Il governo degli Stati Uniti potrebbe imporre dazi fino al 3.521% sui pannelli solari provenienti dal Sud-Est asiatico. Un modo per colpire gli aiuti finanziari dalla Cina a sostegno della produzione fotovoltaica destinata all’esportazione in Occidente, in particolare negli Usa
Non è un errore di stampa e nemmeno uno svista di un troppo solerte dipendente delle dogane. La politica commerciale degli Stati Uniti a colpi di tariffe aggiuntive potrebbe toccare un nuovo livello da guiness dei primati. E’ la conclusione a cui è arrivata l’amministrazione Usa dopo l’indagine condotta dall’International Trade Administration, un’agenzia del Dipartimento del commercio Usa.
Dazi sui pannelli: l’accusa è di aver sovvenzionato aziende di pannelli solari in Cambogia, Thailandia, Vietnam e Malesia
Secondo l’indagine la Cina avrebbe sovvenzionato una serie di aziende di pannelli solari in Cambogia, Thailandia, Vietnam e Malesia. L’accusa è quella di aver voluto abbattere i costi di produzione. Con l’obiettivo di invadere i mercati americani. In pratica, dumping e concorrenza sleale ai prodotti di settore degli Stati Uniti. Ma non è solo questo. Il sospetto è che le aziende cinesi abbiano trasferito le loro attività nel Sud-Est asiatico per eludere i dazi imposti dall’inizio del primo mandato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Ma la reazione dell’amministrazione americana è stata bipartisan. L’indagine è partita sotto l’amministrazione guidata da Joe Biden. Ed è arrivata a conclusione del secondo mandato di Trump, arrivando a chiudere il cerchio con i dazi sui pannelli solari.
L’indagine dell’Ita era in corso da un anno. Sarà l’International trade Commission (Itc) a stabilire, entro il 2 giugno, se i sussidi concessi dal governo cinese hanno avuto un impatto sui loro concorrenti americani. E se imporre o meno i dazi doganali previsti dall’Ita. “Questa è una delle prime indagini in cui il Ministero del Commercio è stato in grado di dimostrare l’esistenza di sovvenzioni transnazionali“, ha spiegato l’agenzia federale.
Tutte le misure contro le aziende del sud-est asiatiche
Ma veniamo alle “misure economiche”. I dazi doganali sono stati proposti come “compensazione” per le pratiche commerciali scorrette. Vanno dal 34,41% per i pannelli e le celle solari provenienti dalla Malesia al 651,85% per quelli provenienti dalla Cambogia. I prodotti realizzati in Malesia dal produttore cinese Jinko Solar sono stati soggetti a dazi tra i più bassi, pari a poco più del 41%.
Un’altra azienda con sede in Cina, Trina Solar, si trova ad affrontare tariffe del 375% sui prodotti che realizza in Thailandia. almeno due aziende cambogiane, Hounen Solar e Solar Long PV-Tech, si sono viste addebitare il 3.521% di dazi doganali. Tariffe aggiuntive equivalenti a più di 35 volte il prezzo dei loro prodotti.
Le nuove tariffe andranno a colpire circa 12 miliardi di dollari di prodotti importati dagli Stati Uniti nel 2023. Si tratta di misure che andranno ad aggiungersi a quelle già imposte dalla Casa Bianca nella guerra commerciale iniziata lo scorso febbraio. E quindi sul 10% in vigore dal 5 aprile, prima tranche dei dazi reciproci applicata a tutti i Paesi, e sulla restante parte per ora sospesa per 90 giorni. Nel caso del Vietnam, ad esempio, si tratterebbe di dazi doganali aggiuntivi del 38%.
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Certo che la Cina ne ha di soldi: aumenta le paghe ai suoi lavoratori, paga metà del prezzo delle auto che ci vendono, pagano i pannelli solari che ci vende e che ci vendono i pasi del sud est asiatico e riesce ancora a farci concorrenza. Forse è meglio che andiamo a imparare qualcosa da loro, o no?
in USA nei prossimi 2 anni potrebbe essere un disastro (voluto) per le filiere e i progetti di Eolico, FTV, ed anche accumuli BESS
questa è la situazione per i BESS:
https://1-pv–magazine–usa-com.translate.goog/2025/04/23/tariff-uncertainty-grips-u-s-battery-development/?_x_tr_enc=1&_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it
Eolico e FTV in USA erano già prima più cari che da noi, mentre i BESS di grande taglia erano a buon prezzo come da noi
in USA hanno delle filiere locali, rinforzate gli anni scorsi grazie agli invcentivi I.R.A. e dazi alle importazioni (però bassi, gestibili, e non improvvisi) voluti da Biden, ma da sole non coprono lontanamente le richieste del mercato che sarebbe in espansione rapida