Il ministro all’agricoltura Lollobrigida e Giorgia Meloni alla fine sono riusciti a imporre lo stop, fermare il treno degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra su suolo classificato agricolo. Paradossalmente in questo modo alcuni terreni saranno abbondonati. Ma non mancano le deroghe nella legge. Vediamole.

Si stoppa l’agrivoltaico di tipo 2 (a terra) con coltivazione interfilare
Lo abbiamo scritto più volte e oggi l’annuncio è diventato legge. Questo il titolo dell’articolo 5 del decreto agricoltura: “Disposizioni finalizzate a limitare l’uso del suolo agricolo per impianti fotovoltaici con moduli a terra“.
Cosa significa? L’uso del termine limitare e non proibire si traduce nella possibilità di fare ancora investimenti con pannelli a terra. Opportunità che vediamo più avanti.
Sicuramente è molto più complicato investire in soluzioni di agrivoltaico di tipo 2 ovvero pannelli installati a terra ma distanziati l’uno dall’altro per consentire la coltivazione interfilare o il pascolo.
In altri termini un’azienda agricola in terreni marginali che oggi impediscono o rendono difficile, soprattutto senza aiuti dell’Unione europea, la sostenibilità economica rinuncia ad un’entrata vitale per non chiudere. Altro che limitare la fuga dalle campagne.
I benefici fotovoltaico in agricoltura
Gli impianti grazie all’ombreggiatura permettono, ci sono a disposizione diversi studi scientifici sul tema, di avere benefici sulla qualità del prodotto. E soprattutto alle entrate agricole si sommano quelle energetiche. Chiudendo questo rubinetto si rischia il paradosso dell’abbandono della terra per mancanza di reddito sufficiente.

Interessanti i risultati di una ricerca dell’università dell’Oregon: “Le aree sotto i pannelli solari fotovoltaici hanno mantenuto una maggiore umidità del suolo durante tutto il periodo di osservazione.
Un aumento significativo della biomassa di fine stagione è stato osservato anche per le aree sotto i pannelli fotovoltaici (90% in più di biomassa), e le aree sotto i pannelli fotovoltaici erano significativamente più efficienti dal punto di vista idrico (328% più efficienti)“. Insomma condizioni migliori e riduzione del consumo idrico.
Questo tipo di installazioni permettono anche di calmierare senza necessità di incentivi il prezzo dell’energia elettrica.

Tutte le deroghe: dagli impianti esistenti a cave, autostrade, aree industriali
Una deroga e non poteva essere altrimenti è legata: “Ai siti ove sono già installati impianti della stessa fonte, limitatamente agli
interventi di modifica, rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione degli impianti già installati a condizione che non comportino incremento dell’area occupata“. Non poteva esserci un effetto retroattivo penalizzante.
Il divieto non riguarda cave e miniere cessate, discariche; i siti e gli impianti del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e dei gestori di infrastrutture ferroviarie nonché delle società concessionarie autostradali.
Stesso discorso per siti e impianti nella disponibilità delle società di gestione aeroportuale all’interno dei sedimi aeroportuali; aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti, nonché le aree classificate agricole i cui punti distino non più di 500 metri dal medesimo impianto o stabilimento.
Infine le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri. E qui non mancano anche aziende agricole importanti che hanno i terreni che corrono a lato dell’ autostrada.
Chi salva e chi no
Il via libera dei pannelli a terra si allarga ai terreni dove sorgerà
una Comunità energetica rinnovabile o quando si tratta di progetti attuativi di misure finanziate dal Pnrr e dal Piano nazionale degli investimenti complementari al Pnrr (PNC) e molto importante: “progetti necessari per il conseguimento degli obiettivi del Pnrr”.
Ma non è finita qui, come si legge nel dossier del Servizio studi di Camera e Senato, esistono altre deroghe. La limitazione “non si applica ai progetti per i quali sia stata già avviata almeno
una delle procedure amministrative, incluse quelle di valutazione ambientale, necessarie all’ottenimento dei titoli per la costruzione e l’esercizio degli impianti e delle relative opere connesse ovvero sia stato rilasciato almeno uno di tali titoli“.

Si tratta di miliardi di investimenti salvi. Solo il bando agrivoltaico del Pnrr – scade il 2 settembre, tutte le informazioni al link, vale 1,1 miliardi. Per le comunità energetiche (leggi qui) ci sono a disposizione circa 5 miliardi e si punta a 7 GW (anche se ci sono anche interventi in aree non agricole o utilizzando tetti di palazzi o di parcheggi. Guarda il nostro webinar).
L’agricoltura ha necessità di energia
Coldiretti brinda al provvedimento scrivendo che finalmente si è bloccato il “fotovoltaico selvaggio“. Ma si tratta di una limitazione non legata ad una valutazione di merito ovvero alla capacità produttiva, è pieno di terreni degradati, può portare ad un risultato opposto da quello cercato: abbandonare la terra improduttiva. Gli effetti perversi dell’azione sociale direbbe il sociologo Raymond Aron.
Su Lolllobrigida mi unisco a quanto dice Travaglio.
Ma anche Luca e Paolo.
Tutti bravi (no ironia) a fare precisazioni e analisi di quanto succede, portare analisi, osservazioni ma… quanti di voi hanno votato? Se siamo arrivati a questo è perchè lo abbiamo fatto accadere…e prima di dire “ma io ho votato!” e le persone a te più vicine? Quelle del “tanto non cambia nulla” ci siamo impegnato a spiegargli quanto sia importante farlo? Come dici? Non è compito tuo a te basa fare il tuo dovere? Perfetto allora qualsiasi analisi sono solo “pugnette” culturali fini a se stesse.
Bisogna ammettere, però, che è difficile sempre andare al seggio per votare contro a prescindere, se chi dovrebbe essere l’alternativa ha passato anni ad agire come opposizione sterile: NO a prescindere. Perchè se poi si va a vedere come hanno governato, ti riesce da dire: tutto qui? Tristezza!
Cos’altro ci si può aspettare da un tal ministro !
secondo me ( e secondo vari commentatori più esperti del tema che ho letto)
il decreto è un complicato Risiko che con i vari commi cerca di chiudere più opzioni possibili per le installazioni di fotovoltaico e agrivoltaico del tipo con “pannelli bassi”, quelle super-economiche e senza incentivo, alla portata anche di soggetti-investitori piccoli, e per questo difficili da limitare se non con il divieto
=== IL BERSAGLIO GROSSO
con il divieto generale vengono esclusi molti milioni di ettari “agricolo” ma in dettaglio non significa campi coltivati, ma ettari ad uso pascolo o prato perenne, o terreni abbondanti; a spanne sono stati bloccati circa 20 GW di istallazioni che sarebbero stati collegati in rete entro 2 anni
rimaneva poi da restringere anche le “eccezioni”, che già esistevano per il “fotovoltaico a terra”, e ora erano da specificare anche per l”agrivoltaico a terra (agrivoltaico Tipo 2)”
=== ATTACCATA ANCHE LA SOLAR BELT
in gergo si chiama solar-belt l’area confinante con aree industriali (per 500 metri) e con le autostrade (per 300 metri), in cui i terreni sono per forza non di pregio ne agricolo ne paesaggistico, e in alcuni casi persino inquinati, e la collocazione dei pannelli sarebbe ottimale, anche come dispacciamento dell’elettricità
il decreto ha modificato la dicitura dei 500 metri, ora non sono più calcolati dal confine con l’area industriale, ma calcolati dagli impianti posti all’intero dell’area industriale, erodendo la parte più consistente della solar belt.. capito a che livelli da sud-america o da romanzo dell’ottocento stile promessi sposi siamo con questi rubagalline?
rimangono i terreni lungo le autostrade, in disponibilità limitata e ora, essendo gli unici opzionabili, con prezzi crescenti; poi le aree di proprietà Ferrovie Statali; e i terreni da bonifica, che nessuno vuole senza incentivi perchè costosi da riutilizzare;
=== SE PROPRIO VOLETE IL FT, PAGATE CARI I NOSTRI TERRENI DA BONIFICA
e se proprio fossero papabili/incentivabili in questa ristrettezza di opzioni creata artificialmente, nel caso, migliaia di ettari da bonifica sono di Bonifiche Ferraresi, il conglomerato di filiere di trasformazione agricole e alimentari e carburanti associato con Eni e con braccio politico Coldiretti; gli stessi che nella mia impressione hanno ottenuto dal ministro cognato il blocco dell’agrivoltaico nella versione economica e diffusa, che avrebbe abbassato rapidamente il PUN (come avvenuto in Spagna) e reso meno attrattive le filiere energetiche di petrolio e metano, e fatto schifato dagli agricoltori la coltivazione a girasoli per biodiesel, che ora Eni e Coldiretti diffondono in tutta Italia ma con redditività da fame per l’agricoltore, e resa energetica pietosa
=== E LE PRATICHE GIA’ AVVIATE
restano alcuni GW di agrivoltaico tipo 1 (pannelli alti con strutture di supporto più complesse) e l’agrisolare (pannelli sui tetti dei capannoni), sono più costosi e soggetti a incentivi; per questo previstiti in quantità limitate;
non sono una minaccia per ENI e per il prezzo dell’energia, e neppure per i piani di crescita dei campi messi a biodisel; inoltre il governo ha piacere ha elargire incentivi (anche troppo alti, che rovinano il mercato) come scambio elettorale, con soldi che non gravano direttamente sui bilanci attuali
ma il solerte cognato voleva bloccare anche i progetti di agrivoltaico tipo 2 (pannelli bassi) che al momento del decreto erano già in iter di approvazione, probabilmente diversi GW di installazioni; non è stato possibile perchè sarebbe stato incostituzionale rispetto agli investimenti privati già in stato più avanzato nei progetti, minacciando il decreto stesso
ecco che torna utile di nuovo una squadra di azzeccagarbugli (perchè ci vuole anche un minimo di materia grigia per pensarle queste finezze) un comma che sotto alcune condizioni permetterebbe all’affittuario dei terreni, anche dopo anni di avvio degli impianti, ad investimenti già fatti, di recedere dall’affitto, e in pratica ricattare sul prezzo adi affitto al rialzo chi gestisce gli impianti ed aveva fatto un piano di rientro diverso.. giusto nel caso qualche investitore ancora volesse considerare l’italia e non scappare a gambe levate..
con l’eccezione dei grandissimi player quasi monopolisti (ENI) che dal governo non hanno da temere sorprese, anzi se lo mettono in tasca, e problemi non ne avranno se e quando decidessero di entrare anche nelle rinnovabili, anzi ottenendo incentivi più alti (i primi 4 GW di eolico off-shore) o stabilendo loro i prezzi (colonnine ricarica)
=== ADATTAMENTI DELLA FILIERA
il danno c’è ed è enorme; in attesa di eventuali ricorsi ai tribunali civili (come già in passato per altri decreti), si cercherà di installare senza incentivi, ancora su prati e pascoli, ma usando strutture con pannelli alti al limite inferiore del decreto ( 2,1 metri, mentre agrivoltaico evoluto arriva sinoa 4-5 metri di altezza);
sono strutture più costose, spesso già dei pergolati invece che dei semplici pali, anche per resistere al vento, visivamente sono più impattanti, e inutili nel caso dell’uso a pascoli, ma pensino se associati da alcune coltivazioni
a questa altezza intermedia (2,1 metri), la manutenzione già fa fatta con attrezzatura specifica, e soprattutto l’aggravio dei costi di installazione è già impattante, si passa da 600 euro a circa 900euro a kw installato; il ritorno di investimento c’è ancora ma in tempi meno brevi, è meno invitante, nel nostro paese dove le leggi e il contesto possono cambiare da un giorno all’altro, non ci sarà la velocità di installazione che era prevista prima del decreto, e neppure i prezzi energia così bassi
=== NON ABITUARSI A CONSIDERARE NORMALE LA FOLLIA
da più parti (anche Sardegna, danneggiatissime anche le aziende agricole sarde da questo decreto, che toglie la possibilità di avere un importante reddito integrativo senza uso di incentivi e sussidi, e un parziale ombreggiamento dei pascoli desertificati) è stato fatto notare che è folle che l’altezza e la tipologia degli impianti sia stabilità per decreto (per di più in odore di sabotaggio studiato), quando andrebbe valutata in base al piano agronomico, il tipo di utilizzo del suolo, di ogni area specifica
Già le aziende agricole italiane sono di dimensioni soltanto “medie” (nel migliore dei casi) se non “piccole” o piccolissime (a conduzione familiare) e quindi poco o nulla capitalizzate e capaci di margini commerciali sufficienti (spesso in balia poi dei contratti capestro della grande distribuzione).
Togliere un ulteriore fonte di guadagno lecita ed utile a tutti (energia F.E.R. autoprodotta è utile all’ ambiente e chi vive attorno a queste aziende..che usano meno fonti fossili)
significa strozzarle ulteriormente, lasciandole in concorrenza con grandi quantitativi di merci importate dall’ estero perché a costi molto inferiori (la solita Spagna ci surclassa anche in questo)
…alla faccia della “sovranità alimentare” del nostro ministero.
Avremo prodotti nazionali più cari, fatti con energia inquinante … aziende più povere ed esposte alla concorrenza…e che ricorrono purtroppo spesso pure al “caporalato degli schiavi” per sopravvivere (o lucrare…se i prodotti sono pregiati vini).
NB: sono recentemente tornato da un bel giro in appennino tosco emiliano..
ed ho scoperto che magari torri eoliche NO !..non si possono fare ..Ma guarda caso costruire un ulteriore impianto di risalita…fatto disboscando migliaia di mq per varie centinaia di metri di dislivello e piazzare decine di piloni … Si può fare!!
Ci sono forti polemiche e raccolta firme per bloccare questo progetto che devasterà una zona naturale bellissima… per portare orde di turisti in quota ad inquinare.(Invece che farsi una salutare arrampicata trekking come facciamo spesso in famiglia).
E poi…tutti questi impianti di risalita…sono a GASOLIO!!
(eh ..ma il F.V. no… è brutto in montagna!…eh…ma le pale eoliche sono brutte…
Ma che brutta gente che approva certe scelte ! ! )
Non è così che si porta occupazione e turismo in aree montane (alpine e appenniniche).
Poi, quando sarà completato, si accorgeranno che…non nevica più…e non si potrà neanche fare la neve artificiale( troppo caldo) e si chiederanno contributi x lo stato di crisi…un’altra cattedrale nel deserto?
Vero .. già è così in molte zone appenniniche…ma anche sulla catena alpina non è più costante la stagione sciistica… Faremo solo Downhill con le bici.. estate e ” inverno “…
E’ quello che si vede in molte località di bassa montagna qui sulle prealpi. Impianti di risalita assolutamente anacronistici, costruiti decenni fa in piccole vallate con l’idea di “portare soldi e benessere ai valligiani” quando in realtà ci mangiarono sempre in pochi, ma ormai in questi posti non nevica più, mentre tutto lo sventramento della montagna è sempre li.
Io uso a volte gli impianti di risalita con la MTB, ma il cliente ciclista a parte il pass giornaliero non spende quanto lo sciatore, quindi i due business non sono intercambiabili, e soprattutto il ciclista moderno più volendo risparmiare anche sulle risalite usante le bici elettriche 😉
Per me andrebbero totalmente smontati certi impianti e ripristinati i boschi originali, e spingere su un turismo più integrato con la natura. Certo, più faticoso per le povere gambe cittadine che reggono corpi sovrappeso, ma metti mai che per sbaglio uno camminando si rimetta anche un pò in forma… 😀
Infatti Luca hai centrato il problema…la vita “comoda”, poco dinamica è pure legata a cattiva alimentazione.. e conseguente cattiva salute…che poi diventa cattivo umore…
Chi impara a fare una economica gitarella nella natura…passeggiando nei boschi…in pianura o collina (per iniziare 😉) magari mangia un po’ più leggero e si accorge che torna a casa con tanta energia e voglia di fare…ma magari la notte dorme come un sasso!
Se ci prende gusto poi .. aumenta la durata dei trekking.. e la quota… e scopre altre meraviglie…
una nuova “droga naturale”… molto efficace per corpo e mente e totalmente salutare….
Questi nuovi turisti poi spesso si muovono lontano da costose mete affollate…spendono meglio..e poi tornano a casa soddisfatti…anche se non son tornati da chissà quali mete “esotiche” ed Instagrammabili…
Che la cosa che lascia sorpresi è che lo ha fatto il governo chi diceva “non disturbiamo chi vuole fare”.
La cosa potrebbe avere anche una logica ma NON in mano ad una formazione liberale (o che dice di eserlo). Liberale vuokdire che il terreno è mio e ci faccio quello che voglio.
Invece siamo liberali a targhe alterne.
Ci sono le cambiali elettorali da onorare ovvero insistere sui bio carburanti