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Decarbonizzare le grandi città è un “affare” da 10 miliardi all’anno

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Per dimezzare le emissioni inquinanti e decarbonizzare le grandi città ed aree urbane in Italia occorrono investimenti per 10 miliardi all’anno, fino al 2050. Lo sostiene un rapporto presentato al Forum di Cernobbio. I fondi serviranno per la mobilità elettrica, teleriscaldamento, più aree verdi e per le tecnologie green dei prossimi anni

Quando si parla di transizione energetica per contrastare i cambiamenti climatici, si pensa innanzi tutto allo sviluppo delle rinnovabili. Destinate a sostituire i combustibili fossili per la produzione di elettricità e per dare energia alle attività economiche e ai trasporti.

Ma alla “decarbonizzazione” della società possono dare un contributo importante anche le aree urbane. Soprattutto considerando come si sono sviluppate in Italia. Coni suoi centri storici per il 90% di origine romana. Con profonde radici nel medioevo e in epoca rinascimentale. E con la crescita disordinata e poco rispettosa dell’ambiente nel secolo scorso.

Ma allo stesso tempo la decarbonizzazione potrebbe essere una occasione irripetibile, sia come volano per lo sviluppo delle tecnologie green e per il contributo che potrebbero dare alla lotta al cambiamento climatico

Decarbonizzare le città è una grande occasione economica: con 10 miliardi all’anno emissioni dimezzate al 2050

Ma c’è un terzo aspetto, quello economico. Per ridurre la quota di combustibili fossili e di emissioni inquinanti almeno della metà rispetto ai valori attuali servirebbe un pacchetto di investimenti da 10 miliardi l’anno fino 2050, per un totale di 270 miliardi.

E’ quanto sostiene uno studio presentato alla 50esima edizione del Forum, organizzato da TEHA Group a Villa d’Este. A presentarlo sono stati Roberto Tasca e Renato Mazzoncini, rispettivamente presidente e amministratore delegato di A2a, insieme a Lorenzo Tavazzi Senior Partner e Board Member di TEHA,

Assieme hanno presentato i risultati dello studio “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit“. Con loro Enrico Giovannini co-fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). 

Nel documento si legge come le emissioni di CO2 nei capoluoghi italiani “possono essere più che dimezzate attivando su vasta scala alcune leve già disponibili, come la mobilità elettrica, le pompe di calore, il fotovoltaico su tetto, il teleriscaldamento, il relamping, l’uso circolare dei rifiuti e il verde urbano”.

Sempre più residenti nelle nostre città

Non solo è utile un piano di queste dimensioni, ma è fondamentale per la futura sostenibilità delle aree urbane. “In Italia i residenti nelle aree urbane sono già oggi il 72,6% e si stima che questa percentuale possa salire fino all’81,1% nel 2050, con un conseguente aumento delle emissioni specifiche di CO2 del 18%“.

Altri dati che spiegano la situazione: “In Italia, nei soli 112 comuni capoluogo oggetto di analisi dello Studio – che coprono il 7% della superficie nazionale e rappresentano il 29% dei consumi energetici italiani – si concentra il 60% del PIL generato nel Paese“.

Se non altro, le aree urbane presentano un fattore che favorisce un intervento di questo tipo. “Le città si caratterizzano per un’efficienza intrinseca; richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie) e favoriscono un minor ricorso ai mezzi individuali per gli spostamenti (+54% di TPL e di modalità sostenibili in città vs. resto d’Italia)“.

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4 COMMENTI

  1. chiarissimo, l’unico dettaglio che nell’articolo resta poco chiaro è: chi paga?
    stiap oarlando di 270 miliardi solo per le grandi città, uno studio analogo porta a circa 1000 miliardi le sole abitazioni italiane …. ma chi sborsa questi soldi? l’Europa?, lo stato? le regioni? i comuni? o come al solito ci dovrebbe pensare pantalone?
    Sierceramente di sborsare (ammesso di averli) qualche migliaio di euro all’anno per qualche decennio per “creare occupazione” non mi interessa poi così tanto, magari forse i nostri italici evasori fiscali sono molto più vogliosi di me a farlo 🙂

  2. Quindi c’è lavoro per una generazione intera, da portare alla pensione.

    Detto così suona meglio ed è più chiaro come concetto?

  3. Vero.vE le grandi città hanno anche la possibilità di trovare risorse economiche che possano essere coinvolte in questa operazione: le banche (ricordando il loro compito sociale ed ecomomico) concedendo finanziamenti agevolati o comunque intervenendo con piani di sviluppo a lungo termine, gli imprenditori per impegnarsi in un futuro sostenibile per la società ma anche per la propria azienda.inoltre ci sarebbe lavoro per molti anni e molte persone. La difficoltà più che quella economica e’ lasciare il vecchio modello
    Occorre solidarietà tra e varie componenti della località

    • non per esser scettico ma la solidarietà in vita mia l’ho vista fare solo dalle ONLUS, di solidarietà fatta dalle banche non ne ho mai vista ne tantomeno dagli aderenti a confindustria e sarei piacevolmente colpito (anche se non credo accadrà ) vedere che in questo caso farebbero un’eccezzione.

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