Con industriali che ragionano così dove vogliamo andare? Federico Visentin è il n.1 di Federmeccanica (Confindustria). E dice dell’auto elettrica cose che….
Con industriali che…/ Sentite Visentin, n.1 di Federmeccanica
Spiace che un imprenditore che ricopre un ruolo così importante cavalchi i più ritriti luoghi comuni, diventati il cavallo di battaglia di chi si oppone all’elettrico. In un’intervista al Corriere (edizione Veneto), Visentin punta ancora sul tema del reale impatto ambientale delle EV: “Va riconsiderato il modello di calcolo della sostenibilità, che non è solo una valutazione sulle emissioni allo scarico. Ma un bilancio complessivo dalla culla alla tomba. Includendo quindi l’impatto ambientale della raffinazione dei materiali rari per le batterie e, alla fine, quello del loro smaltimento“. Chi segue questi temi sa che si tratta di un’obiezione infondata. Gli studi più accreditati, come quelli dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) o dell’americana EPA, hanno provato da tempo che l’auto elettrica è comunque più sostenibile. Dalla culla della raffinazione delle materie prima fino alla tomba della demolizione. Lo confermano le stesse Case auto, che pure non fanno certo il tifo per il passaggio al solo elettrico.
Dati irrealistici, su cui è impossibile confrontarsi
Visentin fa anche obiezioni legittime, naturalmente. Considera irrealizzabile il passaggio alle emissioni zero nella UE per le auto in vendita dal 2035, un tema di cui si sta molto discutendo. Ma poi, pur di difendere i motori esistenti (nella variante ibrida), alza l’asticella per l’elettrico a livelli irrealistici. Ovvero l’arrivo in Italia di un produttore da 6-700 mila automobili l’anno che costino dai 12 ai 14 mila euro: “I numeri che faceva un tempo la Fiat Punto da sola e che sono necessari a vincere lo scetticismo. Bene se si affaccia un player asiatico, purché il governo esiga garanzie su un piano industriale in grado di far fronte a queste condizioni“. Si tratta di cifre palesemente irrealistiche. In Italia al momento tutte le fabbriche Stellantis (Mirafiori, Cassino, Melfi, Pomigliano d’Arco…), più annessi e connessi (Ferrari, Maserati, Lamborghini ecc.) non arrivano a mezzo milione. E una Punto ibrida oggi si venderebbe più vicina ai 20 che ai 10 mila euro (la 500 parte da 17 mila...).
Con industriali che… La storia dell’Olivetti insegna ancora
Naturalmente il fantasma che viene agitato con toni più minacciosi è quello dell’occupazione. Giusto che il n.1 di un’organizzazione così importante (16 mila imprese associate) si faccia carico del problema. Ma il tema vero è capire se l’elettrico è o non è il futuro. E come, in caso affermativo, cavalcare il nuovo che avanza. Siamo il Paese che ha perso eccellenze come l’Olivetti perché a Ivrea non sono riusciti a cavalcare l’onda dei personal computer, mentre finiva quelle delle macchine da scrivere. È di questo che dobbiamo discutere, senza informazioni fuorvianti (e imbarazzanti per un giornale di questo prestigio) come quelle che si leggono nell’articolo del Corriere: “Non ci sono ancora garanzie sufficienti contro il rischio di restare piantati con le batterie a terra“. O ancora: chi acquista un’auto elettrica lo fa solo “in aggiunta ad altre auto private tradizionali“. Ma dai…
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Ma Olivetti non diceva “macchine per scrivere”?
Le macchine da scrivere sono per i graffitari.
“L’UE punti sull’ibrido” e che ci vuole, Toyota è solo 20 anni che fa ibride, Coreane minimo altri 15.
Ma l’UE punti sull’ibrido. BYD è 30 anni che fa batterie e mo fa BEV ed ibride plug… ma puntiamo sull’ibrdo, così fra qualche anno quando comincerà ad essere rodato sarà già sorpassato.
Puntiamo sull’ibrido.
Purtroppo in Italia più che imprenditori abbiamo prenditori.
Come non bastasse la stragrande maggioranza di costoro, escludendo i piccoli artigiani, non sanno nulla sul lavoro che li rende ricchi. Sono essenzialmente dei prenditori di relazione che usano integralmente competenze e mansioni del personale.
Che volete che esca da simili cervelli, forse ragionamenti che vadano a favore del Paese?
Macchè il loro orizzonte al massimo finisce con il w.e.
Dovremmo fare una legge per addebitare al Sig. Visentin ed a tutti quelli che la pensano come lui:
– i danni umani e materiali causati dagli estremi climatici a cui siamo ormai abituati;
– le morti per colpi di calore;
– i malesseri che colpiscono coloro che sono costretti a lavorare in locali non climatizzati ed all’aperto;
– i soldi spesi dalle persone per alleviare o fuggire il caldo insopportabile ecc.
E probabilmente sta dando priorità ai profitti della propria azienda, a quelle del suo settore a scapito della crisi climatica che è di tutti.
Congratulazioni.
Aggiungerei le cure a tutti quelli che vanno in ansia non appena cambia il tempo, lei ha consultato le temperature oggi? 😅
Se NON si possono produrre auto a 12,000€ massimo 16,000 significa che l ELETTRICO A BATTERIA CONCEPITO COSI COME OGGI E UNA BOIATA -… A ME, alla GENTE CHE NON SI PUÒ PERMETTERE un 25,000€ per un utilitaria NON POSSIAMO PERMETTERCI UNA EV NE OGGI NE MAI…Quindi BEN VENGil ritorno AL DIESEL piuttosto che farci credere che CHI É BENESTANTE possa fare…Allora FATEVI TASSERE EXTRA EXTRA VOI “BENESTANTI” in modo che la macchina me la possa permettere anche It.
Eccerto perché i diesel a 12000€ FIOCCANO ahahahahahahaha
Pieni i listini di disel a 12000€.
se sei povero non è colpa del mondo zio
Infatti la Panda a benzina parte da 16k in su… Che il costo delle auto sia cresciuto enormemente rispetto agli stipendi è vero, ma pretendere dalle BEV listini di 12k mentre si accetta supinamente 16k x una Panda a benzina è assurdo.
bene ho giusto 12.000 euro disponibili, e ci sono talmente tante auto nuove di qualsivoglia motorizzazione che costano quella cifra che sono indeciso , quale mi consiglia?
La punto ibrida c’è già, è cinese e costa 20k euro (a causa dei dazi!) :
Sì chiama MG3
https://www.mgmotor.it/configurator/mg3
Sulla MG3 ci sono dazi al 10% e penso che sul prezzo finale pagato dall’utente la percentuale dovrebbe essere ancora meno visto che dovrebbe essere calcolato sul prezzo riportato dalla fattura d’acquisto che MG Italia riceve da MG Cina.
L’importante sarebbe riuscire ad affrontare l’argomento SENZA scivolare verso l’approccio da… tifoseria, che rifiuta a priori di riconoscere agli “avversari” qualsiasi ragione, per cui se sono nemico dell’auto elettrica DEVO a ogni costo “dimostrare” che essa è una totale “bufala”, che è improponibile a livello pratico, che sporca e inquina addirittura di più delle auto a petrolio ecc..
E se invece sono nemico dell’auto termica devo ovviamente dimostrare l’esatto contrario.
Sempre con posizioni radicali, estremizzate, esagerate, lontane dal senso della misura.
Purtroppo, però, gli approcci di quel tipo sono da sempre assai seducenti, probabilmente perché favoriscono un certo senso di appartenenza e di… superiorità: noi sappiamo, noi abbiamo capito, noi ci rendiamo conto, mentre voi (del “gregge”, del “coro”, del “pensiero unico” e via elencando) no.
E non a caso si ritrovano, tali e quali, nei più svariati contesti…
Interessante…..quindi? Cosa ne pensa lei del Ban al 2035 delle ICE, lo confermerebbe? Dei dazi alle auto cinesi, sono giusti oppure no e perché? Dei biocarburanti, sono una soluzione vera oppure finta?
Io penso… quello che ho scritto: mi piacerebbe che i vari argomenti venissero affrontati con approccio realistico e senza estremismi, ossia in maniera diversa da quella più diffusa.
Quello del 2035, SE davvero confermato senza modifiche (mancano più di dieci anni!), è un termine meno drastico di quanto appare, perché non significa (come molti vanno raccontando) che dal primo gennaio di quell’anno le automobili non elettriche dovranno scomparire e nessuno potrà più usarle; non si potranno più vendere NUOVE auto a petrolio, ma tutte quelle vendute fino al giorno prima potranno circolare ancora a lungo.
Il discorso dei dazi, in generale, è complesso e riguarda la circolarità che ci vede tutti contemporaneamente compratori (di beni e servizi) e anche venditori (il più delle volte di lavoro, il nostro).
I biocarburanti, così come gli impianti FV, le pale eoliche, le pompe di calore, gli isolamenti termici e le stesse auto elettriche, non sono LA soluzione del problema ma sono tutte cose che possono contribuire a ridurre gradatamente le dimensioni del problema (che, piaccia o meno, esiste e si aggrava sempre più); e ognuna di esse ha ovviamente i suoi innegabili vantaggi E svantaggi, pregi E difetti, che vanno (andrebbero) valutati e gestiti appunto con realismo e senso della misura, senza santificare né demonizzare a priori.
Per fortuna in Veneto non sono tutti così a Padova ho visitato una fabbrica di veicoli elettrici l’Alke sono questi gli imprenditori da ascoltare e dare fiducia oltre che finanziari.
Cosa ci si può aspettare da un imprenditore il cui fatturato dipende per il 50% da clienti (automotive) il cui fatturato scende a doppia cifra con l’avvento di altri player sul mercato? È come chiedere ad un macellaio cosa pensa dell’inquinamento degli allevamenti intensivi.
Il non riconoscere il momento di una transizione prima che questa si manifesti è abbastanza normale….
Il non rendersi conto che non 1 ma Varie transizioni epocali sono già in atto è grave … a maggior ragione se sei nell’ organo dirigente di Confindustria!
Spiega parecchio perché perdiamo costantemente competitività da decenni… perché non sappiamo cogliere le nuove occasioni..
Non è solo un problema di classe politica…ma è pure il sistema bancario che finanzia “a colpo sicuro” solo progetti vecchi e non startup… ed un sistema industriale che, a differenza di quello dinamico ed innovativo del dopoguerra, non sa più seguire i trend mondiali…. ma solo puntare un po’ su design italiano e marketing fine a se stesso… per altro tentando di recuperare produttività agendo troppo sul costo personale, che porta a scarso potere di acquisto (e quindi peggiora l’economia nazionale), scarsa tassazione imponibile (pessimi servizi pubblici), scarsa “resilienza” a fenomeni inflattivi.. soprattutto esogeni (come quelli legati ai prodotti energetici )…e l’ esempio di una Punto attualizzata (cioè una vettura di quasi 4 metri..con le attuali norme di sicurezza ed ADAS) che dovrebbe costare appena 12000 euro!! (Vabbè che ora sono tutte sovraprezzate di 3/4k €.. ma non esageriamo! Neppure Pandino è possibile a quelle cifre con profitto per chi produce e chi la vende….
Speriamo che in futuro ci tocchino persone più illuminate ” nei posti che contano “….o mi toccherà diventare pessimista… che per me è contro natura…
Olivetti puntava decisamente ai computer, anzi era all’avanguardia nel mondo, purtroppo due disgrazie tremende, la morte improvvisa di Adriano nel 1960, seguita rapidamente dall’incidente mortale che colpì il brillante capo progettista Mario Tchu, misero fine a quell’esperienza.
Agnelli puntava decisamente all’auto…
col fucile?
“incidenti”
Il fatto è che un imprenditore sa anche che il mercato non si controlla con le leggi e se lo si fa vengono fuori disastri, l’italia come paese non è pronta né strutturata per la diffusione dell’elettrico e imporlo per legge non fa altro che andare contro le regole del libero mercato , innovare a priori e in modo obbligatorio non è mai stato un esercizio di intelligenza economica
Mi sembra di vedere la medesima posizione di quelli che in veneto producono le caldaiette osteggiando le pompe di calore e che chiedono al governo di posticipare il blocco alle vendite.
forse al posto di osteggiare dovrebbro munirsi di passamontagna e pistola andare a chiedere un “prestito” in banca, così poi potrebbero finalmente avere l’amata poma di calore. 🙂
Quando per vendere una nuova tecnologia, hai bisogno di imporre il blocco di un altra sai che stai facendo qualcosa di economicamente sbagliato, il mercato segue le richieste dei clienti non le imposizioni di legge infatti si dice libero mercato
L’esempio dell’Olivetti è perfetto: in fondo i computer costavano un botto ed era evidente che le macchine da scrivere fossero molto più affidabili e redditizie.
Meglio lasciar fare i computer ad americani e cinesi, no?
bene allora vefia.o quanti esempi di possibili società innovative abbiamo o potremmo avere nel giro di di 3 o 4 anni massim per poter assorbire l’eccedenza di manodopera provocata dal cambio di tecnologia (stante gli obiettivi di Bruxelless) e/o quali costi dovrebbe pagare la società italiana (ovvero tutti noi) se ciò non fosse possibile
Magari con numeri realistici e link a riguardo non solo con verbi coniugati al futuro remoto .. se un lavoratore viene lasciato a casa mica lo possiamo ibernare lui e famiglia in attea di “tempi migliori”
Caro, va bene continuiamo pure a produrre macchine da scrivere, in fondo vendono ancora decisamente bene.
Spero che qui siate tutti imprenditori , o almeno top manager , perche nel caso contrario continuate a seguire gli scienziati che sostanzialmente hanno ricettone che di tutto tengono conto tranne che della parte occupazionale e finanziaria , ma d’altronde quello è mica loro compito
Mi sembra la cronaca di questo giorni sul mio amato Torino calcio , tutti a indicare la via ma di metterci i soldi ……..non è compito loro
Tutti fenomeni con i soldi degli altri
Se la transizione sarà per l’Italia è il suo popolo sostanzialmente insostenibile economicamente se ne faranno tutti una ragione e per chi non ci riesce c’è sempre il viaggio in Cina….solo.andata
@Ivan.s
Non c’è imprenditore che non “viva” dei soldi degli altri.
Solo che quando entrano nelle sue tasche diventano intoccabili.
E torna a mettere mano ai soldi degli altri.
Infatti mi chiedo sempre perché decidiamo tutti di fare i dipendenti quando sarebbe più facile fare l’imprenditore con i soldi altrui.
Ma per piacere , cerchiamo di essere seri, la categoria degli imprenditori, cosi come qualunque altra , comprende la brava gente, gli onesti , i capaci , gli incapaci e avviamente anche i farabutti ma quando tante imprese hanno venduto non c’era la fila di italiani ad acquistare
Il tessuto dell’italia che da anni si basa sull’assistenzialismo , sugli sprechi e sul ” è tutto gratis” ed è sempre stato diseducativo dalla scuola alla ricerca del lavoro in piu con politica ( ma succede anche neglinaltri paesi) in cerca di facile consenso , non si adatta all’imprenditorialita se non competendo con prezzi bassi ( le aziende qualitative le conti ormai su una mano) e tutto quello che ciò significa
Il debito pubblico lo abbiamo fatto tutti a partire dagli anni 80 , perché a chi lo faceva si associava chi taceva e nessuno pensava alle generazioni future ( e si , anche aver fatto debito non ha pensato alnfuturo) quindi ora a parte quelli dai 10 anni in giù evitiamo di fare moralismi e iscriverci al partito dei salvatori del pianeta perché come si dice ” dovevamo pensarci prima” e aggiungo ,;prima anche di diventare 8/9/10 miliardi
Ivan, se va bene qui trova qualche informatico.
Le competenza che può trovare sono: ho la macchina elettrica quindi sono esperto, un po’ come dire: ho uno smartphone, sono un esperto di telecomunicazioni
Antonio ti riporto ciò che mi ha raccontato un collega di Padova.
Un po’ di tempo a rivisto un suo amico. Quest’amico lavorava in un’azienda che si occupava di fotovoltaico (non ho chiare di quale componente da si occupassero) però dopo aver collaborato con diverse aziende di tutto il globo, alla fine l’azienda è stata comprata dai cinesi (qualche hanno fa). Il commento dell’ex dipendere è stato: “avevamo tutto le conoscenze per essere leader e le abbiamo vendute ai Cinesi!”.
Quindi il punto è i nostri imprenditori non fanno squadra e appena possono monetizzare lo fanno fregandosene dei loro dipendenti e del sistema Italia.
Che bello. Lei vorrebbe uno stato che crea lavoro che non serve pur di far fare un lavoro specifico a chi non sa fare altro.
A quel punto conviene non creare nulla e dare direttamente i soldi come mantenimento da parte dello stato.
Che strano che non ci sia paese al mondo (beh, non è vero.. uno o forse due ma sono casi davvero limite e con la transizione sono a rischio pure quelli) dove questo accade… Molto, molto strano.
Sarà che è una corrazzata di idea? 😀
Io con gli Olivetti M20 , M24 etc mi trovavo bene .. i corrispettivi IBM costavano pure di più… Bastava crederci…usare i nostri talenti e trovare economia di scala a livello europeo per competere con gli USA (senza l’ ing. Faggin pure loro avrebbero fatto molto peggio 😉)
Lei ha perfettamente ragione. L’aver perso l’ing. Faggin (vedere l’elenco delle sue invenzioni informatiche) è la prova evidente dell’incompetenza della classe imprenditrice Olivetti. Non che gli altri imprenditori siano migliori…