Viva la libertà: io vieterei i derivati dal petrolio dal 2035

Stefano definisce lo stop alle auto termiche sancito dall’Europa una misura dittatoriale. Propone però qualcosa di ben più drastico: dal 2035 divieto di vendere tutti i derivati del petrolio. Inviate quesiti e osservazioni a info@vaielettrico.it

odiatoriLo stop alle auto termiche è degno degli integralisti islamici

punto interrogativoPremetto che non sono un amante dell’auto elettrica .Ma non per questo condivido i messaggi di chi insulta questa tecnologia solo per il gusto di insultare.
Purtroppo la legge europea che recita che dal 2035 potranno circolare solo veicoli elettrici è una legge degna dei peggiori paesi islamici dove la libertà e una utopia.
È per questo che molte persone sospettano (con buona probabilità di indovinarci) che dietro il nobile pensiero di diminuire (non eliminare a livello globale) le emissioni di CO2 ci siano interessi economici e politici.
Per fugare ogni dubbio bastava scrivere la legge in questo modo:
Dal 2035 sarà fatto divieto di vendere tutti i derivati del petrolio per alimentare i veicoli.
In questo modo si eliminava il problema dei combustibili fossili e si lasciava libertà tecnologica ai costruttori.

Basta col petrolio e ognuna faccia la sua scelta

Ognuno poteva scegliere la sua strada e poi l’utilizzatore finale faceva le sue scelte. Convenite con me che sarebbe stata una legge molto più consona per dei paesi che fanno della libertà il loro principio fondamentale?
Tutto questo senza niente togliere al rispetto dell’ambiente.
Se fosse stata scritta così la legge l’odio di qualcuno verso i veicoli elettrici sarebbe venuto meno e avrebbero sicuramente avuto maggiori probabilità di imporsi .
Questo è il mio pensiero.  Stefano Pretosi

Più libertà? Ma così condanna a morte tutte le auto circolanti

Risposta- Lei, Stefano, ha le idee imprecise su ciò che accadrà dal 2035 in poi. Non c’è infatti nessun divieto di circolazione per le auto a benzina e a gasolio e nessun obbligo di produrre e immatricolare solo auto elettriche.
C’è solo il divieto di produrre e immatricolare vetture che non abbiano emissioni di CO2 zero dal serbatoio alla ruota. Quindi nessuno stop alle nuove auto ad idrogeno e a carburanti sintetici decarbonizzati. Vedremo se qualche costruttore riuscirà a sviluppare e a produrre su scala industriale veicoli del genere, e se si creerà una filiera di produzione e distribuzione per questi carburanti, oggi solo sperimentali.
Veniamo ora alla sua proposta “democratica”.  Si è reso conto che, togliendo la possibilità di rifornirle, lei condannerebbe alla rottamazione forzata tutte le auto a benzina, gasolio e ibride  oggi in circolazione, molte delle quali fra 11 anni saranno ancora in grado di viaggiare decorosamente (l’età media del parco auto italiano supera i 12 anni)?.
E che  già da oggi le nuove auto termiche diventerebbero  invendibili, con devastanti ripercussioni su oltre 3 milioni di lavoratori dell’automotive europea? Quello che propone è una enormità. Altro che libertà!

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Visualizza commenti (62)
  1. stefano pretosi

    La mia era chiaramente una proposta di legge provocatoria ,qualcuno lo ha capito e altri no.
    Per i disastri dal punto di vista dell’occupazione e i 3 milioni di addetti che perderebbero il lavoro a causa della mia proposta penso che comunque per loro non ci sia futuro in quanto l’auto elettrica è come lo smartphone,sarà prodotta solo in oriente costerà tanto all’inizio e poi i prezzi scenderanno e la sua svalutazione sarà pressoché immediata .Quanti smartphone vengono prodotti in Europa? Quanta forza lavoro europea viene impiegata?
    Risposta Zero.
    Stessa accadrà con la mobilita elettrica.

      1. stefano pretosi

        Nemmeno per idea .Se lei la pensa così ok ma per me era una provocazione voluta.
        E aggiungo che per quanto la legge europea calcoli l’inquinamento dal serbatoio alle ruote come dice lei ,i mass media continua a dire che dal 2035 sarà vietata la vendita di auto termiche senza nemmeno sapere come funzionano e che soprattutto possono funzionare con carburanti a emissioni 0.
        Questo la dice lunga su come la maggior parte dell’informazione cerchi di indirizzare le masse.

  2. Carlo Petrucci

    La legge europea attuale che prevede emissioni zero dal serbatoio alle ruote è una truffa senza fondamento scientifico. L’intero impianto normativo è ideologico. Fine della storia.

      1. Caro R.S. si rassegni lei, come ci siamo rassegnati noi. Il signor Carlo Petrucci esordì in questo blog il 2 settembre 2021 con questo commento: “0 emissioni allo scarico, ma per generare l’energia elettrica immagazzinata nelle batterie quante emissioni sono state generate? Quando finirà questa farsa delle zero emissioni sulle auto elettriche?“. A nulla è valso dimostrargli in tutti i modi quanto fossero fuorvianti le sue argomentazione. Non se ne dà per inteso e come un disco rotto torna periodicamente tra noi con la sua perentoria affermazione. Che fare? Cestinarlo? Noi abbiamo scelto di lasciare che abbai alla luna.

        1. Carlo Petrucci

          Caro Sig. Massimo Degli Esposti. Le vostre argomentazioni non si reggono in piedi. non sono io che non voglio capire ma siete voi a non capire. le posso citare anch’io un suo intervento sull’idrogeno grigio “Lo sa lei come viene fatto: attraverso la gassificazione del carbone”. Sono d’accordo con lei che sia una eresia considerare l’idrogeno grigio a zero emissioni ma lo sa perchè è considerato così? per la normativa che prevede il calcolo delle emissioni Tank to wheel(dal serbatoio alle ruote). Non dia informazioni inesatte come ha fatto prima e spieghi correttamente che io non ho scritto nessuna stupidata visto che le emissioni allo scarico non sono calcolate dal pozzo alla ruote ma dal serbatoio alle ruote e questo solamente per poter togliere di mezzo i motori a combustione interna; non importa se poi crea dei mostri scientifici come l’idrogeno a zero emissioni attraverso la gassificazione del carbone. Questi sono argomenti seri che dovrebbero essere trattati con analoga serietà; non si può pretendere di discutere pacatamente su impianti normativi ideologici su pressioni delle lobby ambientaliste.

          1. Nello Roscini

            Lobby ambientaliste ?
            ma dove ha vissuto negli ultimi 30 anni in Italia ?
            veramente ?

            le lobby ambientaliste funzionano bene in Portogallo ,Spagna e Grecia

            loro non avevano ministri dell’ambiente e esteri “ambientalisti” che hanno imposto rigassificatori a destra e a manca ..
            invece di investire in rinnovabili come i paesi di cui sopra

            E ora ..
            il piano Eni ,pardon Mattei, che si starà rivoltando nella tomba per aver affibbiato il suo nome a un piano così ottuso e conservatore , quando il mondo da un decennio va in altra direzione ..

            ci resta sempre il turismo ..
            siamo sicuri che i turisti Europei che si muoveranno sempre di più in EV , nonostante noi ,
            sceglieranno l’Italia come meta ?
            o preferiranno Portogallo,Spagna e grecia per tariffe nettamente più convenienti grazie alle rinnovabili ?

            l’ideologia c’entra poco
            quando l’elettricità è un dato di fatto , costa meno farla con le rinnovabili

            e che il fondo monetario internazionale dice che l’italia ha speso nel 2022 63 miliardi di dollari di sussidi al fossile
            (la lobby legambiente stima il doppio)

            non bastano le accise per pagarli ,
            possiamo prenderli dalla sanità
            magari togliamoli alla cura delle malattie polmonari
            tanto le “nuove” auto termiche inquinano “poco”
            e la maggior parte degli italiani ha smesso di fumare ..

            le lobby , possono essere buone o cattive a seconda se vogliono il bene di sviluppo ,economico e di salute dei cittadini

            se vuol vedere la fine del mondo prima della sua miserabile vita
            scelga la lobby delle armi, idrocarburi e droga (oramai la mafia è conteggiata nel pil)
            guarda caso quelle più destabilizzanti nei paesi poveri
            aggiungiamoci ,l’autonomia da cassonetto ,pardon differenziata
            quando le rinnovabili potrebbero dare occupazione e un “senso” al centro-sud aiutanto energeticamente il nord

            un bel quadretto medioevale vuole prospettare ..
            un bel futuro da miserabili per le nuove generazioni

            auguri

            non lo prenda troppo sul serio
            è il mio solitto pistolotto qualunquista del lunedì
            mi fa da antidepressivo

          2. @Carlo Petrucci

            l’idrogeno grigio, fatto da fossili, soprattutto metano, si usa industria chimica e in industria per necessità, dove serve idrogeno,

            non si usa come accumulo energetico visti i costi e le emissioni, non avrebbe senso, costa meno tenersi il metano negli stoccaggi

            quando sarà disponibile una filiera di idrogene VERDE, da idrolisi dell’acqua con energia rinnovabile, a basso costo e basse emissioni, potrà essere usato come accumulo di energia, e in aggiunta andrà a sostituire quello grigio per gli usi chimici e industriali

            se no ci crede ci faccia vedere un documento che dice il contrario..su coraggio..

            PS: non c’entra un fava con il calcolo delle emissioni delle auto elettriche, non vanno ad idrogeno, sono ELETTRICHE, hanno una batteria, non il bombolone di gas, si ricaricaricano alla presa di corrente

            chi le mette in testa sta confusione? dove le legge ste buffonate?

      2. Carlo Petrucci

        Non ho scritto nessuna stupidata la legge europea che considera le auto elettriche e quelle alimentate a fuel cell come emissioni zero lo fa sulla base delle emissioni dal serbatoio alle ruote. Conviene con me che se il calcolo venisse fatto dal pozzo alle ruote nessuna auto elettrica sarebbe considerata a zero emissioni se non in rarissimi casi. Per quanto riguarda il mio stato confusionale non si preoccupi visto che è ben più confuso di me. Le auto alimentate ad idrogeno grigio evidentemente sono auto fuel cell e non certo auto elettriche a batterie (a proposito di confusione sia le fuel cell che le auto elettriche sono auto elettriche visto che per muoversi hanno bisogno di corrente elettrica che nel caso delle auto ad idrogeno viene fornita dalle fuel-cell e non da un pacco batteria). Il mio appunto era semplicemente sottolineare come una auto a fuel cell alimentata con idrogeno grigio non è ad emissioni zero, come d’altronde non lo è un’auto elettrica alimentata dalla rete nazionale polacca.

  3. Marcello Adelfio

    Quando mi sento rispondere …ho un contratto 100% da fonti rinnovabili…. l’unico commento possibile è. ….e sti c …., sarò scurrile e me ne scuso, ma vogliamo finirla con il ..io sono il più verde che di più non si può? Vogliamo calarci nella realtà italiana che non rispecchia quella dei singoli? I conti si fanno sul totale, e il totale dice chiaramente che a tutt’oggi il 70% dell’energia elettrica si produce con il fossile ed il nucleare importato a caro prezzo, contratto o non contratto, e che le emissioni sono in aumento e non in diminuizione. Potete usare l’auto elettrica e magari l’useró anch’io quando avrò le condizioni per farlo, ma non pigliamoci in giro. Il riscaldamento globale se ne fa un baffo.

    1. Da inizio anno sembra proprio che in Italia almeno il 40% dell’energia elettrica prodotta è da fonti rinnovabili (basta andare sul sito di Terna), l’anno scorso non era dissimile. Il problema è che quello che produciamo non ci basta e pertanto lo importiamo e questo fa scendere un po’ la provenienza da rinnovabili intorno al 35%.
      D’altra parte oltre il 60% del nostro fabbisogno nei fine settimana proviene già in questi primi mesi dell’anno da rinnovabile.
      Per il riscaldamento globale purtroppo se mai si inizia mai vedremo miglioramenti, un po’ come accade in tutto quello che facciamo. Basta guardare le azioni messe in atto per chiudere il buco dell’ozono che in più di 20 anni ancora non ha portato alla chiusura (si spera nel 2060 circa) ma solo ad una riduzione e che da studi ha avuto come effetto collaterale quello di una diminuzione della velocità con cui stanno aumentando le temperatura (è stato stimato che senza quell’intervento le temperature avrebbero da anni superato la soglia del grado e mezzo tanto temuto).

    2. Non perde mai l’occasione per sparare panzane. Il contratto 100% green può sottoscriverlo anche lei. La quota di fossile in Italia e in Europa è inferiore al 50%. L’energia l’importiamo proprio perché di notte le centrali nucleari francesi non possono fermarsi e la vendono in saldo. Le emissioni in Europa sono in forte calo (-22% rispetto al 1990 in Europa, nonostante il settore trasporti che è in leggero aumento). Rinnovo l’invito a smettere di importunarci con le sue fesserie.

    3. Mix di generazione dell’elettricità medio europeo:

      anno 2023:

      >> 1271 TWh – Rinnovabili – 47%
      >> 816 TWh – Fossili – 30%
      >> 612 TWh – Nucliare — 23%

      anno 2018 – accelerazione installazioni di rinnovabili

      >> 1087 TWh – Rinnovabili
      >> 1239 TWh – Fossili
      >> 811 TWh – Nucliare

      anno 2015

      >> 955 TWh – Rinnovabili
      >> 1241 TWh – Fossili
      >> 835 TWh – Nucliare

      fonte dati:
      https://energy-charts.info/charts/energy/chart.htm?l=it&c=ALL&year=2023&interval=year

  4. Emanuele Roncolato

    Il problema è che molte persone non si vogliono informare, si fanno convincere dai negazionisti che i cambiamenti climatici non esistono ma sono inventati dai “poteri forti”, o che sono naturali e non antropici e non nuoceranno alla nostra società globalizzata.
    Il fatto è che le persone sono generalmente refrattarie al cambiamento e si oppongono a qualsiasi innovazione, forse da quando il primo ominide è sceso dagli alberi per vivere sulla terra.
    Quindi la comunicazione è importante, ma la “tradizione del momento” ha sempre una maggior presa rispetto al cambiamento, che sarà comunque la tradizione del futoro: la storia lo dimostra.
    Sono però convinto che la comunicazione di questi ultimi cinquant’anni da parte delle Nazioni Unite e di molti scienziati nel mondo (non l’ambientalismo NIMBY) stia cambiando i paradigmi e lo status quo dei mercati (cioè di tutte le aziende che operano sui mercati locali o mondiali), che, in tutto il mondo, si muovono verso mercati con minori emissioni inquinanti e ad effetto serra, ma anche più rispettosi dei diritti umani, e questo perché sono i clienti che sono più attenti a questi aspetti.
    Quindi, per concludere, credo che l’abbandono dei motori termici sarà un normale processo di mercato, che però è lento ad adattarsi, quindi è giusto e doveroso da parte di tutti i governi nel mondo accelerare il cambiamento attraverso normalissimi e comuni incentivi, oltre alle tasse sulle emissioni (come già succede).
    Ovviamente questo discorso vale per ogni settore che produca emissioni climalteranti, non solo i trasporti o il settore energetico

  5. ernesto grottaferrata

    il problema è SOLO come è stato comunicato alla popolazione.

    se non si VUOL capire (o si fa finta di non capire) questo, non bisogna però lamentarsi di chi lo vive (la gente comune, e in parte le aziende) come un’imposizione.

    ad esempio, per gli altri settori in generale si parla del 2050: cosa si dirà paolo verdi? che alle industrie è stato dato più tempo altrimenti piantavano un casino che l’economia tanti saluti, mentre il popolino, come al solito, deve partire prono 15 anni prima.
    qual’è la ragione, la motivazione di questa disparità?
    che da qualche parte si deve cominciare?
    si poteva cominciare dall’industria del cemento, che da sola vale l’8% di co2 dei 25 dell’industria totale.
    si poteva cominciare dall’allevamento intensivo, anche qui alta percentuale..

    dei 4 macrosettori, i trasporti (nella loro totalità) sono un quarto: e tra tutte le categorie che lo compongono, solo le auto hanno il ban al 2035. no navi (commercio ecc), no aerei (vacanze, affari, viaggi ecc), no trasporto pesante..

    è stato preso scientemente il comparto che avrebbe dato meno problemi economici e di proteste.

    sicuramente sarò tacciato di benaltrismo (se va bene), di analfabetismo funzionale e quant’altro, ma se non abbiamo 4/5 anni di tempo per la co2 (come ci viene sovente ricordato), mi dovete spiegare senza voli pindarici i 15 anni in più di altri settori.
    va bene che per la maggior parte siete speranzosi di essere rilevati da robot e ia e quindi non necessitiate più di lavoro casa e cibo, ma non vale per tutti.

    PS: ricordo di aver visto ai tempi della protesta agricola la foto di un cartellone fatto da un contado: sotto la foto di un airbus(?), stava scritto “con il consumo quotidiano di questo aereo, io ci faccio andare la mia azienda per 50 anni. ma l’inquinatore sono io”. adesso attendo la divisione pro-capite dei passeggeri che nulla c’entra..

    1. Mi faccia un grande favore: prima di postare un altro commenta, si prenda una pausa di riflessione. Si procuri un’infarinatura del “Green Deal” Ue e del primo pacchetto attuativo “Fit for 55” così capirà quante inesattezze ha scritto.

      1. ernesto grottaferrata

        certo, è stato scritto il famoso fit for chupa chupa, che nella sostanza dice?
        “entro il “2030” (😉) ci dovrà essere una diminuzione del 55% ANCHE (io direi soprattutto) con cessioni di “titoli” green tra aziende”…

    2. Guido Baccarini

      “da qualche parte si deve cominciare?” intendevi OVVIAMENTE finire, vero Ernesto?
      Perché tu lo sai, vero, che il settore dei trasporti è l’unico dei 4 che non è ANCORA migliorato?
      Un tanto al chilo (cit.)

    3. emissioni delle auto, e un poco anche dei camion, sono la grossa parte delle emissioni dei trasporti, aerei e navi in confronto pesano molto meno

      aerei e navi nel caso di tragitti lunghi sono anche i più difficili da elettrificare; comunque si lavora per ridurre anche le loro di emissioni

      1. Emanuele Roncolato

        Si stanno facendo costosissime ricerche sui carburanti e motori alternativi per navi e velivoli. Il fatto è che non sono così promettenti come si crede, purtroppo. Non bisogna mai fidarsi troppo del marketing aziendale. I carburanti sintetici prodotti a partire dall’anidride carbonica estratta dall’aria (per essere net-0) sono solo una pezza molto costosa. L’idrogeno verde, ancora molto costoso, richiede innovazioni tecnologiche non ancora esistenti per il trasporto in pipeline e lo stoccaggio a 700 bar o adsorbito o disciolto. Leonardo (ex Fimeccanica) sta lavorando contemporaneamente a un ATR e un convertiplano (un VTOL) che useranno, sulla carta, una propulsione green. Per le navi si stanno sperimentando vele per abbattere i consumi (altra pezza) e motori nucleari, come quelli usati da alcuni sottomarini e navi militari, ma con il Torio, che però non si sa ancora come ottenere su scala commerciale. Insomma, di soldi se ne spendono a miliardi, ma la ricerca è sempre costosa. La speranza è che, come succede ogni volta, un singolo fattore cambia completamente le regole del mercato e riscrive la storia, come successo per la macchina a vapore, il generatore di corrente, il motore a scoppio, eccetera

  6. caprone manicheo

    Il petrolio andrebbe messo fuorilegge (tranne che usi dove lo stesso è insostituibile e limitato).
    Io sono d’accordo.

  7. Eh, insomma, perché prendere in giro il lettore, per eliminare le emissioni basta vietare il tubo di scappamento, semplicissimo.

  8. Luca Marcuzzi

    Una volta e per tutte: imporre che dal 2035 non siano più vendibili auto che non siano ad emissioni zero è un questione che riguarda le aziende produttrici e non gli acquirenti. Lo scopo è quello di consentire la pianificazione dei necessari investimenti potendo fare riferimento ad un ben preciso periodo di tempo. Per chi acquista un auto non cambia nulla. Oggi nessuna norma impedisce la produzione di TV con tubo catodico, ma nessuna azienda le produce perché sarebbero invendibili. Lo stesso avverrà per le auto con motore termico che utilizzano una tecnologia superata come quella dei quelle vecchie TV.

    1. Marcello Adelfio

      Non mi risulta che quando si cominciarono a produrre le auto si stabilì di vietare il commercio dei cavalli ed il loro utilizzo. Semplicemente la logica fece pendere la bilancia della praticità d’uso dalla parte dell’auto. Qui si và al contrario, ed è questo che non va.

      1. I cavalli popolano il pianeta da alcune decine di migliaia di anni. Le loro emissioni non hanno mai modificato l’equilibrio climatico. La combustione del petrolio sì. Possibile che ci sia ancora qualcuno in giro che non l’ha capito?

        1. CAELLI DARIO

          I cavalli producono metano, come le vacche anche se in quantità minori, e questo è un gas climalterante come la CO2.

          1. Argomentazione fasulla, un classico dei negazionisti climatici. Le vacche e i cavalli c’erano anche cento o mille anni fa. E la temperatura media del pianeta era di 1,3 gradi inferiore ad oggi. Questo per 10 mila anni filati.

          2. mucche , cavalli , maiali , gnelli , pecore, capre, cinghiali ecc..fanno parte del circolo virtuoso della grigliata….nascono, crescono, vivono, diventano costicine salsicce, salamelle, fiorentine…. il petrolio mica lo mangi… manco l’auto 🙂

        2. Marcello Adelfio

          E le auto cambiano il clima? Il problema, se proprio vogliamo crederci, è la quantità di emissioni totali, comprese quelle necessarie per produrre l’elettricità che serve alle auto. E per ora sono globalmente in aumento, peggiorate dal ritorno al carbone in seguito alla guerra in Ucraina e al mancato rinnovo del nucleare. Sono per il carbone ed il nucleare? No! Ma se mi pongo un obiettivo debbo pormi il problema di stare seguendo una strada adeguata a risolverlo. Ma credo che si questo non ci capiremo mai.

          1. E’ solo lei che non capisce. L’effetto serra è causato dalla combustione degli idrocarburi: petrolio, gas metano e carbone. La strada adeguata se la legga nei rapporti dell’IPCC e nel documento finale della Cop 28 di Dubai che raccomanda: “Transitioning away from fossil fuels in energy systems, in a just, orderly and equitable manner, accelerating action in this critical decade, so as to achieve net zero by 2050 in keeping with the science”.

          2. Marcello Adelfio

            Al sig. Massimo
            Lei si legga la Bibbia dell’ambientalismo, io continuo ad avere i miei dubbi, e, per fortuna, sono in buona compagnia. La luce la spenga lei se no brucia carbone.

          3. in europa le emissioni per produrre elettricità sono già basse e stanno scendendo ogni anno, perché dal 2018 si stanno installando rinnovabili a ritmo serrato in molti Paesi

            media europea:
            2018 – 32% rinnovanili
            2023 – 47% rinnovabili

            cioè in 5 anni +15, ogni anno +3, è un ritmo di crescita veloce delle rinnovabili

            Il carbone era stato potenziato in emergenza nel 2022, ma è già stato ridotto di nuovo, e ogni anno ne viene tagliata un’altra quota.. non si fidi degli slogan sui social

            dal 2022 al 2023, l’impronta carbonica media del kwh europeo è passata da 280 a 240 gr di Co2

            il settore energia sta procedendo bene

            PS: anche l’italia è messa discretamente, solo il 46% dell’elettricità è fatta bruciando fossili (metano) e miglioriamo anche noi, anche se siamo più lenti

        3. Emanuele Roncolato

          Il tuo contratto di fornitura sarà pure al 100% da rinnovabili ma se è allacciato alla rete nazionale, consumi il mix energetico nazionale come tutti, a meno di non essere scollegato dalla rete.
          Per quanto riguarda gli animali da allevamento, essi sono l’80% della fauna terrestre, quindi hanno emissioni di gas climalteranti, o a effetto serra (GHG in inglese, green house gases) considerevoli. Inoltre per nutrirli vengono emessi altri GHG. L’agricoltura è tra i settori con le maggiori emissioni di GHG

          1. No Emanuele. Ogni fornitore deve certificare di aver acquistato sul mercato una quantità di energia da fonti rinnovabili equivalente alla somma dei consumi annui di tutti i contratti green stipulati con i clienti.
            Il Green Deal si occupa anche di sostenibilità dell’agricoltura. Non si è accorto delle proteste a Bruxelles?

      2. Leonardo (R)

        La nostra industria automobilistica sembra essere destinata a diventare obsoleta, il solo fatto che sia necessario un ban testimonia il radicamento dell’ arretratezza e il legame insostenibile con i fossili.

    2. Leonardo (R)

      Per continuare con il paragone: e c’è chi pensava che le TV al plasma – così come oggi chi fantastica sulle auto ibride – sarebbero state il futuro.

  9. Marcello Adelfio

    Una volta si diceva se non è zuppa è pan bagnato. Vietare la produzione di auto a (cosiddetto) impatto zero è già una condanna con sentenza posticipata. Da lì in poi si possono aprire solo tre scenari: 1) la tecnologia è divenuta veramente fruibile per tutti senza limitazioni particolarmente invalidanti 2) ci sarà la corsa all’acquisto del termico usato che quindi diverrà più caro e sempre meno sicuro, cosa che già si comincia a vedere adesso facendo un giro sulle piattaforme on line di auto usate i cui prezzi sono decisamente più alti rispetto alle quotazioni di giornali quali quattroruote a fronte di chilometraggi sempre più alti e 3) se il secondo scenario si prolungherà nel tempo si potrebbe arrivare a qualcosa di simile a quanto accaduto a Cuba a meno che con qualche nuovo Diktat non si comincino ad eliminare le auto termiche imponendo parametri sempre più restrittivi. È inutile girarci intorno l’obiettivo è sempre lo stesso, eliminare l’auto termica in quanto utilizzatrice di combustibili fossili, e se così non fosse, allora sarebbe soltanto una manovra politico-finanziaria per imporre un modello di consumo che altrimenti non avrebbe probabilità di successo. In questo senso la proposta evidentemente provocatoria del lettore ha una logica: volete eliminare i combustibili fossili? Allora fatelo!

    1. antonio Gobbo

      Direi che il fatelo è una soluzione quantomeno semplicistica, qualcuno ha una anche lontana idea di cosa accadrebbe fintanto i combustibili fossili ora come ora na anche nel 2035? Dalle risposte che spesso vedo in rete dubito che ciò sia così.
      Bloccare i combustibili fossili significherebbe bloccare 39 milioni circa di auto circolanti a favore delle 222000 elettriche e qualche sparuta plug-in, e se anche tutti di improvviso volessero u a elettrica perchè costretti la produzione ci metterebbe anni e anni a star dietro le richieste con esplosione dei costi (legge del mercato richiesta/offerta) delle nuove auto elettriche, le colonnine e le reti di ricarica sarebbero insufficienti e assisteremo a un effetto Utrtrhet su scala nazionale ckn ripercussioni anche per quelli cge si sentono “sicuri” perchè ricaricano a casa, mancherebbe il carburante per la distribuzione e merci e agricoltura (ma forse qualcuno anela tornare a coltivare l’orticello), ci sarebbe il blocco del trasporto pubblico in quanto nkn sarebbe mi immanente attrezzato a ricevere tutti i lavoratori “lasciati a piedi”, i prezzi ai supermercato esploderebvero e se proprio vogliamo essere talebani dell’ambientalismo allora andrebbero fatte cambiare da dubito tutte le caldaie (che ovviamente manco ci sarebbero disponibili) chiusi tutti gli allevamenti intensivi e ristrutturate tutte le fabbriche non green …
      Insomma un default del paese tempo 3 – 6 mesi massimo, poi di sicuro le auto elettriche sarebbero l’ultimo dei problemi degli italiani.
      Siamo sicuri che è questo che vogliamo?

      1. Grazie Antonio, ha pienamente compreso l’ironia del nostro titolo. Troppo spesso le soluzioni proposte con la premessa “Basterebbe…” sono il frutto di grossolana ingenuità. Questo è un caso esemplare.

      2. Marcello Adelfio

        Ho scritto che è una provocazione, ma il senso è quello. Sembra quasi che il ban del 2035 non debba essere considerato reale. Si c’è, ma non ne facciamo un dramma. Sarà ma io sono abituato a pensare che se c’è una regola debbo comportarmi di conseguenza e quindi riflettere sugli scenari possibili. Se non sbaglio già le regole inizialmente previste per l’euro 7 stavano creando un vero sconvolgimento nei programmi delle case automobilistiche, il che si sarebbe tradotto, se non si fosse fatta marcia indietro, in ulteriori disagi per l’industria ed i consumatori. Sembra che l’UE si ponga obiettivi senza porsi il problema se e come raggiungerli, ed è questo che preoccupa, e le marce indietro acuiscono la sensazione che si vada avanti senza riflettere fino a quando non si sbatte la testa al muro.

        1. Sembra a lei. A noi sembra invece che la data sia stata fissata con lungimiranza. Dodici anni equivalgono grosso modo a due cicli di rinnovo dei modelli, dalla progettazione all’industrializzazione. Quindi tempi sufficienti per la conversione delle aziende ma compatibili con l’obiettivo di sostituire l’intero parco auto europeo nei successivi 15 anni arrivando alla decarbonizzazione totale entro il 2050, impegno sottoscritto con l’Accordo di Parigi del 2015 e ribadito alla Cop 28 di Dubai lo scorso anno.

          1. Leonardo (R)

            Se non riuscirà ad arrivarci la nostra industria ci arriveranno altre. Proveranno a sabotare l’ impegno del 2035, soprattutto l’ industria dei fossili, ma se ci riusciranno potrebbe facilmente essere la tomba commerciale della nostra industria automobilistica.

          2. CAELLI DARIO

            Condivido che il tempo per interventi e azioni di sistema ci sia. Spero solo che la consapevolezza che le azioni vadano messe in atto con un piano strategico chiaro e definito sia patrimonio anche dei decisori politici oltre che quelli economici. Lo spero e voglio essere fiducioso. Però sarebbe utile che tutti ci prefigurassimo il futuro al 2050. Con tutte le implicazioni a diversi livelli. Io con buona approssimazione potrei non esserci più, ma qualche preoccupazione per i miei eredi ce l’ho.

          3. Marcello Adelfio

            E con i sembra siamo pari. Il metodo scelto assomiglia ai famosi piani quinquennali di sovietica memoria che, ahimè, non hanno mai funzionato. È il mercato che orienta le scelte industriali, non la politica. Quando la politica ci prova, vedi piani quinquennali di sovietica memoria, di solito è un fallimento

    2. Buon dì Marcello Adelfio, per tua informazione manca poco più di un’anno e mezzo per l’entrata in vigore del ETS II, direttiva che in pratica coinvolge la filiera di distribuzione e vendita degli idrocarburi. In poche parole più idrocarburi venderanno più dovranno pagare una tassa che guarda caso si riverserà sui consumatori finali che dovranno cucinare e riscaldarsi (con metano o gpl) e muoversi con la loro macchinina termica. Il settore della produzione elettrica sarà impattato meno se continuano ad incrementare nuove installazioni da rinnovabili.
      In poche parole a noi cittadini è giunto il momento di decidere se ripensare al nostro modo di vivere investendo nella ristrutturazione delle nostre case che predilige il risparmio energetico e l’auto produzione dell’energia elettrica e termica necessaria (anche per la mobilità) oppure pagare di più.
      Se questo non è chiaro, lo diventerà tra 2 anni.
      Poi vediamo in quanti continueranno ad usare le auto termiche, a riscaldarsi con la caldaia a metano o a cucinare con il metano.

      1. Leonardo (R)

        Non è un caso che alcuni produttori spingano per vendere più ICE/ibride possibile, un affare per loro che nel tempo si rivelerà poco vantaggioso per i clienti.

      2. Marcello Adelfio

        Buon giorno a lei. Mettiamola così. Nessuno mi deve convincere che tutte le future regole e Diktat vari cercheranno di dissuadere, soprattutto economicamente, dall’uso di apparecchi a motore termico. Lo so, ne sono sicuro e mi regolerò di conseguenza. Questo non vuole dire che ciò basta a convincermi che queste misure saranno efficaci a contrastare il problema per le quali sono e saranno concepite. Quindi distinguiamo le due cose, che sulla prima di dubbi non ne ho. Comunque grazie della puntualizzazione, buona serata

  10. Qua’ si vola alto👍….non capirò mai perché “qualcuno” dovrebbe odiare l’elettrico…lo provi,se ti piace lo compri altrimenti no…io non odio le termiche(ne ho ancora una e appena ne avrò la possibilità la sostituirò con un’altra elettrica)…il 2035 è lontano e non è uno stop totalitario…detto e ridetto….questa Europa non sarà perfetta ma se non ci fosse saremmo forse messi come l’Argentina

    1. Leonardo (R)

      Quella del 2035 è “l’ ultima chiamata” per l’ industria automobilistica europea.
      Vedo che la stanno sabotando: si stanno uccidendo con le loro stesse mani. 🙁

  11. la storia della libertá é insopportabile. Ci sono decine di altri ambiti dove viene violata ma la “raffinatezza” sociologica degli italiani esce sempre e solo dove non serve.
    Riguardo alla proposta di legge in oggetto, é una cosa alla Calderoli quando si é messo in piazza a sare fuoco a leggi secondo lui inutili e poi ripristinate a suon di lavori parlamentari h24.
    C’é anche gente che chiede se la Xiaomi SU7 sará conforme alla normativa Euro7….. Siamo messi veramente male

    1. Leonardo (R)

      Le normative Euro sono applicabili anche alle elettriche: ad esempio sono normate le emissioni di particolato da freni e pneumatici.

      1. Dubito fortemente che arrivino a questo grado di dettaglio, comunque grazie per l’informazione, non lo sapevo.

        1. tra l’altro la soglia futura per il particolato emesso dai freni ( 3 mg/km) non è rispettabile dalle auto termiche attuali ( circa 7 mg/km), a meno di modifiche tecniche e costi aggiuntivi per le auto

          mentre la soglia futura non è un problema per le auto elettriche perchè usano molto meno i freni meccanici

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