Home Tecnologia Connessione V2G, troppo lavoro per le batterie?

Connessione V2G, troppo lavoro per le batterie?

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I gestori elettrici di tutto il mondo guardano alle auto elettriche come a “batterie montate sulle ruote”, cioè un immenso e prezioso bacino di accumulo di energia condiviso da poter utilizzare alla bisogna per compensare squilibri nella rete via via che crescerà la quota di produzione da fonti rinnovabili, per loro natura discontinue e non programmabili. Una prospettiva resa possibile dai sistemi di ricarica V2G (Vehicle to Grid) attraverso connessioni bidirezionali: non solo cessione di elettricità dalla rete alla batteria, quindi, ma anche prelievo dalla batteria alla rete. Ci pensa anche l’Enel che ha avviato sperimentazioni in diversi Paesi europei e anche in Italia grazie a un progetto di ricerca con Nissan e Istituto italiano di Tecnologia di Genova.

A guastare la festa sono arrivati però alcuni studi pubblicati da riviste scientifiche internazionali che segnalano il rischio che il “superlavoro” a cui sarebbero sottoposte le batterie delle auto connesse bidirezionalmente potrebbe stressarle fino a dimezzarne la durata. Lo sostiene in particolare Matthieu Dubarry della University of Hawaii che ha verificato una perdita di vita utile che può arrivare fino al 75%. Fine del sogno V2G?. No, perché un secondo studio condotto questa volta da Kotub Uddin dell’ Università di Warwick arriva alla conclusione opposta: l’esercizio di carico e scarico supplementare fa bene alle batterie al litio, che invece soffrono se sottoutilizzate; quindi aggiungere ai normali cicli di attività legati al trasporto altri cicli richiesti dalla rete potrebbe aumentare la vita utile di un accumulatore anche del 10%.

Anziché duellare in punta di scienza, i due ricercatori hanno deciso di condurre un ulteriore studio, questa volta assieme e partendo da parametri omogenei. Il risultato, appena pubblicato, è che entrambi hanno ragione; dipende da come la rete effettua i prelievi. In sostanza quel che può danneggiare la batteria non è il V2G in sé, quanto piuttosto le modalità con cui opera. Se ben gestito è anzi un buon allenamento per mantenerle in forma. Si tratta solo di elaborare gli algoritmi giusti. Tutta la storia è raccontata da Alessandro Codegoni in un documentatissimo articolo pubblicato da Quale Energia.

Roberto Cingolani. direttore dell’iit di Genova

Anche il direttore scientifico dell’Iit Roberto Cingolani, del resto, aveva dichiarato a VaiElettrico che l’Istituto è impegnato a «studiare i flussi statistici degli assorbimenti nelle smart grid, le reti intelligenti» per mettere a punto il «complesso sistema di gestione».

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