Dazi sulle elettriche cinesi, sei giorni per decidere fra guerra e pace

mg4 autostrada

Come andrà a finire con i nuovi dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi? Con una guerra o con un accordo in extremis?

Sarà guerra commerciale se il 14 ottobre saranno introdotti in via definitiva i dazi, suscitando le preannunciate ritorsioni di Pechino. Ma una settimana ancora può essere sufficiente per raggiungere un accordo che la disinneschi. Su che basi? Quote di import predeterminate decrescenti, come avvenne il secolo scorso con le auto giapponesi? Prezzi minimi per ogni categoria? Compensazioni reciproche su altri prodotti?

In un report, il think tank sulla mobilità sostenibile Transport & Environment promuove i nuovi dazi sulle elettriche cinesi. A condizione però che l’Ue non allenti i suoi obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti. E costringa così le case auto europee a “darsi una mossa”.

dazi elettriche
L’economista Giorgio Prodi

Giorgio Prodi: “L’Europa sta comprando tempo: se lo spreca non sarà servito a nulla”

Ma «tanto i nuovi dazi quanto un eventuale accordo su quote o prezzi minimi hanno solo l’ effetto di guadagnare tempo». E il tempo di per sé «non risolve il problema della competitività dell’industria automotive europea. Se il tempo guadagnato viene sprecato, il divario competitivo con i cinesi potrà solo allargarsi ancora: con due o tre anni in più non rilanci l’endotermico e non fai passi avanti nell’elettrico» ci dice il professor Giorgio Prodi, docente di Economia e politica industriale all’Università di Ferrara.

E’ reduce da un lungo viaggio di lavoro in Cina con un una delegazione dell’industria automotive italiana. Tra le altre cose hanno visitato la fabbrica BYD a Shenzhen, nella provincia del Guangdong,  restando tutti «impressionati dal livello tecnologico e dall’efficienza degli impianti di produzione». Non tutti i costruttori di auto cinesi sono al livello d’eccellenza di BYD, precisa Prodi,  e anzi «molti sono oggi in difficoltà per eccesso di capacità produttiva e sottoutilizzo degli impianti».

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Stella Li, Executive Vice President di BYD.

“Il gap da colmare è tanto, forse troppo”

Tuttavia il vantaggio dell’industria automobilistica cinese rispetto a quella europea è ampio e «non riguarda solo la tecnologia del veicolo, ma tutto il processo produttivo» sottolinea Prodi. «Quando metti insieme linee completamente robotizzate e grandissimi volumi che le saturano, dimezzi i costi e puoi praticare prezzi di listino inarrivabili per i concorrenti». 

E in più sussidi pubblici a pioggia e basso costo del lavoro…

«Con l’automazione raggiunta, il costo del lavoro incide marginalmente. I sussidi li hanno avuti in passato. Oggi, molti meno. E non dimentichiamo che i sussidi non sono un’esclusiva cinese. Sappiamo bene quanti ne abbia introdotti l’ Inflaction Reduction Act dell’Amministrazione Biden in favore di chi produce in America. Quella non è concorrenza sleale?».

Per questo i nuovi dazi sulle elettriche cinesi non convincono tutti i Paesi Ue, che hanno votato in ordine sparso, Italia e Francia a favore, Germania e Ungheria contro, Spagna astenuta?

«Nessuno ne fa una questione di legittimità dei dazi. Ognuno guarda alle proprie convenienze rispetto alle conseguenze di una guerra commerciale. I costruttori tedeschi guadagnano ancora tanto esportando in Cina; la Francia e l’Italia invece hanno un saldo commerciale già negativo. In definitiva il risultato del voto sui dazi consegna alla Commissione carta bianca per trattare un accordo».

Il premier spagnolo Pedro Sanchez con il presidente di Chery Automobiles.

“La guerra commerciale non conviene a nessuno, scommetterei sull’accordo”

Quindi, secondo lei come andrà a finire?

«All’Europa nel suo insieme, diversamente dagli Stati Uniti, una guerra commerciale con la Cina non conviene. Ai cinesi nemmeno: a parte l’alta tecnologia, la loro economia ha grossi problemi, pensiamo alla crisi del real estate. Dovessi scommettere, punterei su un accordo. Si può raggiungere entro il 14 ottobre, ma anche successivamente, dopo una breve prova muscolare». Proprio oggi, non a caso, Pechino ha annunciato dazi fra il 30 e il 39% sui brandy importati dall’Europa. Scatteranno a partire da venerdì prossimo.

In ogni caso compriamo tempo. Per fare cosa? L’automotive europeo può mettersi in pari e competere ad armi pari su tecnologia, prezzi, indipendenza nelle forniture?

«La vedo molto dura. Servirebbero risorse finanziarie enormi sia  sul lato offerta, in ricerca e sviluppo e in nuovi investimenti, sia sul lato domanda, in incentivi ai consumatori finali. Il progetto Draghi quantifica il costo in 800 miliardi di euro l’anno. Sono cifre irrealistiche per questa Europa».

In conclusione, lei pensa che mantenendo fermi gli obiettivi climatici del Green Deal finiremo per distruggere l’industria dell’auto europea?

«Il rischio c’è. Mantenere gli obiettivi del Green Deal è giusto, ma raggiungerli si sta rivelando più difficile del previsto. Rivedere qualcosa nelle scadenze sarebbe ragionevole».

Andrea Boraschi

La ricetta di T&E: dazi sulle elettriche cinesi sì, ma barra dritta sui  tempi del Green Deal. Altrimenti le case europee…

A meno che posticipare anche le scadenze della  decarbonizzazione non diventi un altro modo per “comprare tempo”. Un alibi di pronto uso per consentire alle case auto di continuare semplicemente a spremere il limone del motore termico, come sembrano aver fatto finora. E’ quello che teme Transport & Environment.

Secondo il nuovo forecast di T&E quest’anno le full electric prodotte in Cina – tra cui anche quelle di Tesla, BMW e Volvo – sono destinate a raggiungere un quarto del mercato europeo delle BEV. Ma questa quota dovrebbe scendere al 20% nel 2025 e al 18% l’anno successivo, «a patto che vengano pienamente applicati sia i dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina, sia le norme UE sulle emissioni previste per il 2025» si legge nel rapporto.

«Al contrario – stima T&E -, le BEV di produzione cinese potrebbero raggiungere il 27% del mercato dell’elettrico europeo, l’anno prossimo, se l’UE spostasse in avanti, ritardandoli, i suoi target di decarbonizzazione».

Infatti i produttori europei  «continuerebbero a concentrarsi sui motori endotermici, più redditizi, ritardando il lancio di nuove e più economiche auto elettriche e perdendo ulteriore terreno nello sviluppo di questa tecnologia» spiega Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di T&E.

A suo giudizio «tariffe più alte sull’import dalla Cina hanno senso in combinazione con gli obiettivi climatici previsti per auto e van. Sono le due facce di una medesima politica industriale».

E le batterie? Hanno i dazi all’importazione più bassi del mondo, poco più dell’1 per cento

Un discorso a parte meritano le batterie, che invece godono della tariffe di import più basse del mondo, appena sopra l’1%.

«L’UE deve prendere in seria considerazione misure di difesa commerciale, sostenendo al contempo la produzione domestica con un Fondo europeo per le batterie, e politiche che premino la produzione di batterie pulite» dice Boraschi.

Diversamente l’obiettivo di produrre internamente il 59% delle batterie necessarie all’industria auto europea sarà clamorosamente mancato. E le decine di gigafactory annunciate, con oltre 100 mila nuovi posti di lavoro, resteranno un miraggio.

Visualizza commenti (12)
  1. Nel frattempo i produttori Cinesi, sono a festeggiare con lo spumante, le vendite di questa settimana:

    Durante la “settimana d’oro” dell’1-7 ottobre, i principali produttori cinesi di veicoli elettrici (EV) hanno registrato forti vendite, grazie alle misure di stimolo economico e alla stagione di punta del mercato. Xiaomi, Leapmotor, Deepal, Zeekr e i marchi di Huawei hanno annunciato dati significativi sulle vendite.

    Xiaomi SU7 ha ricevuto oltre 6.000 ordini, puntando a produrre e consegnare 20.000 veicoli in ottobre, con un obiettivo di 120.000 unità per l’anno.

    Leapmotor ha registrato 17.397 ordini, con 33.767 veicoli consegnati a settembre.

    Zeekr 7X ha superato i 20.000 ordini, con consegne iniziate a settembre.

    Deepal ha raccolto 14.465 ordini durante la settimana, mentre Huawei ha ottenuto oltre 28.600 ordini tra i suoi vari marchi.

  2. proposta da bar, senza saper ne leggere ne scrivere

    – invece di mettere dazi 10% (attuali)+ 10-30% (aggiuntivi), e aprire una guerra commerciale anche su prosciutti e caciotte

    – facciamo 15% (pari ai dazi che hanno le nostre vetture importate in cina), e da noi sosteniamo le industrie locali abbassando al 5% l’iva sui primi 20.000-25.000 di costo delle BEV (si recupera un altro -17%)

    PS: chiedo, si può fare abbassare l’iva solo per le produzioni europee?
    oppure le norme sul commercio internazionale richiedono che andrebbbe fatto per tutte, o tocca fare i giochetti degli incentivi selettivi come in Francia?

  3. Nello Roscini

    Io scommetterei sul riciclo delle batterie e lo sviluppo di nuove chimiche a questo punto ,
    il riciclo è un’ottima base per prendere tempo e studiare la chimica usata dai cinesi ..
    i materiali recuperati consentiranno di produrre nuove batterie migliori delle precedenti
    o produrne la nicchia ad alte prestazioni per il mercato militare,aereospaziale e del lusso

  4. Intanto io oggi sono andato a Milano a vedere coi miei occhi la Lippa.
    Non vale 18k, ma non per questo è fatta male.
    anzi, la promuovo con un bel sette meno.

      1. Secondo me si, sarebbe il suo prezzo.
        Fatta la tara col fatto che devi portarla qua dalla Cina e tenendo conto di che cosa costa laggiù, che devi fare tutto quello che devi fare per organizzare la distribuzione e magari perchè no che ci devi anche guadagnare sopra… 16 k sarebbe più onesto… occhio e croce…

  5. Lo scenario migliore per le case automobilistiche europee sarebbe la rimozione totale dei dazi. Saremmo così inondati di auto elettriche cinesi a basso costo, così a basso costo che finalmente gli europei rinuncerebbero a produrre elettriche e tornerebbero a concentrarsi sul termico come fanno i giapponesi. Nel 2035 quando le case automobilistiche saranno fallite per mancate vendite, se l’europa vorrà ancora continuare con l’elettrico basterà andare in asia e colonizzarli riprendendoci tutto per quattro soldi.

      1. Mario Baldazzi

        Se qualcosa può andare storto, lo farà. Legge di Murphy.
        La cosa che mi lascia perplesso è la convinzione di moltissime persone che i cinesi siano degli incompetenti capaci solo di copiare i prodotti di noi occidentali evoluti.
        Mettiamola così: quando gli europei andranno sulla luna (come i cinesi) riapriremo il discorso sulle rispettive capacità tecnologiche.
        Siamo proprio dei montati con il complesso del dritto…

        1. @mario baldazzi io ho detto esattamente l’opposto. I cinesi sono molto più bravi e più avanti sulle bev anche perché hanno le materie prime (sul loro suolo o suoli acquistati altrove). Ma la mia opinione è che falliranno perché non riusciranno a fare vendite di bev tali da tenere in piedi le loro aziende a lungo termine, perché il mercato europeo in primis e quello americano in secundis non le vogliono al momemento a queste condizioni attuali. Un’azienda può fare debiti per un certo periodo ma pii se non li salda consegna i libri contabili e buonanotte.
          Ho poi aggiunto che se nel 2035 l’europa vorrà ancora puntare sulle bev, potrà tranquillamente andare in cina e tramite i vari bmw, mercedes, volkswagen, potrà acquisire quei costruttori falliti e continuare l’opera iniziata da loro. Con gli stessi risultati evidentemente però.

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