La proroga di 20 anni delle vecchie concessioni per la distribuzione dell’energia elettrica, oggi monopolizzate all’80% da Enel, rischia di azzoppare il processo di apertura alla piena concorrenza del mercato elettrico italiano. Questo preoccupa le associazioni dei consumatori, alle prese con il caro bollette. Ma anche i distributori indipendenti che speravano di guadagnare nuovi spazi dalla redistribuzione delle concessioni, tramite gara. Ne abbiamo discusso recentemente (vedi sotto) con Marco Poggi, eletto l’altro ieri presidente di ARTE, l’Associazione di Reseller e Trader dell’Energia, nata nel 2020 e che oggi conta 180 operatori associati. Torniamo oggi sull’argomento con questo intervento di Alessandro Morini, professore associato dell’Università degli Studi di Bergamo e consigliere di DEA – Distribuzione Elettrica Adriatica.

di Alessandro Moroni
Il nodo delle concessioni per la distribuzione di energia elettrica sta tenendo banco tra gli operatori del settore e tra gli esperti. L’oggetto del contendere riguarda la mancata ridistribuzione delle concessioni, in seguito ad apposite gare, prevista dal Decreto Bersani del lontano 1999 che a sua volta recepiva una Direttiva Europea, per definire nuovi perimetri operativi per gli operatori.
Il Decreto Bersani azzoppato
Nello specifico, l’allora Ministro dell’Industria intese introdurre nel nostro Paese un sistema di liberalizzazione del settore elettrico, aprendo un mercato che fin dalla nazionalizzazione del 1962 era, di fatto, monopolistico, ad altri distributori imponendo, quindi, che le concessioni per le reti di distribuzione elettrica in Italia terminassero nel 2030, e prescrivendo che, già nel 2025, dovessero essere indette le gare per assegnare quelle nuove.
A modificare questa prospettiva è intervenuto l’attuale esecutivo. Con un emendamento alla Legge di Bilancio, ha cristallizzato la situazione attuale, con un allungamento della concessione in scadenza nel 2030 per altri 20 anni a fronte della presentazione di un piano di investimenti.
Il nodo dei finanziamenti per i piani d’investimento
Il nuovo provvedimento introduce diversi ordini di problemi, primo fra tutti proprio quello della previsione degli impieghi finanziari. La norma prevede, nella sostanza, due diverse fasi. La prima è destinata all’emanazione di un decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con “i termini e le modalità per la presentazione, da parte dei concessionari del servizio di distribuzione dell’energia elettrica, di piani straordinari di investimento pluriennale”.
La seconda, successiva, in cui sempre il Ministero valuta ed approva tali piani e, in conseguenza, si procede alla “rimodulazione delle concessioni in essere, in coerenza con la durata degli investimenti previsti dai medesimi piani, comunque per un periodo non superiore a venti anni”.
È incontrovertibile il fatto che la rete di distribuzione elettrica in Italia richiede investimenti urgenti. Nei prossimi 10 anni potrebbero essere necessari circa 6 miliardi di euro all’anno di interventi a fronte di una media di circa 2,6 miliardi di euro nel periodo 2018-2023.
Occorre sottolineare, inoltre, che gli attuali concessionari hanno già molto modernizzato la rete negli ultimi anni, partendo dall’installazione diffusa dei contatori elettronici, per i quali il nostro Paese vanta un record in Europa.
Rileviamo poi che all’interno dell’Unione Europea pochi altri Paesi hanno introdotto sistemi concorrenziali e di concessioni come in Italia o, se lo hanno fatto – come il Portogallo – hanno posto in hold on le procedure in corso.
Discriminati i piccoli distributori
Rispetto, poi, alla norma che subordina il prolungamento delle attuali concessioni alla presentazione di un piano dettagliato di investimenti, va precisato che la facoltà di autonoma programmazione dello sviluppo degli investimenti non è un diritto che spetta a tutti i distributori.
Attualmente, infatti, in ragione dell’adeguamento dell’ordinamento italiano alla Direttiva UE 2019/944 del 2019, relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, solo i distributori che hanno connessi più di 100 mila clienti finali possono sviluppare “un piano di sviluppo della rete di competenza, con un orizzonte temporale almeno quinquennale”, citando alla lettera.
Sarebbe quindi irragionevole, e sicuramente in contrasto con la disciplina comunitaria, richiedere a distributori di minori dimensioni di proporre una programmazione di investimenti che, poi, dovrebbe essere oggetto di approvazione da parte del distributore operante nell’area territoriale di riferimento per potersi poi interfacciare con il gestore della rete di trasmissione, cioè Terna.
A tal proposito, il conteggio dei clienti finali dovrà essere calcolato sulla base di quelli allacciati non già dal singolo operatore ma dal gruppo di società di riferimento, posto che molti dei distributori locali di maggiori dimensioni non svolgono l’attività con una sola concessione ma tramite una pluralità di affidamenti ed il piano di investimenti dovrebbe essere considerato a valere complessivamente su di essi.
I costi ricadranno direttamente in bolletta?
In sostanza, saranno gli utenti a pagare il diritto del distributore, che ha beneficiato del prolungamento di validità della concessione, a riversare su famiglie e privati i costi della sua attività, al netto degli evidenti guadagni. Per il periodo 2025-2027, ad esempio, si prevede che gli investimenti dei concessionari siano remunerati al 5,6%, perché si presume che quello sia il costo al quale i distributori elettrici si finanzieranno.
È evidente, dalle notazioni emerse sinora, che il tema sarà ulteriormente oggetto di dispute e revisioni. L’auspicio è che, indipendentemente da quali siano le prossime decisioni, la tutela delle famiglie e delle imprese non passi in secondo piano, affinché, come succede troppo spesso, non siano queste a pagare il nuovo provvedimento.
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Io sono abbastanza vecchio per ricordarmi quando i produttori e i distributori erano privati, energia poca e prezzi alti. In alcuni paesi le signore dovevano mettersi d’accordo quando fare il bucato con le nuove la trovi altrimenti la tensione si abbassava al punto che non funzionavano. Questo non in Africa ma in alcune valli del trentino, energeticamente indipendente grazie all’idroelettrico. Poi è arrivato Enel e ha elettrificato l’ Italia per davvero e i prezzi dell’energia sono rimasti stabili e buoni, nonostante le migliaia di dipendenti inutili predicate dai saggi capitani coraggiosi. Poi via con le privatizzazioni con i mancati reintegri di personale con la concorrenza foriera di risparmi enormi e di continua crescita del prezzo dell’ energia dei tempi di riparazione in caso di guasti, la con coerenza tra chi vende, centinaia di società costruite all’uopo. Ed diamo anche la distribuzione alla concorrenza spietata che porterà ulteriori risparmi da sogno.
Mi spiegate perché non dovrei avere qualche dubbio, viste anche le esperienze di stati molto liberisti come la California?
@giannifer
“…e i prezzi dell’energia sono rimasti stabili e buoni, nonostante le migliaia di dipendenti inutili predicate dai saggi capitani coraggiosi…”
ma quindi, se i prezzi sono rimasti stabili e buoni
è stato un bene?
e le migliaia di dipendenti inutili….erano inutili come gli sprechi nella sanità,
che ora a forza di taglio degli sprechi ci troviamo senza dottori?
il DOGE americano dice nulla, con i tagli indiscriminati?
non è che,
forse e più semplicemente,
i dirigenti pubblici non hanno diretto, cazziando i dipendenti fannulloni,
e parallelamente il privato ha cantato la nenia del “privato è bello, privato è efficiente” per squalificare il pubblico, e poter mettere le mani sulla torta?
detta divercamente:
c’è una bella differenza tra gli amministratori delegati dell’Enel, dell’Eni e delle altre negli anni ’60, spesso figli della Resistenza
e degli amministratori delegati degli anni ’80.
forse sono gli anni ’80 che vanno un tantinello rivalutati (al ribasso)…
Certo un 10% dei dipendenti allontanati erano inutili, ma sfido qualunque grande azienda privata ad affermare che non ha dipendenti inutili in percentuali del 2-3%. La gran parte degli altri sono stati sostituiti da gente pagata meno e sfruttata e meno preparata. Quanto agli amministratori che si sono susseguiti dopo gli anni 80 stendiamo un pietoso velo. Quando non facevano l’interesse di qualche lobbi come le chiamiamo ora facevano gli interessi loro propri
che bello quando vedremo finalmente la posa di nuovi tralicci, pali, cavi, trasformatori e infrastruttura varia da parte dei “concorrenti”..
vuoi fare impresa? accomodati, ma non sulle larghe spalle altrui.
…ma chi sei, il paladino difensore di enel & co? come se per la telefonia ci fossero 10 cavi diversi di fibra… davvero una grande idea, tralicci per tutti!
ma ti rendi conto della scemenza che hai scritto?
quindi pali e tralicci sono stati pagati da privati,
e non già dalle tasse dei cittadini tra il 1950 e il 1990 (grossomodo)?
A me viene da pensare alla privatizzazione di altri monopoli naturali, come le autostrade: si privatizza ciò che non ha concorrenza garantendo il ritorno degli investimenti a tassi stimati di mercato. E quindi dove starebbe il guadagno per la collettività, nel dare gli utili a privati anzichè allo Stato?
O nel ridurre i dipendenti, quando si dice che le manutenzioni andrebbero aumentate?
M&M’ilanesio: a uno che scrive “spesso figli della Resistenza” cosa puoi rispondere se non un sonoro pernacchione di fronte a tanta stupidità? 🤦♂️
robert e milanesio: giusto per capire la quantità di neuroni che vi pervade: distese di fotovoltaico, agrivoltaico, eolico non danno fastidio mentre i tralicci si?
tutta l’infrastruttura presente è stata progettata, installata, posata dallo stato tramite la sua “enel”. ora, secondo voi i “concorrenti”, devono poterne usufruirne.. mah!!
impresa a costo zero: vw un bel dì prende per le sue EV gli stabilimenti tesla e ne sfrutta gli impianti.. questa sarebbe concorrenza secondo voi.
oppure si costruiscono fabbriche statali che a giro mensile cambia occupanti e lavoratori..
mio pensiero da sempre: alcune cose come luce acqua e gas dovrebbero ESSERE solo statali. altrimenti ognuno si FA la propria e fine.
piangere “miseria” senza aver tirato fuori un belin è da.. 🤡