Che fare contro il caro bollette? Tagliare immediatamente l’Iva. Come proteggersi dalla volatilità del prezzo del gas? Rendendo il nostro Paese indipendente dalla “tenaglia” dei due fornitori di gas Usa e Russia, e avviando una transizione energetica programmata di respiro almeno ventennale. Quindi inserendo nel mix energetico anche una quota di nucleare? No: abbiamo perso il treno 15 anni fa e oggi non ha più molto senso. Dobbiamo investire su una rete di distribuzione a bassa-media tensione intelligente, in grado supportare un sistema di autoproduzione diffusa e flessibile.
E’ la ricetta di ARTE, la principale associazione di trader e rivenditori di energia come ce la spiega Marco Poggi, socio fondatore e membro della giunta esecutiva, sottoposta al nostro “Fuoco Amico”. ARTE conta 175 soci, con 20 mila dipendenti, 2,1 milioni di clienti e un fatturato di 7,5 miliardi di euro.
Nell’immediato, ragiona Poggi, possiamo solo sperare nella soluzione della crisi ucraina che riapra i rubinetti al gas Russo. Non si tornerà a prezzi pre-guerra (sotto i 30 euro a kWh) ma probabilmente fra i 35-40 euro rispetto ai 50-60 attuali; un livello imposto dall’America per il suo carissimo GNL liquefatto.

Il nostro mix energetico è troppo condizionato dal gas: difficile disaccoppiarne il prezzo dal quello dell’elettricità
Con l’attuale mix elettrico italiano, ancora dominato dalle centrali turbogas per oltre il 50% nell’arco dell’anno e per la quasi totalità in alcune ore del giorno, è molto difficile invece trovare la formula per fissare un prezzo dell’elettricità “disaccoppiato” da quello del gas. Si finirebbe infatti per paralizzare gli investimenti, sia sul fronte delle generazione da gas, sia su quello delle fonti rinnovabili.
Allo sviluppo delle fonti rinnovabili, pur significativo negli ultimi anni, fa da contraltare anche il prevedibile aumento della domanda elettrica; quindi la transizione sarà lunga. Il sistema elettrico italiano, però, soffre già di distorsioni e inefficienze che impediscono di sfruttarne a pieno le potenzialità.
Poggi porta ad esempio i problemi della distribuzione a bassa e media tensione. Le cui concessioni, oggi dominate per l’80% dall’ex monopolista Enel, avrebbero dovuto andare a gara quest’anno ma sono state prorogate per altri 20 anni.
Investiamo su quello che c’è: le reti intelligenti
Nel nuovo scenario dell’autoproduzione diffusa, dell’autoconsumo e dello stoccaggio domestico (in prospettiva anche dell’integrazione dei veicoli elettrici con la rete, il V2G) la distribuzione richiederà la mobilitazione di enormi capitali e imponenti investimenti in tecnologie intelligenti.
Servono insomma risorse economiche, concorrenza e una cabina di regia del governo che programmi interventi a lungo termine. «Facciamo funzionare quello che c’è – dice Poggi -. Se l’allacciamento di un impianto fotovoltaico richiede fino ad un anno, non è a causa della burocrazia. E’ perché mancano il personale e i mezzi necessari all’adeguamento della rete»
E il passaggio al mercato libero è stato un flop, come molti sostengono? Poggi dissente. Il mercato tutelato a prezzi variabili, dice, può essere ancora conveniente quando i prezzi salgono, ma è svantaggioso quando scendono. E la possibilità, per le aziende, di programmare un budget energetico certo grazie al mercato libero a prezzi fissi, può essere una preziosa opportunità.
Riconosce però che astruse formule contrattuali, quasi incomprensibili per un non addetto ai lavori, rasentano l’abuso. E qui, tirando un po’ l’acqua al proprio mulino, sottolinea il prezioso ruolo dei piccoli operatori che, dialogando direttamente con i clienti, possono proporre contratti su misura.
Mentre infine il governo prende tempo sul decreto bollette, Poggi suggerisce una formula semplice e immediata: la temporanea riduzione dell’Iva. In pratica, la restituzione ai clienti consumatori dell’extragettito prodotto dall’aumento del prezzo dell’energia. Soluzione a saldo zero per le casse dello Stato. Con un occhio di riguardo, però, alle aziende, che devono fronteggiare una concorrenza europea avvantaggiata da costi energetici inferiori del 20-30%.
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I PPA sono soluzioni di garanzia per le forniture elettriche in molti settori, specie all’estero; personalmente nei datacenter ne vedo continuamente.
In Italia non mi pare siano invece molto diffusi, l’intervistato stesso citava “due, tre clienti me l’hanno chiesto”. Mi chiedo se c’è qualche problema, o è l’ennesima segno di scarsa lungimiranza dei nostri imprenditori.