Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, il consumo di elettricità dei data center, spinto dall’intelligenza artificiale, è destinato a “più che raddoppiare” entro il 2030. Ma il Il presidente di Alibaba, Joseph Tsai, lancia l’allarme “bolla”: il ritmo di costruzione dei nuovi data center è superiore alla domanda di dati da parte dei sistemi di intelligenza artificiale
E’ un tema di cui si dibatterà a lungo. L’esplosione dei sistemi di Intelligenza artificiale come influirà sulla domanda di energia? E soprattutto, con il progredire della tecnologia, quali sono i volumi di domanda aggiuntiva di elettricità a livello globale e nei singoli Paesi?
I pareri, come si vede, potrebbero portare in direzioni opposte. Ma non è detto che quanto affermato nel suo ultimo report dalla Iea (Internacional Energy Agency) e dal presidente di Alibaba non possano coesistere. Nel senso che lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale richiederà la realizzazione di un numero di data center considerevole. Ma il rischio è quello che se ne costruiscano troppi, anche dove non è necessario. O in numero superiore alle necessità.
Data center, al 2030 consumi al 3% dell’energia globale
Ma andiamo con ordine. Partendo da quanto ha scritto nel suo report la Iea. A suo dire, il boom dei data center rappresenta una sfida significativa per la sicurezza energetica e un fattore di aumento delle emissioni di gas serra. Nel 2024, i data center rappresentavano solo l’1,5% del consumo mondiale di elettricità, con 415 terawattora (TWh). Negli ultimi cinque anni è aumentato del 12% annuo.
Stati Uniti, Europa e Cina rappresentano circa l’85% del consumo energetico totale dei data center. center dovrebbe raggiungere circa 945 TWh entro il 2030, superando l’attuale consumo elettrico del Giappone. Questo significherebbe che i data center consumeranno quasi il 3% dell’elettricità mondiale. Altro problema: la distribuzione dei data center non è uniforme a livello globale. Stati Uniti, Europa e Cina rappresentano circa l’85% del consumo energetico totale dei data center.
Di conseguenza, la principale sfida è produrre elettricità in quantità sufficienti e a prezzi accessibili. Con ricadute pesanti sull’ambiente: l’IEA prevede che sarà necessario ricorrere ancora per qualche anno al carbone, che attualmente fornisce il 30% dell’elettricità utilizzata dai data center. Prima del passaggio totale alle energie rinnovabili.
Quale sarà l’impatto sulle emissioni di CO2? Sempre secondo l’Agenzia, si passerà dalle dalle attuali 180 milioni di tonnellate di anidride carbonica a circa 300 milioni di tonnellate entro il 2035 (l’1,5% delle emissioni totali del settore energetico).

Stati Uniti, Europa e Cina rappresentano circa l’85% del consumo energetico totale dei data center.
Diverso il punto di vista di Joseph Tsai, presidente di Alibaba, che parlando a un summit a Hong Kong ha lanciato un monito sull’eccessiva costruzione di data center per l’intelligenza artificiale: «Comincio a vedere i primi segnali di una bolla», ha dichiarato.
Secondo Tsai, la corsa globale – che coinvolge colossi tecnologici, fondi di private equity e investitori istituzionali – sta assumendo tratti “indiscriminati“. Molti data center vengono progettati e finanziati senza accordi di utilizzo certi. «Sono sbalordito dalle cifre in gioco», ha aggiunto Tsai. «Si parla di centinaia di miliardi di dollari di investimenti, spesso senza una domanda consolidata. Si sta scommettendo sulla crescita futura, ma a costi ambientali ed energetici elevatissimi».
In effetti, i conti tornano. Nel solo 2024, Amazon, Alphabet (Google) e Meta hanno annunciato investimenti rispettivamente di 100, 75 e 65 miliardi di dollari. A febbraio, Softbank e OpenAI hanno presentato un piano da 500 miliardi di dollarinegli Stati Uniti. Per non parlare del progetto Stargate annunciato dal presidente Donald Trump, che punta a investire mezzo trilione di dollari in infrastrutture AI.
Ma sarà interessante seguire i prossimi sviluppi in Cina. E’ vero che anche Alibaba prevede di investire 52 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Ma è altrettanto vero che DeepSeek, il motore di ricerca sviluppato con i fondi messi a disposizione dal governo di Pechino, aveva fatto sapere che i costi complessivi di energia sarano inferiori alle previsioni con l’utilizzo più efficiente della tecnologia. E in particolare con lo sviluppo dei nuovi microchip.
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Beh lo avevo già detto ma quello che qui è il paladino green di molti ha recentemente costruito a Memphis, Tennessee un Giga Data Centre per xAI, dedicato quindi all’intelligenza artificiale, dove conta di installare fino a 200.000 GPU funzionanti H24.
Per alimentare questa immensa struttura Musk ha fatto installare 35 turbine a gas con una potenza di circa 421 Megawatt – paragonabile a quella della centrale elettrica TVA di Brownsville e nonostante risulti una domanda per i permessi per operare temporaneamente con 15 turbine. Turbine che chiaramente inquinano come non mai emettendo tra i 1.200 e 2.000 tonnellate di ossidi di azoto.
L’IA sarà presente sicuramente nel nostro futuro, come, quanto e a che prezzo quello è da vedere ma ad essa si affianca tutto lo sviluppo di androidi e robot che grazie all’IA si stanno evolvendo e costantemente interconnessi, tutto questo necessita di volumi di energia non paragonabili in precedenza.
La favoletta dell’industria etica di Musk rimane appunto una favoletta, è puro business e soldi. L’unica cosa green è il colore dei milioni di dollari che questa gente intasca!
Il problema è che una enorme potenza di calcolo è sprecata ed utilizzata per uso assolutamente non necessario. La settimana scorsa sono stato per lavoro in una centrale Fibercop ed è stato affascinante vedere i fasci enormi di fibra ottica che trasportano dati; però un tecnico mi diceva che sono arrivati in certi casi vicini alla saturazione dei terarouter, cioè dispositivi che gestiscono 1 Tb / s. Quello che ho visto aveva una capacità di 40 linee in fibra da 10Gb l’una. E la maggior parte di questi dati sono generati da social e streaming…che è tutto un dire
i problemi veri passeranno sempre in secondo piano a favore di ricerca spaziale ( inutile ) , intelligenza artificiale ( solo marketing e quindi inutile ) vogliamo sperare che la tecnologia risolva i problemi dell’umanita ma non vediamo la trave che ci acceca a favore di tanto fumo negli occhi che ci impedisce di vedere .Utiliziamo tecnologie per risolvere problemi che prima dell’arrivo di tali tecnologie non esistevano , sembra banale ma la frase il computer ci aiuta a risolvere problemi che prima del computer non esistevano e’ ancora attuale ! consumi stratosferici per datacenter che sfruttano la IA per cercare di ottimizzare i consumi energetici del pianeta , ma sara’ davvero cosi’ o e’ solo ancora una volta , tantissimo , invisibile, inodore, impercettibile, sbalorditivo da quanto e’ evidente , fumo ?
Ahimè, quello che ha utilizzato per scrivere il suo commento, è a tutti gli effetti un computer derivato dalla ricerca spaziale.
https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_Guidance_Computer
avrei anche potuto dirlo a voce o scriverlo su papiro ma il commento resta . la ricerca spaziale in se’ e’ inutile ( voler scoprire nuovi pianeti ) se da’ vantaggi anche al genere umano ( pochi ) ben venga ma la stratosferica dispersione di denaro per fare delle foto sulla luna o su marte non la concepisco .
se lo avesse ideato la nasa ok ma il pc che menziona a sua volta deriva da altri studi iniziati molto prima della nasa .
domanda all’intelligenza artificiale: “ia, come possiamo risparmiare energia elettrica?”
risposta: “spegneteci, siete dotati di cervello (teoricamente funzionante) da utilizzare, ma siete pigri”
come risolveranno le necessarissime e varie ai o ia problemi tipo la fame nel mondo?
Se poi pensiamo che si vuole affittare all’intelligenza artificiale che, alla domanda: quante r si trovano nella parola strawberry, risponde due, siamo messi male.
Sono arrivato ad ottenere come spiegazione che nell’alfabeto italiano non esiste la lettera r, parola di google Gemini.
L’intelligenza artificiale è ancora un bambino… tutto sommato non sta andando affatto male.