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E-bike: servono colonnine, ci pensa Bike Facilities

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Colonnine per e-bike, in città e sui sentieri: Bike Facilities ha una soluzione. L’azienda trentina nata nel 2015 ha già convinto Ikea, Decathlon e alcune università italiane

Bike Facilities risponde alla costante richiesta di nuove colonnine per la ricarica e la riparazione delle e-bike. La mobilità delle nostre città sta lentamente cambiando e servono infrastrutture adatte. Così l’azienda fondata da Fabio Toccoli ha deciso di dare una accelerata al futuro sostenibile.

Bike Facilities nasce nel 2015 da un’intuizione figlia dell’osservazione. Infatti a Torbole, sul Lago di Garda, Toccoli apre il primo Bike hotel del Garda trentino. Il founder di Bike Facilities così si rende conto che la mancanza di supporto tecnico e di stazioni per la ricarica delle biciclette rappresentano un ostacolo alla crescita del turismo sportivo e sostenibile.

La colonnina Stop & Go prevede ricarica veloce anche per smartphone

E-bike e colonnine, una corsa contro  il tempo

«Durante lo scorso anno c’è stato un forte aumento delle richieste. Fortunatamente, i comuni italiani hanno capito che possono investire in qualcosa di concreto per i cittadini. Sicuramente la pandemia ha contribuito alla rivalutazione dei mezzi di trasporto alternativi ma il supporto più importante è arrivato dai contributi erogati dallo Stato», spiega Toccoli.

È da questa intuizione che nasce e si sviluppa la filosofia di Bike Facilities. Ad oggi, l’azienda aspira alla creazione di una rete di infrastrutture territoriali a sostegno della mobilità elettrica non solo nelle zone naturali ma anche nelle aree metropolitane. Così, inizialmente stabilisce una collaborazione con Mantis Stands e, successivamente, con Stop&go, diventando distributore esclusivo per l’Italia di colonnine per la ricarica e la manutenzione di E-bike.

Un particolare delle prese a disposizione

Le colonnine Stop & Go sono realizzate in alluminio anodizzato perfette per ambienti outdoor e per durare nel tempo. Tutti i modelli sono personalizzabili con uno o due portabici laterali, colori diversi e loghi. La stazione completa di attrezzi per la manutenzione e ricarica è dotata di due o più prese schuko e offre una fonte di energia adatta non solo alle E-bike ma anche ad altri accessori elettronici come smartphone, tablet, monopattini.

Bike Facilities ha una soluzione per tutti

Finora, le organizzazioni virtuose che hanno adottato le soluzioni proposte da Bike Facilities sono numerose e in continua crescita. Decathlon, Fastweb, Alperia, Ikea, Università la Sapienza di Roma e Università di Padova sono solo alcuni dei nomi che hanno inserito le colonnine di ricarica e riparazione E-bike nelle loro realtà. Allo stesso modo, molti comuni italiani e comprensori turistici hanno scelto di offrire questo servizio ai propri ciclisti.

«Uno dei progetti più significativi al quale abbiamo partecipato è Evvai, un servizio che consente di visitare in E-bike tutto il parco naturale delle Dolomiti di Brenta. In collaborazione con le strutture turistiche del territorio, abbiamo posizionato una sequenza di colonnine di ricarica ogni 30/40 km per evitare che un piccolo inconveniente rovini l’intera uscita in bicicletta». racconta ancora Toccoli.

Bike Facilities e la transizione sostenibile

Nel processo di transizione verso lo sviluppo economico sostenibile, i sistemi di mobilità a ridotto impatto ambientale ricoprono un ruolo fondamentale. Tuttavia, la diffusione di veicoli elettrici implica lo sviluppo parallelo di infrastrutture adeguate.

Fabio Toccoli

Ad oggi, la rete infrastrutturale italiana è in forte miglioramento ma resta lontana dagli obiettivi auspicabili. In questo scenario, si aprono nuove sfide e opportunità, in particolare, per le aziende del settore elettrotecnico. Secondo il report 2020 di MOTUS-E “Le infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia”, solo lo scorso anno, il numero dei punti di ricarica sul territorio nazionale è aumentato mediamente del 39%, passando da 13.721 a 19.324.

 

Transizione è una parola che ha cominciato a circolare con forza da quando  si è insediato il nuovo Governo guidato da Mario Draghi. Non a caso il nuovo esecutivo ha inserito il concetto di transizione in due dicasteri chiave nell’agenda che ci porterà al 2023. Si tratta del ministero della Transizione digitale guidata da Vittorio Colao e quello della Transizione ecologica in mano a Roberto Cingolani. .

Funzionale alle ciclabili

Il divario Nord-Sud ancora evidente

Nonostante la rapida crescita, la distribuzione delle installazioni appare disomogenea, con il Nord Italia che include il 57% delle infrastrutture. Staccate Centro e Sud con il 23% e 20%, rispettivamente.

Anche a livello europeo, la ripartizione dei punti di ricarica appare poco equilibrata. Secondo lo studio di ACEA 2020 “Making the Transition to Zero-Emission Mobility”, Paesi Bassi, Germania, Francia e Regno Unito sono in cima alla classifica e da soli rappresentano il 75% delle infrastrutture. L’Italia è quinta, ma molto lontana dalle prime e servono ancora molti sforzi per una vera mobilità alternativa. Bike Facilities ha tracciato una linea.

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5 COMMENTI

  1. Come dice Alessandro Giubilo, le prese Shuko sono omologate solo per interno, e lo stesso vale anche per i caricabatteria delle e-bike. Oltre a questo, bisogna che l’e-biker porti con sé (nello zaino?) anche il caricabatteriam
    Queste colonnine sono ottime per la piccola manutenzione , ma non ne ho mai visto una usata per la ricarica. Vivo nella zona dove sono nate e sono abbastanza diffuse.

  2. Mah alla fine sono delle colonnette con prese schuko in pubblico, collegate alla rete elettrica…
    Ben vengano le ricariche per le e-bike, ma non mi sembra chissà quale innovazione, ci sono diverse aziende che le producono
    Discorso diverso se fossero ad energia solare

  3. Peccato che le spine shuko in ambiente pubblico siano vietate ed il primo che si fà male passano i guai tutti gli amministratori

    • Che non siano omologate per l’esterno, risulta credibile. Tuttavia le colonnine di ogni tipo e destinazione, sono obbligatoriamente sotto protezione di dispositivi differenziali salvavita. Pertanto………non sarei così catastrofico.

      • Le normative non si discutono ma si applicano. Niente shuko (senza sistemi particolari di sicurezza) in ambito pubblico. Se un bambino ci infila un ferretto dentro e si fulmina è penale.

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