Dazi sull’import di auto cinesi: Confindustria contro le aziende tedesche

Confindustria dazi

Confindustria e le aziende tedesche dell’automotive si dividono sui dazi  Ue che colpiscono l’import di auto elettriche cinesi alla vigilia del voto che dovrebbe confermarli in via definitiva. In Germania gli industriali del settore si dicono nettamente contrari e chiedono al cancelliere Scholz di votare contro. In Italia, invece, Confindustria si dice favorevole: “Dobbiamo difendere le nostre filiere”.

Italia-Germania, la più classica delle sfide sul campo di calcio diventa un derby tra industriali. Nonostante la Germania sia il primo partner commerciale dell’Italia e il nostro Paese sia il primo sub fornitore per l’automotive tedesco, in questo momento le posizioni sono quanto mai distanti.

A poche ore dal voto che dovrebbe confermare o meno la decisione presa dalla Commissione Ue sui dazi alle importazioni di auto cinesi, il tema divide gli industriali sull’autostrada – è il caso di dirlo – Roma-Berlino. L’automotive tedesco è contrario, Confindustria favorevole.

Dazi alle auto cinesi: Berlino contraria, Parigi favorevole

La prima presa di posizione è arrivata dalla Germania. “Un voto da parte degli Stati dell’Ue per imporre tariffe aggiuntive sulle auto elettriche provenienti dalla Cina sarebbe un ulteriore passo indietro rispetto alla cooperazione globale“, ha dichiarato  Hildegard Muller, presidente della potentissima Associazione tedesca dell’industria automobilistica.

Le case automobilistiche tedesche, che hanno nella Cina il primo mercato di riferimento all’estero, si sono opposte fin dall’inizio di questa guerra commerciale alle tariffe aggiuntive sui modelli di Pechino.

Temono ritorsioni da parte del governo cinese, che al momento minaccia a sua volta dazi sulle auto di grande cilindrata. Oltre che sui prodotti europei della filiera lattiero-casearia e in generale agricola.

Guerra commerciale alla Cina: il cancelliere Scholz spera in “negoziati costruttivi”

Ma il governo di Berlino come voterà? Il cancelliere Olaf Scholz è diviso tra il suo appoggio alle politiche della Commissione Ue e la richiesta degli industriali del suo Paese: “L’astensione non è un’opzione. Berlino è chiamata a prendere una posizione chiara e allo stesso tempo a chiedere ulteriori negoziati costruttivi tra tutte le parti coinvolte“.

Quest’ultima opzione è la preferita di Scholz: “La reazione come Ue però non deve comportare che danneggiamo noi stessi – ha dichiarato il Cancelliere -. Per questo dobbiamo andare avanti con le trattative con la Cina rispetto alle auto elettriche“.

Se Scholz sperava in una sponda da parte di Emanuel Macron, in visita ufficiale a Berlino, è rimasto deluso. Il presidente francese ha ribadito di essere a favore dei dazi: “Sostengo la Commissione europea, per contrastare i massicci sussidi cinesi ai suoi produttori“, ha assicurato.

Allo stesso modo, è per ripagare Pechino della stessa moneta: uno ‘shock da investimento‘ utilizzando il fondi pubblici europei per recuperare la competitività persa con gli Stati Uniti e la Cina. In pratica, accoglie il suggerimento arrivato da Mario Draghi.  Per quanto Berlino si sia già detta contraria, per la tradizionale opposizione tedesca ad aumentare il debito pubblico.

E l’Italia? Nel dibattito in corso nell’Europa che conta, il suo ruolo appare marginale. E non solo perché politicamente il governo guidato da Giorgia Meloni spesso si schiera con il fronte sovranista.

Confindustria dazi

Confindustria: “Non possiamo non pensare di non incrementare i dazi sulle auto cinesi”

Si mette in scia del dibattito il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che ultimamente si è messo in mostra per prese di posizione che lo hanno visto spesso su posizioni vicine al governo Meloni.

Lo si vede anche dalla posizione che Orsini ha espresso sulla questione dazi, come rivela anche il suo giudizio non proprio “limpido”:  sulle auto elettriche cinesinon
possiamo non pensare di non incrementare i dazi“. Si è detto quindi favorevole, al contrario dei suoi “colleghi” industriali tedeschi.

Poi ha aggiunto: “La guerra dei dazi tra Cina e Usa non ci entusiasma” ma “dobbiamo difendere la nostra filiera“. Allo stesso tempo “occorre stare molto attenti, perché i dazi possono penalizzarci“. La soluzione a suo avviso è una “interlocuzione di lungo termine”. Di fatto, la posizione espressa dal ministro alle Imprese Adolfo Urso.

 

Visualizza commenti (17)
  1. antonio gobbo

    alla fine otterremk la cubanizzazione se non dell’Europa sicuramente dell’italia con buona pace di chi cerdeve e crede che l’auto elettrica possa fare qulcisa per le città.

    1. Cristiano Gardoni

      A me un certo Ballmer, ex CEo di Microsoft quando Jobs presento il primo iPhone… ” un telefono che costa 500 dollari? non lo comprerà nessuno…”

    2. Se è per quello… l’ elenco è lunghissimo… Motorola , Nokia, Ericsson, Siemens, Sony (e Sony_Ericsson), BlackBerry…basta…mi fermo x crampi alle dita ..e nostalgia di quando eravamo i leader della tecnologia….😥

  2. caprone manicheo

    Si dimenticano che i cinesi sono tra i maggiori consumatori dei prodotti di lusso italiani.

    1. più che altro non hanno idea di quanti materiali, semilavorati e componenti arrivano da Cina o mercati da loro controllati direttamente o indirettamente (tipo alcuni stati africani)… se ci vogliono vedere in ginocchio… ci mettono 5 minuti…

      1. antonio gobbo

        e perchè dovrebbero, già hanno dei dazi da pagare infinitamente inferiori di quelli USA e canadesi, se poi mettono dei prezzi maggiorati al loro export fanno solo nascere in Europa delle industrie che a quel punto diminuirebbero le vendite e potrebbero diventare competitive anche industrie europee sui semilavorati, ok non ci vorrà poco ma alla fine credo che per loro alla lunga sarebbe peggio.

  3. Il Dirigente dice: “non possiamo non pensare di non incrementare i dazi”.
    Mi son perso al 2o “non”

  4. Sebastiano Columbano

    Premetto che non sono un esperto del settore.
    si è avverata una cosa che avevo previsto 1-2 anni fa e si è avverata prima delle mie previsioni, ossia: quando i cinesi cominceranno a comprare elettrico i costruttori europei rimarranno “fregati” e puntualmente è successo proprio questo. La cina penso era il mercato più grande per diversi marchi (in particolare tedeschi?). La mia affermazione andrebbe verificata con dei dati, magari qualcuno mi può aiutare…

    Dire che il ban ha ucciso il mercato: non capisco proprio come… Semmai potrei dire il contrario: se fosse stato deciso prima, i costruttori europei si sarebbero preparati prima al cambio di mercato in Cina.
    La mia è una sensazione di pancia, magari qualcuno può confermare o smentirmi con dei dati a supporto.

  5. Iorio Cavallini

    I cinesi sarebbero arrivati comunque…come hanno fatto gli altri in passato!! E con questo rappresentante di Confindustria che invece di guardare avanti guarda indietro… e’ e sarà solo un piagnisteo.

  6. Leggo ora (9.22) i commenti di @Enzo , @mario milanesio e @Leonardo (R) … con cui in parte concordo , in altre … molto meno; cerco di spiegarmi e comincio anche io dal “mercato fortissimo” ucciso nel 2021: qui devo concordare con Mario… il mercato non era affatto fortissimo neppure prima del 2019 (periodo Covid), anzi… tutt’altro; le vendite eran già calanti per vari motivi, le Case cercavano sempre più sbocchi commerciali, andando a rafforzare ulteriormente la capacità cinese o indiana di produrre auto tecnologicamente avanzate anche nella versione “termica”.
    Tesla ha cominciato nel 2011 ad imporsi nel nuovo segmento BEV, costruendo in contemporanea ed ex novo una rete proprietaria di ricarica (sennò è come cercar di vendere TB 8k agli italiani che a malapena arrivano al fullHD); il governo cinese ha puntato parecchio sulle nuove tecnologie BEV+Elettrificate , creando condizioni ottimali per lo sviluppo della filiera -dall’estrazione materie prime e lavorazione fino al prodotto “finito”, anche grazie a diverse case produttrici statali, ma senza “schiacciare” la concorrenza di start-up – es. Xiaomi o NIO – e lasciando che ognuna portasse avanti il suo progetto di ricerca e sviluppo.
    Qui difatti concordo in pieno con Enzo: è una follia cercare di controbattere con:
    1) dazi ? nei confronti della 2a economia globale? ha 1000 armi di ritorzione che ci farebbero molto, molto più “dolore economico” (per usare una terminologia cara agli analisti USA)
    2) prezzi parificati? Paradossale !! così il margine 40/60% che riescono a fare su vetture BEV e ICE elettrificate se lo portano a bilancio loro, rafforzandoli ancora di più mentre “noi europei” stentiamo a “vivacchiare” coi nostri prodotti poco evoluti e sempre meno competitivi.
    Qui purtroppo sono in sintonia con Leonardo (R) che giustamente vede la fine di un epoca (leggendo tra le righe…) perché pure io non vedo molte vie d’uscita per il settore automotive europeo se non ribaltare la situazione: diventare noi la “colonia produttiva” di auto cinesi… bontà loro pure con qualche nostro “blasonato marchio” sulla carrozzeria (un po’ come Vauxall in Inghilterra)… così almeno manteniamo un po’ di catene di montaggio / assemblaggio / fornitori componenti ed indotto.

    Ci siamo “addormentati sugli allori” decenni fa… con le auto abbiamo replicato pari pari le stupide scelte che han portato alla perdita della leadership negli elettrodomestici da cucina e TV, nei PC, nella telefonia mobile ….

    Cerchiamo solo di aggregarci di più tra stati europei ed aziende europee… siamo sul baratro dell’insignificanza.

  7. Esisteva un mercato, quello dell’auto europea, fortissimo, che aveva conquistato il mondo. Nel 2021 il ban l’ha ucciso. E’ stata imposta una transizione e, di fatto, una tecnologia su cui non eravamo assolutamente pronti e su cui i cinesi era scontato che ci avrebbero sorpassato da destra e da sinistra e così è stato e avrebbero utilizzato questo sorpasso per invaderci completamente anche nell’altro settore, quello delle auto a benzina. Questa marea non si fermerà perché non ci sono i politici capaci di fermarla. Sembra di vedere un film di Deadpool dove tutti discutono con le parole sulle formule da adottare mentre infuria una battaglia feroce con arti insanguinati che roteano a favor di telecamera e in cui i nostri eroi soccombono davanti a un avversario di gran lunga più forte di noi.

    Prendiamo questa storia dei dazi: è ridicola. Se tiri uno schiaffo a uno, quello sicuro te lo restituisce più forte soprattutto se è più forte. Se metti i dazi a un paese come la Cina è normale che quello ti restituisce il favore col doppio dei dazi. E’ un gioco a perdere, è evidente.

    Contrordine compagni: sostituiamo i dazi con i prezzi “da cartello”, imponiamo ai cinesi di vendere agli stessi importi degli europei. A parte che non si capisce quale sarebbe l’importo giusto (+35% sul listino cinese?) ma stai facendo un’altra stupidaggine: perché così di fatto stai invitando i cinesi non a combattere sui livelli bassi di DR e Dacia ma su quelli alti di VW, Renault e Stellantis e mentre questi 3 brand marginano meno del 10% su ogni modello venduto i cinesi margineranno quasi il 40% senza colpo ferire. Soldi che serviranno a gonfiare la loro liquidità e che saranno immediatamente reinvestiti in ricerca & sviluppo, che noi non sappiamo fare.

    Siccome ormai sono tutti a corto di idee e il panico li assale, si va a ruota libera, ognuno tira fuori la sua formula. Con l’arrivo del gruppo statale Dongfeng (ben 4 brand) e di Deepal e a breve di Onvo e Firefly direi che sono arrivati praticamente tutti, per Xiaomi occorrerà attendere probabilmente 3 o 4 anni. Ognuno di questi brand porterà vagonate di modelli, in ogni settore.

    Guardatevi la Dongfeng Shine [ qui la variante con l’automatico http://www.dongfeng-global.com/vehicleModel/shine ], 1.5, cambio manuale, clima automatico bizona, specchietti elettrici, cruise, per carità per essere una berlina segmento D avrà diverse pecche ma il prezzo a cui è possibile acquistarla oggi entrando presso i concessionari che già la propongono e te la fanno ordinare è 14990 euro, iva inclusa, prezzo italiano finito. 2 di queste auto oggi costano meno di una Golf nuova.

    Io sto qui a mangiare i popcorn mentre vedo un impero sciogliersi come neve al sole.

    1. mario milanesio

      @enzo
      “…Esisteva un mercato, quello dell’auto europea, fortissimo, che aveva conquistato il mondo. Nel 2021 il ban l’ha ucciso….”
      non sparare cazzate.
      i sistemi crollano spesso di schianto
      ma emettono segnali visibili e misurabili,
      basta volerli vedere e sentire.

      e i segnali c’erano tutti, e lo si scriveva anche qui.

      nel 2021 le tedesche erano floride??? di facciata di sicuro!
      talmente floride che…DieselGate!
      DieselGate è una roba da terroni d’europa, una roba da italiani, non da tedeschi!

      nel 2021 Fiat – FCA – Stellantis era florida??? ma scherzi?
      nel 2021 Renault era florida??? ma sei serio?

      di grazia: come valuti la floridità di una azienda? dal fatturato dell’anno? ma sei serio?

      “…nel 2021 il ban…”: eh, già, perchè nel 2021 una mattina l’UE si è svegliata e ha detto “facciamo un simpatico ban di punto in bianco”.
      ma ti rendi conto di cosa scrivi? e la normativo Euro 1-2-3…ecc? per dirne una

      e infine: abbiamo capito che del clima non scriverai mai una riga
      ma il fatto che tu voglia ignorare le ragioni del ban (che TI RICORDO è per il 2035) non cancella, come fai tu, le cause profonde che lo hanno generato.

      quindi: ragionamento farlocco dalle fondamenta
      che serve solo a giustificarti l’acquisto dei popcorn.
      e aggrapparti all’idea che potrai ancora bruciare idrocarburi per scorrazzare su e giù per la penisola come se il 1981 (o 1974, o 1986, come preferisci) non fosse mai finito.

      1. Leonardo (R)

        mario milanesio, quello del ban è un piagnisteo, una scusa per nascondere l’incapacità di rinnovarsi.
        C’ha provato Toyota, in passato con l’ibrido riuscendoci e con l’idrogeno fallendo miseramente.
        Il fil rouge che accomuna i produttori tradizionali (sia europei, che americani e giapponesi) è l’approccio ideologico anti elettrico puro, basti vedere le dichiarazioni di Toyoda, quelle di Marchionne e anche tanti altri top manager occidentali.
        Intanto i cinesi hanno scelto la strada, certamente in salita, delle auto elettriche, e ha pianificato bene tutti i passi da fare.
        Come accaduto a Nokia, non è necessario fare passi falsi per diventare industrialmente irrilevanti, è sufficiente non seguire i venti del cambiamento mentre i tuoi concorrenti fanno i passi giusti per sviluppare prodotti che possono sostituire i tuoi.

        1. a me sembra che la differenza è che in europa hanno troppo peso le industrie petrolifere, influenzano in senso egoistico le decisioni del socio fabbricante di auto, portando il socio fabbricante di auto a schiantarsi per tardivi rinnovamento verso le innovazioni, in questo caso la trazione elettrica che appunto non sa più benzina e gasolio

          magari dietro alla propaganda, e mentre mungono anche il settore di passaggio delle ibrid, eil ban è persino voluto dai brand auto, gli da una scusa, anzi un obbligo futuro, per sganciarsi dal socio petrolifero prima di essere travolti del tutto dalle industrie cinesi

          1. Vi fermate tutti al 2021 con la memoria?
            Io ricordo un libanese lanciare un intera gamma di auto elettriche parecchi anni prima, ma non mi pare gli abbia portato grandi risultati commerciali. Facile fare fantapolitica industriale, immaginando passati distopici senza dover dimostrare nulla.
            Quando Tavarez diceva che l’industria europea si sarebbe adeguata alle leggi ma il costo sarebbe stato pagato dagli acquirenti veniva sbeffeggiato, intanto da vent’anni le industrie tedesche insegnavano ai cinesi come costruire il meglio che avessero e il legislatore si impegnava a limitare le aggregazioni dei campioni europei.
            L’Europa in generale è costituita da nani che pensano che il mondo sia quello del secolo scorso, un piccolo gruppo di staterelli che si spartiscono il mondo e un enorme massa di morti di fame che si adeguano a fare gli schiavi. Purtroppo per noi (e sopratutto per i nostri figli) non è piú così.

    2. Leonardo (R)

      Condivido abbastanza la tua analisi, ad esclusione del solito piagnisteo introduttivo sul ban, e la fine, quella dei pop corn, perché vedere l’industria europea capitolare non mi rende affatto felice, anzi tutto l’opposto.
      Se vogliamo aggiungere un po’ di banale dietrologia a quanto hai detto, ma davvero pensavamo (mi ci metto anche io, che lo speravo) che l’industria automotive sarebbe stata indenne da ciò che è successo in moltissimi altri settori in cui i cinesi ci hanno superato alla grande?
      Davvero abbiamo pensato che fare interni di lusso e assemblare lamiere in modo (quasi) impeccabile avrebbe resistito al passare del tempo? E che “vecchio stile” sarebbe durato per sempre?
      Quando le cose cambiano, cambiano anche i parametri.
      Ora siamo nella fase di strenua resistenza, ma come hai detto i cinesi ci supereranno da destra e da sinistra perché avendo più marginalità possono sempre offrire di più al cliente.

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