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Di Caprio scommette sulla BYD-rivoluzione

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“Puoi fare la storia, domani” recita l’attore americano mentre viaggia verso il futuro al volante di un’auto elettrica. Ma non è una Tesla. E’ una BYD. Se non l’avete mai sentita nominare non è colpa vostra: qui nessuno ne parla, ma presto dovrete fare i conti con i suoi prodotti. Infatti il gruppo cinese ha ambiziosi piani di espansione globale.

I suoi autobus elettrici circolano in Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Olanda, Romania, Serbia, Inghilterra, Polonia, Turchia, Germania e perfino in Israele. I suoi taxi a zero emissioni sono stati acquistati dalle municipalità di Londra e di Bruxelles. Ma l’Italia è rimasta a guardare, almeno fino a lunedì 18 settembre quando il Comune di Torino ha annunciato l’acquisto di 23 dei suoi bus. Si tratta di veicoli ad alta efficienza marchiati BYD, un colosso dell’industria e secondo produttore al mondo di auto e bus elettrici e di batterie.

Un antico proverbio cinese recita più o meno così: «Il miglior momento per piantare un albero è vent’anni fa.» Sta a significare che le cose importanti, ciò di cui più necessitiamo e ciò che più sogniamo, non va fatto attendere, perché comunque siamo già in ritardo. La nostra epoca sarà ricordata come quella in cui abbiamo fatto i primi passi verso un mondo più ecologico. I posteri diranno, perché sapranno, se ci saremo riusciti. BYD (in pinyin Biyadi Qiche) sembra aver fatto proprio il proverbio e dal 2003 produce veicoli ecologici.

Ha cominciato con modelli ibridi ed è giunta a produrre veicoli esclusivamente elettrici. Se non ne avete mai sentito parlare è più che normale, BYD infatti non esporta, o meglio, non esporta per privati qui in Europa.

La casa automobilistica è nata a Shenzhen, una delle città cinesi più aperte al mondo e nota al alla finanza internazionale per rappresentare uno degli indicatori più affidabili dell’andamento economico asiatico. La BYD non è nata casualmente a Shenzhen. La città fa parte della cosiddetta Zona Economica Speciale alla cui inaugurazione mise mano Deng Xiaoping nel 1980. Il desiderio di Deng era quello di aprire la Cina al mondo economico globale facendo leva sulla grande produzione che il Paese poteva mettere in atto. Shenzhen diventò così la città con il tasso di crescita urbana più alto del XX secolo e, allo stesso tempo, una delle città più all’avanguardia della Cina.

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