E-bike traino dell’economia post Covid in Italia, ma non solo. Le due ruote muovono oltre 500 miliardi di euro nella Ue. Gianluca Santilli lo spiega nel libro “Bikeconomy”
«La bici a pedalata assistita è il futuro delle due ruote. Chi la vede come un giocattolo, o peggio una truffa, non ha capito nulla della rivoluzione culturale e economica che porta con sé». Quando si parla con un pioniere è normale che vengano fuori numerosi spunti di discussione. E Gianluca Santilli è senza dubbio un pioniere, così come noi di Vaielettrico, di micro mobilità sostenibile in Italia e in Europa.
E-bike traino dell’economia
Eppure rimane ancora in alcuni l’idea che andare in e-bike non sia vero ciclismo e che non sia affatto salutare. «Chi dice così sbaglia. Perché chi va in e-bike fa molti più chilometri di quanti ne farebbe con una bici muscolare. Alcuni hanno proprio scoperto le due ruote attraverso la pedalata assistita. E posso provare che gran parte del cicloturismo verrà dalla e-bike».
Santilli è appassionato ciclista da sempre: «Faccio 15mila chilometri all’anno in bici e ne ho una decina di tutti i tipi. Comprese due e-bike. Uso in città una pieghevole e posso già dire che la micro mobilità smart passa attraverso questi mezzi. Sono un ciclista urbano che prima era un automobilista. E la e-bike mi garantisce di raggiungere posti in cui non devo chiedere di fare una doccia prima di lavorare».

Ma non è solo questo il punto: «Le e-bike che vengono inserite in un contesto più ampio di mobilità smart rappresentano il futuro perché ad esempio da Milano a Roma vado in treno, ma giunto sul posto devo trovare e-bike sharing sempre disponibile per colmare l’ultimo miglio». Semplice e fattibile, tanto è vero che anche in Italia qualcosa si muove: «La distanza con la Germania è ancora grande perché per anni non abbiamo fatto determinate scelte. Però adesso persino il ministero delle Infrastrutture ha aggiunto la mobilità sostenibile al suo nome e nel Pnrr ci sono 25 miliardi dedicati al capitolo».

Gianluca Santilli autore di Bikeconomy
Gianluca Santilli è ideatore di Bikeconomy Forum e dell’Osservatorio Bikeconomy che presiede tuttora. Ideatore e organizzatore di Granfondo Campagnolo Roma ed è stato a capo della Procura e del settore amatoriale della Federciclismo. Tuttora membro della commissione Bikeconomy & Marketing dell’U.C.I. In ultimo ma non ultimo e pretesto per la chiacchierata, Santilli è autore insieme al giornalista del Sole 24 Ore Pierangelo Soldavini del libro “Bikeconomy”. Edito nel 2019 e oggi tonato con una nuova edizione integrata di un capitolo su Covid-19.

«L’idea del libro arriva in seguito a una serie di conferenze per spiegare cosa fosse l’Osservatorio – racconta Santilli – Pierangelo faceva da moderatore e allora è stato naturale collaborare. Siamo stati i primi in Europa e secondi al Mondo a parlare di un fenomeno come l’economia legata alla bici che tutti avevamo sotto gli occhi e nessuno codificava».
Quando parliamo di Bikeconomy, «parliamo di un giro d’affari da 500 miliardi di euro che va dalla produzione e commercializzazione, fino al cicloturismo e alla creazione delle smart city senza dimenticare la Salute». Già perché la questione benessere psico-fisico non è affatto scollegato da un mondo che si mette a pedalare, anzi. «Abbiamo calcolato che circa 200 miliardi sui 500 di cui sopra vengono dalla prevenzione di tantissime malattie. Non esistono patologie che possano essere curate o evitate andando in bicicletta».
Una rivoluzione silenziosa
Una rivoluzione in un lustro perché solo 5 anni fa parlare di e-bike era considerato da pazzi, o al massimo un passatempo da anziani. «Invece la e-bike ha cambiato radicalmente il modo dimuoversi in città prima del Covid-19. La pandemia ha poi fatto da volano per un processo già in atto – spiega Santilli – nel dramma ci siamo resi conto di tante cose che non andavano più bene e abbiamo rimesso la nostra salute al centro dei pensieri dei cittadinie degli Stati».

«La bici non è solo bella, e adesso con l’ingresso nel mercato anche di storici marchi dell’auto ne stiamo vedendo davvero di ogni tipo. La bici è uno strumento di economia sostenibile, prima ancora dell’auto elettrica perché se sono imbottigliato nel traffico veicolare mi interessa fino a un certo punto di non inquinare con lo scarico e il rumore». Una provocazione lecita e che Santilli spiega: «Le grandi città hanno bisogno di essere decongestionate, gli esempi delle politiche attivate da New York e Londra per far sparire l’auto di proprietà sono chiare, e vengono prese da nazioni che non hanno un rapporto storico con le due ruote».
Oltre a questo c’è il discorso sul turismo, un modo di conoscere realtà nascoste e di ridare linfa a zone economicamente depresse. «L’Italia dei borghi e della piccola economia può portare a una vera rivoluzione. C’è da sfatare il mito che chi fa turismo in bici sia poco appetibile perché abbiamo già esempi di soggetti alto spendenti che arrivano spesso dall’estero e vanno a caccia di questo turismo. Il capitolo nuovo della seconda edizione è proprio sul turismo sostenibile».
E-bike amata anche dai ciclisti
La e-bike è oramai una realtà anche per gli addetti ai lavori della bici muscolare. «Anche i professionisti usano la e-bike quando prima facevano il dietro motore. I duri e puri sono un falso mito. La bici muscolare era un totem ma adesso no, chiunque può essere ciclista a tutto tondo». Parola di chi ha contribuito in maniera concreta alla nascita del Giro E che da qualche anno affianca la Corsa rosa.
Se si parla di pedalata è normale tornare alla montagna. «Se vado sulle montagne con e-bike posso alternare e godermi appieno il territorio. Posso andare in famiglia e vedere posti che prima erano appannaggio di chi era molto allenato. Inoltre faccio lavorare rifugi con più gente e fuori stagione. Allungando da maggio a ottobre». Ma allora occorrono nuove piste ciclabili? «Ci sono già le strade secondarie che nessuno usa e che con la bici hanno una fascino diverso. L’estate scorsa ho fatto 600 km nel parco del Cilento senza incontrare auto. Oggi va di moda il gravel e le strade bianche che hanno un sapore antico. Noi abbiamo migliaia di chilometri affascinanti che nessuno mappa e fornisce di segnaletica».
Quindi secondo Santilli ecco dove si potrebbe spendere. «Trovo inutile in certi casi pensare di costruire piste ciclabili, che restano utili in altri casi di traffico già grande. Non trovo utile inoltre il sistema di bonus per l’acquisto di biciclette quando i fondi andrebbero spesi nel potenziamento delle infrastrutture».
E-bike traino dell’economia fino al 2030
Le biciclette, secondo l’autore di Bikeconomy si vendono da sole e continuerà questo trend. «Prevedo una crescita almeno fino al 2030, magari con qualche flessione. Ora è difficile acquistare perché mancano i prodotti dato che il mercato è stato drogato e il Covid-19 ha fatto il suo». E-bike traino dell’economia per un decennio quindi.
A 200 anni dalla sua nascita, la sfida che la bicicletta si trova davanti non è però meramente economica. Le due ruote hanno la possibilità di affermarsi come il mezzo di trasporto principale del mondo post-Covid. Che si trova a fare i conti con una crescente diffidenza verso i mezzi pubblici e un ritorno di fiamma verso l’utilizzo delle auto. Considerate più sicure di fronte al timore del contagio (in Cina, ad esempio, l’uso delle vetture private è cresciuto dal 34 al 66% dall’insorgere della pandemia) ma meno sostenibili dal punto di vista ambientale.
Tra strade del tutto nuove e altre già battute gli autori accompagnano il lettore alla scoperta delle potenzialità della “bikeconomy”. Il cui valore, nella sola Unione europea, è oggi di oltre 510 miliardi di euro. Esplorandone tutte le dimensioni. Dalle fabbriche dove si continuano a produrre biciclette con tecnologie e materiali sempre più avanzati fino alle ciclofficine urbane.
Passando per le strade delle megalopoli a misura di bicicletta e per itinerari enogastronomici da godere su e giù dai pedali, fino alle storie dei campioni di ieri e di oggi e di imprenditori illuminati. Luoghi, persone e percorsi diversi ma accomunati dalla passione per due ruote, un telaio, un manubrio, un paio di pedali e una catena che ne trasmette il movimento. Un meccanismo semplice, economico, pulito, essenziale e allo stesso tempo perfetto. E-bike traino dell’economia.