Gli investimenti delle case sull’auto elettrica potrebbero subire un rallentamento a causa dello shock esogeno causato dalla pandemia COVID-19. I vincoli ambientali dell’UE sulle emissioni di CO2 dovrebbero essere allentati per un periodo di tempo limitato, per favorire il rilancio del settore auto. Sono le previsioni di Deloitte sull’ impatto del coronavirus.
La multinazionale della consulenza strategica prevede insomma un rallentamento di breve-medio termine nella transizione verso la mobilità elettrica. A livello globale Deloitte stima un crollo della produzione di veicoli leggeri pari a circa 11 milioni di unità (dagli 88,9 milioni del 2019 ai 77,9 milioni per l’anno in corso).
Crisi nerissima, a picco i nuovi investimenti
Si prevede un calo della produzione pari a -2,219 milioni di unità nel Nord America e -2,956 milioni in Europa. Questo nella prospettiva che l’emergenza si prolunghi per almeno 4-6 mesi.
Nel medio-lungo periodo, però, la transizione verso la mobilità elettrica non è in discussione. Questo alla luce degli ingenti investimenti in innovazione realizzati dagli OEM e dalle istituzioni (ad esempio il progetto European Battery Alliance da 3,2 miliardi di euro). Ma è ragionevole attendersi nei Paesi occidentali un rallentamento della crescita del comparto nel breve termine.
Dalla Cina all’Europa, uno choc su tutta la filiera
Se in Europa il comparto elettrico aveva chiuso l’ultimo trimestre del 2019 con una crescita dell’80,5%, il blocco degli stabilimenti in Cina, il principale produttore di batterie al mondo con una quota superiore 50%, avrà significative ripercussioni sulla filiera internazionale.
Giorgio Barbieri, Partner Deloitte e responsabile italiano per il settore Automotive, ha commentato: «Il passaggio dei Paesi più avanzati verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è un processo irreversibile, ma la complessità della tecnologia legata allo sviluppo della mobilità elettrica richiede enormi investimenti pluriennali, oggi poco compatibili con la contrazione dei margini di profitto e la crisi di liquidità delle imprese». Secondo Barbieri a questa possibile contrazione degli investimenti, vanno aggiunti anche «gli effetti dello slittamento del lancio di nuovo modelli elettrici, dovuti anche al rinvio dei principali eventi di settore».
Meno soldi per comprare auto costose
Inoltre, i modelli elettrici scontano prezzi di listino ancora elevati rispetto alla media del mercato, aspetto rilevante in un contesto di crisi economica e incertezze reddituali. È probabile, infatti, che molti potenziali acquirenti rinvieranno la decisione d’acquisto o che la scelta ricada su sistemi di alimentazione tradizionali, che stanno peraltro beneficiando del crollo del prezzo del petrolio.
Per rivitalizzare il mercato, nota Deloitte, imprese e governi «non possono che puntare sulle auto più popolari, motorizzate a benzina e diesel. Nel 2019 hanno rappresentato rispettivamente il 58.9% e il 30.5% delle vendite sul mercato europeo».
Elettrificazione irreversibile, ma…
Global Automotive Consumer Study 2020 di Deloitte, una ricerca condotta su oltre 35.000 consumatori in 20 Paesi nel mondo, aveva stabilito che il mercato della mobilità elettrica mantiene notevoli potenzialità di sviluppo. In Italia l’interesse per i veicoli ibridi/elettrici ha raggiunto il 71%.

L’Ue allenterà le sanzioni per duo e tre anni
Deloitte sostiene che per il peso del settore sull’economia europea e per gli sforzi finanziari già fatti per sostenerla, i vincoli ambientali debbano venire allentati.
«Con il crollo delle vendite, non è immaginabile una penalizzazione dei modelli benzina o diesel che hanno maggior mercato» sostiene Barbieri. Il mantenimento degli attuali vincoli e relative sanzioni rappresenterebbe un ulteriore colpo per costruttori e per la catena del valore. Fra le possibili soluzioni ipotizzate da Deloitte c’è lo slittamento temporale dei target di almeno uno o due anni.
Rottamazione per le termiche e meno tasse
Inoltre, incentivi alla rottamazione dei veicoli più inquinanti rivitalizzerebbero le vendite mantenendo la tendenza a una mobilità più ecologica e sostenibile.
Infine, sarebbe importante l’estensione dei super-crediti e l’introduzione di maggiori benefici fiscali all’acquisto di auto nuove, armonizzando le aliquote nella Ue.
Sicuramente non è il caso di questa società, ma l’idea che mi sono fatto negli anni delle aziende che fanno consulenza è che ti fanno pagare un sacco di soldi per dirti che l’acqua e bagnata e parte del denaro della grassa fattura viene rigirata a chi l’ha commissionata (quelli che Grillo nei suoi reset li definiva i dirigenti che erodono l’azienda dall’interno).
A parte quanto sopra ritengo che in questo caso la società dica quello che il cliente gli ha chiesto di dire (e probabilmente il cliente è quello nostrano che però le tasse le paga all’estero e che è in ritardo sull’elettrico).
Quattroruote notoriamente filo petroliera e filo Fiat FCA ecc. scrive le stesse cose (e attacca ad ogni occasione Tesla e Musk).
Fossero stati seri avrebbero scritto di sospendere la ricerca sui motori termici (quelli che grazie agli idrocarburi avvelenano, ammalano e fanno morire da decenni buona parte della popolazione), ma siccome i produttori di idrocarburi sono ricchi, forti e potenti si evita di rattristarli ……..anzi si cerca di aiutarli.
Purtroppo sulle società di consulenza devo convenire con lei. In ogni caso conoscere gli schemi di gioco della squadra avversaria può servire a sconfiggerla.
Diamo pure tempo alle aziende automobilistiche, i cambiamenti climatici possono aspettare. Vorrei dire qualcos’altro ma è meglio sorvolare sulla logica del settore Automotive.
Dopo l’epidemia, le case automobilistiche che continueranno a produrre motori termici saranno equiparate a quelle che producono armi: asset strategici per i vari Paesi.
Mentre noi, augurandoci buona Pasqua, potremo solo scegliere se:
– farci rovinare i polmoni dal virus;
– farci rovinare i polmoni dall’aria inquinata (dai motori termici etc);
– farci rovinare i polmoni dal virus, mentre respiriamo aria inquinata.
Come fa capire perfettamente il filosofo britannico Boris Johnson, “tanto dobbiamo morire”, quindi perché preoccuparci.
Esatto, il pensiero di fondo del settore Automotive è; dove non è riuscito il covid19 riusciamo noi a fare una strage, ma silente, piano piano. Ieri col Flow2 ho controllato la qualità dell’aria del paesino dove abito: in tempo di lockdown, col traffico ridotto e le caldaie spente o a ritmo ridotto avevo dei valori di NO2 superiori a 200 e di PM10 superiori a 50. Il software mi indicava seri problemi alla salute con l’esposizione per alcune ore a tali inquinanti. Siamo messi bene; ma di quale tutela della salute stiamo parlando?
Ma non può essere invece che si osservi un calo generalizzato delle vendite di auto? Anche le varie altre componenti per le termiche, non solo le batterie, subiranno rallentamenti.
Visti prezzi e prenotazioni, le elettriche hanno ancora un target di compratori benestanti, quindi quelli che subiranno meno la crisi. Non sembra più probabile che calino le utilitarie?
Lei sta commentando il titolo. Legga l’articolo e vedrà che si parla del mercato auto nel suo complesso.