Hypersport Pro di Damon Motorcycles è un prototipo di moto elettrica dal DNA rivoluzionario. Ma come il DNA umano, non lo si percepisce a prima vista. La rivoluzione è sottopelle, nascosta nel look di una streetfighter dalle linee tutto sommato tradizionali. E’ nell’elettronica spinta del suo CoPilot e nel sistema di ergonomia attiva. Il prototipo sarà svelato al Ces di Las Vegas a partire dal 7 gennaio prossimo.
CoPilot porta la guida autonoma su due ruote
Damon Motorcycles è una start up canadese nata poco più di un anno fa a Vancouver sull’idea di adottare le tecnologie di guida autonoma anche nel mondo delle due ruote. La scorsa estete al team dei progettisti si è aggiunto Derek Dorresteyn, ex responsabile tecnico della defunta Alta Motors. La mission è aumentare i livelli di sicurezza. Tanto più necessario, sostengono i fondatori, su veicoli soggetti ad incidenti 27 volte di più delle quattro ruote e con conseguenze molto più gravi per piloti e passeggeri. Perchè? Innanzitutto perché più esposti all’interazione con l’ambiente esterno e settati molto spesso per la guida sportiva in ambiente extraurbano. Ecco quindi che Il CoPilot di Hypersport Pro “vede” tutto quello che non riesce a vedere un pilota dall’angusta prospettiva del casco. Cioè fino a 64 soggetti in movimento attorno alla moto, davanti, a lato e dietro. Avverte del pericolo con segnali luminosi e vibrazioni al manubrio. Il sistema di ergonomia attiva, invece, permette di adattare l’assetto della moto e la posizione di guida alle condizioni di utilizzo.
Obiettivo: dimezzare il numero di incidenti


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Come diceva Sonny Barger, il secondo fa la differenza tra una collisione ed evitarla.
Sonny Barger nel suo libro: “Let’s ride” – “L’arte di andare in motocicletta” ha spiegato che basta una frazione di quel prezioso secondo: un colpo d’occhio all’auto da sorpassare, prima a terra sulla ruota anteriore per vedere se sta sterzando, poi alle mani sul volante per vedere se si spostano, a fare la differenza.
Questo è il primo comandamento di Sonny: due colpi d’occhio sotto e sopra mentre si sta sorpassando un’auto. Il resto è normale valutazione dello spazio in rapporto alle velocità e al traffico in senso opposto.
Programmare un sistema con sensori che valutino anche questo, fa la differenza tra una collisione ed evitarla.
L’istinto del motociclista non sarà più necessario?
Certo è che per queste motociclette elettriche che si candidano a stabilire record assoluti nello 0-100 km/h, nello 0-200 km/h e nei 400 mt. da fermo serve ben altro, oltre l’istinto del motociclista.
Questa è un’innovazione necessaria e fondamentale, come a dire: “Ma non potevano pensarci prima!”.
Bisogna riconoscere che queste innovazioni nella guida sono comparse con la mobilità elettrica e provengono da menti che non hanno nulla a che vedere con l’industria che conosciamo.
Chissà cosa avrebbero detto loro:
https://www.youtube.com/watch?v=s8aftCh3wYI
C´é una enorme discrepanza non giustificabile tra i sistemi di sicurezza richiesti alle auto e quelli alle moto, é positivo che ci siano soluzioni, iniziative ma anche regolamentazioni volte a ridurre il divario