Home Due ruote Vittoria! Dopo 5 anni in strada il primo Vespino con Retrokit

Vittoria! Dopo 5 anni in strada il primo Vespino con Retrokit

35
Retrofit
La prima Vespa convertita con kit elettrico con Retrokit di Motoveloci
Training Academy Varta

Il retrofit per le due ruote è realtà: dopo l’entrata in vigore della legge nell’ottobre scorso in sei mesi è stato possibile portare a termine il procedimento burocratico e finalmente leggere su un libretto di circolazione che il Vespino Piaggio ha un motore elettrico. Anzi un sistema di riqualificazione elettrica. Il tanto atteso kit pronto da ben cinque anni che Alex Leardini con Motoveloci ora sta vendendo in tutta Europa e con richieste anche da Thailandia e Indonesia.

Il Retrokit del Vespino a 2.990 euro

L’ingegnere Leardini  fondatore di Motoveloci ci ha inviato il libretto di circolazione (lo potete vedere qui sotto) con la tanto attesa dicitura sull’installazione del sistema di riqualificazione elettrica tipo Retrokit. Così la Vespa Piaggio 50 del 1966 potrà circolare a emissioni zero percorrendo tra gli 80 e i 100 chilometri con una ricarica (al link l’articolo con i dati tecnici su motore, batteria e autonomia).

Retrofit
Il libretto circolazione con la conversione in elettrico della Vespa

Ma quanto costa convertire in elettrico la Vespa: “Il prezzo base del Retrokit è di 2990 euro più Iva a cui si devono aggiungere 120 euro, sempre più Iva, per l’impianto elettrico che abbiamo certificato – spiega Leardini -. Poi consigliamo l’acquisto del connectivity pack. Il dispositivo che permette di raccogliere i dati da batteria, centralina e motore e la verifica di tensione, temperatura, malfunzionamenti. Una diagnosi a distanza dove rileviamo i dati e se riscontriamo delle anomalie le comunichiamo, prima che se ne accorga, al cliente  attraverso delle notifiche“.

Come funziona l’omologazione?

Con la nuova legge servono pochi passaggi per la conversione. L’installazione di Retrokit sul Vespino è possibile presso la sede di Motoveloci o una officina affiliata alla sua rete. Conclusi i passaggi tecnici viene rilasciato l’attestato di installazione. L’ultimo passaggio alla motorizzazione dove si controlla la corretta installazione. “Un passaggio burocratico”, conclude Leardini. Come per il Gpl.

I benefici della propulsione elettrica? Libertà di circolazione nelle zone con restrizioni, minore spesa per il carburante e la manutenzione e in più Leardini ci informa sulla spesa per l’assicurazione: “Abbiamo pagato poco meno di 100 euro con assistenza stradale inclusa“.

Richieste da tutta Europa e dall’Indonesia

Retrofit
Il box con il Retrokit spedito in Germania, Svezia e Francia

Come sta andando il mercato: “Un bilancio positivo. Richieste da tante officine italiane ed estere in particolare quelle specializzate nella customizzazione. Abbiamo venduto e fatto spedizioni in Francia, Germania, Svezia, Olanda e Spagna con un packaging studiato appositamente“. Peccato aver perso cinque anni mentre nel resto d’Europa vendevano il kit per convertire in elettrico il kit italiano: dalla Gran Bretagna alla Germania.

Ancora non venduti, ma arrivano richieste èerfino dall’Estremo Oriente: “Da Thailandia e Indonesia. C’è interesse e riscontro“. E per festeggiare:  “Vittoria! Dopo 5 anni di lotte e burocrazia siamo arrivati al traguardo“.

– Iscriviti alla newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico –

Apri commenti

35 COMMENTI

  1. /// sta vendendo in tutta Europa e con richieste anche da Thailandia e Indonesia \\\ Risultato ancora piú apprezzabile vista la concorrenza esistente da anni. Trovo ancora piú degna di nota la richiesta del prodotto in Asia dove hanno iniziato a pensare alle conversioni elettriche di scooter classici forse ancora prima che in Europa.. Per esempio in Vietnam proponevano Vespe e Lambrette “alla spina” giá piú di 10 anni fa https://blog.madsmonsen.com/blog/2012/06/03/meet-the-ebretta-and-the-v-tronic-the-electric-vintage-looking-scooters/

    • Al limite le opere d’arte imbrattate dallo smog oppure i polmoni vandalizzati dagli scarichi…

      • Buongiorno Gian Basilio.
        Questa storia delle morti per polmoni vandalizzati mi sembra volutamente dilatata alla bisogna. Le due cause di morte più frequenti in Europa e nell’occidente sono due: cardiovascolari (cosa diversa) e incidenti stradali. In questi ultimi anche le auto elettriche saranno coinvolte, e si spera che non prendano fuoco.

        • Ti ringrazio per l’intervento sempre pacato, ma nel merito mi fido più dei 14mila pediatri, per non parlare dei pneumologi e di una pila abbastanza alta di studi sul tema

          • Quindi eliminiamo tutte le auto storiche? Attenzione a non cadere nel fanatismo, perché poi i buoni propositi si trasformano in qualcosa di poco gradevole e a cui non crede più nessuno

          • Per chi proprio non può fare a meno (ma non penso sia un diritto) si può installare una sorta di scatola nera con limite di 1000/2000 km e con carburante a emissioni ridotte rispetto al tradizionale. In altri termini l’auto storica si deve limitare a sfilate e altre manifestazioni ed eventi non da usare tutti i giorni.

        • Quando avrà sufficienti competenze per confutare con uno studio peer reviewed questo https://www.eea.europa.eu/it/highlights/le-morti-premature-causate-dallinquinamento avrà ragione lei: fino a quel giorno la sua è una legittima ancorché sbagliata opinione di un qualsiasi tizio che dice il contrario di un report scientifico validato a livello internazionale e come tale ha la stessa autorevolezza di un commento sulla pettinatura di Signorini che presenta il Grande Fratello.

          PS: la causa di morte, tranne i rari casi in si verifica la distruzione totale e istantanea del corpo dovuta a deflagrazione o caduta su soletta cementizia da grattacielo, è sempre dovuta all’arresto cardiaco.
          Mi ricorda l’annosa discussione (odiosissima) tra “morti CON Covid” o “morti PER Covid”. Chi ha la leucemia, muore anche di raffreddore. Chi è cardiopatico, muore anche di inquinamento. Chi odia l’elettrico, non si risparmia una stoccata sulle batterie che s’incendiano.

          • Mi perdoni, sinceramente non riesco a trovare un nesso tra le morti premature e l’esistenza di “pochi esemplari” di auto e moto storiche che percorroni ” pochissimi” Km all’anno. La informo anche che, questa categoria di veicoli, non emetteva e mai emetterà polveri sottili, se non quelle provenienti dai freni e dagli pneumatici, di cui anche le auto e le moto elettriche sono dotate. In genere sono mezzi alimentati con sistemi vetusti che non polverizzavano assolutamente il combustibile come avviene per le iniezioni moderne ad elevata pressione. Piuttosto si parli di incombusti. Perdoni anche il fatto che ho semplificato l’argomento per fare in modo che sia comprensibile alla maggior parte dei lettori… e non solo… a buon intenditor…

          • Ovviamente mi riferisco a PM 2.5, le più pericolose per la salute. Quelle emesse dai vecchi motori, pur essendo ben visibili e maleodoranti, sono di dimensioni ben maggiori, quindi pesanti e tendenzialmente imbrattano il terreno, piuttosto che l’aria

          • Ingiicetech
            Rispondevo al negazionista inquinamento – morti in senso generale e non riferito ad auto storiche che io stesso ho in altra risposta a lei, contemplato.

  2. Una vittoria amara … 5 anni di burocrazia!!!
    Poi a chi critica la trasformazione fatta su un bellissimo veicolo del 1966 … certo, anch’io non son poi cosi’ sicuro che al posto del proprietario la farei, ma quella Vespa e’ sua, mica mia, faccia ovviamente quel che crede!
    E il “cosa vuoi che inquini un vespino 50”, tu prova a star dietro per qualche minuto ad un vecchio motociclo a miscela, magari mezzo scarburato, son certo che probabilmente cambieresti idea!

    • Amara fino a un certo punto visto che da quanto dice sta spedendo kit in diversi Paesi Europei e li sta vendendo in Italia. Concordo pienamente sul fatto che se tutti ragionano ma quanto vuoi che inquini… non si riesce a far partire la transizione

      • Sono d’accordo con Gian Basilio. Per quanto riguarda il presunto “snaturamento” del Vespino a causa del kit : capisco in parte questo punto di vista ma secondo me basterebbe rispettare per quanto possibile l’aspetto esterno del motore originale, in modo da poter continuare ad ammirarlo (almeno a veicolo fermo, se il “sibilo” del motore elettrico in marcia sembra cosí insopportabile..)

        • La Vespa è tale anche per il caratteristico ed inconfondibile rombo del motore. Non è solo questione di estetica. State cadendo nel ridicolo. Non capisco perché bisogna sempre essere estremisti, invece di lavorare nella direzione che serve a tutti. Lasciamo stare la storia e concentriamoci sul futuro, altrimenti non lasceremo nulla della storia della nostra esistenza a chi verrà.

          • Fino a pochi anni fa erano caratteristici e inconfondibili anche i centri storici con le piazze millenarie piene di auto, fumo e puzza di benzina. Per fortuna certe immagini le viviamo solo nei film d’epoca e stiamo meglio di prima

          • Concordo sul fatto che la Vespa è tale anche per il suo rumore (e relativo fumo e puzza e particolato) ma sarebbe analogo a dire che qualsiasi abitazione del centro storico delle città, vecchia di 200 anni, NON dovrebbe avere i servizi igienici e l’aria condizionata o il riscaldamento a metano perchè ne snatura l’origine storica: non mi risulta che ci siano case senza il bagno o che si riscaldino esclusivamente con i camini e le stufe.
            Qui nessuno ha imposto a nessuno di distruggere la propria moto, ancora. E’ una opportunità di continuare ad usare un veicolo storico nonostante i DOVEROSI blocchi e limitazioni alla circolazione per motivi di salute ambientale. Chi considera un abominio trasformarla in elettrico (come qualsiasi possessore di Harley, ad esempio…) non lo farà. Se poi incidentalmente non si potrà più circolare perchè è più semplice bloccare completamente anzichè dare un limite chilometrico (come stanno facendo in alcune città dove hai un plafond di qualche migliaio di chilometri annuale per gli Euro<x per le auto), purtroppo è una evidente e dolorosa necessità.

  3. E quanto bisognerà ancora aspettare il kit per le vespe large frame tipo PX? Che sono la maggioranza delle vespe tuttora in circolazione. Mi permetto solo di commentare che con 3000€ circolerei per 25 anni consumando 5 litri di miscela a settimana… Anche se sono anni che vorrei convertire la mia Piaggio Cosa, trovo un controsenso sborsare 6 volte il valore del mezzo per renderlo ecologico, quando con gli incentivi si portano a casa scooter elettrici nuovi a meno.

      • Grazie mille, mi era proprio sfuggito. Spero che esca davvero, e che abbia anche un prezzo più popolare. Altrimenti, nonostante ammetto mi infastidisca, continuerò a bruciare miscela fino a quando non sarà davvero economicamente conveniente.

          • Dopo aver compilato il form sul loro sito, via email è arrivata la comunicazione che no, non è ancora disponibile per large frame. E ripeto, 3000€ per convertire una vespa scassata sono una follia.

          • Per il large frame no, ma è disponibile per la versione 125 ha 7kw

  4. Buongiorno Sig. Tedeschini.
    Arriveremo anche a quello, ossia alle cattedrali del Rinascimento.
    Un bolognese colpevole di essersi arrostito due salsicce nel giardino di casa è stato multato per violazione dell’ordinanza antismog.
    Da qui a lì, il passo è meno lungo di quanto lei possa immaginare.
    Se pensa che anni fa l’Unione Europea tentò di far stagionare nel legno i vari tipi di lardo (Colonnata, Cinta senese)…

    • Buongiorno Piero.
      Nonsenso?
      E’ stato buono!
      Io provo invece solo una grande tristezza.
      Rovinare in questo modo un oggetto che fa parte della nostra storia e della nostra cultura. Capirete quale inquinamento potrà comportare un vespino 50.
      Ma di questo passo ci sarà che penserà di sostituire le bifore o trifore di tutte le cattedrali erette nel Rinascimento con infissi e materiali a norma di qualche regolamento UE.

        • Caro Tedeschini, la sua ironia mi scivola addosso. Resto della mia idea sull’avere trasformato il vespino in quel modo.
          Mi preoccuperò seriamente quando mi verrà impedito di manifestare il dissenso, alla base di ogni diritto.

          • Io non ho eccepito sulla trasformazione del Vespino, ma sul paragone con le cattedrali del Rinascimento. Comunque sia, Le assicuro che qui il diritto di critica, espresso in toni educati (come Lei fa, peraltro), non verrà mai negato. Magari ci permetteremo a nostra volta volta una garbata ironia. Buona settimana.

      • 14mila pediatri – in base a quello che vedono ogni giorno nei polmoni dei bambini – hanno scritto agli oltre 8mila sindaci italiani per promuovere politiche contro l’inquinamento atmosferico e sottolineano che il metodo più efficace è ridurre le emissioni. Quelle locali hanno un effetto diretto e chiaro sulla salute dei cittadini. Una priorità e in ogni caso non si rovina, anzi si valorizza questo mito italiano. Per di più mentre sono trascorsi cinque anni per fare una legge in altre parti del mondo vendevano i kit per la Vespa, ora da Rimini, e speriamo da altre città italiane, si iniziano a vendere in tutto il mondo ovvero si creano posti di lavoro. Vedo più aspetti positivi che negativi.

      • Non è lei che invoca la libertà in ogni commento? Se il proprietario di un Vespino abbandonato in garage lo resuscita con un Retrofit, con quale autorità lei si arroga il diritto di censurarlo?

        • Il mio commento non contiene gli elementi necessari dell’apprezzamento per poter parlare di censura. Casomai di critica.
          Controlli meglio qualche altro frequentatore del forum.

      • Se da bifore e trifore rischiasse di cadere il pilastrino centrale, cosa si dovrebbe fare? Niente? oppure transennare tutto? O, alternativamente, ricostruire il pilastro utilizzando malta/cemento/resine/fissanti chimici di nuova generazione, cercando di lasciare inalterata l’estetica?
        Una Vespa anni 70, nel suo piccolo, inquina: acusticamente, ambientalmente. Un retrofit elettrico ne mantiene l’estetica e le ridona una seconda vita. E la possibilità di continuare a circolare.
        Lei è libero di esprimere i suoi commenti così come io sono libero di scrivere che il tempo dei suonatori di violino del Titanic è passato e che se si ha paura aprioristicamente del nuovo che avanza fino al punto di chiudere gli occhi per non vederlo significa che è il momento di farsi da parte. O accettare di essere quotidianamente bastonato (verbalmente, ci mancherebbe).
        Come ho già avuto modo di scrivere, i suoi commenti possono essere educati e forbiti quanto vuole ma non ne cambiano la sostanza: il mondo sta morendo per colpa di quelli che in nome di un principio da dimostrare (perchè la dimostrazione del contrario è stata fatta) vogliono continuare a fare quello che hanno sempre fatto e lei è uno di questi, nonostante le evidenze che non ce lo possiamo più permettere. Oppure che sostengono che in nome di un principio autodeterminato dobbiamo morire tutti, bambini e incapaci di intendere e di volere compresi, alla faccia della democrazia sventolata a mentula canis.

Rispondi