Donne e ricarica: nell’Italia del 2023 c’è ancora chi si stupisce di trovare ragazze competenti come e più degli uomini. Questo è lo sfogo che Daniela Marro, area manager per il Triveneto di Daze Technology, ha affidato al suo profilo su LinkedIn. Crediamo che non siano necessari particolari commenti.
Donne e ricarica: “Una tecnica in questo settore? Davvero?”
“Un mio cliente, titolare di un’attività, rivolgendosi ad un suo acquirente: “Guarda che lei è una tecnica”. E quest’ultimo verso di me con gli occhi sgranati: “Davvero?! … Non capita spesso che in questo settore ci sia una…” . Lui mi guarda con un certo imbarazzo, mentre io, nell’attesa che si prestasse a terminare la frase, sapevo esattamente cosa volesse dire:“…una femmina”. In un secondo momento, il titolare mi dice: “Sai, spesso, soprattutto le grandi aziende, ci mandano al banco promozionale ragazze bellissime che non sanno nulla dei prodotti che propongono. Come fossero ragazze immagine. Ma in questo tipo di contesto lavorativo risultano fuori luogo. Perchè anziché incentivare i miei clienti a chiedere loro delle informazioni, questi si sentono talvolta messi in soggezione e non sanno come porsi”. Quanto descritto è semplicemente una fotografia dello stato dell’arte, scattata in un luogo non precitato dell’Italia del Nord, agli inizi del 2023″.
La collega: “Non ci si abitua mai agli sguardi increduli…”
Tra i tanti commenti comparsi su Linkedin, citiamo solo quelli di una consulente che opera nel settore, Elena Barcella: “Quanto ti capisco Daniela. Non ci si abitua mai, anche dopo anni di esperienza, agli sguardi increduli di chi vede una donna giovane, nel mio caso consulente, entrare in una carpenteria/officina meccanica/azienda che si occupa di automazione o altri settori ancora oggi prevalentemente maschili“. Questa è l’Italia del 2023. E non nel profondo Sud, come gli stereotipi ci porterebbero a credere. Ma nel profondo Nord-Est.
L’incredulità, la sorpresa, spesso non sono giudizi morale di genere, ma solo la normale reazione ad una effettiva situazione che di fatto esiste nella struttura della società. Non sono tentativi di respingere le nuove aperture delle donne, ma solo la reazione ad una anormale normalità, che, lo ripeto, spesso coloro che hanno questa reazione vorrebbero combattere. Poi ci sono anche quelli a cui va benissimo e vorrebbero che le donne restassero nei loro consueti recinti, ovvio. Ma non tutti.
I luoghi comuni (tutti! quelli sulle donne e quelli sugli uomini, sui bianchi e sui neri, su tutti!) sono stupidi. Resta il fatto che, come ricordo sempre ai miei allievi (sono un insegnante di materie letterarie), NESSUN POTERE E’ MAI CROLLATO PER DECISIONE DEI DOMINATORI. Intendo dire che il potere maschile (ormai vacillante, finalmente) crollerà quando chi ne è assoggettato – le donne – si imporrà come persona degna di rispetto, come essere umano perfettamente uguale a qualsiasi altro. Io insegno lettere, ma sono appassionato anche di materie scientifiche. Finché molte donne riterranno che l’elettronica, la fisica, la meccanica, ecc. siano “materie da maschi” (…quante volte l’ho sentito dire DA DONNE!!!!), i maschi continueranno ad avere più potere. Donne, svegliatevi! Se aspettate che siano i maschi a cedere il potere per buon cuore….campa cavallo…
Ben vengano le tecniche e le ingegnere donna… ci vuole, un apertura mentale diversa, un approccio diverso.
Io lavoro sui torni cnc e in italia è raro trovare operatrici donne, sia in attrezzaggio che produzione , se ne vede qualcuna in piu negli uffici tecnici … in germania gia ce ne sono di piu proprio in officina… gli stereotipi sono duri a morire e rischiamo di passare all opposto… ma meglio se mi fermo qua per non urtare
Comunque non si puo negare, le donne con le attività tecniche o manuali sono generalmente piu impedite, ma solo perchè non si apllicano
La sorpresa è ovvia. Statisticamente, le donne si isrivono molto meno nelle facoltà STEM degli uomini. E’ una banale osservazione che le donne statisticamente si interessino meno degli uomini a materie tecniche. Tutto qua.
E le poche che lo fanno a volte diventano delle “maghe”.
Perchè mediamente sono più attente e precise dei maschi.
Tantopiù che per far funzionare un tornio ad avanzamento automatico (per dire un macchinario ormai “vecchio”) non bisogna essere per forza Hulk. Lasciamo stare la “fatica” che si deve fare per far andare un CNC. Fa tutto lui.
C’era una interessante ricerca statistica della FIAT, che risale agli anni ’60 se non ricordo male. Comprendeva anche i subfornitori.
Riguardava la difettosità negli assemblaggi e nella produzione sulle linee di pre assemblaggio (componenti tipo fari, gruppo devio luci, cablaggi, vari “assieme” o parti simili, da spedire poi in linea per il montaggio sulle vetture).
All’epoca si tendeva un po’ a mettere le donne tutte assieme su una linea o su certi turni (erano altri tempi…) e quindi il confronto risultava relativamente semplice.
Insomma, non c’erano santi, dove lavoravano le donne la difettosità statistica risultava nettamente inferiore.
Da anni sostengo che la “colpa” di tante situazioni è strettamente culturale. Se hai una figlia e la cresci come la “principessa”, amore di papà, ma tu non dei fare niente, questa cosa non ti deve preoccupare perchè ci penserà qualcun altro… eccetera.. Ecco, quello che otterrai è la “principessa” che non è nemmeno capace di cambiare una lampadina.
A mia figlia per esempio piace molto lavorare con le mani. Ha sette anni, intendiamoci. Fa lavoretti col legno, con la plastica, la carta… come tutti i bambini, ma a lei piace particolarmente.
Le ho già detto che quando cresce c’è già pronta la saldatrice, la pistola sparapunti/sparachiodi ad aria compressa, la troncatrice per il metallo e quella per il legno. E che nessuno deve permettersi di dirle che “queste non sono cose da bambina”
Se le piace lavorare con le mani, io sono lì con lei.
Poi se non studia la strozzo, ma non deve farsi mancare sta cosa se le piace.
Se è portata, non esiste che mia figlia non impari tipo a usare una dinamometrica o un domani non sia in grado di cambiarsi una ruota da sola. Ma possibilmente deve anche imparare tipo a usare una tassellatrice bendata, imbastire un impianto elettrico a improvvisazione e perchè no tirare su una tramezzina di forati da sola. ahahah!
Poi se le piace pittarsi le unghie mica mi da fastidio, tantopiù che a casa mia si lavora coi guanti e tutte le protezioni. C’e spazio per tutto.
Ecco: ancora oggi quando lo dico ci sono ancora un sacco di persone, specie di mamme che mi guardano come un marziano. La loro principessa tutta rosa che fa certe cose? OVVOVE!!!
E alla fine fa notizia una ragazza che secondo me dovrebbe essere “normale”, e invece diventa al contrario “straordinaria”.
Detto questo: brava Daniela!
È sì,quando parlo con qualcuno di ricariche Wall box oppure in generale di mobilità elettrica ,mi chiedono spesso quanto ha impiegato mio marito ad insegnarmi…ma anche donne me lo chiedono…siamo impregnati di luoghi comuni… vabbè,intanto mia figlia ha iniziato lo scentifico in scienze applicate..spero proprio possa diventare ingegnere e poter collaborare,non competere, con i suoi colleghi🖖
-quanto ha impiegato mio marito ad insegnarmi-
Figa, odioso.
Le stanno dando della cretina incapace di sopravvivere se non è aggrappata al suo “maschio”.
Al posto suo a uno che mi dicesse così gli tirerei una testata sul setto nasale senza nemmeno spiegargli il perchè..
😂😂..mio marito ride come un matto ogni volta… un’altra perla quando arrivavamo con id3 da qualcuno e guidavo io era:” ma paolo te la lascia guidare?” ..convinti che le ev siano complicate visto il loro salto tecnologico 🤣🤣..ora vado a preparare la cena dopo che ho finito il bucato a mano e lavato il pavimento in ginocchio😂😂😂🖖
Salto tecnologico all’indietro direi….
A me non sembra ci sia stata nessuna forma di malignità nell’affermazione, né tantomeno ha messo in discussione le capacità della tecnica. Forse sono i luoghi comuni ad associare l’incompetenza alle donne giovani ma non mi sembrava questo il caso. Se mi si presentasse una ragazza di 25 anni che fa la camionista rimarrei più che sorpreso, dato il numero esiguo, ma ciò non comporta altro se non lo stupore (iniziale).
Senza nulla voler togliere allo sfogo dell’autrice, han sempre fatto commenti analoghi anche a me quando sistemavo le stampanti in ufficio senza chiamare il service desk aziendale al primo intoppo, e pensare che sono uomo e pure bianco.
chi non capisce qualcosa di tecnico (nel senso più ampio possibile del termine) ha spesso questa tendenza, è un modo implicito per esprimere la propria ignoranza in materia ma senza dirlo apertamente (si sa com’è l’ego dei maschietti no?), sempre visto come leggera invidia nulla più, una risata tra me e me ed andavo avanti. per inciso, venditore in giacca e cravatta che sempre nello stereotipo vive di parole ma nelle cose di precisione è incapace, siamo tutti etichettati da stereotipi negli occhi di chi non ci conosce o sa giusto il nostro nome e che faccia abbiamo, capisco la frustrazione sicuramente alcuni stereotipi son più leggeri da portare sulle spalle, dipende da come si decide di affrontarli in molti casi, ovvio che ci siano casi limite e non discuto, parlo cmq da investito da ragazzino con una paresi al viso, sordità da un lato e altre cosine che allungherebbero solo il brodo, battute stronze ne ho ricevute ben peggiori della situazione descritta nella mia vita, ma che ci vuoi fare? Se son ignoranti il problema è loro non mio, non ho certo voglia di sprecare energie per farli cambiare, faranno da soli quando ci sbatteranno la faccia, le energie le spreco per le cose che contano.
Chiedo scusa per una eventuale insensibilità al problema, da anni lavoro in ambienti con quasi solo donne, capi, colleghi, subordinati in ambienti estremamente competitivi commerciali gestionali e amministrativi, con spesso stipendi più alti dei miei (e manco di poco hehe) e, a costo di passare per “mentitore”, mi sembra assolutamente normale, il problema più grosso? Vivere nel terrore di fare una battuta che abbia un doppio senso che non colgo finché è oramai uscita dalla mia bocca e qualcuno/a/i/u/e pensi fosse consapevole, ma anche lì, ci si fa l’abitudine (ma si evita di creare legami che invece gioverebbero all’ambiente lavorativo)