Dal SeaBubbles al BubbleFly, dal taxi boat al minibus (in prospettiva anche il bus) sull’acqua per il velista Alain Thébault. L’uomo che vola sull’acqua – diversi record di velocità oltre i 50 nodi con il suo Hydroptère – ha puntato sull’elettrico e ora sempre più sull’idrogeno- “il petrolio di domani” – con cui vuole offrire un servizio pubblico metropolitano sull’acqua.
Dal mito Tabarly al taxi acqueo elettrico
Prima di parlare dell’ultima creatura di Thébault – ricordiamo anche la sua collaborazione con una leggenda della vela come Éric Tabarly – è necessario fare un passo indietro e ripassare l’esperienza precedente. I SeaBubbles (leggi) hanno avuto forte eco mediatico, un’attenzione globale e hanno coinvolto le autorità di Miami e l’attuale sindaco di Parigi Anne Hidalgo che ha provato il taxi boat sulla Senna.
Sembrava andare tutto bene, poi il velista con il socio Anders Bringdal, noto windsurfer svedese, hanno venduto a investitori svizzeri, statunitensi e svedesi (leggi). Resta la collaborazione, ma poi si rompono i legami e Thébault a inizio 2021 lascia e si lancia nella nuova avventura. Presentata nei giorni scorsi a Saint-Tropez dove ha alzato il sipario (una parte) su BubbleFly Jet.
Bubblefly: mini bus volante sull’ acqua
C’è da capire il grado di sviluppo del progetto visto che sui dati tecnici Thébault ha detto ben poco alla stampa francese. Qualcosa però ha anticipato: il minibus acqueo volante elettrico può trasportare fino a 8 persone e utilizza il sistema foiling che permette alla barca di “volare” fuori dall’acqua e toccare 40 nodi. E’ l’autonomia? Circa tre ore. Con sistemi di ricarica ultra rapida è possibile organizzare un servizio di trasporto pubblico urbano.
Il prototipo, secondo l’annuncio, verrà presentato nel 2022. Sul lato industrializzazione si parla di una fabbrica da acquisire nel territorio di Annecy. Dal minibus al bus con Liner, una versione da 30 posti. E la dimensione sembra la chiave che spiega il cambio di rotta rispetto a SeaBubbles. Il trasporto di piccoli gruppi di persone offre molte più opportunità di sviluppo rispetto al taxi.
Velisti con prua su idrogeno ed elettrico
Rispetto ai progetti originari Thébault fa rotta sull’idrogeno definito il “petrolio di domani” perché permette di superare, secondo il navigatore, i problemi di autonomia delle batterie. Vedremo i risultati nel progetto finale. La motorizzazione elettrica ha conquistato anche un altro grande mito della vela mondiale: François Gabart.
Con il marchio MerConcept oltre ad avere realizzato un trimarano dotato di pannelli solari e turbina eolica sta lavorando ad un catamarano con due motori elettrici (qui). Il futuro della vela, lo vediamo in Coppa America (leggi) e nel SailGP (appuntamento a Taranto il 5/6 giugno) punta a coniugare velocità estrema grazie ai foil e zero emissioni. Una filosofia che i velisti vogliono applicare anche sulle barche a motore. Questa la sfida.
aggiungo un ulteriore commento: se proprio vogliamo stare sull’elettrico, perché non MHD?
Mitsubishi ci ha speso una fortuna, quando si trattò di aumentare la velocità tutti i prototipi non erano in grado di superare i 15 km/h.
Senza considerare il problema legato alla produzione e al rifornimento dell’elio liquido.
Come si può pensare di fare piccole barche con la propulsione MHD?
Complesse, costosissime, pesanti e lente. A cosa servirebbero se non a dimostrare un primato tecnologico inapplicabile?
Diverso il caso Juliet Marine Systems che applica la supercavitazione e naviga ad oltre 30 nodi.
https://www.youtube.com/watch?v=dKWjZAbI2V4
visto che nessuno mi risponde sul misterioso “scossàl” (termine dialettale che significa “grembiule”) che penzola dalla prua, mi rispondo da me: è un dispositivo aggiunto in un secondo tempo (non previsto dal brevetto) per smorzare il moto di beccheggio: ovviamente quindi molto dissipato in termini di energia
inoltre lo schema presentato nelle tre YouTube e nel brevetto prevede un’unica ala immersa circa a centro scafo, mentre il coso sulla Senna ne ha due, una a prora e una a poppa, come gli aliscafi classe Nibbio da me citati (quindi un controllo attivo anche del rollio): spiegare, grazie
inoltre lo scafo presentato nelle tre YouTube e nel brevetto prevede una carena tradizionale a V dislocante semi-planante, mentre il coso sulla Senna è interamente diverso: spiegare, grazie
Sahlin ideò nel 1996 un idrosostentatore muscolare chiamato “Trampofoil” che naviga saltellando. Da quell’esperienza applicò quella singola appendice anteriore del Trampofoil ad uno scafo aumentando la stabilità, diminuendo il beccheggio longitudinale come si vede nel video dove l’appendice anteriore era protesa in avanti.
https://www.youtube.com/watch?v=QQvYogFP9mw
l’avevo ben vista, la n° 4 come le altre figure del brevetto: ma riguardano solo l’ala immersa e non quell’altra appendice incernierata alla prua, mostrata nell’animazione schematica YouTube, dalla quale appare come elemento determinante di tutto il sistema (e, aggiungio, di resistenza al moto)
comunque un conto è far inclinare lo scafo verso l’interno della virata (come un biciclo) che se non erro, in uno scafo a V dislocante (e in un aliscafo ad ala secante) nasce di per sé dalla maggiore velocità e quindi maggiore portanza del fianco esterno rispetto a quello interno; un altro conto è garantire la stabilità anche nel moto perfettamente rettilineo e uniforme in acqua calma
comunque l’idea del brevetto US-8857363, che se capisco bene è un’ala immersa che garantisce stabilità al rollio in modo completamente intrinseco, grazie a un opportuno cinematismo “passivo”, senza bisogno di controllo attivo (sensori inerziali – centralina con algoritmi – attuatori) merita un serio approfondimento
non capisco però quella specie di “scossàl” flessibile che penzola dalla prua, evidente (benché solo in sezione filiforme: ma avrà una sua larghezza, quindi un’area significativa) nell’animazione schematica YouTube, ma non nel brevetto (dove al n° 4, appare una chiglia rigida di un normale scafo dislocante a V senza appendici di sorta): qualcuno ma la sa spiegare?
https://patentimages.storage.googleapis.com/a1/77/9e/9850894680e0d5/US8857363.pdf
La Fig. 4 rappresenta gli attacchi (vincolo a cerniera) che rendono basculante l’idrosostentatore in virata consentendo così di far inclinare lo scafo.
(aero)-idrodinamica e propulsione sono due campi tecnologici completamente disgiunti; come non c’entrano un tubo, tanto per citare un altro articolo di qualche giorno fa, 5G e IoT
volendo, per chi è così pazzamente innamorato dell’elettrico, possiamo parlare del formidabile motore di elicottero costruito sempre dal mitico ing. Forlanini: a vapore! incredibilmente compatto, un cubo di circa un metro, poco noto, fu esposto per forse un mese una trentina di anni fa al piano superiore dell’aerostazione di Milano-Linate
allora potremmo altrettanto legittimamente sostenere che idrottero o aliscafo ad ala secante (o ad ala immersa, oerché no?) sono un connubio perfetto con il motore a vapore, no? o a molla, tipo l’automobile di Leonardo da Vinci…..
scoperta dell’acqua tiepida…. tutto il trucco sta nell’ala immersa, cioè dotata di portanza costante insensibile al moto ondoso, e nella tecnologia del sistema di controllo attivo della stessa (eh sì: perché a differenza dell’ala secante, la reazione al rollio e beccheggio non è intrinseca): tutto ciò esiste da almeno 50 anni, ed è un legittimo motivo di orgoglio della Marina Militare Italiana, cui mi onoro di appartenere, e dell’industria italiana: in particolare il sistema di controllo fu realizzato dalla genovese ELSAG, dove svolsi la mia tesi di laurea! vedi p.es.
https://www.difesaonline.it/news-forze-armate/storia/rapaci-sul-mare-gli-aliscafi-classe-nibbio
È ampliamente documentato che l’antesignano fu l’Idrottero di Enrico Forlanini che sfrecciava nel 1905 sul lungolago di Pallanza, meglio gli esperimenti degli Idrotteri qui sul lago Maggiore.
Un divertisment per provare le eliche aeree dei suoi dirigibili.
Forlanini qui da noi, nel golfo Borromeo, utilizzò 4 gruppi di ali parallele (1 coppia anteriore e una coppia posteriore) di larghezza decrescente, a differenza delle singole ali oggi in uso. Un esperimento che seguiva i biplani e triplani dell’aviazione, configurazioni che guarda caso furono soppiantate dal monoplano ad ala bassa.
Enrico Forlanini, oltre a sperimentare le sue eliche da dirigibile pensò bene di utilizzare i suoi Idrotteri libranti per l’addestramento ai piloti di aerei. Mezzi ideali per consentire loro di acquisire la sensibilità e l’equilibrio necessario al volo
Enrico Forlanini prima si divertì con un motore Fiat da 70 cavalli, per poi scatenarsi nel 1910 sul filo dei 90 km/h con un Idrottero spinto da una motore da 100 cavalli che poteva trasportare 6 persone.
Le prove furono effettuate sul Lago Maggiore e convinsero anche Alexander Graham Bell, che si interessò di aliscafi da circa tre anni.
La perdita dei cantieri Rodriguez è stato un danno notevole per l’evoluzione di questo natante.
Interessanti gli studi per equilibrare e stabilizzare lo scafo per cercare di renderlo ognitempo come diceva l’ing. Buzzi, condotti dagli svedesi di Foiltwister.
https://www.youtube.com/watch?v=8bweBQHF3UY
https://www.youtube.com/watch?v=x8H0h0j9PNs
https://www.youtube.com/watch?v=8W3xA9YuO14&t=1s
Una succinta storia di idrotteri
https://www.kkmi.com/wp-content/uploads/2018/04/Professional_BoatBuilder-April-May_2018.pdf
Va bene la filologia del foil, grazie anche ad Alberto Spriano ancora una volta per il suo prezioso contributo. Ma la storia della scoperta dell’acqua tiepida… ingegner Forcieri? Anche il monopattino elettrico ha un secolo di vita, anche le auto elettriche ci sono da oltre un secolo, come pure le barche. Ora ci interessano le applicazioni contemporanee, poi ben vengano tutte le ricostruzioni storiche.
L’excursus storico era mirato ad introdurre i nuovi studi di FoilTwister Elektrofoil e i brevetti di Alexander Sahlin di cui ai video soprapostati:
– un solo idrosostentatore fisso
– un solo asse fisso
– un deflettore idrosostentante variabile che deflette ed assorbe il moto ondoso.
Praticamente il foil necessario a rendere efficiente la propulsione elettrica senza i limiti di utilizzo in presenza di moto ondoso formato per realizzare quella quadratura del cerchio che oggi manca: il foil ognitempo con aumentate caratteristiche di stabilità al rollio.
I brevetti:
Hydrofoil arrangement – Patent number: 8857363
HYDROFOIL ARRANGEMENT – Publication number: 20120255479
L’applicazione commerciale:
MANTARAY Hydrofoil Craft e il one.fly elettrico naturalmente.
https://www.mantaraycraft.se/media/
Un bell’articolo sul One Fly di Mantaray e gli studi e ricerche di Sahlin?
Si certo Alberto, il commento non era rivolto a te che sei preziosissimo e proposito, era una risposta rivolta a chi puntava solo sulla filologia del foil. E poi facciamo gli articoli su One Fly e…
Buona giornata
Elettrico e foils connubio perfetto, sopratutto sui laghi europei.
Avanti tutta con questi articoli estremamente interessanti.
Nel mondo della mobilità elettrica non ci sono solo auto, motociclette, ebike e monopattini.
Gli scafi libranti elettrici sono magia sul lago.
Ieri ho provato Candela Boat Speed, grande esperienza
Barca magica, speriamo in un tuo video su YouTube VaiElettrico.
Spero di aver filmato bene, ora devo scaricare, montare… speriam bene