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Dopo quanti km la tua elettrica è più pulita di un benzina

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Lo studio della Reuters è stat realizzato confrontando una Tesla Model 3 con una Toyota Corolla.

Dopo quanti km un’elettrica diventa più pulita di un’auto a benzina? Si parte con l’handicap, per le emissioni nel produrre le batterie, ma poi…

Dopo quanti km? Si parte con l’handicap, ma poi…

Ci ha pensato la Reuters a calcolarlo con la solita precisione, sulla base di un modello  sviluppato dall‘Argonne National Laboratory di Chicago. Modello che include migliaia di parametri, dal tipo di metalli contenuti nelle batterie alla quantità di alluminio o plastica presenti nell’auto. Esaminando l’elettrica più venduta al mondo, la Tesla Model 3, scopri ad esempio che negli Usa devi fare 21.725 km prima di arrecare meno danni all’ambiente di un benzina.

dopo quanti kmNon si tratta di una semplice esercitazione. Questi parametri vengono usati con altri strumenti per definire le politiche dell’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (EPA). E anche dall’omologo ente della California. Il punto di pareggio varia da auto ad auto: Jarod Cory Kelly, analista dei sistemi energetici di Argonne, spiega che il periodo di ammortamento dipende da vari fattori. Come le dimensioni della batteria dell’elettrica e i consumi dei modelli a benzina, oltre che da come si genera l’energia per ricaricare.

Dopo quanti km? Dipende da dove arriva l’energia

Quindi: come sosteniamo da tempo, più la batteria è piccola, più l’auto è virtuosa, visto che la produzione delle celle è la parte più critica in termini di emissioni. Scegliere auto con batterie enormi per battere l’ansia da ricarica, senza averne reale necessità, è un errore economico ed ecologico. Ma il punto di pareggio non dipende solo dalla scelta dell’auto: conta anche, si diceva, la provenienza dell’energia che carichi nelle  batterie. Il dato della Tesla Model 3 è riferito agli Stati Uniti, dove il 23% dell’elettricità proviene dal  carbone. E l’auto è nella versione da 54 kWh di batteria (nichel-cobalto-alluminio).

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L’auto elettrica parte con l’handicap, per le emissioni nella produzione delle batterie, ma dopo un certo numero di km diventa più sostenibile di un modello a benzina. Quanti? Dipende anche da come si produce l’energia, come mostrano i dati riferiti a Norvegia e Stati Uniti per la Tesla Model 3.

Ma se la stessa auto è acquistata e guidata in Norvegia, il punto di pareggio arriva dopo circa 13.500 km. Il che non è male, per un’auto da cui ci si aspettano almeno 250 mila km di percorrenza. Attenzione, però: se la stessa auto la guidi in un Paese come la Polonia, interamente dipendente dal carbone, i km diventano oltre 126 mila. L’Italia, da questo punto di vista, è piuttosto virtuosa, molto più vicina alla Norvegia che alla Polonia.

— Leggi anche: nuovo studio svedese, ora la batterie sono più sostenibili

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Più la batteria dell’auto è piccola, prima si raggiunge il punto di pareggio. La Fiat 500 ha  batterie da 23 o 42 kWh.

Anche nello scenario peggiore l’auto elettrica vince sempre

Comunque sia, anche nello scenario peggiore, l’elettrica è più sostenibile. Il gap iniziale viene presto o tardi viene colmato e  le emissioni nell’intero ciclo di vita sono inferiori. Quanto è grande questo handicap? Secondo l’analisi di Reuters, la produzione di una berlina elettrica di medie dimensioni genera circa 8,1 milioni di grammi di Co2. Un veicolo a benzina di taglia equivalente si ferma a 5,5 milioni. Recuperare questo gap può richiedere da un minimo di un anno (o anche meno) fino ai 6-7 anni della Polonia. A conclusioni simili è arrivato qualche mese fa uno studio dell’ente di ricerca IHS Markit. Stimando tra 24 e 32 mila km il punto di pareggio per le emissioni di un’auto elettrica. Ma anche qui non mancano i negazionisti, come un ricercatore dell’Università di Liegi, Damien Ernst, che colloca la forbice tra 67 e 151 mila. Per non parlare dell’American Petroleum Institute, secondo cui il punto di pareggio è un miraggio…

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10 COMMENTI

  1. Ah quindi è colpa di noi occidentali se la Cina va a carbone e sversa tutte le schifezze in acqua, non è colpa della loro classe dirigente democraticamente eletta …..okkkkkkkkkkkkkk

  2. Verissimo molte multinazionali, spostano i processi produttivi più impegnativi a livello di restrizioni normative,
    In zone del mondo dove tali norme non esistono e quindi non impattano sui costi produttivi.
    Nonostante le distanze che i prodotti devono poi percorrere conviene lo stesso così.

  3. Aggiungo un altro elemento a favore dell’elettrico:
    L’uso di una vettura elettrica ti porta ad una guida piu ecologica
    Avere un auto elettrica (nel mio caso ID3) mi ha spinto a montare i pannelli solari, si nota il consumo maggiore nella bolletta, questa implementazione virtuosa va anche a favore dei restanti consumi della casa.
    PG

  4. Grazie dell’articolo, interessante anche il link allo studio della Reuter (con contradditorio dell’Università di Liegi..) però mi chiedo, come può essere così difficile calcolare il Green House effect delle batterie? Siamo capaci di calcolarlo per tutto il resto dell’auto (che può essere considerato uguale tra un EV e un modello standard termico.
    Inoltre, oltre alla CO2 che fa male all’ambiente (ma non direttamente alle persone), non si considerano mai gli altri inquinanti, specie del gasolio, questi sì fanno male alle persone……
    In questi studi vengono considerati questo impatto e questi costi sulla comunità?

    • Infatti, continuo a non capire perché ci si concentri tanto sulla CO2 e così poco sugli altri inquinanti che già ora uccido milioni di persone.

  5. Per la massima efficacia in termini di riduzione di emissione di CO2, l’auto elettrica deve essere accompagnata da una produzione di energia elettrica il più possibile rinnovabile. Su questo aspetto Cina ed India non sono messe molto bene perché producono energia elettrica dal carbone,sono messe come la Polonia, con il rischio che se in quelle nazioni si butteranno a capofitto sulle EV senza sviluppare parallelamente un aumento della produzione energia rinnovabile, si potrebbe avere il paradosso di un aumento della CO2 in queste due mega nazioni.
    Però la Cina ci sta lavorando anche sulle energie rinnovabili, e anche nel loro interesse affrancarsi dalla dipendenza da petrolio per motivi di geopolitica.

    • È esattamente quel che dice lo studio, nel breve periodo l’effetto sarebbe paradossale. Fortunatamente in Cina l’elettrica più venduta è un’auto piccolissima, molto più piccola della Smart e con una mini-batteria.

      • Si vero auto piccole e poi ho letto degli articoli che la Cina vuole impegnarsi di più sul fronte della produzione dell’energia elettrica rinnovabile.Sarebbe un colpaccio per il pianta Terra se la Cina riuscisse a trovare il modo di ridurre le sue emissione di CO2 visto che negli ultimi anni è stata la maggior responsabile dell’aumento, non per colpa loro, hanno il diritto anche loro di progredire economicamente.

          • Si perché il Mondo ha delocalizzato in Cina le produzioni più energivore, come la fabbricazione delle batterie e dei pannelli solari fotovoltaici, approfittando del costo basso dell’energia elettrica prodotta con il carbone.
            Paesi sulla carte virtuosi come la Norvegia si son dimenticati che la CO2 è libera di circolare nell’atmosfera a non conosce confini, così la CO2 che sulla carta dicono di risparmiare, in realtà gli ritorna indietro con gli interessi grazie anche alle loro esportazioni petrolifere.
            I conti non vanno fatti nazione per nazioni, ma conteggiando tutto il pianeta nella sua globalità, altrimenti spostare l’emissione di CO2 da una nazione all’altra non cambia niente per riscaldamento climatico

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