Daihatsu, marchio giapponese controllato da Toyota ha avviato un progetto molto particolare per la produzione di energia “rinnovabile, Per la sua fabbrica di veicoli, non lontano dall’antica capitale Kyoto, l’elettricità arriverà dal biogas prodotto dagli escrementi degli allevamenti di bovini
Chiamarli semplicemente bovini, non sarebbe solo riduttivo ma perfino offensivo. Perché il “combustibile” rinnovabile con cui il marchio giapponese Daihatsu produrrà energia per lo stabilimento di Ryuo, nella prefettura di Shiga, nel cuore del Giappone ha una peculiarità unica al mondo? Il biogas verrà prodotto dal letame di una delle più pregiate razze bovine del mondo.
Il progetto di Daihatsu prevede energia da biogas
Stiamo parlando del “Manzo di Omi“, una delle più antiche e rinomate varietà di wagyū, le razze selezionate per avere le carni tenere e saporite. E molto costose al pari del Kobe e del Matsuzaka. Sono carni “marmorizzate”, perché hanno un tessuto ricco di grassi insaturi che si distribuiscono nelle masse muscolari in striature simili alle venature del marmo.
L’ allevamento, attivo nella regione da oltre quattrocento anni, ha un altra particolarità che lo rende adatto a essere utilizzato per la produzione di biogas. Produce un letame con una bassa percentuale di acqua. In sole due settimane, il materiale organico si trasforma in gas, pronto per essere utilizzato come fonte energetica. Un letame a sua volta pregiato come la carne dei bovini che lo producono.
Il 10 per cento delle emissioni totali di Co2 nel mondo provengono da allevamenti bovini
Il progetto di Daihatsu prevede di impiegare questo particolare biogas per il fabbisogno energetico del reparto di fusione in alluminio, attività energivora. La sperimentazione è avvenuta alimentando un generatore elettrico collegato all’impianto di illuminazione di un’ala dello stabilimento. Ma non si parla solo di energia rinnovabile ma anche di efficienza energetica. I residui del processo, infatti, vengono poi riutilizzati come fertilizzanti, eliminando il più possibile gli sprechi.
Il prossimo passo, un po’ meno efficiente, sarà la miscelazione del biogas con il gas naturale. Per ora con una percentuale del 10%, servirà ad alimentare direttamente i macchinari utilizzati nella fusione dell’alluminio. Anche se limitata sarà comunque una significativa riduzione delle emissioni di CO2. Un aspetto non secondario a livello economico, visto quanto pagano le aziende automobilistiche per comprare certificati verdi che danno il diritto ad inquinare.
Questa collaborazione tra automotive e agricoltura, può essere una doppia risposta alla lotta al cambiamento climatico. Della riduzione di emissioni inquinanti dell’attività industriale abbiamo detto. Ma anche gli allevamenti non scherzano: circa il 10% del emissioni di CO2 proviene dalla zootecnia.
Secondo un rapporto Fao, entro il 2050 gli attuali 229 milioni di tonnellate di carne prodotte ogni anno diventeranno 465. E i 580 milioni di tonnellate di latte raddoppieranno a 1043 milioni. Come effetto della crescita dei consumi in paesi a grande popolazione come Cina, India e Brasile. E nelle stalle stalle crescerà anche la produzione di qualcosa d’altro. Almeno potrebbero essere trasformate in biogas che riduca l’uso di fossili.
Ma in Toyota hanno capito che il problema è la CO2?
Prima la battuta ; ecco il perché Daiatshu fa delle macchine di m. Domanda, usare letame destinato a fertilizzante per fare elettricità vuol dire che dopo dovremo usare fertilizzante chimico. E’ sempre conveniente?
immagino che sia a Biogas
coogeneratori fino a 300Kw sono in uso presso allevatori italiani ,anche se molti di loro vorrebbero realizzare più grandi
il materiale fecale e integrato da scarti agricoli trattato da questi impianti può essere alla fine del processo usato per arricchire di sostanze i campi
Il Biogas prodotto dal liquame fognario ,dall’industria alimentare, dalla raccolta dell’umido , può secondo me
diventare una forma di accumulo stagionale per la rete elettrica
il biogas è un gas climalterante molto peggiore della CO2 ,tantovale bruciarlo per creare energia elettrica e calore nei mesi invernali
ing palazzetti docet
pensa se usarlo seriamente direttamente nelle macchine.
credo che ci siano degli impianti di biogas sperimentali nel sud italia ,
che non hanno il coogeneratore , il biogas , viene immesso nella rete snam , quindi penso che in certe zone il metano ha percentuali “bio” già da qualche anno
un po come certi diesel
immagino che del letame la parte fertilizzante siano i composti con atomi “preziosi”(leggo: azoto, fosforo, zolfo, calcio, potassio, magnesio, etc);
ad es. i composti azotati, con l’atomi di azoto, se non dico una stupidata i fertilizzanti li fanno anche dall’ammoniaca
mentre il gas che si forma penso sia principalmente metano (atomi carbonio ed idrogeno); e visto che si perderebbe in atmosfera, come dice Nello meglio bruciarlo e farci pure energia
gli allevatori , hanno l’obbligo di conferire i liquami liquami delle stalle ,
trattandoli come “rifiuti speciali” con notevoli costi di smaltimento,
per questo molti allevatori-agricoltori
hanno preferito intraprendere la strada della coogenerazione
d’inverno ci scaldano anche scaldano le stalle
il trattamento per quelle sostanze da parte della fauna microbiotica
traforma la parte solida rimanente in fertilizzanti che possono essere usati per concimare i campi in maniera sicura
qui uno degli imprenditori pionieri, almeno su yotube che descrive il funzionamento
Confermo tutto quello che dici Nello, ma spesso e volentieri per far lavorare “meglio” i digestori anaerobici si aggiunge alle eiezioni bovine anche ina parte di insilati, tipo mais, in modo da aumentare il rendimento di tutto l’impianto. Ti dico questo perché una ventina di anni fa, quando andai a mettere in servizio un relè d’interfaccia che permette di mettere in parallelo il cogeneratore con la rete elettrica, il titolare dell’impianto mi disse: “Questa energia rinnovabile che produciamo con questo impianto sa un po’ di gasolio”. In effetti non aveva tutti i torti, per coltivare il mais serve preparare i terreni, irrigarli e raccogliere i prodotto, naturalmente il tutto si fa con trattori alimentati a diesel.
Quindi io dico si all’uso sei liquami prodotti da bovini, maiali, umani e via discorrendo, ma no all’uso di insilati che dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per l’alimentazione animale.
Non è così. I liquami e letami non sono rifiuti speciali e vengono usati tal quali incorporandoli nel terreno perché hanno un’azione fertilizzante e ammendante, gli impianti di biogas (e ce ne sono tanti in Italia) fanno passare i liquami e letami freschi, in vasche chiuse dove batteri anaerobici producono gas che poi viene filtrato e usato come combustibile in generatori di corrente a combustione interna, gli impianti più grandi di solito fanno la cogenerazione (elettricità e acqua calda) e in alcuni anche la trigenerazione (elettricità acqua calda e aria fredda).
Negli ultimi anni si stanno evolvendo in biometano da immettere direttamente nella rete.
Il materiale immesso nelle vasche una volta che ha espletato la sua funzione per la generazione di gas viene usato nei campi mantenendo (grosso modo) le caratteristiche fertilizzanti che aveva all’inizio, e si chiama digestato, perché appunto è stato digerito dai batteri.
Conferire? alcuni ho visto che “conferiscono” liquami direttamente sui campi, inoltre sui campi si conferiscono i famosi fanghi non so se dei depuratori o meno. Son quelli che lasciano odori forti se non coperti, ed a parte la buona spiegazione scientifica di >RS sui campi ci finisce di tutto tranne che il letame bio. Mentre nel digestore entra letame scarti agricoli e anche trinciato di mais correttamente o meno. Certamente che alla fine del ciclo di produzione del biogas c’è uno scarto da utilizzare come concime, ma il volume e peso è sensibilmente minore aumentando la concimazione chimica e di fanghi.