Sì, è anche una questione di Cx. Ovvero di coefficiente di penetrazione aerodinamica. E di materiali, più leggeri. Sempre per consumare meno. La sfida dell’auto elettrica, le emissioni zero, passa anche per nuove forme. Veicoli disegnati per portare a spasso meno peso e rendere più dolce l’impatto con l’aria
Verso un design (e designer) di nuova generazione
Anche questo è progresso. E anche questa è una sfida entusiasmante, anche se se ne parla poco. L’elettrico non è solo questione di un motore diverso dalle tradizionali propulsione endotermiche. E’ anche un grande salto tecnologico, sfruttando le nuove conoscenze per rendere tutto il veicolo più sostenibile. Con nuove forme, rispetto “alle solite macchine“. Probabilmente con una nuova generazione di designer, che non risentano dei condizionamenti (anche inconsapevoli) di una vita vissuta con la necessità di dare una casa a bielle e pistoni.
Tutta l’architettura del veicolo cambia: gran parte del motore, le celle delle batterie, possono essere stese sotto i nostri piedi. Con un duplice risultato. Liberare spazio, dato che quel che resta del motore è molto più piccolo di un blocco tradizionale. E abbassare il baricentro della vettura, rendendola molto più stabile e guidabile. I primi risultati si vedono già: l’Audi e-tron Quattro e-tron, l’elettrica che arriva in Italia a fine anno, ha un CX di 25. La Q5, il Suv simile nelle dimensioni (anzi, è un filino più lungo) ha un Cx di 0,33. La Q7, appena più grande, 0,34.
<Con questa linea 30-35 km di autonomia in più>
Sembrano numeri da ingegneri, da super-esperti. In realtà più efficiente è l’aerodinamica, più autonomia ha l’auto con un pieno di energia. Secondo i tecnici dell’Audi con tutti gli In pratica ogni 0,01 di Cx in più, sempre secondo la Casa, si guadagnano 5 km di autonomia. Con gli accorgimenti adottati l’autonomia della e-tron aumenterebbe di 35 km. Tenendo presente che l’e-tron Quattro annuncia 400 km di percorrenza (standard NEDC), siamo su un’incidenza dell’8-9%. Ottenuta come? Con alcuni accorgimenti visibili e con altri non riconoscibili dall’esterno. Le linee sono molto più filanti di un Suv tradizionale. E quando l’e-tron Quattro supera i 120 di velocità, l’assetto si abbassa automaticamente di 26 mm., in modo da garantire una migliore penetrazione alle velocità più critiche per un veicolo elettrico.
A richiesta, poi, si possono avere gli specchietti retrovisori virtuali. Ovvero: al posto di quelli tradizionali, vengono montate delle piccole estensioni con una microcamera che proietta le immagini sul video di bordo. Riducendo la larghezza della vettura in marcia di 15 cm. Ancora: il sottoscocca è interamente carenato, con un deflusso molto più efficiente rispetto a una normale superficie piana. Più un sistema di prese d’aria congegnate in modo da migliorare l’efficienza complessiva del veicolo.
La prima a battere strade nuove? La BMW
Naturalmente l’Audi non è l’unica a marciare in questa direzione. La Porsche Mission E (foto in alto) già dall’aerodinamica mostra un’architettura ben diversa dalle macchine che siamo abituati a vedere. Rispetto alle famiglie della 718 e della 911 (per non parlare della Panamera) già il frontale rivela una linea molto meno panciuta. E un design quasi corsaiolo, tutto teso a ridurre al minimo la resistenza aerodinamica. Con un Cx spaventoso. E la stessa Jaguar, in sede di presentazione della I-Pace , ha parlato di un design “unconventional“, che la differenziano enormemente dai Suv della Casa di Coventry, molto più massicci nelle proporzioni. Anche se, in fin dei conti, il ruolo di avere affrontato per prima questo tema dell’unconventional, con il ricorso oltre che a nuove linee anche a materiali leggeri, è stata la BMW con la sua i3. Ma siamo appena agli inizi di questa rivoluzione: arriveranno veicoli anche più coraggiosi, innovativi. Proseguirà la ricerca su linee e materiali, senza mai sacrificare la sicurezza. Una sfida entusiasmante. Per l’automobile e la tecnologia tutta, non solo per l’elettrico.