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Crisi climatica, il G20 dà la prima spallata al carbone

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Dal G20 una prima spallata al carbone e l’impegno a non mollare sulla riduzione delle emisisoni. Ma nessuna misura concreta. «Sono deluso perchè le nostre aspettative sono state disattese. Ma non sono state sepolte». Con questo tweet il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres ha lasciato il G20 di Roma per recarsi a Glasgow all’apertura della Cop 26 sul clima. A Roma i venti Paesi più industrializzati dal Pianeta non gli hanno lanciato l’assist che qualcuno sperava.

Stop ai finanziamenti per nuove centrali a carbone dalla fine di quest’anno

Tuttavia, come ha spiegato il Presidente del Consiglio Mario Draghi nell’intervento di chiusura del vertice romano ha sostenuto che il G20 ha «riempito di sostanza il bla bla di cui i giovani ci accusano».

spallata al carbone
Il G20 di Roma ha dato una prima spallata al carbone: dal 2021 niente più finanziamenti pubblici a nuove centrali a carbone. Ma in Asia ce ne sono centinaia già in costruzione

Cento miliardi di dollari per i Paesi svantaggiati, l’Italia ne mette 1,4 all’anno

La sostanza sarebbe l’impegno a contenere «entro 1,5 gradi» l’aumento della temperatura media del Pianeta nel 2100. A raggiungere la neutralità del carbonio «entro la prima metà di questo secolo». Ad interrompere entro la fine del 2021 «tutti i finanziamenti pubblici per nuove centrali elettriche a carbone». A costituire un «fondo di 100 miliardi di dollari in favore dei Paesi svantaggiati e più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico». L’Italia darà il buon esempio, stanziando 1,4 miliardi di dollari all’anno per cinque anni.

Il summit planetario di Glasgow dovrà ora fissare impegni precisi Paese per Paese, e mettere a punto i meccanismi per rispettarli. «Devo essere chiaro: se Glasgow fallisce, allora fallisce l’intera faccenda. L’accordo di Parigi sarà crollato alla prima resa dei conti». ha detto il premier britannico Boris Johnson raccogliendo il testimone da Draghi.

Ora la palla passa alla Cop 26 di Glasgow con due nodi da sciogliere

La Cop 26 ha due obiettivi principali: finalizzare i dettagli di un mercato globale del carbonio e finanziare l’adattamento climatico nelle nazioni più povere.

spallata al carbone
Ecco quanta CO2 hanno emesso i principali Paesi dall’inizio dell’era industriale in milioni di tonnellate. Nell’ultimo rapporto pubblicato da Carbon Brief è stato calcolato anche il contributo della deforestazione e questo spiega il peso di Brasile e Indonesia. Nella torta in basso a destra la quantità di carbonio che possiamo ancora disperdere in atmosfera senza sforare  1,5 gradi di aumento delle temperature globali medie.

Il primo si scontra con gli immensi squilibri nei livelli di emissioni, attuali e pregresse, e con i diversi stadi di sviluppo economico.

Il secondo, con l’individuazione di un sistema condiviso per calcolare chi e quanto paga.

2014-2021, sono stati tutti e sette gli anni più caldi della storia

Dalla prima giornata del summit, intanto, è arrivato un dato drammatico: gli utlimi sette anni sono stati i più caldi della storia. In altre parole, tutti gli anni dal 2014 ad oggi,  compreso il 2021, occupano i primi sette posti nella classifica annuale delle temperature medie più alte mai misurate. Gli eventi climatici catastrofici, frattanto, sono diventati la normalità in tutti i continenti. Ne abbiamo avuto la prova dicei giorni fa, con il primo uragano tropicale mai registrato nel Mediterraneo.

spallata al carbone
Le emissioni dovute alla combustione di fonti fossili sono costantemente aumentate anche dopo gli accordi di Kyoto e di Parigi. Solo un crollo verticale del loro utilizzo nei prossimi nove anni potrebbe salvarci dalla crisi climatica

Alla luce di tutto questo  si accorcia il tempo utile per correre ai ripari e accelera esponenzialmente il ritmo di riduzione delle emissioni indispensabile per raggiungere gli obiettivi fissati al 2023 e al 2050.

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23 COMMENTI

  1. L’ha data talmente bene la spallata che oggj la Cina ha annunciato l’aumento della produzione per 1 milione di tonnellate in più al giorno

    • All’India sicuramente. Alla Cina non so, ma penso che si debba negoziare su più piani. Partendo dal presupposto che non sono gli unici cattivi. Il budget di carbonio ce lo siamo mangiato quasi tutto noi ricchi in due secoli di sviluppo a base di petrolio, carbone e gas. E oggi come oggi un americano continua a sperperarne quasi il doppio di un cinese, nonostante le loro centrali a carbone

      • Si bisogna stare attenti a dividere in buoni e cattivi. Spesso noi stessi non ci preoccupiamo delle conseguenze delle nostre azioni che pure hanno un peso.

  2. Eh una spallata enorme… praticamente la Cina che da sola fa il 28% delle emissioni Globali, insieme a Russia e India, 3 paesi quasi metà della popolazione mondiale hanno risposto alzando il dito medio..come ovvio che fosse..
    Non c’è via di uscita, il Global warming sarà per l uomo quello che il meteorite fu per i dinosauri..

      • Ma una risposta sensata la sa dare lei o le piace fare solo inutile sarcasmo?
        Perché basta leggere il testo per capire quanto la montagna abbia partorito un topolino zoppo.
        Pure sugli interventi immediati hanno preso tempo, vedi la deforestazione che potrebbe essere fermata oggi ma hanno messo come deadline il 2030..
        Quindi cosa ci si può aspettare dalle tre nazioni che insieme fanno quasi metà degli abitanti della terra, e ovviamente non vogliono rinunciare alla loro crescita?
        Si resteremo sul Titanic che affonda perché non abbiamo possibilità alcuna di cambiare le cose.

        • Io penso che la possibilità ci sia. Ma vedo che lei non mi dà troppo credito (e lasciamo perdere il modo greve in cui lo dice).

        • Hai perfettamente ragione : quello che si fa finta di non capire è che per salvare il pianeta occorre ciò che è impensabile ai più è cioè cambiare il paradigma che mette davanti a tutto il profitto a cui nessuno vuole rinunciare, per salvarci dobbiamo ridurre i consumi drasticamente e qualcuno dovrebbe anche accettare l’idea che non può guadagnare centinaia di migliaia di euro solo perché è il ceo della multinazionale di turno.

          • In agosto lei postò questo commento: “Per salvare il pianeta dobbiamo drasticamente ridurre i consumi ed accettare l’idea per molti scomoda che non è possibile più condurre lo stile di vita attuale, non è più tollerabile un sistema in cui una sparuta minoranza detiene e consuma la maggior parte delle risorse e la stragrande maggioranza delle persone non ha di che vivere, siamo pronti? O deve valere sempre e solo l’idea del profitto, dello sfruttamento delle persone e delle risorse?”

            I ricchi siamo noi occidentali. Noi abbiamo sfruttato le altre popolazioni e gran parte delle risorse del Pianeta per 200 anni. Lei è disposto a cambiare il suo stile di vita?

          • “La nostra economia incredibilmente produttiva ci richiede di elevare il consumismo a nostro stile di vita, di trasformare l’acquisto e l’uso di merci in rituali, di far sì che la nostra realizzazione personale e spirituale venga ricercata nel consumismo. Abbiamo bisogno che sempre più beni vengano consumati, distrutti e rimpiazzati ad un ritmo sempre maggiore. Abbiamo bisogno di gente che mangi, beva, vesta, viva in un consumismo sempre più complicato e, di conseguenza, sempre più costoso”.

            Victor Lebow, Price Competition in 1955

  3. Da talmente una spallata al carbone, che tutti i “vip” a Glasgow ci son andati CON JET PRIVATI…. (alimentati ad amore cosmico ? A pupù di unicorno ? a biscotti ?)
    Alla facciazza dell’inquinamento.

    E via, spingiamo sull’acquisto delle ev, ma PRIMA di aver pensato alle infrastrutture eh…..

    Che Paese di fessi.

    • Via, non eccediamo con il populismo. Draghi ha varato la legge di bilancio giovedì notte, venderdì e sabato ha gestito il G20 e Roma, domenica mattina era a Glasgow ad aprire Cop 26. Come vuole che si sposti, in bicicletta?

  4. C’è da sperare che in Italia vi si svegli e si metta fine ai 1000 veti alle rinnovabili, specie dal ministero dei beni culturali e dagli enti locali.
    Aree identificate (ad esempio agricole ed industriali, dismesse), che di bello non hanno proprio nulla.
    Anche l’eolico off-shore va spinto, senza dare alcun potere di veto alle regioni, magari stabilendo che oltre una certa distanza non può dar fastidio visivamente.
    Abbiamo un potenziale incredibile, non prendiamocela con chissà chi se poi le bollette aumentano per il gas

  5. Ho l’impressione che convincere Cina, India e Indonesia sarà tutt’altro che facile. E non abbiamo alcun modo di dissuaderli dalle loro intenzione. Bisognerebbe cominciare a non comprare prodotti che arrivano da lì. Proposito poco credibile.

      • E’ una questione di soldi, come sempre. L’India, per esempio, chiede un trilione di dollari di aiuti per accelerare la sua decarbonizzazione. Sembrano tanti ma è solo il valore in Borsa della Tesla. Io penso che i Paesi sviluppati possano permetterselo: in fondo l’India da sola ha più abitanto di Europa, Usa, Canada, Giapppne e Australia messi assieme e finora ha emesso appena il 12% del carbonio liberato in atmosfera dal 1850 ad oggi. I Paesi ricchi sono attorno al 60%.

        • La Cina aumenta la produzione media giornaliera di carbone a 11,5 milioni di tonnellate, la cifra più alta degli ultimi anni che ha raggiunto 11,72 milioni di tonnellate.
          L’India raggiungerà l’obiettivo delle emissioni zero nel 2070.
          Visto e considerato che autodeterminano le loro scelte trovo sia fondamentale anche per i consumatori europei determinare le proprie scelte e poter scegliere i prodotti di consumo.
          Per come sta evolvendo la situazione, viene voglia di boicottare tutti i prodotti dei paesi in disaccordo.
          L’UE dovrebbe mettere un bollino di provenienza sui prodotti extra UE per dare ai consumatori la possibilità di esercitare consapevolmente la propria scelta di acquisto.

          • Le emissioni pro capite dei cinesi sono di poco inferiori a quelle europee. L’India è a meno della metà. C’è un evidente squilibrio nel tenore di vita, del quale l’Occidente, a mio giudizio, dovrebbe farsi carico. Con aiuti tecnologici e finanziari, più che con campagne di boicottaggio.

        • Giusta ed obbiettiva considerazione.
          Viene però da chiedersi se i rispettivi governi vogliano mantenere invariati e conservare questi squilibri nel tenore di vita delle popolazioni o se invece sono propensi ad accogliere aiuti tecnologici e finanziari a fronte di riduzioni sulle emissioni.

          • L’India lo chiede espressamente. E non parliamo dell’Africa o del Sud America. La Cina magari se la gioca su altri tavoli. Ma senza un accordo equo con tutti, l’Apocalisse non l’eviterà nessuno. E non risparmierà nessuno

  6. Ma veramente credete a quei miliardari dittatori !! che di noi della fame, e del clima non frega nulla, alla fine l’unica cosa che a loro interessa sono i loro interessi, di fatti vacini e basta perché la fame del mondo con un reddito lordo sarebbe già risolta, per inquinamento pure visto che le lobby sono loro, non dovrebbe nemmeno fare delle cose del genere sono contro l’umanità.

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