prossimo 30 settembre, assicurando la collaborazione delle Amministrazioni regionali e lo svolgersi dei compiti di loro competenza e individuando un quadro definito di riferimento, da sottoporre a VAS, delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale.

Il tema delle valutazioni e autorizzazioni ambientali si pone in maniera prioritaria anche nella questione relativa allo stabilimento siderurgico ex ILVA di Taranto, sia rispetto al mancato adempimento alle prescrizioni ambientali relative ai nastri trasportatori, sia rispetto all’eventuale revisione delle prescrizioni AIA in seguito all’ordinanza del sindaco di Taranto per la chiusura dello stabilimento a causa di valori oltre soglia di polveri sottili e naftalene.

Nella consapevolezza della rilevanza del tema delle bonifiche, l’azione del Ministero mira a farne uno strumento per garantire, oltre che la tutela ambientale e sanitaria, anche la circolarità delle risorse del suolo e delle acque di falda.

Il Dicastero intende quindi perseguire un processo organizzativo e di riforma del settore, agendo sia sulle funzioni amministrative sia su quelle operative, per rinnovare il sistema delle bonifiche e della lotta al danno ambientale e renderlo più efficiente. Sull’individuazione dei cd. “siti orfani” è stata avviata un’azione sinergica con le Regioni, al fine di meglio comprendere l’estensione del fenomeno e definire il fabbisogno finanziario utile alla soluzione del problema.

Infine, in materia di smaltimento e rimozione dell’amianto, la Direzione competente ha intrapreso azioni per dare impulso agli interventi di rimozione dell’amianto innovando sia il meccanismo di rilevamento (anche attraverso l’utilizzo di telerilevamento satellitare) che di finanziamento per la rimozione.

Il Ministero sarà impegnato nell’attuazione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) – su cui tornerò a breve – e della Strategia nazionale di Lungo Termine (LTS), nella promozione della mobilità sostenibile, nell’attuazione del programma nazionale dell’inquinamento atmosferico e, in generale, nel potenziamento della strategia nazionale della qualità dell’aria, nel rispetto degli impegni internazionali sul clima.

Gli impegni internazionali europei

La Presidenza italiana del G20, per la quale i temi climatico-ambientali sono dominanti (la “P” di Planet della terna People Planet Prosperity) e il partenariato con il Regno Unito per la COP 26 sul clima collocano l’Italia sulla ribalta internazionale sui terreni climatico e ambientale.

G20 – Il programma di base italiano è molto ampio, coprendo biodiversità, aree protette e patrimonio naturale, protezione di oceani e suolo (con il contrasto alla desertificazione), acqua, economia circolare (incluso il contrasto al marine litter), finanza verde, sussidi ambientatemene dannosi, ripresa post Covid 19 orientata alla neutralità climatica, città e tecnologie intelligenti all’insegna della de-carbonizzazione e con l’apporto delle soluzioni basate sulla natura, mobilitazione dei flussi finanziari per il clima.

COP 26 – In base all’intesa raggiunta nel 2019 da Regno Unito e Italia, l’Italia organizzerà, nel quadro della 26a COP (Conferenza delle Parti) sul Cambiamento Climatico, a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre, la PRE COP e un evento – per la prima volta nel quadro di una COP – dedicato ai giovani (Youth4climate: Driving Ambition).

A livello europeo, il Ministero sarà altresì impegnato nel negoziato sulla cd. legge europea sul clima, da cui partirà la revisione di tutta la normativa su clima ed energia.

Con particolare riferimento alle dimensioni del mercato energetico, della sostenibilità ambientale e della competitività, ricordo che si tratta di tre dimensioni rilevanti a livello nazionale. L’Italia ha un prezzo dell’energia mediamente più alto di molti altri Paesi europei, che incide sulla qualità della vita e sulla competitività del sistema produttivo.

In termini di pianificazione, l’Italia – come ho già ricordato – si è dotata di un Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), che individua i target al 2030 sulle varie dimensioni e rappresenta l’impegno e il contributo del Paese all’attuazione del cosiddetto “Pacchetto clima energia”.

In molti ambiti, i target italiani sono più ambiziosi di quanto sarebbe derivato dalla semplice attuazione della metodologia comunitaria di pre-assegnazione (soprattutto nel settore dei trasporti). In ogni caso, il rilancio in una dimensione rafforzata di transizione ecologica potrà portare a un’integrazione del PNIEC già nei prossimi mesi: con un rafforzamento di target e linee di azione, insieme alle riforme richieste per un’attuazione efficace e efficiente del PNRR.

Riguardo ai mercati energetici, si procederà al recepimento della Direttiva 944/2019 e del Regolamento 943/2019 sull’integrazione del mercato elettrico europeo; all’attuazione dei meccanismi di remunerazione della capacità di produzione di energia elettrica (capacity market); allo sviluppo di sistemi di accumulo (pompaggi); agli sgravi sugli oneri generali di sistema che gravano sulle imprese a forte consumo di gas; al superamento del regime dei prezzi regolati di energia elettrica e gas; alla redazione dell’elenco dei venditori di energia elettrica e dell’elenco dei venditori di gas.

Energia, idrogeno e mobilità elettrica

Per quanto riguarda le Energie Rinnovabili, occorre definire il decreto – atteso ormai da anni – relativo agli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (cd. FER2) ed estendere la durata temporale del cosiddetto FER1, al fine di consentire nuove procedure di asta o registro anche dopo settembre 2021. Sono inoltre attesi il decreto interministeriale per incentivare gli impianti a biogas entrati in esercizio prima del 2007 che non godono di altri incentivi pubblici sulla produzione di energia e il decreto che modifica la disciplina dei controlli e delle sanzioni in materia di incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili di competenza del Gestore dei Servizi Energetici – GSE SpA.

Si procederà inoltre al recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (RED II) e alla individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a energia rinnovabili.

Nell’ambito delle questioni connesse al recupero di efficienza energetica, deve essere concluso l’iter di approvazione del decreto che definisce gli obiettivi del meccanismo dei Certificati bianchi nel periodo 2021-2024.

È di prossima approvazione la Strategia per la riqualificazione del parco immobiliare nazionale (STREPIN), prevista dalla direttiva EPBD III.

Sul versante della mobilità sostenibile, si darà promozione alle energie rinnovabili nel settore dei trasporti con l’attuazione del Piano di azione per la mobilità sostenibile, previsto nel recepimento della cd. direttiva DAFI. Le azioni specifiche riguardano la promozione dei biocarburanti, del biometano e dell’idrogeno con uno specifico riferimento all’ambito dei trasporti.

Occorre però puntare decisamente sulla mobilità elettrica sviluppando una tecnologia degli accumuli che permetta di costruire una filiera nazionale delle batterie e incrementando, a tal fine, la ricerca nazionale.

Nei prossimi mesi si dovrà dare attuazione alle norme del “Decreto semplificazioni”, relative allo stanziamento di 90 milioni di euro per il finanziamento di infrastrutture di ricarica elettrica per forniture di imprese, il cui decreto attuativo è in corso di redazione.

Il Ministero intende contribuire al miglioramento della sicurezza e sostenibilità delle attività geominerarie, dando priorità agli interventi che rafforzino la sostenibilità ambientale e la sicurezza dei lavoratori nelle attività in terraferma e in mare, confrontandosi con gli stakeholder e individuando le soluzioni realizzative più coerenti con gli indirizzi energetici nazionali.

L’idrogeno è stato individuato nel luglio 2020 dalla Commissione Europea come una tra le tecnologie abilitanti per la progressiva decarbonizzazione del modello energetico europeo. Lo scorso novembre è stato completato il documento “Strategia Nazionale Idrogeno – Linee Guida Preliminari”, pubblicato per la consultazione. Il documento rappresenta un primo disegno dell’ambizione e degli obiettivi dell’Italia sull’idrogeno, riprendendo i contributi e le riflessioni della filiera italiana dell’idrogeno nell’ottica di sostegno al percorso di decarbonizzazione. Per giungere alla versione definitiva della strategia nazionale, prevista nelle prime settimane di aprile 2021, si è ritenuto opportuno lavorare su due fronti: da un lato, avviare la consultazione con gli stakeholder che lavorano già nel settore dell’idrogeno interessati per una maggiore definizione delle progettualità presentate e, dall’altro, ideare politiche a supporto dello sviluppo del mercato dell’idrogeno in Italia.

Un sistema elettrico da adeguare

Particolare importanza riveste, nell’ottica del Ministero, la resilienza del sistema elettrico, misurata in termini di sicurezza e adeguatezza della rete. Alla fine del 2020, sono pervenute le valutazioni di Terna per l’inverno 2020/2021 e il Ministero ha avviato un confronto con Terna sulle valutazioni di adeguatezza del sistema e sull’aggiornamento della misura di sicurezza relativa all’interrompibilità elettrica per il periodo 2021-2023: il servizio di interrompibilità del carico elettrico è uno degli strumenti più efficaci che Terna ha a disposizione per assicurare la sicurezza del sistema elettrico italiano. È parte integrante del sistema di difesa della rete nazionale e consente di mitigare il rischio di disalimentazioni diffuse in presenza di eventi improvvisi (perdita di gruppi di generazione o guasti su componenti di rete importanti).

Il Ministero predisporrà inoltre il Piano di preparazione ai rischi nel settore dell’energia elettrica, in attuazione del Regolamento (UE) 2019/941 sulla preparazione ai rischi nel settore dell’energia elettrica, che stabilisce un quadro comune di norme sulle modalità di prevenzione, preparazione e gestione delle crisi dell’energia elettrica.

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