Dazi sulle auto cinesi: arriva la “legge”, ma l’Europa chiude le fabbriche

byd made in italy

La Commissione europea ha approvato in via definitiva i dazi sulle importazioni di auto dalla Cina. Oppure, come nel caso di Tesla, per auto prodotte negli stabilimenti cinesi. Le tariffe aggiuntive vanno dal 7,8 a 35,3 per cento. I dazi entrano in vigore dal 31 ottobre. Anche se Bruxelles ha annunciato che continuerà a trattare con il governo di Pechino per raggiungere un accordo che scongiuri la guerra commerciale. 

Dopo un iter durato quasi un anno, i dazi sono “legge” europea. Chi vuole acquistare un’auto elettrica cinese, vedrà il prezzo di listino lievitare a causa di una “barriera” economica all’ingresso. Bruxelles ha confermato in via definitiva la decisione presa il 4 luglio scorso, a chiusura dell’indagine per “concorrenza sleale”.

Dazi auto: colpita anche Tesla, con una tariffa del 7,8%

L’accusa rivolta a Pechino è quella di aver concesso prestiti di favore e benefici fiscali per consentire alle sue case automobilistiche di offrire prezzi più bassi ai consumatori. E conquistare quote di mercato. Nel dettaglio, il gruppo Byd sarà soggetto a dazi aggiuntivi per il 17%; Geely per il 18,8% e Saic per il 35,3%. La differenza si spiega con il diverso livello di collaborazione alle indagini dei funzionari Ue.

Coinvolti anche i modelli Tesla, se prodotti in Cina. La casa americana ha chiesto e ottenuto un confronto separato con i tecnici della Commissione Ue. E gli è stato assegnato un dazio del 7,8%. Tutte le altre società non collaboranti saranno soggette a un dazio del 35,3%.

Ma l’impressione degli addetti ai lavori è che i dazi sulle auto made in China sono arrivati troppo tardi. E ora non sarà facile per case automobilistiche europee opporsi all’invasione dalla Cina. Anche con i dazi aggiuntivi, i prezzi di BYD&company sono competitivi. Inoltre, i cinesi hanno una gamma di auto di dimensioni più piccole che gli europei hanno “colpevolmente” trascurato.

Le case europee hanno puntato su modelli troppo costosi: così i dazi sulle auto cinesi sono arrivati troppo tardi

Così, come dimostrano gli ultimi dati di vendita, le case europee si sono ritrovate i piazzali pieni di modelli molto costosi, in un momento economico poco favorevole. Vuoi per il rallentamento dell’economia, a causa dei conflitti nell’est Europa e in Medio Oriente. Vuoi per un calo dei consumi successivo alla fiammata che ha seguito la fine dei lockdown in seguito all’epidemia di Covid.

Il parere dei commentatori è unanime. Il Financial Times ha intitolato un suo approfondimento sul tema “Perché la crisi automobilistica europea è in gran parte prodotta in Cina“. Il Guardian ha ricordato il parere di alcune case automobilistiche secondo cui i dazi avranno “un effetto cannibale su un settore che un tempo era l’invidia del mondo, accelerando la chiusura di stabilimenti in paesi come la Germania“.

VW per la prima volta chiude fabbriche in Germania

Per spiegare la cannibalizzazione ci sono almeno due esempi. Da un lato le case cinesi stanno aggirando i dazi, progettando di costruire auto direttamente negli stabilimenti in Europa. E sceglieranno Paesi dove il costo del lavoro è più basso. Oppure dove i governi apriranno loro le porte come sta avvenendo con Italia, così come ha annunciato dal ministro per le imprese Adolfo Urso.

L’altro esempio porta alla “ritorsione” minacciata da Pechino. Il governo della Cina vuole a sua volta imporre dazi sui prodotti europei. Prodotti agricoli come formaggi e carne di maiale (accusando la Ue di finanziare a fondo perduto il settore), ma anche sulle vetture di lusso importate.

In entrambi i casi, la case europee saranno costrette a prendere provvedimenti. Anche dolorosi per l’occupazione, come dimostra il recente annunci di Volkswagen che per la prima volta nella sua storia potrebbe chiudere stabilimenti in Germania.

“La Ue è un campione del commercio aperto”

Il vice presidente della Commissione europea con delega al Commercio, Valdis Dombrovskis ha difeso il provvedimento. “L’Ue rimane il campione mondiale del commercio aperto, equo e basato sulle regole. Accogliamo con favore la concorrenza, anche nel settore dei veicoli elettrici. Ma deve essere sostenuta da equità e parità di condizioni“.

Dombrovskis, ha comunque tenuto la porta aperta al dialogo con Pechino. “Adottando queste misure dopo un’indagine rigorosa, stiamo difendendo pratiche di mercato eque e la base industriale europea. Parallelamente, rimaniamo aperti a una possibile soluzione alternativa“.

Visualizza commenti (48)
  1. Dazi sulle macchine elettriche, e intanto a Valencia muoiono in 95, oltre miliardi di euro di danni) per gli effetti del cambiamento climatico

  2. Quale è la capacità produttiva di ogni costruttore?
    In Europa c’è capacità produttiva per 21 milioni di veicoli, ma l’ultimo anno ne sono stati prodotti 12 milioni: vuol dire che chi li ha acquistati ha contribuito a pagare il doppio dei costi fissi, mentre tutti i contribuenti hanno versato tasse per aiuti o cassa integrazione.
    Ecco perché non si riesce a fare concorrenza con i cinesi, altro che dazi: alla fine paga sempre il consumatore finale.

    1. tutto giusto, aggiungo, che i costruttori europei son pieni di debiti, che hanno garanzie su fabbriche che producevano 21 nilioni di auto e oggi 12, quindi de facto quelle fabbriche valgono sempre meno.
      Complicato per loro fare una qualuqnue transizione che non sia ultra-ventennale (10 anni non gli bastano).

      Un bel casino. La soluzione c’e’, ed e’ quella che hanno fatto CIna e America, intervento dei governi per fare miniere di estrazione minerali (ma queste forse non servono i minerali si possono comoprare un po ovunque nel mondo, quindi rischio geopolitico basso, per fare industrie di raffinazione Litio, e fare industrie per realizzazioni batterie.

      Questo va fatto, ma di corsa

  3. Mario Baldazzi

    La Gran Bretagna non è più obbligata a seguire la politica UE quindi non vi saranno aumenti. Considerando inoltre che non esistono più case automobilistiche locali da proteggere penso che una bella mg4 converrebbe acquistarla in Inghilterra, se non vi fosse il problema della guida a destra…

  4. Ora come ora l’effetto sarà semplice:
    nei paesi europei a basso potere d’acquisto non venderanno nè i cinesi nè gli europei.
    Un successone!!!
    Poi aumenteranno l’IVA su altri prodotti di prima necessità per recuperare un po’ di introiti impoverendo ancor di più la gente.
    Altro successone.
    Poi chissà… prima o poi da qualche parte si muoverà qualche folla inferocita.
    Futuro roseo.

  5. l’industria UE dell’automobile e’ equa ed aperta? Ma fatemi il piacere sono miliardi gli euro che la UE e gli stati nazionali danno al settore automotive. Chissa’ forse anche piu’ di quanto la Cina sovvenziona le sue case automobilistiche.

    Questa e’ una guerra commerciale bella e buona, e chi ne fara’ le spese saranno gli utenti che dovranno pagare le automobili a prezzi molto piu’ alti, se ci fosse il libero mercato

  6. Io credo che finalmente la profonda trasformazione in atto ci costringerà a smettere di auto-convincerci che l’Europa sia il centro del mondo. I costruttori europei saranno presi a schiaffoni perché hanno perso almeno 20 anni tra dieselgate e downsizing mentre avevano l’opportunità (e i brevetti) per cominciare a sviluppare la tecnologia elettrica come ha fatto la Cina. Oggi sono arrivati al punto che quasi non toccano palla nel più grande mercato automobilistico, che è la Cina: 30 milioni di veicoli all’anno, 2+ milioni al mese. Non toccano palla perché non hanno prodotti competitivi per quel mercato, che da 3 mesi a questa parte (in crescita) vede le vendite di NEV sopra il 50% (!) del totale. I costruttori europei sono in grado di proporre o auto ICE, le cui vendite diminuiranno sempre di più, o auto NEV più arretrate e più costose di quelle cinesi. La ricetta per una disfatta sta tutta qua. Infatti si stanno affannando a stringere joint venture con costruttori cinesi per poter almeno mettere il loro marchio su prodotti più competitivi, ma così capite bene che non si riuscirà ad andare avanti a lungo. Nel frattempo in Europa le vendite sia di ICE sia di NEV sono in calo per i noti motivi, e la Commissione Europea prende decisioni su base ideologica e come segnale per rafforzare un’alleanza con gli USA, i quali però stanno portando avanti una politica protezionista anche a scapito degli alleati europei. Insomma: siamo fritti. O cominciamo seriamente a cavarcela con le nostre gambe, anche facendo qualche sgambetto ai nostri alleati, per riguadagnare terreno nei mercati più grandi e profittevoli, oppure finiremo ai margini molto rapidamente.

  7. Personalmente se, per questioni di budget, sarò costretto a scegliere tra un’auto elettrica cinese e una endotermica occidentale opterò per quest’ultima. Comprare veicoli cinesi vuol dire appoggiare indirettamente un regime che va a braccetto di paesi come la Russia, la Corea del nord e l’Iran senza contare che quando muoverà guerra alla democratica Taiwan (ed è solo una questione di quando) nella guerra delle sanzioni (e magari non solo) che ne scaturirà anche la ricambistica e l’assistenza informatica (ormai indispensabile visti i casi in Cina dei produttori di auto falliti) verranno meno (senza contare possibili sabotaggi “on the air” del parco circolante). Visioni troppo futuristiche? Forse ma nel dubbio lascio le auto cinesi ai cinesi.

    1. il punto e’ che le endotermiche tra pochi anni non saranno piu’ costruite (per fortuna ) e le endotermiche in circolazione via via avranno limiti sempre maggiori per il loro uso (per fortuna)

  8. Innanzitutto i dazi graveranno sul prezzo imponibile di importazione, esclusi perciò tutti gli oneri aggiunti e di trasporto, perciò i listini non aumenteranno del 20 o più %, anche perché i produttori cinesi, esattamente come qualsiasi altro produttore mondiale, ha possibilità di “maneggiare” i prezzi base (tipico escamotage attuato dai furbastri italici quando fanno le triangolazioni)
    Inoltre si grida alla crisi, al tracollo, scaricando le colpe sulle EV cinesi, ma il vero problema é che attualmente le classi operaie e medie non possono acquistare qualsiasi auto ICE europea perchè appunto troppo costosa, invece si preferisce enfatizzare la chiusura della fabbrica Audi in Belgio che produce una specie di mostro elettrico, costosissimo perciò per pochi, e pure brutto.

  9. La Cina inquina in un modo pazzesco il mondo poi però vorrebbe salvarci vendendoci le auto elettriche affinché in 20 anni noi potremo abbassare la quota del nostro CO2 prodotto del 5% vedendo però chiuse le nostre fabbriche di auto.
    Un bel aiuto visto che inquineremo ancora meno quando le fabbriche saranno chiuse.
    Ora, lo so che chi può spendere 30.000 euro per una elettrica e ha quasi certamente la villetta per ricaricarla se ne frega degli operai senza lavoro, dopotutto sarà un professionista affermato che tiene alla salute del mondo, ma quando non avrà più clienti perché senza gli operai dell’automotive si blocca mezza economia (perché sono tanti e i loro salari li spendono) e dovrà vendere la sua bev di seconda mano ai cinesi, perché qua nessuno girerà più in auto non avendo una lira, ne riparleremo.
    “Possono riciclarsi e andare a lavorare nelle centrali nucleari che danno energia alle milioni di auto cinesi che importeremo”, peccato che per lavorare in una centrale nucleare ci vogliano competenze che i lavoratori medi non hanno.
    Prima di pensare alle rivoluzioni, bisogna pensare alle conseguenze anche psicologiche si quel che si fa.
    In questo momento le auto elettriche sono a un passo dall’essere distrutte per strada dai lavoratori, la UE è riuscita a fare odiare un mezzo utilissimo per ridurre inquinamento e pericoli nei trasporti con scelte scellerate e stupide.

    1. Buongiorno Kendrick..sempre odiatore da tastiera..

      oggi c’è parecchio lavoro nelle energie rinnovabili, fabbriche e installatori, e molto di più ne sta arrivando; Italia già oggi 2°esportatore europeo, dopo Germania

      in italia facciamo:
      – inverter, trasformatori, componenti per alta tensione
      – panneli solari (anche se spesso le cellette sono estere)
      – semiconduttori di potenza
      – cavi alta potenza
      – colonnine di ricarica
      – batterie LFP
      – pompe di calore
      – riduttori e componenti per pale eoliche
      – turbine e componenti per inpianti idroelettrici
      – cantieristica
      – etc etc

  10. Antonio Guacci

    La verità è che negli ultimissimi anni i prezzi delle auto occidentali sono esplosi, diventando inavvicinabili per tantissimi potenziali clienti.

    Le auto cinesi, costando un po’ meno (ma anche loro hanno seguito la lievitazione dei listini dei costruttori nostrani, eh?), danno qualche boccata di ossigeno ai consumatori, ma la sottraggono ai costruttori occidentali.

    E quindi l’idea geniale dei politici UE è stata: mettiamo i dazi alle cinesi, così diventano economicamente svantaggiose, e i consumatori comprano le occidentali.

    Bravi.

    Hanno trascurato solo un piccolo dettaglio: così non spingono il consumatore a comprare occidentale, semplicemente lo asfissiano, non permettendogli più di comprare nulla, e quindi i costruttori occidentali continuano ad agonizzare.

  11. “Per spiegare la cannibalizzazione ci sono almeno due esempi. Da un lato le case cinesi stanno aggirando i dazi, progettando di costruire auto direttamente negli stabilimenti in Europa. E sceglieranno Paesi dove il costo del lavoro è più basso..”

    Non riesco a capire il senso dell’articolo. E’ chiaramente contro i dazi (“Arriva la legge ma L’Europa chiude le Fabbriche”): ma scusate quale sarebbe il nesso? Non è che l’Europa chiude le Fabbriche perchè ci sono i dazi (visto tra l’altro che ancora non sono attivi) ma semmai perchè non ci sono mai stati. La Cina fa concorrenza SLEALE (lo vogliamo sottolineare un pò di più?): è sleale perchè fa prezzi bassi dovuti a ricche sovvenzioni statali, a normative su lavoratori e ambiente inesistenti. Le aziende occidentali, anche volendo (cioè limitando all’osso costo e margini) NON potrebbero mai competere con quelle cinesi (e non solo perchè sono indietro tecnologicamente, terre rare etc etc – lo abbiamo già visto in tanti altri settori).

    Ora: se non ci fossero da adesso in poi i dazi, l’invasione sarebbe molto più capillare e devastante. Vengono a produrre qui per aggirare i dazi? Male, ma molto meno male che farsi invadere come sopra. Quindi il problema (a mio parere, chiaro) NON sono i dazi, ma semmai che i dazi sono troppo bassi! In Usa e in Canada i dazi sono di gran lunga più alti! E non credo ci sia rischio di invasione cinese come da noi, il contrario.

    Quindi non vedo nessuna correlazione tra dazi e crisi europea, è esattamente il contrario!

    Il Dumping è una cosa estremamente seria, contro di essa va attuata una politica altrettanto seria che ne vada a neutralizzare gli effetti nefasti sull’economia che va ad aggredire, politica che si crea con regole precise, che deve prevedere ovviamente anche dazi e relative norme che evitino di aggirarle facilmente.
    Questo devono fare i paesi DEMOCRATICI, perchè si parla di difendersi da politiche aggressive e sleali, da parte di paesi che sono dittatoriali e senza scrupoli!

    Le regole bisogna applicarle e difenderle, perchè senza di esse certo le auto costeranno molto meno, ma altri al solito ne subiranno le conseguenze ..

    1. Il dumping è una cosa precisa: significa esportare a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato d’origine. Non è il caso delle auto elettriche cinesi. La concorrenza sleale, invece, può derivare da eccesso di sussidi statali. Dico eccessi, perchè sappiamo che di sussidi ai car maker ne vengono elargiti in abbondanza anche in Europa, ma soprattutto in America. D’altra parte i dazi precludono a molti automobilisti europei l’accesso a veicoli elettrici a buon mercato e consentono ai produttori europei di lucrare margini non giustificati da efficienza produttiva e qualità intrinseca del prodotto. Insomma: è una materia da maneggiare con cura.

      1. Questa la definizione nel sito istituzionale europeo:
        “La parola dumping deriva dall’inglese “dump” che significa letteralmente “scaricare”. Si tratta di una pratica per cui le grandi imprese introducono nel mercato europeo dei prodotti a un prezzo molto inferiore rispetto a quello di mercato. Questo prezzo artificioso è dovuto alla presenza di sussidi statali alle imprese nel paese di origine, oppure alla sovrapproduzione di un determinato prodotto da parte delle aziende che vendono all’estero tali beni in eccedenza.”

        Non si parla di mercato di origine, ma di mercato. E’ a tutti evidente, Europa in primis, che ha fatto i dovuti approfondimenti, che i sussidi dello stato alle aziende cinesi sono state di gran lunga più grandi di quelli europei, e senza nessuna regola (in Europa ci sono ma devono seguire dei criteri, es: prestiti da restituire etc etc). E’ altrettanto a tutti evidente che, anche senza sussidi, la concorrenza cinese è comunque sleale perchè le aziende non sono sottoposte a normative ambientali e diritti dei lavoratori al pari delle europee. E’ una cosa talmente palese ma ormai talmente radicata nelle nostre menti, che ormai è fuori da ogni ragionamento quando si parla di auto e altro (mentre dovrebbe essere al centro della discussione).
        My opinion, saluti

        https://www.europarl.europa.eu/topics/it/article/20180621STO06336/che-cos-e-il-dum
        ping-definizione-e-impatto

        1. La definizione è scorretta, mi spiace per il Parlamento europeo, non nuovo a topiche del genere. La Treccani recita correttamente. “Si parla di dumping quando un’impresa vende su un mercato estero a un prezzo inferiore rispetto a quello fissato normalmente sul mercato domestico“. Del resto se ci ragiona su un minuto capisce che obbligando gli esportatori a vendere al “prezzo di mercato” configura tutt’altra fattispecie: il protezionismo. I regolamenti del WTO sono commerciali. Non tengono conto delle condizioni dei lavoratori o della sostenibilità ambientale. Si parla infatti di dumping sociale e dumping ambientale che ad oggi non sono codificati in nessun accordo internazionale. Sui sussidi statali ricevuti dall’industria automobilistica cinese mi affido alle valutazioni di Bruxelles perchè non dispongo di dati storici ufficiali.

          1. Però in un eventuale conflitto tra una definizione “normativa” (non in un articolo sul sito, ma in un articolo di legge, intendo) del Parlamento UE e la definizione della Treccani, non ho dubbi su quale sarebbe quella “corretta”, perché come ricordo ancora di aver letto sul mio manuale di diritto costituzionale, “il legislatore fa le sedie tavoli, e i tavoli sedie” 😉

    2. Tutte notizie vere …. 15 anni fa.

      Ora in Cina la manodopera costa come da noi, anche di piu’ se prendi a riferimento l’est europa.
      Le fabbriche Cinesi inoltre sono altamente automatizzate (poca manodopera) e le normative sull’ambiente sono ormai anche li severissime.

      Sussidi del governo Cinese alla industria automobilistica? Ma vogliamo parlare dei sussidi che la UE e gli stati nazionali hanno dato da 50 anni a questa parte e stanno danno tutt’oggi all’automotive Europeo? Un elenco infinito di MILIARDI di sussidi europei.

      La verita’ e’ che l’industria occidentale ha dormito sugli allori, quella cinese invece si e’ rimboccata le mabiche: loro hanno prodotti di qualita’/prezzo MOLTO inferiori agli Occidentali. PUNTO

      1. Ha scritto tre cose che sono talmente lontane dalle realtà (per usare eufemismo) che mi chiedo perchè certe persone perdono il proprio tempo a scrivere inutilmente .. salari cinesi al nostro livello? Normative ambientali severissime? Sussidi europei paragonabili a quelli cinesi? No comment, saluti

          1. E’ una colpa? C’è qualcosa di scorretto? Il salario medio in Italia è due terzi di quello tedesco, meno della metà di quello svizzero. Dovrebbero essere messe al bando le nostre esportazioni?

          2. antonio gobbo

            Bhe Biden l’ha fatto coi prodotti cinesi pur essendo il salario medio americano ben più alto del nostro … e nessuno o quaso ha avuto nulla da ridire.

          3. C’è senz’altro molto di scorretto: in Cina non esistono sindacati, le tutele dei lavoratori sono minime, le ore di lavoro sono di più, normative di sicurezza minime, insomma in breve, e per usare eufemismo, il lavoratore non ha le stesse tutele che da noi. Le aziende (e lo stato, per la propria quota) quindi risparmiano sul personale perchè non li tutelano abbastanza. Questo è sicuramente scorretto sia verso gli stessi lavoratori, sia verso le aziende di altri paesi che invece (per fortuna) devono rispettare quelle tutele. E lo stesso è purtroppo per molti altri articoli prodotti in Cina (vedi caso più famoso per gli IPhone, con molti casi di operai che si suicidano). Il fatto che in Italia il costo di un operaio sia inferiore a quello della Germania o della Svizzera non dipende certo dalle diverse tutele dei lavoratori (se non in minima parte) ma soprattutto dalla ricchezza dei rispettivi paesi. La questione Cina è di tutt’altra fattezza.

          4. Concordo totalmente sulle sue osservazioni di merito. Trovo che la realtà cinese sia disdicevole per molte ragioni, a partire dall’assenza di libertà civili e politiche. Tuttavia è un membro del WTO e dell’Onu, con tutti i diritti e tutte le tutele che questo comporta.

        1. Mi ricorda un amico che negli anni 70-80 non comprava prodotti di elettronica Giapponese perche’ secondo lui erano di qualita’ piu’ scarsa di quella Europea.

          Ehhh il tempo passa, e cio’ che poteva essere vero in passato era vero … in passato.

          La Cina e’ la fabbrica del mondo, ora hanno imparato anche a fare le automobili, non ce ne sara’ per nessuno.

        2. La scusa dei salari cinesi non regge. Stellantis produce in Serbia ed in Marocco, laddove la manodopera costa meno di quella italiana. Quindi PER LEGGE nessuno dovrebbe comprare prodotti made in Serbia o in Marocco o invece APPLICARE PESANTI DAZI, visto che c’è un evidente vantaggio dell’imprenditore che produce in paesi a manodopera meno cara.

  12. E quindi chi si sarebbe comprato volentieri una MG4, EV compatta valida ad un prezzo interessante, adesso si troverà un prezzo maggiorato del 35%? E secondo loro questo dovrebbe convincerlo a prendere, chessò, una 600? secondo me è più facile che si metta lanciare maledizioni, continuando a girare con un diesel altamente inquinante.
    Nel frattempo la Cina renderà invendibili da loro anche quelle ormai poche europee che magari potevano continuare ad essere piazzate.
    Che stupidata.

    1. Antonio Gobbo

      si è vero è una stupidata, avrebbero dovuto fare il 100% come gli USA e il Canada per poi abbassarli di un pò, così almeno ci sarebbe stato un tavolo delle trattative serio e la Cina ci avrebbe pensato 2 volte a rendere “invendibili” le auto europee

    2. La battaglia dell’auto elettriche è persa. Non ci sta nulla da fare. E’ inutile rallentare ora l’ingresso delle auto cinesi facendole pagare di più ai cittadini. Tanto neanche quelle a combustione tirano più. Era stato ampiamente previsto che la cina prima i poi ci avrebbe invaso con auto elettriche dal costo basso. Così come è avvenuto con gli smartphone.

      1. ti do purtroppo ragione su tutto.. tranne un particolare… la battaglia persa riguarda l’intero settore auto, ICE comprese; in Europa al momento Dacia di Renault (ad esempio) costituisce il marchio “accessibile” a gran parte degli acquirenti attuali; se si troverà contro molti marchi cinesi di ICE normali o elettrificate andrà pure lei in difficoltà grave, visto che il vantaggio competitivo cinese riguarda tutta la loro capacità produttiva… e poi c’è persino Hyundai che ha iniziato la produzione di vetture economiche…in Cina…

        1. Sarà solo una momento estemporaneo. L’Europa deve svegliarsi ed iniziare ad avere una visione a lungo termine sulla mobilità elettrica: 1) investire sul riciclo massiccio delle batterie per abbattere nel futuro i costi di produzione (invece di andare alla ricerca di miniera ricicliamo), 2) riportare in Europa la produzione delle componenti elettroniche e non così come gli USA stanno riportando sul proprio territorio la produzione da Taiwan , 3) investire ed aprire alla mobilità autonoma (non abbiamo ancora un regolamento sulla guida autonoma!), 4) investire su centrali nucleari e sulle energie rinnovabili per abbattere drasticamente il costo dell’energia elettrica.

    3. infatti la trovo un’assurdità enorme: visto che le europee hanno puntato su grosse auto molto costose e in troppi non possono comprarle le case cinesi hanno colmato questo spazio libero. Adesso furbamente mettiamo il 35% di dazio che sommato al 22% di iva fa in modo che il 57% del prezzo di un’auto sia di tasse. Io piuttosto che sottostare a questo mi compro un’usato buono a benzina o una ibrida giapponese o coreana , che l’industria europea si dia una svegliata oppure lasci il posto a chi sa fare

      1. finirà che molti europei faranno (anzi.. già molti lo fanno) come dici tu…
        ed il peggio è che non ci sono altri mercati di sbocco per le nostre produzioni europee (o troppo costosi… o troppo arretrati tecnologicamente)

  13. caprone manicheo

    Bravi, gli estremi climatici colpiscono a raffica e noi mettiamo i dazi su automobili che potrebbero aiutarci a limitare i danni.

    1. Antonio Gobbo

      SE questi dazi possono servire a salvare qualche migliaio (o decina di migliaia) di posti di lavoro nell’automotive e/o nella componentistica ben vengano, meglio tardi che mai, per i cambiamenti climatici ringraziamo il paese che ora qualcuno non vorrebbe “tassare” che è il responsabile del 24% delle emissioni di CO2, primo paese al mondo seguito dagli USA col 15%, (L’europa è all’8.9%) nell’atmosfera e anche quest’anno ha aumentato la produzione di energia elettrica da combustibili fossili dell’8,9% mentre l’Europa l’ha ridotta.

        1. antonio gobbo

          si certo SE significa che non si ha la certezza assoluta che possa funzionare …. ma invece SE NON LO SI FA …. poi a pagarne le conseguenze sono quasi certamente i lavoratori..

      1. i paragoni emissioni tra paesi si fanno pro-capite, cioè dividendo per il numero di abitanti.. Cina ed Europa sono allienati

        1. antonio gobbo

          Già, peccato che il pianeta con le sue conseguenze sul clima ragioni in termini assoluti e non “pro capite”
          🙂

      2. Le statistiche sono meravigliose, perché si possono leggere come si vuole.
        Proviamo a fare un’altra statistica, giusto un pochino (nemmeno tanto) più complessa, ma enormemente più significativa: dividiamo le emissioni non per Paese che le produce, ma per Paese che consuma i prodotti dalla cui fabbricazione vengono prodotte. Così magari non ci facciamo belli con le emissioni degli altri prodotte per far felici noi. 😉

          1. Il numero di consumatori non è il numero di prodotti venduti. Quindi no, non è affatto la risposta alla mia domanda. Sono certo che soltanto io e lei consumiamo (e quindi produciamo emissioni in forma indiretta) quanto una ventina di cinesi, ALMENO.

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