Data center, aumenta sempre di più la fame di energia elettrica. Il dato più clamoroso arriva dall’Irlanda: il loro consumo, nel 2023, ha sorpassato per la prima volta quello di tutte le abitazioni del Paese messe insieme. Con previsioni future di un’ulteriore crescita
Nella odierna società digitale di farne a meno è sostanzialmente impossibile. I data center sono infrastrutture diventate essenziali, vere fabbriche nascoste dove trovano spazio server, hard disk e tutti gli apparati necessari allo stoccaggio e all’elargizione delle informazioni digitali che ci circondano e a supporto dei tanti servizi online ad elevata connettività che utilizziamo quotidianamente.
Strutture che per loro natura sono però decisamente energivore, consumando una grande quantità di energia per il funzionamento dei loro apparati informatici ed elettrici. Con un impatto ambientale la cui spirale negativa inizia a preoccupare seriamente a livello globale.
I data center divorano energia: il caso Irlanda
Una situazione che il progresso non sta aiutando a rendere migliore. La domanda di elaborazione dati, infatti, non è mai stata così elevata e non smette di crescere. Ad alimentarla sono nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa, che richiedono potenze di calcolo sempre maggiori, quindi di strutture più potenti ed energivore. Con un impatto violento sui consumi.
Basti pensare a quello che accade in Irlanda – sede di alcuni importanti data server di colossi come Microsoft, Google, Facebook e Amazon – dove il consumo di energia elettrica di questi impianti nel 2023 ha sorpassato per la prima volta quello di tutte le abitazioni del Paese messe insieme. Con previsioni future ancora più allarmanti.
Secondo i dati emersi dal Piano nazionale per l’energia e il clima, infatti, l’aumento della domanda di elaborazione dati – trainato proprio dal recente boom dell’AI – potrebbe portare i data center irlandesi a consumare circa il 31% dell’elettricità nazionale entro i prossimi tre anni.
Un ostacolo alle ambizioni green delle aziende?
Al di là dello specifico, ed emblematico, caso irlandese, il problema dei data center sta assumendo una proporzione globale. Le stesse Nazioni Unite hanno lanciato recentemente segnali di preoccupazione in tal senso. Da qui l’intensificarsi del dibattito su chi chiamare in causa e quali strategie adottare per limitare i consumi energetici e l’impatto ambientale di queste infrastrutture.
Le prime a finire sotto la lente d’ingrandimento sono ovviamente le aziende di settore attualmente impegnate nella trasformazione digitale, che si trovano sempre più spesso a doversi confrontare con le sfide ambientali connesse all’espansione della propria infrastruttura tecnologica. Essenziale ma che va opportunamente gestita.
In questo senso va detto che l’industria digitale non è affatto ignara di quello che sta accadendo. Non ultimo lo stesso Sam Altman (CEO di OpenAI, produttore di ChatGPT), in un recente summit, ha serenamente affermato che il tallone d’Achille dell’intelligenza artificiale è proprio il suo consumo energetico.
Anche altri Big del settore, come i colossi Google e Microsoft, denunciano problemi in tal senso, ammettendo che il problema dell’impatto ambientale negativo dei data center starebbe addirittura mettendo a rischio gli impegni profusi di molte aziende di settore verso la transizione green.
Certo è che il trend sta diventando preoccupante. La richiesta di nuovi data center e, di conseguenza, di nuova energia corre molto più veloce di quanto ci si immagini. Secondo Goldman Sachs, infatti, la trasformazione digitale accelererà l’onnipresenza e il fabbisogno energetico di queste enormi strutture di elaborazione delle aziende tecnologiche, con un aumento della domanda complessiva di energia elettrica in Europa fino al 50% nel prossimo decennio.
Soluzioni per la sostenibilità digitale
Ora, lanciato l’allarme, si cerca di correre ai ripari. La sfida alla sostenibilità digitale, in un mondo che va veloce e non fa passi indietro, dicono gli esperti deve necessariamente passare da un approccio olistico. Inutile puntare il dito verso singoli soggetti, va coinvolto l’intero ecosistema digitale, indirizzandosi verso soluzioni innovative e ad alta efficienza energetica e, soprattutto promuovendo una responsabilità quanto più condivisa.
Tra le possibili soluzioni per fronteggiare l’elevata domanda di energia dei data center viene preso in esame innanzitutto l’uso di tecnologie innovative: dai sistemi avanzati di raffreddamento degli impianti all’utilizzo di server a basso consumo, con ottimizzazione del carico di lavoro.
Utile alla causa è anche sfruttare i vantaggi dell’economia circolare, che preveda la riparazione e il riciclo dei componenti dei data center, per ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione e smaltimento di questi dispositivi.
Altro punto centrale è promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili per alimentare queste infrastrutture, fattore che comporta un notevole risparmio nei consumi.
Infine c’è il tema della responsabilità, che non può essere ascritta solamente ai gestori dei data center. I comportamenti delle aziende digitali ma anche quelli, nel lor piccolo, degli utenti finali hanno un ruolo. Ottimizzare l’utilizzo dei servizi cloud, ridurre il volume di dati superflui, fare un uso consapevole delle tecnologie artificiali.
Insomma, davanti all’avanzare inesorabile di “mostri” energivori come ChatGPT e soci, ognuno faccia la sua parte.
Ci sono datacenter e datacenter ..
Google ad esempio investe nella ricerca e sviluppo delle rinnovabili
a novembre ha inaugurato in Nevada una centrale geotermica innovativa
ha un piano ambizioso “Energia a zero emissioni di CO2 24/7, entro il 2030”
https://www.google.com/intl/it/about/datacenters/cleanenergy/
California Dreamin’
P.S.
qualche anno fa in nord Europa ,non mi ricordo dove , ci fu una società di datacenter che sperimentò grazie alla fibra ,un datacenter distribuito , piazzando un paio di server per abitazione , con questo sistema forniva alle abitazioni riscaldamento a prezzi irrisori ..
non so come finì il progetto e se è ancora in funzione
Sai che lo avevo letto pure io… Mi sa che se farà freddo intenso… questo inverno mi metto a “minare” cripto valute in casa 🤣🤣
Goolge pare abbia consumato 24 TWh nel 2023 per i suoi datacentre. Sono tanta energia da produrre con rinnovabili.
È tanta energia da produrre in generali, che si tratti di rinnovabili o meno.
Siamo scarsi noi terrestri nel procurarci l’energia. Sono decine di secoli che la galassia lo sa e se ne sta alla larga. Penso sia chiaro, lampante, lapalissiano.
La Terra intercetta circa 10mila volte l’energia complessiva usata da noi umani. Se anche i data center, tra dieci anni, consumassero l’energia che l’umanità consuma oggi, la Terra intercetterebbe circa 5mila volte l’energia che useremo.
Dobbiamo migliorare, migliorare molto. Altrimenti un reboot non c’è lo toglie nessuno.
E c’è chi si chiede come faremo ad alimentare le EV del futuro. Io inizierei a preoccuparmi di come fare ad alimentare i data-center di oggi e magari a recuperare l’energia termica dissipata dai dispositivi elettronici che compongono tali strutture per poterla riutilizzare come teleriscaldamento, anche se qualcuno mi sembra ci stia già pensando.
Come scritto nell’ articolo.. i data-centers e i mainframe dedicati all’ elaborazione con Intelligenza Artificiale servono…ma serve tanto anche l’ Intelligenza Naturale per progettare centri memorizzazione ed elaborazione di dati veramente utili.
Non si può pensare di continuare ad aumentare le esigenze energetiche per alimentare super server per produrre immagini artificiali a puro scopo ludico.. se così si può definire “mettere un piumino da rapper al Papa”.
Andrebbero autorizzati solo per scopi scientifici e realmente produttivi.
È il rovescio della medaglia di avere tanta energia a costi sempre più bassi… più ne hai… più ne usi .. più ne sprechi.
Su questi argomenti ti , vi seguo in pieno ma andrei anche oltre, se anche solo la metà delle previsioni fosse vera e occorrerà veramente modificare e a volte eliminare abitudini , anche con fatica, qualcuno mi spiega bene a cosa serve “buttare ” energia in strumenti idioti come i social? Non dico tutti , tutti ma portate pazienza interessa veramente sapere cosa ha mangiato il vicino di casa? Chi viaggia non può ricominciare a farlo per sé stesso anziché per esclusiva selfatura delle cose proprie?
Io non li uso e vivo benissimo, quando voglio sentire qualcuno …..lo chiamo al telefono
Bravo Ivan stavo scrivendo la stessa cosa. Uno spreco enorme di energia per dare modo a chiunque di mettere il suo balletto idiota su tiktok o pubblicare la foto della brioche al bar al mattino ovvero le cose essenziali della vita. Io non uso i social e non mi mancano, qualche messaggio whatsapp e qualcuno su qualche forum come questo è più che sufficiente. E fra l’altro su siti come questo si imparano un sacco di cose. Ma ormai viviamo nella società del frivolo, dell’apparire, dell’usa e getta. E la Terra ci presenta il conto.