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Dl Agricoltura ok, resta azzoppato l’agrivoltaico con moduli a terra

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Francesco Lollobrigida

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Dl Agricoltura ok. Via libera, con piccole modifiche, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il ministro Francesco Lollobrigida è riuscito a boicottare il fotovoltaico a terra sul suolo agricolo che potrebbe essere utile nei terreni marginali. Vengono fatti salvi quelli collegati a una comunità energetica e quelli finanziati dal Pnrr.

fotovoltaico

l fotovoltaico a terra si salva su comunità energetiche e Pnrr

Iniziamo dalle notizie positive. Come si legge nell’articolo 5 la limitazione non viene applicata ai progetti che “prevedano impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra finalizzati alla costituzione di una Comunità energetica rinnovabile“. Stesso discorso per “i progetti attuativi delle altre misure di investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)“.

Si può intervenire sugli impianti già esistenti. Ma solo quelli relativi agli “interventi per modifica, rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione degli impianti già installati, a condizione che non comportino incremento dell’area occupata“.

Lollobrigida blocca l’agrovoltaico con moduli a terra

Tutto chiaro. Anche lo stop ad una particolare tipologia di agrovoltaico, quello di tipo 2. Leggiamo dal report “Il potenziale  agrovoltaico  nazionale” di Aias (associazione italiana agrovoltaico sostenibile) e Enea la definizione: “Prevede un’altezza dei moduli tale da non consentire lo svolgimento delle attività sotto di essi. I moduli fotovoltaici sono installati in modo da lasciare degli spazi interfilari nei quali si possono sviluppare le attività agricole“.

Alessandra Scognamiglio, presidente di Aias

Ne abbiamo parlato con Alessandra Scognamiglio, presidente di Aias. “In determinate condizioni anche questa tipologia di agrovoltaico può dare un risultato positivo. Pensiamo a terreni poco produttivi e seppur agricoli marginali dal punto di vista economico“. Insomma terreni che non vale la pena coltivare perché non creano reddito sufficiente all’agricoltore.

Anche con questo tipologia di agrovoltaico è possibile la coltivazione e la produzione di energia“. Si crea un reddito aggiuntivo per l’agricoltore sia per la produzione energetica ma anche attraverso i benefici per le colture. L’ombreggiamento dei pannelli può dare beneficio a particolari colture. Anche in posti con forte irraggiamento come ha confermato uno studio dell’Università di Sheffield, World Agroforestry e il Latia Agripreneurship Institute con sede a Kajiado in Kenia.  In questo modo il terreno non si abbandona con tutti i risvolti positivi per l’ecosistema.

Il testo integrale dell’articolo 5

Qui il testo integrale dell’articolo del Dl Agricoltura dedicato al fotovoltaico, si può anche scaricare al link.

  1. All’articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre
    2021, n. 199, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:«1 – bis. L’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra di cui all’articolo 6 -bis , lettera b) , del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, in zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti, è consentita esclusivamente nelle aree di cui alle lettere a) , limitatamente agli interventi per modifica, rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione degli impianti già installati, a condizione che non comportino incremento dell’area occupata, c) , c -bis ), c -bis .1), e c -ter ) n. 2) e n. 3) del comma 8. Il primo periodo non si applica nel caso di progetti che prevedano impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra finalizzati alla costituzione di una Comunità energetica rinnovabile ai sensi dell’articolo 31 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, nonché in caso di progetti attuativi delle altre misure di investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato con decisione del Consiglio ECOFIN del 13 luglio 2021, come modificato con decisione del Consiglio ECOFIN dell’8 dicembre 2023, e dal Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC) di cui all’articolo 1 del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° luglio 2021, n. 101, ovvero di progetti necessari per il conseguimento degli obiettivi del PNRR».

2. Le procedure abilitative, autorizzatorie o di valutazione ambientale già avviate alla data di entrata in vigore
del presente decreto sono concluse ai sensi della normativa previgente.

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12 COMMENTI

  1. Personaggio eclettico: da capotreno a capo(ral)trattore. Come si fa a metterlo in condizione di non nuocere più?

  2. Credo che organizzando una bella cena con il “ministro” si possano istallare tutti i pannelli che si vogliono e anche prevenire qualche guerra, tipo la famosa grigliata di Waterloo o la pizzata di Caporetto.

  3. La legge oltre che punitiva per le installazioni a terra, è anche ambigua, serviranno chiarimenti, sperando che l’ambiguità sia occasione per mediare ( ma ho dei dubbi)

    la stessa confusione c’era sui giornali; qui su vaielettrico almeno si è spiegato la differenza tra tipo 2 e tipo 1; forse manca ancora un dettaglio; le tipologie di impianti sarebbero:

    A) Fotovoltaico a terra
    B) Agrivoltaico – tipo 2 – ( a terra )
    C) Agrivoltaico “avanzato” – tipo 1 o 3 – sollevato da terra
    D) Agrisolare – sui tetti dei capannoni agricoli o filiera alimentare

    A) e B) tecnicamente sono gli stessi impianti a terra (molto economici e che per legge NON prendono incentivi, essendo comquue molto competitivi e redditizi) ma nel caso (B) viene svolta anche attività agricola tra le file dei pannelli, e le file dei pannelli sono un poco più spaziate per far passare più luce; a parte la spaziatura, la distinzione diventa caprina (è il caso di dirlo) se l’attività agricola è un prato perenno o un pascolo (insomma un prato e non un campo coltivato)

    C) sono impianti “avanzati” sollevati da terra (a varie altezze possibili, ma i sostegni, la manoddopera e la manuteneizone diventano più costosi), per permettere si svolgere attività agricola non solo tra le file dei pannelli, ma anche sotto, cioè sul 100% della superficie; questi sono gli impianti che vanno sopra i campi coltivati; possono essere abbinati ad agricoltura avanzata; prendono incentivi, anche belli alti, cosi come D)

    A) e B) sono le tipologie che installate su terreni abbandonati o lungo le fascie di rispetto autostradeli (caso A), oppure su terreni poco redditizi o prati/pascoli (caso B) potevano mettere in rete già in 2 anni anche 20 GW di nuova potenza e potenzialmente a prezzi bassi e in libero mercato, senza incentivi; il tipo C, oltre costare e implicare incentivi (magari contingentai), dovrebbe attrarre molti meno GW di progetti

    bloccare A) e B) è un danno “”grande””, che pare fatto di proposito; si rallenta di molto la discesa del prezzo PUN e la corsa a riusare e potenziare gli accumuli idrolettrici italiani e l’elettrificazione dei servizi in generale

    come ripiego, bisognerebbe montare degli impianti del tipo (C), con sostegni a pergolato, concepiti per i campi, monatndoli sopra i pascoli e sollevati “per legge” ma alle altezze minime consentite per limare i costi.. insomma siamo al delirio senza senso di ideologia, propaganda su un tema tecnico difficile da spiegare in TV, e malafede, come se alle capre o al prato gliene fregasse qualcosa se il pannello è “a terra” (che poi in pratica significa a circa 80cm) o più sollevato

    per cui si potrebbe sperare che la versione finale della legge abbia lasciato abbastanza ambiguità, su pressione delle parti in causa e anche del buon senso, per non bloccare almeno B), cioè pannelli a terra sui prati-pascoli (ricordiamolo: su una frazione minuscola dei prati e pascoli nazionali, nessuna “invasione degli ultracorpi”);

    si capirà quando sarà fatta chiarezza su come interpretare il testo della legge quando vieta gli “impianti fotovoltaici a terra”, speriamo venga chiarito e in senso meno limitante, tramite linee guida, e che non servano i tribunali (come già successo con il fotovoltaico per interpretare le leggi) sennò si perde un altro anno

    mettiamo che B) non sia stato vietato, il danno arrecato non sarà di 2-3 anni, ma di 1 anno, anche solo per la paura imposta agli investitori (spostano i progetti in Spagna, stassa latitudine) e per la legge attuale che è scritta in modo ambiguo, finché non viene disanbiguata ogni investimento sarebbe a rischio di tribunali e ricorsi

    mi spiace ma aggiungo lo sfogo: questi governo ci riporta indietro, a scenari da romanzo i promessi sposi, sgherri e furbetti con le mani in pasta, azzeccagarbugli, avvocati e tribunali, PUN elettricità che non scende, e italiche coltivazioni di pregio D.O.C. di biodisel a perdità d’occhio (girasoli e altri semi oleosi)

    intanto la Spagna, che ha già iniziat acorrere da qualche anno, continua a comprare a testa bassa quantitativi di pannelli da installare “a terra” e predisporre nuovi progetti, facilitati dalle loro istituzioni; i pannelli non sono mai stati a costo cosi stracciato come in questi mesi, siamo quasi al prezzo del vetro e delle spese di spedizione

    • le aziende agricole italiane già soffrono di “nanismo” e scarsa competitività …

      dovrebbero efficientarsi in consorzi più grandi anche solo per le produzioni agricole e la lavorazione diretta (evitando troppi intermediari)..alimentando magari dei “G.A.S.” …

      cosa impedisce a raggruppamenti di imprese agricole di crearsi una C.E.R. ad uso agricolo per i soci, sfruttando magari qualche “terreno marginale” nei pressi di una cabina di media tensione… anche facendola “a norma” e sollevata (così magari un allevamento di pecore/capre ci pascola sotto) ?

      (è una domanda… ma immagino che Coldiretti, Confagricoltura etc stiano studiando …)

      • grazie per il contributo Damiano, il nanismo non è solo per le aziende agricole ma cogli il punto, troppe piccole che non riescono a supportare i costi per lavorare il prodotto come richiesto dal mercato e quindi si generano diseconomie.

        • E la cosa che mi preoccupa di più è che il “nanismo italiano” fa da sponsor per politiche europee divisive ed altrettanto controproducenti…
          Il settore energetico dovrebbe essere il nuovo obiettivo fondamentale..
          Abbiamo una moneta unica ma 27 sistemi indipendenti…
          Dovremmo invece coordinare di più gli sforzi avendo tutto il necessario già all’ interno della Comunità Europea..
          Non si può continuare a pensare di giocare da “liberi” in un mondo fatto di colossi economici e militari…
          Speriamo che tra un mese si vada verso prospettive migliori di quanto vedo adesso…

      • come C.E.R. forse potrebbero installare, la legge ha previsto l’eccezione (perchè si tratta di quantitativi bassi e in buona parte di autoconsumo)

        mentre gli impianti a terra (agrivoltaico a terra) in generale forse erano un sistema per far quadrare i conti anche in realtà agricole medio-piccole?

        provo a fare dei conti, se ci sono errori segnalatelo:

        === Agrivolatico a terra

        1 ettaro messo a FT pare renda 3000-4000e di affitto, oppure molto di più se l’investimento e l’impianto sono gestiti direttamente

        1 MW di impianti a terra (in agrivoltaico, con le file deipannelli più distanziate, è circa 1,3 ettari) dovrebbe costare sui 600-700.000e, contando una resa 1250 ore anno sono 1250 MWh anno, venduta mediamente a 5 cents al kwh ( il Pun attuale è 8,5 cents, ma il prezzo medie e in particolare diurno scenderà proprio grazie al FT)
        sono 50e al MWh, moltiplicati per 1250 MW anno, sono 62500e; in 12 anni l’impianto è pagato (mi pare che se realizzato su area agricola ha anche un regime di tassazione agevolato)

        nei successivi 20 anni, diciamo con prezzo di vendita sceso a 2,5 cents al Kwh ( come ora in Spagna), genererà 31.500 all’anno (!) per ogni 1,3 ettaro

        vanno tolti i costi di manutenzione, ma sono piccoli in confronto (es. sostituzione inverter) specie per pascoli (l’erba la sfalciano le capre)

        === Agrivolatico sollevato

        molti meno GW installati e con la distorsione di incentivi esagerati che pure ne limitano il quantitativo.. l’azienda agricola ha un ritorno in meno anni e a seguire un aresa molto alta ma a carico della collettività.. es. incentivi 40% delle spese di installazione e un ritiro della corrente a 8,5 cents per 20 anni (!), salvo alcune clausole che forse ridurrano un po’ l’importo

        === Biodiesel

        Coldiretti, BF Spa, e ENi, associati, propongono contratti per il ritiro di girasoli o altri semi oleosi a prezzo fisso, per farci Biodiesel; a sommare le varie notizie on line, hanno già convertito/opzionato moltissimi ettari

        pagano 42-43e x 22 quintali a ettato, sono 950e a ettaro anno, a cui sottrarre le spese; apparentemente una azienda non ci sta in piedi (?), se non magari con sussidi europei per la superfice del campo “agricolo”

        almeno finché la EU non si scoccia dell’andazzo, bisogna vedere quanto biodiesel si vorrà produrre; in passato con le coltivazioni di colza per conbustibile, che spopolava anni fa, si era esagerato e mi pare la EU le ha vietate dal 2022;

        per questo ENI dal 2021 si è associata con BF per passare ad altri tipi di coltivivazioni da carburante

        ===
        non solo il biodiesel usa 40 volte più supeficie del FT a parità di energia usabile ricavata, e non ha niente a che fare con coltivazioni di pregio, ma pare abbiano spinto per far “segare” il FT a terra, per rallentare la discesa del prezzo energia, e come prezzo PUN ormai siamo un caso quasi unico in europa, un recinto di mucche da mungere

        • Sull’agrovoltaico avanzato dinamico il disccorso è abbastanza più complesso ovvero si installa in colture pregiate e di valore – ad esempio il kiwi o il nocciolo – dove le colture oggi devono essere obbligatoriamente protette attraverso reti, ventole ed altri sistemi di tutela dei frutti. Sono investimenti impegnativi e con l’agrivoltaico si genera un’integrazione di reddito che compensa gli investimenti sul sistema di difesa attiva della coltura. Allo stesso tempo il sistema agrivoltaico ha un doppio effetto: valorizzazione attraverso l’ombreggiatura della qualità dei frutti e riduzione dei costi attraverso una riduzione (anche del 30%) della risorsa idrica impiegata. Insomma nell’agrivoltaico avanzato la contabilità non si limita alla voce energia.

          • capisco, ma allora lasciamo 40% di incentivo sull’installazione, ma anche 50%, e riduciamo il prezzo del ritiro del kwh,

            o rendiamolo indicizzato al PUN, o in generale revisionabile ogni anno, come mi pare fanno in Francia

            invece retribuire 8,5 cents al kwh con tariffa fissa per 20 anni (se sarà confermata) a me sembra lo stesso identico madornale errore fatto con i conti energia del 2007-2011, che ancora paghiamo (in accise elettriche o tasse), è sproporzionato.. regalo politico eccessivo alla categoria, con la beffa di aver azzoppato il FT del tipo senza incentivi

          • Servirebbe un piano, una programmazione puntuale che non vedo e non leggo.

          • infatti.. a me il gioco politico attuale sembra:

            > spendere anche con spreco più risorse pubbliche possibili per fare consenso, con metodi che permettano di spostarne i costi nei bilanci degli anni futuri (populismo + mancanza di visione)

            > azzoppare le spinte di liberalizzazione ed ecomicizzazione dell’energia (e qui è troppo facile pensar male)

            detto questo, che l’agrivoltaico evoluto meriti di essere assistito con incentivi (poi se possibile proporzionati) capisco che è un buon investimento..come dicevi va oltre il kwh

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